L’ex azzurro vince il ricorso: ha diritto all’assegno anche se non terminò la legislatura.
Comunque vada sarà un successo. E fin d’ora, anche se dovesse concludersi in anticipo la legislatura, i senatori potranno incassare il loro vitalizio. In barba alla regola fin qui in vigore (e assai indigesta per la casta degli eletti), in base alla quale sono necessari almeno 4 anni, 6 mesi e un giorno per ottenerlo. Adesso basteranno appena 12 mesi.
Lo ha deciso il Consiglio di Garanzia, organo di giustizia interna di Palazzo Madama, pronunciandosi sul caso di Augusto Minzolini tornato oggi a fare il giornalista dopo essere sceso in campo con Forza Italia nella scorsa legislatura. Che per lui si era conclusa anticipatamente nel 2017 con le dimissioni a causa della condanna per peculato. Ossia l’uso delle carte di credito che gli aveva messo a disposizione Mamma Rai, quando faceva il direttore del Tg1. Dimissioni che gli avevano impedito di terminare la legislatura, con tanti saluti ai contributi nel frattempo versati a fini previdenziali.
Ora però riscattando i mesi che gli mancano potrà godere del vitalizio. Lui come tutti gli altri che avranno trascorso al Senato un tempo apprezzabile quantificato in appena un anno per ottenere un assegno a vita. Ovviamente anche gli ex deputati sperano nella stessa manna e forse non rimarranno delusi: in primo grado l’analogo organismo di giustizia interna di Montecitorio ha accordato la medesima possibilità ai cosiddetti subentranti, i fortunatissimi che hanno spuntato l’elezione anche se a legislatura iniziata. Prendendo spunto dai loro ricorsi si è stabilito che basterà aver trascorso almeno sei mesi tra i banchi della Camera per poter continuare a versare i contributi che mancano per arrivare a maturare il vitalizio. Con buona pace del regolamento per il trattamento previdenziale dei deputati del 2012 che non ammette il completamento di un quinquennio contributivo nel caso il mandato parlamentare sia stato ricoperto per un periodo inferiore. Se Minzolini e gli altri aspiranti all’ambito assegno brindano, c’è chi però non si dà pace. Perché resta aperta la questione del taglio ai vitalizi su cui gli ex parlamentari non intendono arretrare nemmeno di un millimetro.
Ieri è stato ufficialmente congelato il ripristino degli importi deciso in primo grado dalla Commissione Contenziosa presieduta da Giacomo Caliendo al Senato. Non che i 776 ex senatori che hanno fatto ricorso non abbiano provato a imporre all’amministrazione di Palazzo Madama l’immediato pagamento degli arretrati e il godimento degli importi percepiti prima della sforbiciata in vigore dal 1° gennaio 2019. “Parlare dell’impossibilità del Senato di far fronte agli obblighi derivanti dalla sentenza di 1º grado, è francamente impossibile, così come impossibile è ritenere che il paventato rischio possa produrre danni irreparabili alla Camera Alta della Repubblica Italiana” si legge tra le doglianze di chi puntava a riavere il malloppo tutto intero subito, senza aspettare la sentenza definitiva attesa entro fine anno. Ma almeno per ora i rubinetti rimarranno chiusi.
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