“Ma ecco laggiù un bel tavolo di giovani, corriamo a intervistarli, guadagniamo il loro tavolo, chi prende la parola? Voce: Vito sa fare molto bene il giovane. Giornalista: dicci Vito. Sì, noi stiamo bene insieme, non siamo più gelosi, non siamo più egoisti, adesso per esempio andiamo a prendere un nostro amico e poi tutti insieme andiamo a Ostia a vedere l’alba, ahahahahah”.
“Ecce Bombo”, 1978
Sul podio delle Frasi Strafatte dell’estate 2020 il problema “dei Giovani” trionfa con tre nomination. Speciale Covid: “I giovani non vanno criminalizzati”. L’intramontabile: “Stiamo rubando il futuro ai giovani”. Migliore colonna sonora: Daniela Santanché che danza festosa (“Il ballo del mattone”? “Sapore di mare”?) a difesa del diritto dei “giovani” a divertirsi e contro il governo “liberticida”. Naturalmente, tutto questo agitarsi a loro favore, gonfio di retorica, assai poco interessa ai “ggiovani”, che non leggono i giornali, non guardano i talk e soprattutto ignorano chi sia la Santanché. Quando vengono microfonati mentre sbarcano da qualche traghetto virale per cogliere emozioni in qualche frase smozzicata (ansia? preoccupazione? paura?) da montare poi nei tg serali, sembrano sempre sul punto di sghignazzare in faccia alla telecamera, esattamente come quarantadue anni fa nel film di Nanni Moretti. Indifferenza cordialmente contraccambiata dalla politica del voto di scambio, abbastanza restia a impegnarsi a favore di un ceto anagrafico generico (cosa hanno in comune un diciottenne e un trentenne?), comunque minoritario e incline all’astensionismo in un Paese dove le elezioni si vincono con i vecchi. Illuminante, venerdì sera, la presenza a “In Onda” di una ragazza tunisina di seconda generazione, dall’italiano perfetto, molto più italiana di tanti italiani, ma senza diritto alla cittadinanza italiana poiché non percepisce un reddito annuale di almeno diecimila euro. È il demenziale “comma 22” dell’integrazione per cui se non hai un contratto di lavoro, con relativa soglia di guadagno prevista dalle norme vigenti, non puoi ottenere la cittadinanza, ma se non hai la cittadinanza chi diavolo ti offre un lavoro che non sia in nero e sottopagato? Ebbene, davanti a questo caso di lampante discriminazione giovanile (il famoso futuro scippato) la candidata leghista alla presidenza della Toscana, Susanna Ceccardi ha farfugliato qualcosa confondendo la legge sulla cittadinanza del 1992 con la Bossi-Fini del 2002 che disciplina l’immigrazione, soprattutto quella clandestina. Oltre a essere confusa con chi sbarca dai barconi, la “giovane” Insaf Dimassi ha dovuto subire anche le battute spiritose del direttore di “Libero”, Piero Senaldi. Il quale, ma quale cittadinanza, la esortava piuttosto a scappare dall’Italia. Mancava solo che le dicesse di consolarsi, prima di imbarcarsi a Fiumicino, andando a Ostia a vedere sorgere l’alba.
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