Visualizzazione post con etichetta Higgs. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Higgs. Mostra tutti i post

sabato 6 luglio 2024

LE LACRIME DI PETER HIGGS. - Stefano Fortini

 

Era il 4 luglio del 2012, una data indelebile nella storia della fisica. Nell’affollatissimo Auditorium del CERN di Ginevra, veniva annunciata la scoperta di una particella a cui gli scienziati di tutto il mondo avevano dato la caccia per quasi mezzo secolo.
Soprannominato dalla stampa “la particella di Dio” per via del titolo di una saggio di Leon Lederman ma anche “la primula rossa delle particelle elementari” (Marco Cattaneo, Habemus Higgs, Le Scienze, agosto 2012) in riferimento all’inafferabile eroe scaturito dalla penna della scrittice Emma Orczy, il bosone di Higgs è uno dei pilastri del Modello Standard della fisica delle particelle.
Ad annunciare il ritrovamento dell’elusivo ultimo pezzo del puzzle furono i portavoce dei due esperimenti realizzati al Large Hadron Collider (LHC), un tunnel sotterando di 27 chilometri di circonferenza che corre sotto la frontiera tra Francia e Svizzera: Fabiola Gianotti per l’esperimento ATLAS e Joseph Incandela per l’esperimento CMS.
Una delle immagini più iconiche di quella memorabile giornata – e della storia recente della scienza – fu però quella che un operatore attento riuscì a non farsi sfuggire e che venne trasmessa in diretta streaming dal CERN.
Peter Higgs, fisico teorico britannico recentemente scomparso, è seduto in una delle prime file dell’auditorium. È lui ad aver ipotizzato per primo, in un articolo pubblicato il 19 ottobre del 1964 sulla prestigiosa rivista «Physical Review Letters», l’esistenza del “bosone scalare” (così preferisce chiamarlo il suo ideatore) che conferisce massa alle altre particelle.
Nel vedere finalmente la conferma di quanto aveva ipotizzato quasi mezzo secolo prima Higgs si commuove, si toglie gli occhiali e si asciuga le lacrime con un fazzoletto, sopraffatto dall’emozione del momento. L’anno dopo sarebbe volato a Stoccolma insieme al collega François Englert per ricevere il premio Nobel per la Fisica.
Le lacrime di Peter Higgs ci ricordano che la scienza non è solo un’impresa razionale e metodica, ma è anche profondamente umana. Le emozioni dello scienziato britannico sono una conseguenza della passione e della dedizione necessarie per risolvere gli enigmi della natura nonché della gioia e della soddisfazione nel vedere confermata una teoria nella quale è stato riversato tanto impegno.
Immagine: Peter Higgs in lacrime all’annuncio della scoperta della particella da lui predetta (fonte: CERN).

mercoledì 9 ottobre 2013

Premio Nobel Fisica 2013: vincono Peter Higgs e Francois Englert. - Elisa Lepone

E’ stato assegnato quest’oggi il Premio Nobel per la Fisica al belga Francois Englert, della Libera Università di Bruxelles, e al britannico Peter W. Higgs dell’università di Edimburgo. Entrambi, in modo indipendente, hanno previsto l’esistenza della particella grazie alla quale esiste la massa: il bosone.
Peter Higgs laureatosi e specializzatosi presso il King’s College di Londra,  dopo aver detenuto la cattedra di fisica teorica all’Università di Edimburgo dal 1996 è professore emerito e membro della Royal Society inglese. Ha dato i suoi maggiori contributi nel campo della fisica statistica, della teoria quantistica dei campi, della cosmologia, della teoria delle stringhe e nello studio della supergravità.
François Englert (Etterbeek, 6 novembre 1932), invece, è un fisico teorico belga. Nel 1997 ha ricevuto il premio per l’alta energia e le particelle della EPS e nel 2004 il Premio Wolf per la fisica per lo studio sul meccanismo che unifica le interazioni a corto e lungo raggio generando bosoni di gauge massivi. 
Sul lro contributo scientifico si basa la teoria fisica del Modello Standard, che descrive tre delle quattro forze fondamentali note: l’interazione forte, elettromagnetica e debole (le ultime due unificate nell’interazione elettrodebole) e tutte le particelle elementari ad esse collegate.
Le previsioni del Modello standard sono state in larga parte verificate sperimentalmente con un’ottima precisione, tuttavia esso, non comprendendo la forza gravitazionale, per la quale non esiste ad oggi una teoria quantistica coerente, non può essere considerato una teoria completa delle interazioni fondamentali. Il modello standard non prevede inoltre l’esistenza della materia oscura, che costituisce gran parte della materia dell’universo.