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giovedì 14 agosto 2014

I deputati si erano fatti la banca personale con i soldi dell’ARS.

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Cominciano ad uscire le carte dell’indagine della Guardia di Finanza sulla gestione dei fondi dei gruppi parlamentari all’Assemblea Regionale.
La speranza di molti dei coinvolti era che si riuscisse in qualche modo a rendere il più possibile lacunosa la famigerata “rilevanza penale” delle miserabili scoperte dei militari della finanza, illudendosi, la casta, che in tal modo le informazioni rimanessero, ancora una volta, nei cassetti delle procure.
Stavolta non è così e, al di la degli esiti giudiziari, viene fuori un quadro desolante di come alcuni deputati di primo piano intendano  gestire le risorse derivanti da fondi pubblici.
Con i soldi della regione pensano di poterci fare quello che gli pare, dalle assunzioni del tutto irregolari e clientelari al pagamento di spese personali e delle proprie onorevoli famiglie.
E’ il quotidiano La Repubblica a dare notizia per primo delle risultanze investigative e persino a pubblicare alcuni scontrini che costituirebbero le prove di veri e propri abusi, con deputati che si facevano rimborsare o anticipare senza alcun pudore spese personali e familiari di qualsiasi tipo ed entità.
La Repubblica assegna la palma di “caso più eclatante” all’ex capogruppo del Partito Democratico Antonello Cracolici, che adesso è nientemeno presidente della Prima Commissione Affari Istituzionali dell’ARS, dove si spera non siano previsti “rimborsi” né “anticipi”.
La Guardia di Finanza ha ricostruìto che Cracolici avrebbe usufruito di ben 88.000 euro per “anticipare” sue spese, 22.000 delle quali per niente istituzionali e quindi, secondo la Finanza, per niente anticipabili senza incorrere nel reato di abuso.
Cracolici avrebbe restituito le somme indebitamente anticipate, anche se non è ancora chiaro quando questa restituzione sia avvenuta e con quali modalità.
Di certo risulta la documentazione secondo la quale Cracolici avrebbe pagato con i soldi del gruppo dell’Assemblea Regionale l’iscrizione a scuola ed una gita della figlia, il pagamento del canone RAI, la propria TARSU, le bollette dell’ENEL, spese in farmacia e persino macelleria, sino ad arrivare ai 15 euro per le mimose donate alla moglie
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 Non c’è che dire, un riferimento. Per le persone per bene.