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lunedì 21 novembre 2016

Il testamento di Gheddafi che io non avevo mai letto. - Antonio Angelini

testamento gheddafi


Ho trovato grazie ad un amico una cosa che non avevo letto su nessun giornale.    
Il testamento di Muhammar Gheddafi.  
L’ eredità che ha lasciato a noi italiani è stata la immigrazione incontrollata e la perdita della nostra supremazia sul petrolio libico a vantaggio di altre (Total in primis). 
Il suo popolo sta male, contrariamente a prima quando la Libia era terra dove molti andavano a lavorare da altri paesi. Il suo progetto del Dinaro d’ Oro è ovviamente naufragato e come moneta per gli scambi si usano ancora dollaro (per il Petrolio) o Franco Africano. 
https://it.wikipedia.org/wiki/Franco_CFA che da grandi svantaggi ai paesi africani dovuti al cambio fisso e da vantaggi alla Francia.   …   
Sappiamo tutti a chi è convenuto uccidere Gheddafi (Fra-USA -UK in ordine non casuale. )  e a chi non è convenuto. NOI . (ITA)
Tripoli 5 Aprile 2011, testamento di Muhammar Gheddafi:
“Per 40 anni, o forse di più, ho fatto tutto quello che ho potuto per dare al popolo case, ospedali, scuole.
E quando avevano fame, gli ho dato cibo. Ho trasformato Bengasi da un deserto in terra fertile, ho resistito agli attacchi del cowboy Reagan quando, tentando di uccidermi, ha ucciso un’orfana, mia figlia adottiva, una povera bambina innocente.
Ho aiutato i miei fratelli e le mie sorelle africani con denaro per l’Unione Africana. Ho fatto di tutto per aiutare il popolo a comprendere il concetto di vera democrazia, nella quale i comitati popolari governano il nostro paese.
Per alcuni tutto questo non bastava mai, gente che aveva case di 10 stanze, abbigliamento e mobilio ricchi. Egoisti come sono, chiedevano sèmpre di più a spese degli altri, erano sempre insoddisfatti e dicevano agli Statunitensi e ad altri visitatori che volevano “democrazia” e “libertà”.
Non si volevano rendere conto che si tratta di un sistèma di tagliagole, dove il cane più grosso divora tutto. Si facevano incantare da queste parole, non rendendosi conto che negli Usa non c’erano medicine libere, ospedali liberi, case libere, istruzione libera, cibo garantito. Per costoro non bastava nulla che facessi, ma per gli altri ero il figlio di Gamal Abdel Nasser, l’unico vero leader arabo e musulmano che avessimo avuto dai tempi di Saladino, un uomo che restituì il Canale di Suez al suo popolo come io ho rivendicato la Libia per il mio popolo. Sono state le sue orme che ho cercato di seguire, per mantenere il mio popolo libero dal dominio coloniale, dai predoni che ci vorrebbero derubare.
Ora sono sotto attacco della più grande forza militare della storia. Il mio piccolo figlio africano, Obama, vuole uccidermi, togliere la libertà al nostro paese, le nostre libere abitazioni, la nostra libera medicina, la nostra libera istruzione, il nostro cibo sicuro, e sostituirlo con il ladrocinio stile Usa chiamato “capitalismo”. Ma noi tutti, nel Terzo Mondo, sappiamo cosa ciò significhi. Significa che le imprese governano i paesi, il mondo, e che i popoli soffrono.
Così per me non c’è alternativa, devo resistere e, se Allah vorrà, morirò seguendone la via, la via che ha arricchito il nostro paese di campi fertili, viveri, salute e ci ha perfino consentito di aiutare i nostri fratelli africani e arabi a lavorare qui con noi, nella Giamahiria libica.
Non desidero morire, ma se dovessi arrivarci, per salvare questa terra, il mio popolo, le migliaia di miei figli, che allora sia.
Lasciate che questo testamento sia la mia voce al mondo. Dica che mi sono opposto agli attacchi dei crociati Nato, alla crudeltà, al tradimento, all’Occidente e alle sue ambizioni colonialiste. Che ho resistito insieme ai miei fratelli africani, ai miei veri fratelli arabi e musulmani.
Ho cercato di fare luce. Quando altrove si costruivano palazzi, ho vissuto in una casa modesta e in una tenda. Non ho mai dimenticato la mia gioventù a Sirte, non ho sprecato le nostre ricchezze nazionali e, come Saladino, il nostro grande condottiero musulmano che salvò Gerusalemme per l’Islàm, ho preso poco per me…
In Occidente qualcuno mi ha definito “pazzo” e “demente”. Conoscono la verità, ma continuano a mentire. Sanno che la nostra terra è indipendente e libera, non soggetta al colonialismo. Sanno che la mia visione e il mio cammino sono sempre stati onesti e nell’interesse del mio popolo. Sanno che lotterò fino all’ultimo respiro per mantenerci liberi. Che Dio ci aiuti”.

martedì 28 gennaio 2014

GHEDDAFI HA STUPRATO CENTINAIA DI RAGAZZINI E RAGAZZINE NEL COVO SEGRETO, SOTTO EFFETTO DI ALCOL, COCA E VIAGRA.



Sono passati oltre due anni dalla cattura e dall'uccisione del dittatore libico Gheddafi. La sua brutalità viene scoperta lentamente e ora spunta fuori che tra le sue vittime ci sarebbero centinaia forse migliaia di ragazzine che nei suoi 42 anni di regno sono state picchiate, stuprate e costrette a diventare schiave di sesso.

Molte erano vergini rapite a scuola e all'università, tenute prigioniere per anni in un covo segreto nascosto nell'Università di Tripoli o in uno dei suoi tanti palazzi. Qui, dove violentava regolarmente anche quattordicenni, Gheddafi si è rintanato nei 26 mesi successivi alla sua deposizione. Il luogo viene mostrato per la prima volta nelle foto del documentario sulla BBC 4.
Qui dentro le ragazzine venivano educate alla pornografia prima di passare per le grinfie del capo e, quando riuscivano a scappare, venivano rigettate anche dai parenti "profondamente religiosi" perché era stato leso l'onore della famiglia.
Mentre per le strade si celebrava la morte di Gheddafi, il governo di transizione si sbrigava a isolare il posto, temendo che l'oscenità causasse ulteriore imbarazzo alla Libia e facesse inorridire l'Occidente.
In una stanza c'è un letto e una lampada, il decoro anni 70 e una jacuzzi sudicia, tutto rimasto così come il dittatore lo aveva lasciato. Peggiore è la stanza ginecologica, dove le giovani vittime venivano esaminate per accertasi che non avessero malattie, e dove abortivano se erano rimaste incinta.
Triste dire che queste erano le più fortunate, molte altre sono morte.
Il suo modus operandi era il seguente: Gheddafi faceva lezioni nelle università e nelle scuole, intanto identificava le ragazze più carine, poi, prima di andarsene, dava un buffetto a quelle che aveva selezionato. Più tardi le sue guardie del corpo le avrebbero rapite. Se la famiglia si fosse opposta, l'avrebbe sterminata.
Una insegnante ricorda che le ragazze erano molto piccole: «alcune avevano 14 anni. Sceglievano la ragazza che voleva lui. Non avevano pietà neanche se erano poco più che bambine».
Una madre racconta che la comunità nei pressi dell'Università di Tripoli viveva nel terrore quando veniva annunciata una visita del Colonnello: «Una non l'abbiamo più ritrovata, nonostante il padre e i fratelli la cercassero. Un'altra fu ritrovata tre mesi dopo essere stata prelevata, ferita, stuprata e lasciata in mezzo a un parco, praticamente morta».
Ancora oggi i libici hanno timore a menzionare la depravazione del vecchio leader, per via delle ripercussioni dei suoi seguaci.
Ma una ragazza, ripetutamente violentata dal despota quando aveva 15 anni e per sette anni, ha raccontato tutto. Fu scelta per portare dei fiori al colonnello quando si presentò nella sua scuola di Sirte, 350 miglia a est di Tripoli.
Lui le diede un buffetto che lei considerò un gesto paterno, ma il giorno dopo tre donne in uniformi militari, si presentarono dai suoi genitori dicendo che lei era stata scelta per fare altri omaggi floreali. Invece fu portata nel covo, dove lui ordinò alle soldatesse: «Preparatela».
La ragazza fu spogliata, le fecero le analisi del sangue, la depilarono tutta, tranne al pube. Le misero una minigonna e la truccarono, la condussero nella stanza dove Gheddafi la aspettava nudo sul letto. Quando lei provò a fuggire, le soldatesse la bloccarono e la sbatterono sul letto. Fu tenuta lì e violentata per sette anni, riuscì a fuggire quando una porta fu lasciata incidentalmente aperta.
Pieno di cocaina, alcol e viagra, Gheddafi la abusò senza pietà: «Non dimenticherò mai quella prima volta in cui violò il mio corpo e la mia anima» dice la vittima.
Ci sono voluti mesi di trattative affinché i documentaristi avessero accesso a tali informazioni.
Insieme ai dissidenti, le ragazze spesso venivano uccise e messe nei freezer, così poteva controllarli. Era anche molto paranoico e un chirurgo brasiliano ha raccontato di avergli fatto, in un bunker, di notte, un intervento di liposuzione e un altro che gli togliesse le rughe. Il Colonnello non volle l'anestesia per paura di essere avvelenato.
Creò anche un esercito di guardie del corpo, tutte donne, alcune facevano sesso con lui ed erano costrette ad assistere a barbare esecuzioni.
Una di loro ha ammesso:« Ci ha prelevato e ci ha costretto a testimoniare l'uccisione di 17 studenti. Non ci era concesso gridare. Dovevamo essere allegre. Li hanno uccisi tutti, uno ad uno».
Una volta passate per il dittatore, le ragazze erano cedute ai suoi figli e ad altri alti ufficiali, che potevano continuare ad abusarne. Qualcuna di loro si è poi suicidata.
Nel covo di Gheddafi ci finivano anche ragazzi, sempre abusati.
Nuri Al Mismari, al fianco del dittatore per 40 anni, racconta: «Era terribilmente deviato sessualmente. Andava con ragazzi giovani, chiamati "services group". Tutti ragazzi e guardie del corpo. Un harem per il suo piacere».
Baha Kikhia, la vedova dell'allora Ministro degli esteri libico, racconta che suo marito scomparve e, a regime caduto, trovò il suo corpo nel freezer:« Gli piaceva tenere le vittime in frigo. Spesso andava a fare loro una visita. Erano come dei souvenir macabri. Li toccava e si sentiva onnipotente. Alcuni sono rimasti lì dentro per 25 anni»
Storyville: Mad Dog - Gaddafi's Secret World andrà in onda sulla BBC4 il 3 febbraio alle 22.