(Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – Chi ha visto il confronto alla Camera fra Meloni e Conte capisce perché la premier voleva Schlein e non Conte ad Atreju: per oscurare il leader che più la impensierisce e creare un finto bipolarismo Giorgia-Elly a proprio vantaggio. Ma capisce anche un’altra cosa: i peggiori nemici della Meloni sono i suoi fidi, che la mandano in Parlamento totalmente impreparata. Per trovare una catastrofe comunicativa simile bisogna tornare a Cutro, dove però aveva accanto Sechi, e ho detto tutto. Ora vien da chiedersi dove abbiano trovato qualcuno che è pure peggio: sul Mes e sul Superbonus, la Meloni pare la bambina dell’asilo che, presa con le mani nella marmellata, risponde “specchio riflesso, chi lo dice lo è mille volte più di me, gnè gnè!”. Sul 110% ha riciclato la balla della truffa ai danni degli italiani, mentre le frodi su quel bonus sono rarissime e senza un euro di costo per lo Stato, che invece s’è giovato della misura col rilancio dell’edilizia, l’aumento di Pil post-Covid migliore della Ue (il gatto morto è il suo Pil, che non rimbalza neppure), extra-introiti fiscali, un milione di occupati e benefici ambientali. Ma soprattutto s’è scordata di aver promesso appena 13 mesi fa di prorogare ed estendere il bonus, cosa che peraltro vogliono i gruppi parlamentari della sua maggioranza nel Milleproroghe.
Sul Mes, poi, la sua coda di paglia è ancor più lunga: le brucia che Conte non l’abbia preso (aveva inventato di meglio: i 209 miliardi del Recovery), malgrado lei e Salvini l’avessero accusato il 10.4. 2019 di averlo firmato nottetempo e di nascosto (“alto tradimento!”, “spergiuro!”). Conte li sbugiardò dimostrando di non aver firmato nulla, né col favore delle tenebre né alla luce del sole e ricordò che il Mes era nato nel 2011 grazie al governo B.3, di cui facevano parte Meloni e la Lega e che approvò il ddl per ratificare la decisione del Consiglio europeo che avviava il Salva-Stati. Poi nel 2012 (governo Monti) il Parlamento ratificò il trattato istitutivo del Mes: il Pdl in cui militava la Meloni votò Sì. Ora la premier chiede al Pd: “Perché non l’avete approvato voi?” (ma il vecchio Mes lo approvarono il suo governo e il suo partito 11-12 anni fa e il nuovo va votato ora). Poi sfida il principio di non contraddizione e accusa Conte e Di Maio di averlo approvato nel 2021 col Pd. Viene in mente un’invettiva di Gesualdo Bufalino: “E quando parlano poi, quale quotidiano inesauribile vilipendio della parola, è questa l’offesa che duole di più: ci taglieggiano, ci sgovernano, ci malversano, ma almeno stessero zitti; smettessero questo balletto di maschere, questo carnevale del nulla, al riparo del quale mani avide intascano, leggi inique o vane si scrivono, ogni proposito onesto si sfarina in sillabe senza senso”.
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