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martedì 19 gennaio 2021

Il premier chiede “aiuto”, apre al proporzionale e si prepara al Conte-ter. - Luca De Carolis

 

Il primo tempo della partita dove Giuseppe Conte si gioca tutto è andato bene, anzi meglio. Il conto recita 321 Sì alla Camera, cioè cinque voti sopra la maggioranza assoluta. Ma è oggi al Senato che il presidente del Consiglio dovrà cercare una maggioranza, se non assoluta, almeno cospicua nella votazione di fiducia. L’unica via per “voltare pagina”, come ha promesso ieri a Montecitorio, sancendo la rottura definitiva con Matteo Renzi, “perché non si può cancellare quanto accaduto”. Però ora servono voti, tanti, quantomeno per non restare lontano da quella quota 161 voti che ieri sera pareva ancora irraggiungibile. “Questi 321 voti possono aiutarci” sussurravano ieri diversi giallorosa, fiduciosi nel fatto che l’esito potrebbe spingere qualche renziano a dire sì in Senato. Nell’attesa ieri Conte ha provato ad aiutarsi con un discorso in cui ha promesso, molto.

Innanzitutto, una legge proporzionale “quanto più condivisa”, cioè quanto invocano i centristi di varia natura e Forza Italia. Ma anche il “rafforzamento della squadra di governo”, aprendo a un rimpasto ampio e quindi a un Conte ter, l’unica formula con cui placare gli appetiti degli alleati presenti e futuri. Un riassetto che il premier, raccontano, vuole chiudere “in pochi giorni”. Al punto che, secondo voci insistenti, potrebbe salire prestissimo al Colle per concordare tempi e modi del rimpasto: già domani o giovedì. Ma tutto ovviamente dipenderà dal voto in Senato: vitale per il premier, provato da certe scorie. Per questo nel suo intervento a Montecitorio assicura che “mi avvarrò anche della facoltà di designare un’autorità delegata per l’intelligence di mia fiducia.” Ma soprattutto chiede: “Se avete delle proposte di modifica della legge (sui Servizi, ndr), seguite i canali istituzionali e se avete delle richieste di controllo, c’è il Copasir. Ma teniamo fuori il comparto di intelligence dalle polemiche”. Però i punti nodali del discorso sono altri. Partendo da quella richiesta ai deputati: “Aiutateci a ripartire e a rimarginare al più presto la ferita che la crisi in atto ha prodotto con i cittadini”.

Ed è la via per imbastire il processo dialettico all’avversario, a quel Renzi che non citerà mai, come un perfetto innominabile. “Provo un certo disagio, perché sono qui a provare a spiegare le ragioni di una crisi di cui non ravviso alcun plausibile fondamento” sostiene Conte, che accusa Italia Viva “di attacchi anche scomposti, al termine dei quali ha deciso di scomporsi”. Una lunga “teoria di contrappunti spesso sterili”, sostiene, con “continui rilanci”. Un assalto che “ha fatto anche aumentare lo spread”. Ma ora basta, assicura Conte, che punta su “un’alleanza a vocazione europeista, che faccia una scelta di campo”: molto diversa da quei sovranisti da cui il premier prende le distanze, anche se nel 2018 a Chigi era arrivato anche grazie a loro, ai leghisti che infatti in aula gli rinfacciano il suo fresco passato. Ma Conte ora ha altro in testa, sostituire Iv con gruppi organizzati. Così apre il più possibile, invocando “il contributo di formazioni che si collocano nel solco delle migliori e più nobili tradizioni europeiste: liberale, popolare, socialista”. Certo, “l’appoggio dovrà essere limpido e trasparente” giura, come a dire che non vuole il mercato dei posti. Però, per richiamare i Responsabili di varia natura, Conte mostra il miele che serve, una legge elettorale proporzionale cui abbinare “alcuni correttivi alla forma di governo”, anche per “restituire al Parlamento un ruolo centrale”.

Non a caso, ventila misure anche per “ridurre il ricorso alla decretazione d’urgenza”. Sa dai tanti mal di pancia per un governo considerato troppo accentratore, e infatti un dem critico come Graziano Delrio lo dice: “Sulla centralità del Parlamento voltiamo pagina”. Dopodiché al Pd e anche a un pezzo mica piccolo del M5S, per non parlare dei Responsabili, devi dare anche altro. E Conte apre: “Alle forze di maggioranza chiederò di completare il confronto per un patto di fine legislatura e di concordare le forme più utili anche a rafforzare la squadra di governo”. Per ora precisa solo l’ovvio, ossia che non terrà la delega all’Agricoltura. Ma la partita dei ruoli è già in corso. E si riparla di uno sdoppiamento del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, mentre per i Responsabili servirebbero almeno due ministeri e il Pd è tornato a puntare il Viminale. Ma prima c’è l’ordalia, in Senato.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/01/19/il-premier-chiede-aiuto-apre-al-proporzionale-e-si-prepara-al-conte-ter/6070274/

lunedì 27 aprile 2015

Legge elettorale, ecco l'Italicum. - Alessio Sgherza

Legge elettorale, ecco l'Italicum

Dopo il proporzionale puro della prima repubblica, il Mattarellum delle elezioni 1994,1996 e 2001, dopo il Porcellum del 2006, 2008 e 2013, vede la luce il nuovo sistema elettorale italiano: l'Italicum. Ecco come dovrebbe funzionare.

Proporzionale, premi di maggioranza, soglie di sbarramento, circoscrizioni provinciali e doppio turno. Sono questi gli elementi dell'Italicum, il sistema elettorale che dovrebbe sostituire il Porcellum e garantire rappresentatività e governabilità all'Italia. Il ddl è un punto di incontro tra idee diverse.

La base è quella dell'accordo Renzi-Berlusconi, però modificato più volte, prima in un incontro Berlusconi-Renzi del 29 gennaio, poi con un accordo di maggioranza a cui Berlusconi ha dato un sostanziale via libera prima il 12 novembre e poi il 25 novembre. Ecco i punti salienti del nuovo sistema, come si è delineato nella sua ultima versione.

Uno spagnolo modificato. Il nome Italicum arriva direttamente da Renzi, che lo ha definito così durante la sua presentazione. La base è quella del sistema elettorale spagnolo, ma modificato per adattarlo alle richieste dei partiti italiani fino quasi a stravolgerlo.

Il sistema elettorale sarà proporzionale (ovvero il numero di seggi verrà assegnato in proporzione al numero di voti ricevuti) e il calcolo sarà fatto su base nazionale e non provinciale come quello spagnolo, utilizzando la regola "dei più alti resti". Questo dovrebbe favorire almeno parzialmente i partiti più piccoli, che con un calcolo su base provinciale sarebbero stati molto penalizzati.

Soglie di sbarramento. Come detto, si è andati incontro ai partiti più piccoli prevedendo una distribuzione dei seggi su base nazionale ma al tempo stesso, per limitare il proliferare di gruppi parlamentari, al riparto potranno accedere solo le liste che supereranno la soglia del 3%.

È prevista anche una soglia per le minoranze linguistiche nelle regioni che le prevedono: lo sbarramento è del 20% dei voti validi nella circoscrizione dove si presenta.

Nel caso in cui un partito che facesse parte della coalizione che ottiene il premio di maggioranza non superasse la soglia di sbarramento, i suoi voti concorrerebbero al raggiungimento del premio ma sarebbe comunque escluso dal riparto dei seggi, che sarebbero redistribuiti agli altri partiti della coalizione.

È invece saltato l'accordo per la norma 'salva Lega', la quale prevedeva che i partiti che ottenessero almeno il 9% in almeno tre regioni rientrassero comunque in Parlamento.

Circoscrizioni più piccole e tornano le prefenze. Invece delle 27 circoscrizioni attuali si passa a circoscrizioni di dimensione minore. Saranno 100 collegi (in media di circa 600mila abitanti ciascuno) e in ognuno verranno presentate mini-liste, in media di 6 candidati.

Nella prima stesura le liste erano bloccate, ovvero i candidati venivano eletti nell'ordine con cui erano in lista (se un partito aveva diritto a tre seggi, venivano eletti i primi tre della lista). Il sistema delle liste bloccate è però stato bocciato dalla Corte Costituzionale. Nell'accordo finale è invece previsto che solo i capilista siano bloccati (e sono i primi ad essere eletti), mentre dal secondo eletto in poi intervengono le preferenze (ogni elettore ne potrà esprimere due).

Questo sistema avrà come conseguenza che i partiti più piccoli, che difficilmente eleggeranno più di un parlamentare in una circoscrizione, vedranno eletti i capilista, mentre i partiti più grandi avranno anche una quota di parlamentari scelti con le preferenze.

L'eccezione in Trentino-Alto Adige e Valle d'Aosta. La legge prevede che la regione Val d'Aosta e le province di Trento e Bolzano siano escluse dal sistema proporzionale. Qui si voterà in nove collegi uninominali (8 per T.A.A. e 1 per la Val d'Aosta), come già avveniva con il precedente sistema elettorale. Se alla regione Trentino-Alto Adige sono assegnati più di 8 seggi, questi verranno assegnati con il sistema proporzionale.

Premio di maggioranza o doppio turno. Sono due i sistemi ideati per garantire la governabilità. Se la lista più votata dovesse ottenere almeno il 40% dei voti (soglia alzata dal 35% al 37% e poi al finale 40%), otterrà un premio di maggioranza. Il premio assegnerà alla lista più votata 340 seggi su 617 (sono esclusi dal calcolo il seggio della Valle d'Aosta e i 12 deputati eletti all'estero): si tratta del 55% dei seggi.

Se invece nessun partito o coalizione arrivasse al 40% scatterebbe un secondo turno elettorale per assegnare il premio di maggioranza. Accederebbero al secondo turno le due liste più votate al primo turno, e il vincente otterrà un premio di maggioranza tale da arrivare al 53% dei seggi (327 deputati).

Fra il primo e il secondo turno non sono possibili apparentamenti, a differenza del modello elettorale per i sindaci.

Candidature multiple. I capolista potranno essere inseriti nelle liste in più di un collegio elettorale, come già succedeva nel Porcellum, ma fino a un massimo di 10. Nella prima bozza questa possibilità era esclusa.

Le polemiche sulle quote rosa. Il tema delle quote rosa è stato a lungo dibattuto. Nell'ultima formulazione, nessuno dei due sessi potrà essere rappresentato in misura superiore al 50% (con arrotondamento all'unità inferiore) e nella successione interna alle liste nessun genere potrà essere presente per più di due volte consecutive.

Inoltre ciascuno dei due sessi può essere rappresentato massimo nel 40% dei capilista e se l'elettore esprimerà due preferenze, dovranno essere relative a due candidati di sesso diverso, pena la nullità della seconda preferenza.

Nessuna di queste ipotesi garantisce che a essere elette sarà un numero consistente di donne, tutto dipenderà da come saranno scritte le liste e dalle preferenze che le donne otterranno.

Entrata in vigore. Una volta approvato, l'Italicum entrerà in vigore solo l'1 luglio 2016.

(Pubblicato il 20/1/2014; aggiornato il 27/01/2015)