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Aprile 2020: Antonino Nucera si fa fotografare mentre distribuisce mascherine |
Agli arresti anche la compagna e capo dell’ufficio tecnico comunale Rosaria Gaeta, coinvolti tre imprenditori. Le indagini dei carabinieri svelano anche illeciti smaltimenti di rifiuti. Nelle intercettazioni chiedeva per sé metà delle forniture date alle residenze per anziani.
Mentre il mondo intero travolto dal Coronavirus cercava disperatamente mascherine chirurgiche, il sindaco Antonino Nucera dirottava le forniture della Protezione civile direttamente ai suoi uffici per poi distribuirle ad amici e parenti. Dispositivi di protezione che in quei giorni — marzo e aprile dello scorso anno — erano stati inviati a Opera, comune di 13 mila abitanti alle porte di Milano, per i nonnini ricoverati nella Rsa «Anni azzurri Mirasole» della frazione di Noverasco, e per la farmacia comunale per poi essere distribuiti alla popolazione. In realtà, secondo le accuse, quelle mascherine venivano utilizzate dal sindaco stesso o messe a disposizione dei suoi familiari, come la ex moglie e i suoceri, a dipendenti comunali o agli agenti della polizia locale (che però le avrebbero dovute ricevere dalla Regione Lombardia). Quegli stessi agenti che, sulla base delle ordinanze molto restrittive emesse dal sindaco dopo il primo caso di Codogno, sorvegliavano strade e piazze con l’uso dei droni per scoprire chi uscisse fuori casa.
In totale oltre 2.800 i dispositivi di protezione finiti al centro dell’inchiesta «Feudum» che ha portato all’arresto del sindaco di Opera, della sua compagna e capo dell’ufficio tecnico e di tre imprenditori. Tutti sono finiti ai domiciliari. Nucera, nei primi mesi della pandemia aveva pubblicato sulla sua pagina Facebook diversi attacchi al governo soprattutto legati alla questione della distribuzione delle mascherine. In particolare a fine aprile quando aveva anche scritto al premier Giuseppe Conte contestando il prezzo «politico» di 50 centesimi a mascherina in quanto, a suo dire, sarebbe stato impossibile per i Comuni ottenere forniture a simili prezzi e le amministrazioni avrebbero così dovuto coprire l’aggravio dei costi. In un’altra occasione, in concomitanza con il periodo delle indagini dei carabinieri, Nucera aveva pubblicato fotografie mentre distribuiva le mascherine agli abitanti.
L’affaire mascherine vale al sindaco Antonino Nucera, 49 anni, originario di Melito Porto Salvo (Reggio Calabria) l’accusa di peculato nell’ordinanza firmata dal gip milanese Fabrizio Filice con la quale sono stati disposti gli arresti domiciliari. Stessa misura per il capo dell’ufficio tecnico di Opera Rosaria Gaeta, legata sentimentalmente a Nucera e per gli imprenditori Giovanni Marino, Giuseppe Corona (Marino costruzioni srl) e Rosario Bonina (Veria srl). Gli arresti sono stati eseguiti dai carabinieri nelle province di Milano, Lodi, Varese e Messina.
Perché l’inchiesta dei carabinieri del Nucleo investigativo di Milano, coordinati dagli aggiunti Alessandra Dolci (Direzione distrettuale antimafia) e Maurizio Romanelli (pool anticorruzione della Procura) e dai pm Silvia Bonardi e Stefano Civardi, ruota intorno non solo alla riprovevole sottrazione di mascherine agli anziani e al personale della Rsa, ma anche a giri di appalti pilotati assegnati alle imprese amiche e all’illecito smaltimento di materiali di scarto, da qui il coinvolgimento della Dda competente per il traffico di rifiuti. In cambio il sindaco e la compagna avrebbero ottenuto la ristrutturazione «a titolo gratuito» di una casa a San Donato Milanese, di proprietà della donna, da parte delle due imprese «favorite» negli appalti. L’inchiesta inizia proprio nei giorni dell’esplosione della pandemia e parte da una segnalazione che parla di stretti rapporti tra il sindaco di Opera, la sua compagna e alcuni imprenditori ai quali andrebbero sistematicamente appalti anche con il sistema dell’affidamento diretto.
Tra le opere finite nel mirino dei carabinieri del Nucleo investigativo, guidati dai comandanti Michele Miulli e Antonio Coppola, il rifacimento del campo sportivo di Opera, i lavori nelle scuole Don Milani, la media di via Papa Giovanni e l’elementare «Sacco e Vanzetti» e parte dei lavori di manutenzione del cimitero di Assago (Gaeta è responsabile dell’area edilizia pubblica di quel Comune). Ma anche l’affare dei termoscanner per il Comune, la farmacia e gli uffici della polizia locale (quasi 11 mila euro) con l’impresa dei Marino che fa da procacciatrice di clienti per l’effettivo fornitore delle apparecchiature assicurandosi un guadagno triplo rispetto al costo di mercato, come scrivono i magistrati. Nucera e Gaeta, più un’altra serie di imprenditori, sono indagati anche per lo smaltimento dell’asfalto fresato a seguito dei lavori sulla ex Statale Valtidone. Materiali di scarto e di fatto rifiuti speciali che venivano riutilizzati per compattare il terreno su cui realizzare una tensostruttura, smaltiti nei campi del Parco Sud di due imprenditori agricoli, riutilizzati mescolandoli alla terra nel cantiere della passerella ciclopedonale sulla stessa strada, o smaltendoli abusivamente (1.000 tonnellate) grazie a imprenditori compiacenti. Nei confronti di un architetto bresciano, consulente del Comune di Opera, è stata emessa una misura interdittiva e il gip ha disposto il sequestro preventivo di 40 mila euro (il prezzo della corruzione) e di due camion usati, secondo la procura, per commettere i reati ambientali.
Corriere della Sera
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