Era il 4 luglio del 2012, una data indelebile nella storia della fisica. Nell’affollatissimo Auditorium del CERN di Ginevra, veniva annunciata la scoperta di una particella a cui gli scienziati di tutto il mondo avevano dato la caccia per quasi mezzo secolo.
Soprannominato dalla stampa “la particella di Dio” per via del titolo di una saggio di Leon Lederman ma anche “la primula rossa delle particelle elementari” (Marco Cattaneo, Habemus Higgs, Le Scienze, agosto 2012) in riferimento all’inafferabile eroe scaturito dalla penna della scrittice Emma Orczy, il bosone di Higgs è uno dei pilastri del Modello Standard della fisica delle particelle.
Ad annunciare il ritrovamento dell’elusivo ultimo pezzo del puzzle furono i portavoce dei due esperimenti realizzati al Large Hadron Collider (LHC), un tunnel sotterando di 27 chilometri di circonferenza che corre sotto la frontiera tra Francia e Svizzera: Fabiola Gianotti per l’esperimento ATLAS e Joseph Incandela per l’esperimento CMS.
Una delle immagini più iconiche di quella memorabile giornata – e della storia recente della scienza – fu però quella che un operatore attento riuscì a non farsi sfuggire e che venne trasmessa in diretta streaming dal CERN.
Peter Higgs, fisico teorico britannico recentemente scomparso, è seduto in una delle prime file dell’auditorium. È lui ad aver ipotizzato per primo, in un articolo pubblicato il 19 ottobre del 1964 sulla prestigiosa rivista «Physical Review Letters», l’esistenza del “bosone scalare” (così preferisce chiamarlo il suo ideatore) che conferisce massa alle altre particelle.
Nel vedere finalmente la conferma di quanto aveva ipotizzato quasi mezzo secolo prima Higgs si commuove, si toglie gli occhiali e si asciuga le lacrime con un fazzoletto, sopraffatto dall’emozione del momento. L’anno dopo sarebbe volato a Stoccolma insieme al collega François Englert per ricevere il premio Nobel per la Fisica.
Le lacrime di Peter Higgs ci ricordano che la scienza non è solo un’impresa razionale e metodica, ma è anche profondamente umana. Le emozioni dello scienziato britannico sono una conseguenza della passione e della dedizione necessarie per risolvere gli enigmi della natura nonché della gioia e della soddisfazione nel vedere confermata una teoria nella quale è stato riversato tanto impegno.
Immagine: Peter Higgs in lacrime all’annuncio della scoperta della particella da lui predetta (fonte: CERN).
Per saperne di più sul bosone di Higgs: https://www.facebook.com/photo/?fbid=10159268125438191&set=a.10158360591208191