C’è un video su Youtube in cui un avvocato di Napoli, Arturo Buongiovanni, racconta che cosa fa lui e tanti suoi colleghi per puntare diritto non alla dichiarazione d’innocenza dei loro assistiti, ma alla prescrizione. Approfittare delle falle del sistema giudiziario per arrivare al “game over”, alla fine dei giochi: per tempo scaduto. “Prima ancora di capire se il mio cliente è colpevole o innocente, io guardo la data del fascicolo”, spiega Buongiovanni, “ma lo fanno tutti: perché si crea la possibilità di un paracadute, se si riesce a guadagnare del tempo. Perché le notifiche spesso si perdono”.
Come “vincere” un processo per prescrizione, lezione uno: mai far eleggere domicilio legale al proprio cliente presso lo studio dell’avvocato difensore. “Da me la notifica arriva subito, non si scappa”, dice Buongiovanni al microfono di Franz Baraggino del fattoquotidiano.it, “perché devo favorire questo sistema?”. Se invece il domicilio è altrove, si crea la possibilità che le notifiche vaghino per l’Italia, non arrivino, si perdano. Tempo perso, cioè guadagnato per la prescrizione.
Lezione due: i testimoni. “Riesco a far passare una lista di testi che non risulti sovrabbondante, una ventina. E poi se un testimone non si presenta in aula, non è colpa mia. O magari si presenta in ritardo. Solitamente non c’è interruzione dei termini di prescrizione e così si guadagna tempo. Non sono mezzucci”, giura l’avvocato, “sono falle del sistema. E io ho l’obbligo di usare questi mezzi, me lo dice la Corte costituzionale, la Costituzione stessa: devo difendere come meglio posso il mio cliente”.
“La prescrizione è usata come forma (dissennata) per reagire alla lunghezza dei processi”, ripete il magistrato Piercamillo Davigo, “che in Italia sono troppi e vengono fatti morire in gran numero con la prescrizione”. L’avvocato Leopoldo Perone, con studio a Napoli, spiega che ormai molte delle manovre dilatorie messe in atto dagli avvocati sono disinnescate. “Dopo la pronuncia delle sezioni unite della Cassazione, quando il processo s’interrompe per intervento della difesa, si interrompono anche i termini di prescrizione. Succede anche gli scioperi degli avvocati”. Non sono più possibili i giochetti fatti, per esempio, dalle difese di Silvio Berlusconi, che ha guadagnato la prescrizione in ben sette processi con imputazioni gravi come corruzione giudiziaria, falso in bilancio, appropriazione indebita, finanziamenti illeciti a Bettino Craxi, rivelazione di informazioni coperte da segreto istruttorio. Reiterate ricusazioni dei suoi giudici, infinite riproposizioni di legittimi impedimenti, processi cominciati da capo per trasferimento dei giudici, trucchi e trucchetti per tirare in lungo. “Oggi un imputato normale non può usare tecniche dilatorie”, sottolinea Perone. Può però allungare il brodo chiedendo di essere interrogato, o nuove indagini, o l’interrogatorio di nuovi testimoni. Le notifiche sono un punto debole del sistema. O un punto forte del perfetto esperto in prescrizione. Una notifica omessa, o sbagliata, può far chiedere al difensore la nullità della richiesta di rinvio a giudizio o del processo. E il gioco riparte dal via. La prescrizione corre se si perdono udienze a causa di testimoni che non si presentano in aula, anche con giustificazioni ineccepibili.
Fa perdere tempo e avvicinare la prescrizione anche il giudice malato. Se poi viene trasferito, il processo deve ricominciare da capo, perché la prova deve formarsi nel processo e il giudice che emette la sentenza deve essere lo stesso che ha assistito alla formazione della prova. “Anche se è stata videoregistrata”, chiosa Davigo. Non basta acquisire la videoregistrazione, si deve rifare tutto dall’inizio.
Gli impedimenti professionali, sia del difensore, sia dell’imputato, fanno sospendere il dibattimento e correre la prescrizione. Come pure quello che Davigo chiama “effetto libretto d’assegni”. Lo racconta così. Se a una persona viene rubato un libretto d’assegni e i venti assegni del carnet sono spesi, con firma falsa, in venti diverse città, il proprietario di quel libretto viene chiamato a testimoniare in venti processi in venti città diverse. È umano che dopo tre o quattro volte si stufi e non si presenti. Ebbene, la sua assenza prolungherà i processi e farà avvicinare la prescrizione del reato per chi l’ha commesso. “Impossibile acquisire la denuncia dello smarrimento o del furto del libretto”, spiega Davigo, “e presentarla nei venti processi come prova dell’avvenuto furto o smarrimento”. Così i dibattimenti si allungano, il tempo corre, la prescrizione si avvicina.
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