Più passano le ore, più appare chiaro che dietro l’Innominabile sfasciacarrozze c’era (e c’è) un bel pezzo del Pd, che l’ha usato (e lo usa) come piede di porco per liberarsi di Conte, o almeno per sfregiarlo. Il primo atto della congiura è andato maluccio, con i pifferi di montagna partiti per suonare e finiti suonati. Ma ora è iniziato il secondo. Basta leggere le stomachevoli interviste di Orlando, Marcucci e altri vedovi inconsolabili del rignanese. “Mai dire mai” (oh, sì, dài, rottàmaci ancora che ci piace tanto!), “la fiducia non basta, allargare alle forze europeiste” (cioè a FI), “ci vuole il Conte ter” (così sarà lui a comunicare alla De Micheli che deve sloggiare per far posto a Orlando, e non il Pd che trema alla sola idea), “non moriremo per Conte” (detto da chi, prima di Conte, era morto e sepolto) e altre scemenze. Che, tradotte in italiano, vogliono dire una cosa sola: se martedì il premier salva il governo, poi non lo ferma più nessuno; quindi meglio umiliarlo in Senato, dissuadendo i “responsabili” che fino all’altroieri arrivavano a frotte, convinti di essere indispensabili (e subito) dal “mai più con Renzi” di Zinga. Una linea tetragona come una trottola, solida come un budino e ferma come una gelatina, subito smentita da due o tre delle tribù libiche chiamate “Pd”. La sponda ideale per l’Innominabile che, ormai ridotto alla mendicità, ha tamponato l’emorragia interna col semplice annuncio dell’astensione sul premier che l’altroieri era un “vulnus per la democrazia”, pronto a risedersi al tavolo giallorosa come se nulla fosse.
Così, per non fare un governo coi responsabili, se ne farebbe un altro con gli irresponsabili. Ovviamente senza Conte, che ha detto e ripetuto “mai più con Iv” e, diversamente dagli altri, è uomo di parola. Le tribù pidine che detestano la sua popolarità potrebbero finalmente rimpiazzarlo con un Guerini o altri noti frequentatori di se stessi. E tornare ai loro giochini sadomaso sotto la frusta del pluritraditore. A questo punto non si vede perché Conte dovrebbe consentire a questi doppio e triplogiochisti senza faccia di giocare con la sua. Se oggi la Direzione Pd non uscirà con un no chiaro e definitivo al richiamo della foresta renziano, tanto vale che domani si presenti dimissionario alle Camere. Anziché andare al macello per conto terzi, saluti tutti e torni al suo lavoro (avendo la fortuna di averne uno). Così gli italovivi e gli spingitori di italovivi che ci hanno trascinati in questo disastro potranno mostrarci le loro mirabilie. Quando poi si voterà, la forza dei sondaggi costringerà Conte a fare ciò che non ha mai voluto fare: un’iniziativa politica con i 5Stelle o al loro fianco per non regalare l’Italia agli irresponsabili di destra e di centrosinistra.
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