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domenica 31 luglio 2022

Tecnologia di incisione a microlama rivelata a Göbekli Tepe di 12.000 anni.

 

Tecnologia di incisione a microlama rivelata a Göbekli Tepe di 12.000 anni.

I ricercatori hanno scoperto tracce della tecnologia di incisione delle microlame a Göbekli Tepe, un sito megalitico di 12.000 anni situato nell’attuale Turchia.

Göbekli Tepe, punto di partenza della civiltà e luogo considerato il primo tempio del mondo, custodisce molti misteri tra i suoi pilastri megalitici. Si ritiene che l’antico sito sia stato costruito, secondo gli studiosi tradizionali, da primitivi cacciatori-raccoglitori circa 12.000 anni fa.

Ora, gli esperti hanno trovato un’altra caratteristica che rivela il progresso tecnologico dei suoi costruttori, e forse anche l’origine dei suoi antichi costruttori.

Gli antichi emigrati dalla Siberia potrebbero aver influenzato in modo significativo lo sviluppo di Göbekli Tepe e i residenti di Göbekli…

https://tristemondo.it/tecnologia-di-incisione-a-microlama-rivelata-a-gobekli-tepe-di-12-000-anni/















venerdì 17 giugno 2022

Storia Le geometrie nascoste del tempio più antico del mondo.

Il sito archeologico di Göbekli Tepe si trova nell'odierna Turchia, al confine con la Siria. Wikimedia Commons

Undicimila anni fa, un gruppo di cacciatori raccoglitori della Turchia eresse il tempio di Göbekli Tepe seguendo un piano architettonico ben preciso.

Il tempio in pietra più antico del mondo, nel sito archeologico di Göbekli Tepe (Turchia) potrebbe essere stato eretto seguendo un preciso piano architettonico basato su motivi geometrici. Di per sé non sarebbe un fatto così sorprendente, se non fosse che il complesso megalitico fu costruito circa 11.500 anni fa, prima che agricoltura e allevamento diventassero attività economiche stabili: a progettarlo fu probabilmente una popolazione di cacciatori-raccoglitori, molto più avanzata di quanto si credesse. 

SIGNIFICATO RELIGIOSO. Il tempio di Göbekli Tepe, da molti considerato il più antico santuario costruito dall'uomo, precede Stonehenge di 6.000 anni. Consiste in una serie di recinti circolari in pietra grezza delimitati da enormi pilastri calcarei e da una quarantina di pietre assemblate a forma di T, alcune delle quali alte anche cinque metri e pesanti 50 tonnellate. Parte di questo materiale è decorato con incisioni e sculture di ispirazione animale, prodotte tra 9.600 e 8.200 anni prima di Cristo. Poiché attorno al sito non c'è traccia di insediamenti umani, si pensa che Göbekli Tepe ("collina tondeggiante", in turco, "sacre rovine", in curdo) fosse una sorta di cattedrale sopraelevata, un luogo sacro su una collina.

I recinti principali del sito di Göbekli Tepe sono disposti a formare un triangolo equilatero. © Gil Haklay/AFTAU

GEOMETRIE INATTESE. Un gruppo di archeologi dell'Università di Tel Aviv e dell'Israel Antiquities Authority ha sfruttato una tecnica di analisi basata su algoritmi spaziali per misurare il piano architettonico di Göbekli Tepe. È emerso che le tre strutture principali del complesso, i recinti B, C, D, sono "legate" da un motivo geometrico preciso: i loro centri formano un triangolo equilatero praticamente perfetto, nonostante dimensioni e posizioni dei recinti siano apparentemente causali. Muretti e pilastri sarebbero stati disposti secondo un progetto unitario e - al contrario di quel che si pensava - sarebbero stati eretti nella stessa epoca. 

Nessuno tra gli archeologi si aspettava questo livello di pianificazione in una cultura distante millenni dalle invenzioni della scrittura. Perseguire forme così precise implicava una conoscenza almeno rudimentale dei sistemi di calcolo e della geometria, e la possibilità di tracciare mappe geometriche sul suolo.

IL RIFLESSO DI UN CAMBIAMENTO? L'edificazione contemporanea dei tre recinti "portanti" implica anche un maggiore apporto di manodopera e forza lavoro: un livello di organizzazione sociale più gerarchico e stratificato di quello che attribuiremmo a una popolazione di cacciatori-raccoglitori. Letta in questa chiave, la costruzione del tempio di Göbekli Tepe potrebbe testimoniare un primo tentativo di esercizio del potere da parte di una figura centrale, e la nascita di una società più disuguale.


https://www.focus.it/cultura/storia/le-geometrie-nascoste-del-tempio-piu-antico-del-mondo?f&fbclid=IwAR2-y3HLaS-3NCkaTZWHddQNecU4XTqzz8UEzfvUhgC0jfqmUQMo7X8zpSA

martedì 18 febbraio 2020

A 50 km da Göbekli Tepe: le enigmatiche sculture di Nevali Cori. - Sabina Marineo


Carta della Penisola Anatolica. A nord-est, nei pressi di Sanliurfa, il sito di Göbekli Tepe. A poca distanza, a nord-ovest di Göbekli Tepe, il sito di Nevali Cori oggi sommerso dalle acque.

Situato sulle allora fertili pendici dei monti Tauro e attraversato dal fiume Kantara, un affluente dell’Eufrate, l’insediamento di Nevali Cori si trovava in una posizione strategica. Ma se migliaia di anni fa il corso d’acqua aveva invitato i primi agricoltori a costruirvi il loro insediamento, nella seconda metà del XX secolo furono proprio quelle stesse acque a decretarne la definitiva sparizione.
le enigmatiche sculture di Nevali Cori
Probabilmente una struttura sacra, il misterioso edificio rettangolare portato alla luce a Nevali Cori. Nel centro è ancora visibile un pilastro del tipo di Göbekli Tepe. Nella fossa vuota si ergeva un tempo il suo gemello.

Sin dal 1975 le autorità turche avevano incaricato l’archeologo tedesco Harald Hauptmann, dell’Università di Heidelberg, di mettere in salvo i reperti archeologici della regione. Il team diretto dal professor Hauptmann lavorava in collaborazione con il Museo Archeologico di Sanliurfa. Poi, in vista della costruzione della Diga di Atatürk, la situazione precipitò. Era inevitabile che le acque trattenute dall’imponente barriera, generando un enorme lago artificiale, inghiottissero il territorio anatolico, facessero sparire centri abitati e vestigia del passato. Bisognava salvare il salvabile senza perdere tempo. Dunque furono organizzate a Nevali Cori sette campagne di scavo, dal 1983 al 1991. Una corsa contro il tempo: recuperare il più possibile dal sito archeologico prima che fosse troppo tardi.
Più di 100.000 oggetti furono messi in salvo dal team di Hauptmann mentre il livello delle acque aumentava con una velocità di dieci centimetri al giorno. Nella primavera del 1992 Nevali Cori sparì, portando via con sé l’eco di presenze millenarie. Oggi nel Museo Archeologico di Sanliurfa, accanto ai reperti mozzafiato della vicina Göbekli Tepe, è possibile ammirare anche quelli non meno intriganti recuperati a Nevali Cori.
le enigmatiche sculture di Nevali Cori                    Testa di animale selvatico, forse predatore. Nevali Cori. ca. 8600 a. C.
Il sito fu abitato dall’8600 all’8000 a. C., ciò significa che Nevali Cori è uno dei centri abitati più antichi di cui si abbia notizia. In seguito ai lavori di scavo di Hauptmann, vennero alla luce delle capanne più antiche di pianta rotonda e più di 20 edifici più “recenti” di pianta rettangolare e fondamenta in pietra che misuravano in media 18 x 6 metri e circa 2 m di altezza. Erano stati costruiti a una certa distanza l’uno dall’altro, come dei bungalow. Il tetto era fatto di travi di legno, canne e fango poggiato su una struttura in muratura. L’interno della casa standard era costituito da una stanza principale di abitazione e altre due o tre camere che espletavano la funzione di officine e/o magazzini per le provviste.
Sotto la pavimentazione della stanza principale, vi era un’ingegnosa rete di intercapedini, attraverso le quali circolava l’acqua del fiume Kantara e che costituiva, quindi, un sistema di climatizzazione anti litteram. Un’ottima soluzione, sia per gli abitanti che ne approfittavano nei periodi più caldi, sia per la conservazione delle provviste alimentari. I focolari erano posizionati fuori dalle case, all’aperto. Sotto la pavimentazione delle abitazioni furono trovati inoltre resti di sepolture, ad alcuni dei defunti era stata asportata la testa.
Anche un edificio di culto emerse dalle polveri dei millenni, una costruzione situata a sud-est dell’area abitata con pavimento a terrazzo, di pianta perfettamente quadrata e una lunghezza di 13 m. Soprattutto qui si evidenziò il collegamento stretto con la vicina Göbekli Tepe. Nel mezzo di questo santuario si ergeva infatti un enorme pilastro a forma di tau, proprio come quelli che caratterizzano i templi di Göbekli Tepe. Doveva trattarsi di genti che si riconoscevano nella medesima cultura.
le enigmatiche sculture di Nevali Cori   Scultura itifallica. Nevali Cori
Una decina di millenni fa, l’insediamento di Nevali Cori era circondato da ampi terreni fertili su cui sorsero i primi campi che costituivano la base economica di una popolazione di cacciatori sempre più dedita alla coltivazione di grano e spelta e all’allevamento del bestiame. Di quali animali si nutrivano gli abitanti di Nevali Cori? In base alle ossa ritrovate in situ, gli archeologi hanno rilevato la presenza di capre, pecore, manzi (gli stessi manzi che, un giorno, avrebbero “conquistato” l’Europa) e maiali. I resti fossili hanno segnalato tuttavia anche il grande consumo di selvaggina, che rivestiva un ruolo predominante nella dieta alimentare di queste genti. Cacciavano gazzelle, uri, cavalli, cinghiali, cervi e lepri. Stiamo parlando infatti del periodo di transizione da un tipo di società di cacciatori raccoglitori ad una basata in primis sull’economia agricola.

Stessi pilastri, un culto comune. Ma prevale la dimensione umana.

Dunque, come ho scritto più sopra, il pilastro a forma di tau scoperti a Nevali Cori rappresenta la continuità del pensiero religioso-culturale di Göbekli Tepe. Anch’esso è antropomorfo. Osservandolo attentamente, si distinguono i rilievi delle braccia e delle mani. Anch’esso è acefalo. Ma altre sculture di Nevali Cori muovono un passo in altra direzione. Se i pilastri di Göbekli Tepe rappresentavano individui appartenenti a un’altra dimensione dal valore esclusivamente simbolico, le sculture di Nevali Cori mostrano invece individui più vicini, nella loro completezza, con volti umani, anche se ancora intrappolati nell’universo magico del sacro. Gli archeologi Thomas Voß e Michael Zech osservano a tale proposito:
“Le circa 700 figurine di terracotta scoperte a Nevali Cori evidenziano questo: 30 di esse rappresentano animali e 670 individui dalle sembianze umane suddivise, a parità di numero, in donne nude e uomini vestiti di una corta gonna. Figure di questo tipo suggeriscono un immaginario imperniato sullo sciamanismo, in cui, come a Göbekli Tepe, un ruolo predominante spetta ai serpenti e agli uccelli. ”
le enigmatiche sculture di Nevali Cori  Testa umana. Nevali Cori.
Figurine di terracotta trovate al di fuori delle abitazioni, in pozzi comuni, per lo più rotte, come se fossero state volutamente spezzate e gettate lì dopo aver perduto il loro valore, la funzione magica originaria. Le figurine femminili rappresentano sculture di donne incinte, donne con un bimbo in grembo, donne sedute. Tenendo conto della pari frequenza di immagini maschili e femminili, si potrebbe pensare che avessero avuto un significato allegorico, rappresentativo, usate nel corso di cerimonie religiose/magiche concernenti entrambi i sessi, come ipotizza l’archeologo Michael Morsch.
E chi mai avrà rappresentato la misteriosa testa umana trovata invece nella nicchia dell’edificio di culto? Più grande di una testa di grandezza naturale, di essa si è conservata soltanto la parte posteriore. Calva, liscia, attraversata da un serpente che striscia verso l’alto. Lo stesso serpente che così spesso appare sui pilastri di Göbekli Tepe. Il frammento di una ciotola di pietra calcarea è splendido e intrigante allo stesso tempo. Ornato da un rilievo che mostra individui dal grosso ventre, danzanti spalla a spalla accanto a tartarughe. Donne incinte? Il richiamo a un rito della fertilità? Nel medesimo edificio di culto vennero alla luce anche i frammenti di un’altra singolare scultura. Una sorta di palo-totem, formato da teste umane sormontate da un uccello. Un reperto unico nel panorama dell’archeologia preistorica in terra d’Anatolia.
Poi c’è un’altra testa, questa volta con un volto, denominata scherzosamente la “Monna Lisa di Nevali Cori” e misura circa 50 cm di altezza: la testa di una donna i cui capelli sono raccolti in una complicata pettinatura, forse tenuti insieme da una retina, sulla sommità del capo. E un’ulteriore sorpresa. Osservando con maggiore attenzione, sembra di riconoscere i contorni d un uccello che tiene fra le zampe il volto della Monna Lisa di Nevali Cori. Un altro volto, ancor più misterioso, rivela soltanto lineamenti schematici. Forse rappresentava una maschera usata durante le cerimonie sacre? Oppure il volto di un defunto?
Nevali Cori. L’importanza di questo sito è evidente, soprattutto in quanto testimone di quel fatidico passaggio dalla vita nomade dei cacciatori raccoglitori a quella sedentaria agricola degli allevatori di bestiame anatolici che, nel corso dei millenni, esportarono le loro tecnologie in Europa, dando luogo a quella che viene chiamata la “rivoluzione neolitica”. Dall’Anatolia alla Grecia, sino all’Europa centro-orientale, là dove si diffondeva la Cultura della ceramica lineare, là dove sorgevano le prime comunità agricole danubiane.
 Parte posteriore di testa umana con serpente. Nevali Cori. Fu scoperta in una nicchia dell’edificio rettangolare. Impressionante è lo stile scultoreo del serpente che richiama subito alla mente i rilievi di Göbekli Tepe.
Ora Nevali Cori si nasconde sotto un ampio specchio d’acqua. Il terzo lago, per grandezza, della Turchia. In una vecchia intervista rilasciata alla rivista “Spiegel” nel 1991, il professor Hauptmann si dimostrava piuttosto ottimista. Si diceva convinto che, fra due o tre generazioni, gli agenti erosivi avrebbero messo fine alla funzione di contenimento della diga di Atatürk, liberando le acque. Nuove generazioni di archeologi avrebbero potuto riprendere i lavori a Nevali Cori. Ma la diga, una delle più grandi del mondo, il pomo della discordia fra la Turchia e le nazioni vicine nella feroce guerra per l’acqua e l’economia agricola, è ancora là. Nonostante l’erosione distrugga poco a poco le rive del lago che si sgretolano e precipitano nelle acque. E Nevali Cori aspetta.

martedì 28 aprile 2015

L’ANTROPOLOGO SEMIR OSMANAGICH: “LA STORIA UMANA E’ TUTTA UNA MENZOGNA E NE HO LE PROVE“.



“La storia dell’umanità su questo pianeta è la più grande menzogna mai raccontata e scritta. Non vedo l’ora che la verità venga esposta e che i falsi libri di storia vengano bruciati! 
I mass-media sono complici di un insabbiamento di proporzioni epiche”.
L’antropologo, Dott. Semir Osmanagich, fondatore del Parco Archeologico Bosniaco, il sito archeologico più attivo del mondo, dichiara che le prove scientifiche, ‘inconfutabili’, venute alla luce, sull’esistenza di antiche civiltà con tecnologia avanzata, non ci lasciano altra scelta se non quella di riscrivere la nostra storia, la storia dell’Umanità Terrestre. 

Un attento esame, su l’età di alcune strutture, rivela definitivamente che sono state costruite da civiltà avanzate di oltre 29.000 anni fa.

“Riconoscere che siamo testimoni di prove fondamentali dell’esistenza di antiche civiltà avanzate risalenti a oltre 29 mila anni fa, e facendo un attento esame delle loro strutture sociali, costringe il mondo a riconsiderare totalmente la sua comprensione sullo sviluppo della civiltà attuale e della sua storia”, spiega il Dott. Semir Osmanagich. “I dati conclusivi del 2008 riguardanti il sito della Piramide Bosniaca, e confermati quest’anno da diversi laboratori indipendenti che hanno condotto test al carbonio radiofonico, hanno rilevato che il sito risale a più o meno 29.400 anni fa, minimo”.

La datazione delle prove al radiocarbonio è stata fatta dal RadioCarbon Lab di Kiev, in Ucraina, su materiale organico presente nel sito bosniaco della Piramide. Il fisico Dr. Anna Pazdur dell’Università polacca di Slesia, ha annunciato la notizia in una conferenza stampa a Sarajevo nell’agosto del 2008. Il professore di Archeologia Classica presso l’Università di Alessandria, Dott. Mona Haggag, ha descritto questa scoperta come “scrivere nuove pagine della storia europea e mondiale”. La data di 29.000 anni del Parco Archeologico Bosniaco, è stata ottenuta da un pezzo di materiale organico recuperato da uno strato di argilla che si trovava all’interno dell’involucro esterno alla piramide. Ne consegue una data campione ottenuta, durante la stagione 2012, dai test fatti su materiale che si trova sopra il calcestruzzo, di 24,8 mila anni, il che significa che questa struttura ha un profilo di costruzione che risale a quasi 30 mila anni.


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“I popoli antichi che hanno costruito queste piramidi conoscevano i segreti della frequenza e dell’energia. Hanno usato queste risorse naturali per sviluppare tecnologie, e per intraprendere la costruzione di scale che non abbiamo visto in nessun altro posto della terra”, ha detto il dottor Osmanagich. “Le prove dimostrano chiaramente che le piramidi furono costruite allineandole con la griglia energetica della Terra, ed erano come macchine che fornivano energia al potere della guarigione”.
Studiosi di storia antica negli Stati Uniti, hanno notizie altrettanto sorprendenti su qualcosa trovato negli angoli più lontani del globo. Per esempio la scoperta di Rockwall al di fuori di Dallas, Texas, è solo un esempio di come stiamo riesaminando antichi misteri che rivelano molto sul nostro passato. Il sito Texano è un complesso e poderoso muro di dieci miglia di diametro costruito oltre 20.000 anni fa e coperto dal suolo sette piani sotto terra. La domanda è: da chi è stata costruita questa struttura e per quale scopo e, soprattutto, la conoscenza data da queste civiltà del passato, in che modo può aiutarci a comprendere il nostro futuro?
Nuove tracce rivelate o antiche civiltà ri-scoperte hanno acceso una innata curiosità per le origini umane, come risulta dalla recente copertura nei media mainstream. Il numero di novembre 2013 di National Geographic: I 100 più grandi misteri rivelati delle Civiltà Antiche dice,
“A volte le culture si lasciano dietro misteri che confondono coloro che vengono dopo di loro, dai menhir ai manoscritti codificati, ci indicano che gli antichi hanno avuto uno scopo profondo”.
Scienziati lungimiranti continuano a perseguire la conoscenza del nostro passato che è utile per determinare un futuro migliore. Il rinomato autore Michal Cremo, nel suo libro Forbidden Archeology, teorizza che la conoscenza dell’avanzato Homo-sapiens è stata soppressa o ignorata dalla comunità scientifica perché contraddice le attuali opinioni sulle origini umane che non vanno d’accordo con il paradigma dominante.

Gobekli Tepe
I risultati indicano chiaramente che simili civiltà avanzate di esseri umani erano presenti in tutto il mondo in quel momento storico. Ad esempio, il Gobekli Tepe che si trova nella Turchia orientale, è un vasto complesso di enormi cerchi di pietre megalitiche, con un raggio tra i 10 e i 20 metri, molto più grandi di quelle del noto sito di Stonehenge in Gran Bretagna. Agli scavi di Gobekli Tepe che hanno avuto inizio nel 1995, sono stati fatti dei test al carbonio radiofonico i quali hanno rivelato che la struttura risale almeno a 11600 anni fa. L’archeologo tedesco Klaus Schmidt dell’Istituto Archeologico Tedesco di Berlino in Germania, con il supporto dell’ArchaeoNova Institute di Heidelberg, sempre in Germania, ha condotto lo scavo di questi preistorici circoli megalitici scoperti in Turchia.

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“Gobekli Tepe è uno dei più affascinanti luoghi neolitici del mondo”, ha sostenuto il Dott. Klaus Schmidt. Ma, come spiega in un recente rapporto, per capire le nuove scoperte, gli archeologi hanno bisogno di lavorare a stretto contatto con gli specialisti di religioni comparate, con i teorici dell’architettura e dell’arte, con i teorici della psicologia evolutiva, con i sociologi che utilizzano la teoria delle reti sociali, e altri ancora.

“E’ la complessa storia delle prime, grandi comunità insediate, la loro vasta rete, e la loro comprensione comune del loro mondo, forse anche delle prime religioni organizzate e delle loro rappresentazioni simboliche del cosmo”, come riportato da Klaus Schmidt .
Oltre alle strutture megalitiche, sono state scoperte figure e sculture, raffiguranti animali di pre natura storica, come i dinosauri e altri animali selvatici. Dal momento che gli scavi iniziarono nel 1995, quattro dei circoli sono stati parzialmente ripuliti, ma si pensa che ci siano ancora fino a 50 ambienti nascosti sottoterra. Questi enormi monoliti svettanti, di sette metri di altezza e 25 tonnellate di massa a Gobekli Tepe, sono situati proprio nel cuore di ciò che percepiamo come l’origine della civiltà. Questo offre ai ricercatori, delle nuove linee guida per la vera storia della terra e delle nostre antiche civiltà.
“L’obiettivo della ricerca archeologica non è quello di scoprire semplicemente tutti i circoli megalitici, ma sopratutto cercare di capire il loro scopo”, ha aggiunto Schmidt.

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Piramide Bosniaca: Prova di civiltà avanzate di oltre 30.000 anni fa
Ormai è l’ottavo anno di scavo nel sito della Piramide Bosniaca, che si estende sui sei chilometri quadrati del bacino del fiume Visoko, 40 km a nord ovest di Sarajevo. Composto da quattro antiche piramidi quasi tre volte più grande di Giza, e da un vasto complesso di tunnel sotterranei situati sotto la piramide. La colossale piramide centrale del Sole è alta ben 420 metri e ha una massa di milioni di tonnellate rendendo le piramidi bosniache le più grandi e antiche piramidi conosciute sul pianeta (quella di cheope è alta ‘solo’ 146 metri). Il Dr. Osmanagich ha stupito l’intera comunità scientifica e archeologica con la raccolta e formazione di un team di ingegneri interdisciplinari, fisici e ricercatori da tutto il mondo per condurre un’indagine aperta e trasparente del sito e per cercare di scoprire la vera natura e il vero scopo di questo complesso piramidale.

“Questa è una cultura sconosciuta che ci presenta arti e scienze altamente avanzate, in grado di formare strutture veramente enormi e noi crediamo in questo processo dimostrando una capacità di sfruttare le risorse energetiche pure”, commenta Tim Moon, che ha recentemente aderito al team di Osmanagich.

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Il progetto archeologico ci ha consegnato un altro importante rinvenimento trovato questo anno nel complesso dei tunnel sotterranei, conosciuto come Ravine. Mentre esploravano un tunnel che conduce verso la Piramide del Sole, la squadra ha portato alla luce diverse pietre megalitiche. Nel mese di agosto un enorme pietra stimata in 25.000 kg è stato scoperta a circa 400 metri di profondità. “Qui abbiamo una pietra massiccia sepolta sotto centinaia di migliaia di tonnellate di materiale. Inoltre abbiamo individuato dei muri di fondazione lungo tutto il suo perimetro formati da blocchi di pietra tagliata”, ha aggiunto Tim Moon.
Grandi quantità di reperti sono state recuperate dalle gallerie associate che portano al sito, tra effigi, dipinti su pietra, oggetti d’arte e una serie di geroglifici e testi antichi scavati nelle pareti dei tunnel.
Il Dr. Osmangich sottolinea che è giunto il momento di condividere liberamente la conoscenza, in modo che si possa capire e imparare dal nostro passato.
“E’ tempo per noi di aprire le nostre menti alla vera natura della nostra origine. La nostra missione è quella di riallineare la scienza con la spiritualità, al fine di progredire come specie, e questo richiede un chiaro percorso di conoscenza condivisa”.
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