La Cassazione ha annullato per un vizio di forma il deposito delle motivazioni della sentenza del processo milanese ‘Infinito’ sulle cosche della ‘ndrangheta con cui sono state condannate, con rito abbreviato davanti al giudice per l’udienza preliminare Roberto Arnaldi, 110 persone. Il deposito delle motivazioni avvenne in due tempi. Ora sarà la corte d’Appello, davanti alla quale venerdì riprende l’udienza, a dover valutare gli effetti sul processo. L’operazione Crimine-Infinito, scattata il 13 luglio 2010 e coordinata dalle Dda di Reggio Calabria e di Milano, portò all’arresto di oltre 300 persone, di cui 160 in Lombardia, dove furono individuati 16 “locali” di ‘ndrangheta. La maggior parte degli indagati lombardi scelsero il rito abbreviato, che terminò in primo grado il 19 novembre 2011, con le 110 condanne ora annullate. Altre 41 persone sono state condannate in rito ordinario il 6 dicembre scorso.
All’origine del vizio, il ‘doppio’ deposito delle motivazioni, che fu spiegato con un guasto della stampante che il primo giugno scorso si ‘mangiò’ 120 pagine su 900. Quando il gup Roberto Arnaldi se ne accorse, qualche giorno dopo adottò un provvedimento d’integrazione che dava atto dell’incidente tecnico e allegava le pagine mancanti. Un provvedimento, questo, definito “abnorme” dalla Cassazione che l’ha annullato per vizio di forma. Ora sarà la corte d’appello, che si ritrova una sentenza ‘monca’ in parte delle motivazioni, a dover valutare gli effetti della pronuncia degli ermellini sul procedimento. Domani è prevista una nuova udienza e già in questa occasione i giudici potrebbero dare indicazioni su cosa intendono fare.
In particolare, mancano le motivazioni relative ad alcune ‘ndrine locali e al trattamento sanzionatorio per parte degli imputati. L’ipotesi più probabile, spiega il legale di uno degli imputati, l’avvocato Fabio Schembri, è che i giudici d’appello restituiscano subito le carte a quelli di primo grado per un nuovo verdetto. Potrebbe anche accadere che i giudici d’appello celebrino il processo e, solo dopo la camera di consiglio, decidano se debba essere rifatto il primo grado. La decisione della Cassazione segue un ricorso presentato dai legali di alcuni imputati. Che intanto restano in carcere. La Suprema corte infatti, ha deciso sul ricorso dei difensori di un condannato, senza disporre scarcerazioni. La questione dell’annullamento della sentenza però verrà sollevata anche dai legali degli altri imputati nell’udienza di venerdì davanti alla Corte d’Appello, che dovrà decidere quali effetti avrà l’annullamento. I termini di custodia scadono tra febbraio e aprile.
A questo punto, i legali degli imputati (la decisione della Cassazione può avere “effetto estensivo”) nell’udienza di domani nell’aula bunker di piazza Filangeri solleveranno la questione della nullità della sentenza, perché resterebbe, in sostanza, solo il primo deposito con le motivazioni ‘monche’ in cui non c’è il trattamento sanzionatorio di tutti gli imputati. Al quarto piano del Palazzo di Giustizia gli inquirenti attendono di capire cosa succederà domani e quali decisioni prenderà la Corte d’Appello.