Per la coltivazione della palma da olio, diverse aziende operanti in Perù nel settore dell’olio di palma distruggeranno più di 23.000 ettari di foresta vergine nel nord dell’Amazzonia peruviana.
L’allarme proviene da diverse organizzazioni non governative, che hanno fornito dati riguardo alle due piantagioni di Maniti e Santa Cecilia, in cui le operazioni di deforestazione sono ormai imminenti, grazie a una recente decisione del governo. Se la deforestazione procede solo in queste due colture verranno interessati 9300 ettari di foresta.
“Abbiamo fatto un’analisi approfondita delle immagini satellitari del progetto e abbiamo concluso che il 84,6% delle piantagioni Maniti e Santa Cecilia sono foresta vergine”, recita un comunicato congiunto, steso dall’Associazione per la conservazione del bacino amazzonico del Perù e l’Associazione per la conservazione del Rio delle Amazzoni, citate dal «Guardian»: “Questo implica disboscare 9343 ettari di foresta vergine”.
Le aziende coinvolte – la Islanda Energia e la Palmas del Amazonas – ricevono “un sostegno tecnico e finanziario” dalla Palmas del Espino, leader del settore dell’olio di palma del Perù e parte di uno dei più potenti gruppi di business nel paese, il Gruppo Romero.
Anche se l’area minacciata dalla coltivazione estensiva della palma da olio in Perù è minore che in altre regioni, come nei vicini Ecuador e Colombia – ma anche Indonesia o Malesia – l’espansione di questo settore nel territorio peruviano si è rivelato drammatico negli ultimi anni. Sia il governo centrale sia le amministrazioni regionali hanno adottato misure per promuovere e incoraggiare la coltivazione e più di 1,5 milioni di ettari sono stati identificati come potenzialmente adatti per la palma da olio, il che ha reso questo settore una delle minacce maggiori per l’Amazzonia peruviana.