“Hanno messo online il mio conto corrente, violando Costituzione e leggi. (…) Hanno captato comunicazioni e intercettazioni con un metodo che è stato contestato persino dalla Cassazione” e ora “mi aspetta una lunga battaglia in sede civile e penale per ottenere il risarcimento che merito. (…) Non ho nulla da temere e anzi la pubblicazione incivile di questi documenti non fa che confermare la mia trasparenza e correttezza”. La “pubblicazione incivile”, a detta di Matteo Renzi, sarebbe quella di ieri del Fatto Quotidiano. In esclusiva abbiamo rivelato i dettagli degli introiti del leader di Italia Viva nel periodo che va dal giugno 2018 al marzo 2020. L’estratto del conto corrente dell’ex premier non è un documento che Il Fatto ha trafugato chissà dove. Bensì è oggetto di un’informativa della Guardia di Finanza depositata dalla Procura di Firenze nell’ambito dell’inchiesta sulla Fondazione Open e che vede Renzi indagato per altri fatti per concorso in finanziamento illecito. Qualche settimana fa, la Procura ha chiuso l’indagine, di conseguenza sono stati depositati tutti gli atti, che a questo punto non sono più riservati e possono essere utilizzati nell’ambito della cronaca giudiziaria. L’informativa della Gdf del 10 giugno 2020 contiene anche l’estratto del conto intestato a Renzi. Gli incassi dell’ex premier non sono oggetto di indagine. Dall’informativa però si scoprono i dettagli (alcuni finora inediti) dell’attività di speaker del senatore, attività che Renzi ha ribadito più volte essere legittima. Scrivono le Fiamme Gialle: “Tra gli allegati alla segnalazione per operazioni sospette, risulta accluso l’estratto, dal 14 giugno 2018 al 13 marzo 2020, del conto corrente (…) Bnl – filiale Senato Roma, intestato a Matteo Renzi”. E aggiungono: “Dalla disamina dell’estratto conto si rilevano: in avere per complessivi 2.644.142,48 euro”. Degli incassi complessivi nel periodo 2018-2020 vengono fuori pagamenti per gli speech come i 43.807 euro versati dal ministero delle Finanze dell’Arabia Saudita o i 19.032 euro pagati dalla 21 Investmenti Sgr “private equity di Alessandro Benetton”.
Ieri l’ufficio stampa di Renzi ha fatto anche sapere che il senatore “ha dato mandato ai propri legali di agire in tutte le sedi istituzionali per verificare la correttezza delle acquisizioni e delle pubblicazioni”. Sulla questione delle comunicazioni di Renzi, la Giunta per le immunità parlamentari è stata già incaricata di esprimere un parere. A investire il Senato sull’utilizzazione da parte dei pm di email e messaggi è stato lo stesso Renzi, il quale ha scritto per due volte alla Presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati, che il 12 ottobre ha deferito alla Giunta la questione. In sostanza per l’ex premier da parte della Procura di Firenze vi è stata una violazione dell’articolo 68 della Costituzione che prevede che per le captazioni e tutte le altre operazioni di indagine che riguardano i parlamentari sarebbe stato necessario chiedere, in via preventiva, l’autorizzazione alle Camere di appartenenza. In realtà le comunicazioni di Renzi depositate agli atti non sono dirette: si tratta di conversazioni con altri indagati, non soggetti alle guarentigie parlamentari.
Mentre l’ex premier annuncia battaglia, su Twitter Teresa Bellanova addirittura teme per la democrazia: “Pubblicare l’estratto del conto di un senatore e farlo avendo nelle mani intercettazioni non penalmente rilevanti uscite da palazzi della Procura, è un fatto che democraticamente dovrebbe allarmare tutti”. Mentre per Marco Di Maio, vicepresidente del gruppo di Iv alla Camera, “è contro la Costituzione che un quotidiano pubblichi l’estratto conto privato di un cittadino”. Ieri abbiamo sfogliato a lungo la Costituzione e il codice penale: non abbiamo ancora trovato l’articolo che avremmo violato pubblicando atti depositati.
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