domenica 6 settembre 2020

Senato, i 5Stelle depositano la legge contro gli editori impuri. - Matteo Petri

Senato, i 5Stelle depositano la legge contro gli editori impuri

Ridurre i conflitti di interessi degli editori per garantire una stampa più libera. È con questo obiettivo, che diversi senatori 5Stelle (primo firmatario, Primo Di Nicola) hanno depositato in Parlamento la proposta di legge per ridurre al 10% il peso nelle società editoriali dei soggetti privati che hanno anche altre attività economiche con un fatturato eccedente 1 milione di euro all’anno. Il fine sarebbe quindi quello di normare definitivamente il rapporto tra due principi costituzionalmente garantiti: la libertà di iniziativa economica e la libertà di manifestazione di pensiero. “La commistione e i conflitti di interessi hanno raggiunto livelli tali di criticità da richiedere al Parlamento un intervento chiaro e risolutivo”, si legge nella relazione introduttiva della proposta. “Vogliamo assicurare l’equilibrio necessario tra la libertà di impresa e la tutela di una informazione credibile, plurale e completa. Ci sono vari esempi che mostrano come i gruppi economici con interessi prevalenti in altri settori tentino costantemente di orientare l’opinione pubblica”.
La proposta riguarderebbe tutti i tipi di editori, dalla tv alla carta stampata, alle testate online, e riguarderebbe anche le quote detenute dalla più ristretta cerchia famigliare: figli, coniugi, fratelli o sorelle degli stessi editori. Qualora fosse approvato, il disegno di legge avrebbe una valenza retroattiva, concedendo un periodo transitorio di tre anni per far adeguare le società alla nuova normativa. Gli editori con grandi patrimoni economici provenienti da altre attività dovranno quindi ridurre la quota eccedente il limite di legge: al 45 per cento entro un anno, al 25 per cento dopo due anni e poi al 10 per cento delle quote della società editoriale, entro il terzo anno dall’approvazione della nuova legge. Se approvata, la legge avrebbe effetti dirompenti: i maggiori gruppi editoriali italiani sono infatti detenuti da gruppi attivi in altri settori, da Fca (Repubblica e La Stampa) a Caltagirone (Il Messaggero).
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