Nuovi incentivi per favorire le adesioni alla previdenza complementare Insieme al riscatto gratuito degli anni di studi universitari e la messa a punto di un sistema per la copertura contributiva dei periodi passati, soprattutto dalle donne, a prendersi cura di familiari anziani o disabili.
Questo il pacchetto di misure della “fase due” sulle pensioni definito ieri nel confronto tra governo e sindacati; l’idea è di fissare una road map di avvicinamento alla prossima legge di Bilancio. Un percorso per stabilire le soluzioni di policy che possono essere adottate seguendo i punti della cosiddetta “fase due” del Verbale di intesa sindacale dell’anno scorso sulle pensioni.
Con un convitato di pietra che nel frattempo s’è imposto e che i sindacati vogliono rimuovere: l’innalzamento automatico a 67 anni (cinque mesi in più del requisito attuale), che scatterebbe dal 2019 per adeguare l’età pensionabile alla speranza di vita. I sindacati vorrebbero che una decisione sull’adeguamento alla speranza di vita tornasse nell’alveo del confronto tra le parti, e non lasciata agli automatismi amministrativi, proposta peraltro osteggiata dall’Inps il cui presidente proprio ieri ha spiegato che togliere questo adeguamento automatico significa aumentare la spesa pensionistica e metterla sulle spalle delle generazioni future. Per i sindacati sarebbe anche ora di differenziare l’età di uscita, oggi a 66 anni e 7 mesi, magari in base alla tipologia di lavoro (più o meno gravosa).
E così anche per quando riguarda quella che era l’anzianità, ovvero gli anni di lavoro richiesti prima di uscire. Dal 2019 si passerebbe a 43 anni e 3 mesi per gli uomini e 42 anni e 3 mesi per le donne (anche in questo caso 5 mesi in più rispetto ai limiti attuali se le proiezioni Istat attese per l’autunno lo confermeranno). Su queste richieste Cgil, Cisl e Uil, insieme alle categorie dei pensionati, hanno organizzato un’iniziativa unitaria il prossimo 13 luglio. «Il governo procede troppo lentamente - sostiene Domenico Proietti (Uil) - bisogna accelerare, servono risposte subito». Il sindacato, aggiunge Maurizio Petriccioli (Cisl) «attende che il Governo dia continuità al confronto, convocando i tavoli tecnici per definire le priorità da affrontare in legge di bilancio», superando «l’adeguamento automatico dei requisiti pensionistici all’aspettativa di vita, a cominciare per chi svolge attività di lavoro più gravose».
Dalla riunione tecnica di ieri sono anche emersi chiarimenti su alcune “code” dell’accesso all’Ape sociale: tra i criteri d’accesso un disoccupato, oltre a possedere i requisiti contributivi e pensionistici, deve aver terminato da almeno 3 mesi di percepire la Naspi (o un altro ammortizzatore sociale). C’era incertezza sulla sorte dei disoccupati che hanno interrotto la Naspi (o un altro ammortizzatore sociale) per un contratto a termine che si è concluso, e sono rimasti senza strumenti di sostegno al reddito per oltre tre mesi, ma il governo ha fornito l’interpretazione che include anche questa categoria.
Un altro chiarimento riguarda l’edilizia: i lavoratori in procinto di chiedere l’accesso all’Ape sociale o l’uscita anticipata per i lavoratori precoci, che hanno difficoltà a reperire la documentazione dalle aziende, potranno far riferimento alle casse edili. Infine gli operatori socio sanitari del pubblico saranno equiparati a quelli del privato, tra i lavori gravosi che hanno diritto all’Ape social.
Intanto oggi i tecnici di palazzo Chigi e del ministero dell’Economia riprendono in mano il dossier Ape volontaria. Il Dpcm, che da una decina di giorni è al vaglio del Consiglio di Stato (oggi si riunisce la commissione speciale istituita per questi provvedimenti pensionistici) dovrebbe tornare al governo entro pochi giorni con i pareri e poi passare alla Corte dei conti. Se non si renderanno necessarie ulteriori correzioni il Dpcm approderebbe in Gazzetta Ufficiale entro l’estate. Il confronto finale al Mef è per chiudere gli accordi quadro da siglare con Abi e Ania per regolare i rapporti con le banche e le assicurazioni che decideranno di aderire al prestito-ponte per l’anticipo fino a 43 mesi del ritiro per il pensionamento dei lavoratori con almeno 63 anni di età e 20 di contributi. Il costo del finanziamento dovrebbe restare entro un Taeg del 3,2% annuo su un tasso fisso da applicare a un rateo ventennale di rimborso.
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2017-07-05/pensioni-garanzia-i-giovani-riparte-fase-due-063732.shtml?uuid=AEdX0trB&refresh_ce=1
Nessun commento:
Posta un commento