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giovedì 26 agosto 2021

Tumori, scoperto nuovo meccanismo per 'affamare' il cancro.

 

Lo studio, sostenuto dall'Associazione italiana ricerca sul cancro (Airc), condotto presso l’Istituto di genetica molecolare del Cnr di Pavia.

Scoperto un nuovo meccanismo per 'affamare' i tumori. Si tratta di una nuova variante proteica, espressa unicamente dai vasi sanguigni tumorali, che contribuisce a rendere il cancro più aggressivo e dunque rappresenta un nuovo marcatore tumorale e un possibile bersaglio molecolare. La scoperta arriva da uno studio, sostenuto dall'Associazione italiana ricerca sul cancro (Airc), e condotto presso l’Istituto di genetica molecolare del Cnr di Pavia. I risultati, pubblicati sulla rivista Nature Communications, forniscono così nuove informazioni importanti per rendere gli approcci terapeutici più efficaci.

"La crescita dei tumori - spiega Claudia Ghigna, dell’Istituto di genetica molecolare 'Luigi Luca Cavalli Sforza' del Cnr di Pavia (Cnr-Igm), che ha diretto lo studio, condotto in collaborazione con diversi centri di ricerca e università italiane e internazionali - è strettamente correlata ai nutrienti forniti dai vasi sanguigni associati al tumore: limitare lo sviluppo di questi ultimi rappresenta quindi una possibile strategia terapeutica per 'affamare' il tumore e renderlo maggiormente suscettibile alla chemioterapia”.

La ricerca - spiega una nota Cnr-Igm - mostra come, attraverso il meccanismo noto come ‘splicing alternativo’, le cellule dei vasi sanguigni producano una nuova variante della proteina UNC5B mai descritta prima, chiamata UNC5B- 8. “Lo splicing alternativo è un meccanismo cosiddetto di ‘taglia e cuci’, che consente ai mattoni che formano i geni umani di essere assemblati in vari modi e, come conseguenza, di generare proteine differenti a partire dallo stesso stampo iniziale”, prosegue Ghigna. “I risultati della ricerca accendono i riflettori sul ruolo ancora poco conosciuto dello splicing alternativo durante lo sviluppo dei vasi sanguigni tumorali”.

La formazione dei vasi sanguigni avviene attraverso un processo chiamato angiogenesi ed è indispensabile perché i diversi tessuti e organi ricevano l’ossigeno e i nutrienti necessari alla loro sopravvivenza. “L’angiogenesi è però determinante anche nella progressione tumorale: fin dalle prime fasi di sviluppo, le cellule cancerose stimolano la formazione di nuovi vasi, sostenendo così la propria crescita e la formazione di metastasi in altri organi o tessuti”, chiarisce la ricercatrice.

"Dallo studio dell’angiogenesi sono emerse terapie in grado di fermare o far regredire il tumore, bloccato nella formazione dei vasi sanguigni e privato così di ossigeno e nutrienti. Sfortunatamente, finora, queste terapie hanno mostrato risultati modesti nei pazienti, che spesso sviluppano meccanismi di resistenza. Maggiori informazioni sui vasi sanguigni che nutrono il tumore sono pertanto fondamentali per rendere questi approcci terapeutici più efficaci. In questo studio abbiamo scoperto che la nuova variante proteica UNC5B- 8 è prodotta unicamente dalle cellule dei vasi sanguigni e preferenzialmente da quelle associate a tumori più aggressivi e con prognosi meno favorevole. Quindi tale variante offre un ottimo strumento diagnostico e prognostico, che potrebbe essere sfruttabile sia come nuovo marcatore dell’angiogenesi tumorale, sia come possibile bersaglio molecolare per terapie anti-cancro di maggior efficacia”.

“A guidare la macchina che genera la proteina UNC5B- 8 è il fattore NOVA2”, conclude Davide Pradella, assegnista presso Cnr-Igm di Pavia grazie a una borsa di ricerca sostenuta da Airc. “NOVA2, come UNC5B- 8, ha un’espressione alterata nei vasi sanguigni che nutrono il tumore, mentre è assente o è espresso a bassi livelli nei vasi sanguigni dei tessuti sani. NOVA2 attiva direttamente lo splicing alternativo del gene UNC5B inducendolo a produrre la nuova variante”, conclude Pradella.

AdnKronos

venerdì 12 febbraio 2016

Il fondale a largo di Pozzuoli bombardato con onde sismiche. - Marco Gaudini

<span class="entry-title-primary">Il fondale a largo di Pozzuoli bombardato con onde sismiche</span> <span class="entry-subtitle">Paura e rischi per cittadinanza e cetacei</span>

ISCHIA – Nella notte tra giovedì e venerdì scorso l’Osservatorio Vesuviano ha rilevato un’intensa attività sismica, seppur di lieve intensità, nel golfo di Pozzuoli. Un vero e proprio sciame sismico che pare derivi da alcune attività di ricerca messe in atto dal CNR. Una nave del Consiglio Nazionale delle Ricerche, sta infatti, conducendo da giorni ricerche sismiche sottomarine a una quindicina di chilometri dalla costa flegrea. A sollevare il caso e chiedere informazioni su quanto stia accadendo è Gisueppe Farace, giornalista e fotografo di cetacei, che ha dichiarato: «Stanno usando lairgun? Nessuno sa niente, silenzio sui siti web dello stesso CNR». Di certo è che sono in corso studi del CNR nel Golfo di Pozzuoli con l’impiego di una nave oceanografica. «Si tratta di studi basati sulla sismica a rifrazione – afferma Farace -. Stanno in pratica bombardando i fondali con onde sismiche artificiali (oltre cento solo l’altra notte). Quale sarà l’impatto sui cetacei del nostro golfo?» Le maggiori preoccupazioni, infatti, sono proprio relative alla salute dei mammiferi marini. Qualora infatti si stesse usando la tecnologia dell’airgun questo potrebbe costituire seri danni alla salute dei cetacei e non solo. Attraverso questo procedimento si effettuano degli spari di aria compressa sul fondale marino con intensità sonore che raggiungono i 260 decibel. Un livello che in natura è generato solo da terremoti ed esplosioni di vulcani. Una tecnica devastante per l’ecosistema che rappresenta una grave minaccia per la fauna.
Questa pratica da tempo ha generato grande preoccupazione tra associazioni ambientaliste. Si tratta sostanzialmente di un sistema adottato per la ricerca di giacimenti petroliferi. Il temuto dispositivo, però, può rendere sordi delfini e balenottere, causandone la perdita del senso di orientamento e mettendoli pericolosamente in fuga verso le coste.  Le conseguenze ambientali per la fauna sono pertanto immaginabili e devastanti, ed il tutto come segnalato da Farace, avviene nel silenzio delle istituzioni. Non vi sono riferimenti sui vari portali né vi sono informazioni ufficiali sul sito dello stesso CNR, circa la tipologia di attività messa in pratica e le tecnologie utilizzate. L’unico vero segnale è stato lo sciame sismico che inizia a generare preoccupazione, non solo tra gli ambientalisti.