Uno dei fenomeni più comici del momento è il ritorno di Nando Mericoni. Solo che al posto di Sordi ci sono gli atlantisti fuori tempo massimo de noantri (“Pronto Amerega me senti?”), tutti eccitati perché Draghi incontra Biden al G7, anzi gli dà la linea nella sua nuova veste di Capo del Mondo. Repubblica: “Draghi guida il G7” (anzi, G1+6). Stampa: “Draghi indica la strada al G7” (“Maestro, ìndicaci la retta via!”, Brian di Nazareth), “Merkel si allinea alle posizioni italiane” (buona questa). Messaggero: “L’asse tra Draghi e Biden: ‘Meno sussidi, ora investire’” (infatti Biden ha appena stanziato 1.900 miliardi di sussidi e Draghi 40, più i 32 ereditati da Conte). Altri invece sono affranti perché, mentre Super Mario assume le redini del pianeta, in attesa di impadronirsi della galassia, Grillo vede l’ambasciatore cinese. Ora, basta leggere i dati dell’economia per capire che l’Italia può fare a meno più degli Usa che della Cina: le esportazioni da Roma a Pechino sono balzate in sei mesi del 75% e gli scambi commerciali del 50. Gli Usa hanno tutto da perdere dalla Cina. Noi tutto da guadagnare. La guerra fredda è finita da un pezzo, la “guerra al terrorismo” modello Usa ha moltiplicato il terrorismo e sterminato centinaia di migliaia di innocenti in Afghanistan e in Iraq, oltre ad aver causato la nascita dello Stato Islamico e gli attacchi dell’Isis in tutto il mondo, trascinando alleati e camerieri (fra cui l’Italia berlusconiana e ulivista) in una debacle senza fine, culminata nell’ingloriosa ritirata dall’Afghanistan più che mai in mano ai Talebani.
Per fortuna dal 2018 i “populisti” 5Stelle hanno imposto una visione un po’ più multilaterale del mondo, rifiutando di riconoscere – unico governo in Europa insieme al Vaticano – il golpista venezuelano Guaidó (ora disperso). L’unica cosa che dovremmo importare dagli Usa sono le politiche sociali e fiscali di Biden: invece Draghi è filoamericano in tutto tranne che in quelle (niente salario minimo e neppure la tassina di successione modello Letta). In vista dell’auspicato remake di Un americano a Roma, segnaliamo un possibile protagonista e una eventuale comparsa. Il protagonista è Maurizio Sambuca Molinari, che a Ottoemezzo esalta tra lo sconcerto generale “la convergenza tra le politiche economiche di Biden e Draghi” (ciao core). La comparsa è l’italomorente Faraone, che al Tg3 dirama la fake news di “Conte, che abbiamo mandato a casa, all’ambasciata cinese col comico Grillo, mentre Draghi sta rappresentando i valori dell’atlantismo e dell’europeismo al fianco di Biden”. Senza dimenticare il Rinascimento saudita, che lo vedrà impegnato nel remake di Totò d’Arabia nei panni dello sceicco Alì el Buzur.
IlFQ
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