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giovedì 13 giugno 2019

Disastro nucleare alla HBO. - Dimitry Orlov



Non vi è alcun motivo particolare per cui dovreste saperlo, ma HBO, in collaborazione con British Sky, ha creato una miniserie sul disastro di Chernobyl. Non l’ho vista, ma ho letto tutta una serie di analisi e discussioni da parte di quelli che lo hanno fatto, e che, per loro formazione professionale, possono parlare con cognizione di causa del disastro di Chernobyl. Sulla base del loro verdetto collettivo, io non la guarderò, perché, in pratica, è una schifezza e so come impegnare molto meglio il mio tempo. Così dovreste fare voi. La miniserie non è interessante; ciò che vale invece la pena capire è perché e come è stata realizzata. Armati di questa consapevolezza, sapremo che cosa cercare.
Prima di tutto, cominciamo con il dire che HBO e Sky non sono altro che divisioni minoritarie all’interno di due enormi conglomerati dedicati all’intrattenimento di massa, WarnerMedia (del valore di 85,4 miliardi di dollari) e Comcast (del valore di 187 miliardi di dollari). Se questa miniserie fosse un prodotto della propaganda russa, ordinato dal Cremlino, allora sarebbe stata realizzata da entità di proprietà statale, come VGTRK e Primo Canale; ma gli Stati Uniti (e la sua sussidiaria britannica) sono gestiti da un’oligarchia che produce la propria propaganda tramite entità societarie private. In ogni caso, sempre di un esercizio di propaganda si tratta, ed è molto interessante chiedersi: cosa viene propagandato e a quale scopo?
La sceneggiatura sembra essere basata sul libro Chernobyl Prayer di Svetlana Alexievich, una scrittrice di romanzi bielorussa che però scrive in russo. Anche se, secondo Wikipedia, la signora sarebbe una giornalista investigativa ed una storiografa, il suo vero genere letterario è una sorta di fantasy storica/macabra, tendenziosamente anti-russa. Fa abbastanza presa su coloro che amano farsi manipolare a livello emotivo, ma assai poco su quelli che godono di una prospettiva equilibrata ed obiettiva. Certo, l’insensato e sanguinoso caos, parto di una scrittrice egocentrica, potrebbe anche essere visto come un altruistico gesto di eroismo patriottico da parte di uomini i cui sacrifici avevano costruito e preservato la grande nazione russa. Oh, ma la Alexievich non è neanche russa, ha giusto preso in prestito la lingua e la cultura della Russia per fare un po ‘di soldi.
Un altro dei suoi libri era imperniato sul conflitto afgano ed era stato ampiamente screditato da quelli che vi avevano effettivamente partecipato. Lo aveva scritto dopo una visita di soli 20 giorni a Kabul, cinque mesi prima del ritiro sovietico dall’Afghanistan, ed era tutta una finzione, praticamente dall’inizio alla fine. Ma la russofobia paga (in Occidente) e la Alexievich aveva ricevuto il premio Nobel per la letteratura (da sempre assai politicizzato). Quasi come un omaggio, suppongo, la Alexievich è stata inserita direttamente nella sceneggiatura della miniserie della HBO, con la creazione del personaggio di Ulyana Khomyuk, una sorta di Erin Brokovich ucraina.
La miniserie è stata elogiata per la sua attenzione ossessiva-compulsiva ai dettagli dello stile di vita tardo-sovietico. Apparentemente, nessuno sforzo è stato risparmiato nella ricerca degli oggetti di scena nei mercatini delle pulci di tutta la Bielorussia e dell’Ucraina, e coloro che avevano vissuto nell’URSS durante quel periodo sono rimasti impressionati dalla verosimiglianza della ricostruzione. Ma qui è dove finisce il valore intrinseco dello spettacolo; il resto è una litania di menzogne, come attesta il lunghissimo elenco di palesi invenzioni e distorsioni compilato dai numerosi analisti che hanno un’esperienza profonda e diretta del disastro. Non posso raccomandarvi di guardarla; io so che non lo farò. Come ho già detto, lo spettacolo in sé non ha importanza; ciò che importa è perché è stato creato e che cosa significa.
Sulla base di tutte le mie ricerche, i grandi disastri nucleari sono raramente degli incidenti. Quelli veramente accidentali vengono tenuti nascosti; quelli che non lo sono vengono ampiamente pubblicizzati. Probabilmente avrete sentito parlare di Three Mile Island, Chrernobyl e Fukushima; ma avete mai sentito parlare dell’incendio del reattore di Windscale a Sellafield, nel Regno Unito, nel 1957? Aveva bruciato per tre giorni e diffuso contaminanti radioattivi in tutta la Gran Bretagna e in Europa. Quello era stato un vero incidente: qualcuno si era dimentiticato di accendere le ventole di raffreddamento, e qualcun’altro aveva preferito starsene seduto a bere il tè, invece di rispondere ad un allarme.
Per quanto riguarda gli altri tre, un forte sentore di mistero li circonda. Nel caso di Three Mile Island, le valvole che controllavano il flusso di un circuito di raffreddamento secondario erano inspiegabilmente rimaste chiuse per diversi turni di lavoro. Quando si era verificata una condizione di sovratemperatura, il reattore aveva dovuto essere spento in fretta, e così era stato. Tuttavia, gli operatori avevano continuato a trafficare con le pompe del circuito di raffreddamento fino a quando le parti superiori delle barre di combustibile erano rimaste scoperte ed esposte all’aria e si erano surriscaldate, rilasciando idrogeno e isotopi radioattivi gassosi nella struttura di contenimento del reattore. Gli operatori avevano quindi scaricato il gas radioattivo in un serbatoio di espansione all’esterno della struttura di contenimento, ma la sua valvola di sfiato era rimasta aperta e lo sfiato era andato avanti fino al completo svuotamento nell’atmosfera del serbatoio di espansione. Il risultato era stata una scoreggia radioattiva di piccole dimensioni, troppo piccola per essere misurata in modo certo al di sopra della radiazione di fondo e decisamente troppo esigua per avere effetti verificabili sulla salute pubblica.
Quando si incrociano le probabilità dell’intera cascata di eventi che aveva causato quel piccolo peto radioattivo, si ottiene una probabilità talmente piccola per tutto l’evento che va al di là dell’immaginabile. Allo stesso tempo, si era fatto di tutto per portare la popolazione in uno stato di panico e per provocare un’evacuazione del tutto inutile, durante la quale 17 persone erano morte in incidenti stradali mentre fuggivano terrorizzate. Come sempre, è utile chiedersi: cui bono? Chi aveva beneficiato di questo ridicolo esercizio, dove prima si mette in scena un imprevisto e improbabile incidente, per poi pubblicizzarlo con l’obiettivo di portare il pubblico ad un parossismo di paura e disperazione? La risposta, non sorprende, è che questo sembra essere stato fatto a beneficio della burocrazia federale. Vedete, l’energia nucleare è il settore che è più frequentemente, e con maggior successo, strutturato come monopolio governativo, ma negli Stati Uniti l’ideologia della libera impresa imponeva che [il settore atomico civile] venisse gestito da società private. Affinché il governo federale potesse prendere il controllo dell’industria nucleare (cosa che ha fatto), ha dovuto minare a fondo la fiducia del pubblico nell’industria nucleare privatizzata (cosa che ha fatto).
Adesso diamo un’occhiata a Fukushima. Lì, tre reattori erano in funzione al momento del terremoto e dello tsunami, e tutti e tre erano stati fermati con successo. Tuttavia, nei giorni successivi, tutti e tre i reattori si erano fusi, più o meno uno al giorno. La ragione addotta per queste fusioni era stata la mancanza di energia elettrica per l’alimentazione delle pompe dell’impianto di raffreddamento, perché la rete elettrica era fuori uso e i generatori diesel di riserva erano stati allagati dallo tsunami.
Ma c’è di più in questa storia. Ecco alcuni punti chiave da considerare:
• Le centrali nucleari sono costruite con una grande quantità di cemento, tondini, lamiera d’acciaio ed altri materiali molto resistenti che possono sopportare qualsiasi tsunami; ma le porte dell’edificio che conteneva i generatori diesel erano fatte di … compensato! Esatto, erano state progettate specificamente per essere sfondate al primo getto d’acqua. Anche uno schermo scorrevole di carta di riso oleata con un disegno del Monte Fuji sarebbe stato altrettanto utile.
• I motori diesel funzionano anche se completamente sommersi, a condizione che le prese d’aria siano dotate di snorkel e non sono troppo difficili da riavviare, anche dopo essere stati allagati. Se sono disponibili serbatoi di aria compressa, possono essere riavviati anche senza elettricità. Ma, in questo caso, i pannelli elettrici di commutazione (che non funzionano molto bene sott’acqua) erano stati installati nel seminterrato, che si era allagato.
• I terremoti che si verificano in natura generano al sismografo un tracciato caratteristico: iniziano a bassa intensità e poi aumentano, man mano che il substrato roccioso si muove e prende velocità. Le esplosioni nucleari, al contrario, iniziano con un big bang istantaneo e poi si smorzano, quando le onde d’urto si allontanano dall’epicentro. Il terremoto di Fukushima è una sovrapposizione dei due tracciati: assomiglia ad una bomba nucleare di profondità che scatena un terremoto … che produce uno tsunami che sommerge Fukushima (che era stata accuratamente predisposta proprio per questo evento).
All’epoca del terremoto e dello tsunami, la portaerei americana USS Ronald Reagan stava navigando al largo, vicino all’epicentro del terremoto, e un gruppo di marinai aveva subito un avvelenamento da radiazioni (e in seguito aveva citato in giudizio il governo degli Stati Uniti, ottenendo un indennizzo monetario per il danno subito).
Al momento del disastro di Fukushima, un notevole rilascio di cesio 137 radioattivo era stato monitorato da un satellite, e la posizione dell’emissione non era incentrata su Fukushima, ma diverse centinaia di miglia al largo, vicino all’epicentro del terremoto. Da lì si era diffuso in tutto il pianeta. I calcoli hanno mostrato che i reattori di Fukushima non potevano produrre la quantità rilasciata di Cs-137; questa avrebbe richiesto l’uso di un ordigno nucleare.
Inoltre, al momento del disastro di Fukushima, l’industria nucleare statunitense si trovava di fronte ad una grave carenza di uranio arricchito. Durante gli anni precedenti aveva utilizzato il combustibile ad ossidi misti fornitole dalla Russia come parte integrante del programma megatoni-megawatt, in cui la Russia riciclava il suo eccesso di plutonio mescolandolo con uranio e cedendolo agli Stati Uniti dietro modesto compenso; questo programma era però destinato a terminare. Nel frattempo, lo sforzo per la costruzione negli Stati Uniti di strutture per l’arricchimento dell’uranio non aveva avuto successo (i precedenti metodi basati sulla diffusione non erano più praticabili, mentre le centrifughe a gas sono molto difficili da progettare).
Se le centrali nucleari negli Stati Uniti non avessero potuto essere rifornite (e ce ne sono un centinaio), allora gli Stati Uniti si sarebbero trovati a dover affrontare gravi blackout. Ma il Giappone disponeva di una capacità di generazione di riserva, basata sui combustibili fossili, equivalente alla sua produzione nucleare, e perciò le sue centrali nucleari potevano essere chiuse senza causare blackout. Gestire una crisi del genere su basi commerciali avrebbe comportato un aumento esorbitante dei costi energetici, innescando un’ondata di fallimenti e provocando un collasso finanziario.
 Gli Stati Uniti hanno già bombardato una volta il Giappone con le atomiche, quindi esiste un precedente. Il drammatico e superpublicizzato disastro di Fukushima ha portato l’opinione pubblica giapponese ad essere estremamente avversa all’uso dell’energia nucleare, risolvendo in modo elegante il problema [per gli USA] della carenza di uranio arricchito.
Ora passiamo al disastro di Chernobyl. E’ stato di gran lunga il peggior incidente nucleare della storia, perché, in questo caso, l’intero contenuto di un reattore nucleare era stato esposto all’atmosfera, diffondendo una contaminazione radioattiva a lunga emivita su un’area molto vasta. E, ancora una volta, la teoria dell’incidente è significativamente più debole di quella che presuppone che non si sia trattato di un incidente. Ecco alcuni punti che ci aiuteranno a valutare la situazione.
Per semplificare, i reattori nucleari sono come le automobili: sicuri se gestiti in sicurezza, palesemente pericolosi in caso contrario. Se durante un tragitto in autostrada, lasciate il volante e schiacciate l’acceleratore, c’è un’ottima possibilità che possiate schiantarvi e prendere fuoco. Sono i vostri input di controllo che impediscono alla macchina di “diventare critica.” La stessa cosa capita con un reattore nucleare; input di controllo tempestivi e corretti impediscono che possa esplodere.
I reattori nucleari sono un po ‘più complicati da gestire delle automobili. Con le macchine, ogni volta che si pigia sull’acceleratore o sul freno, l’effetto è sempre lo stesso. Ma i reattori nucleari sono dotati di memoria e possono essere in un numero qualsiasi di stati, sulla base di come erano stati fatti funzionare in precedenza. Mentre gran parte della potenza che generano deriva dal decadimento nucleare di uranio e plutonio, una frazione molto importante proviene dal decadimento degli elementi più leggeri generati nel processo, ciascuno con un diverso insieme di caratteristiche ed emivite. Continuando la nostra analogia con l’automobile, in alcune condizioni, improvvisamente, il pedale dell’acceleratore farà esplodere la vostra auto. [Per evitarlo] dovrete accelerare molto lentamente e delicatamente, tenendo d’occhio l’indicatore della temperatura.
A differenza di un’auto, un reattore nucleare non ha l’acceleratore e i freni; ha solo i freni. Queste sono chiamate barre di controllo e inserendole nel reattore si arresta la reazione, estraendole in modo parziale la si accelera, estraendole completamente e tenendole fuori si otterrà sicuramente un incidente nucleare. Ora, il tipo di reattore nucleare utilizzato a Chernobyl, l’RBMK-1000, aveva una strana caratteristica. Normalmente, se la reazione sta accelerando in modo anomalo, spingere le barre di controllo fino in fondo è un buon sistema per tenerla sotto controllo. Ma con l’RBMK-1000, lo spingere a fondo le barre, in realtà, inizialmente accelerava la reazione. Questo era stato scoperto in un altro RBMK-1000 a Leningrado, 11 anni prima di Chernobyl, dove la fusione completa del nocciolo era stata evitata per pura fortuna. Anche se il rilascio di contaminanti radioattivi era stato da 30 a 50 volte inferiore a quello di Chernobyl, era stato comunque significativo. Ciononostante, non c’era stato alcun clamore, era stato ignorato dai media e l’incidente era stato in gran parte tenuto segreto: un segno sicuro che si era trattato di un vero, e non artificioso, incidente nucleare.
L’esperienza di Leningrado era stata quindi studiata ed erano state messi a punto nuovi standard e procedure operative che avrebbero dovuto evitare il ripetersi dell’errore che aveva provocato l’incidente (la manovra errata era stata spegnere il reattore, poi riavviarlo troppo presto o troppo in fretta, per poi essere costretti a spegnerlo nuovamente). Tuttavia, questo è esattamente ciò che era successo a Chernobyl 11 anni dopo. Diverse persone danno la colpa a vari fattori. Uno di questi era stata la decisione amministrativa di trasferire le centrali nucleari dall’ambito del Ministero dell’Industria Centrale (che si occupava di industria nucleare) al Ministero dell’Energia, che non aveva esperienza di energia nucleare e che aveva messo politici altrettanto inesperti in posizioni di responsabilità nelle centrali atomiche.
L’incidente di Chernobyl è stato il risultato di un esperimento incredibilmente stupido (se si era veramente trattato di un incidente) o moderatamente intelligente (se il disastro era avvenuto come previsto). Aveva praticamente ricalcato la sceneggiatura dell’incidente di Leningrado. Si era verificata anche una vera e propria ingerenza politica: alcune telefonate dal Cremlino avevano costretto a ritardare l’esperimento, facendo in modo che il reattore rimanesse inattivo per un periodo di tempo più lungo del previsto, cosa che aveva reso più probabile un’esplosione al momento del suo veloce riavvio.
Allora, chi erano i traditori che avevano causato il disastro di Chernobyl? Si nascondevano al Cremlino e il loro capo era Mikhail Gorbaciov, che aveva raggiunto il suo più grande successo nella vita quando aveva abbandonato la carica di primo ed unico presidente dell’URSS, mentre i leader nazionalisti la spartivano in 15 pezzi. Aveva però conseguito anche altri importanti risultati, come il ritiro di truppe dall’Afghanistan, in modo tale da rendere quasi inevitabile la diffusione della jihad islamica nelle regioni meridionali della Russia. Ma Chernobyl li aveva sicuramente battuti tutti: cercare di rimediare a quest’unico disastro era costato all’URSS quasi tutto il suo PIL annuale, aveva provocato un enorme danno alla sua reputazione, e la maldestra gestione politica della situazione successiva al disastro era riuscita a far schierare contro il governo sovietico una discreta fetta della popolazione. Quest’ultimo fattore non era stato però un successo completo, come avevano dimostrato i risultati dei vari referendum tenutisi durante la dissoluzione dell’URSS, perché gran parte della popolazione aveva votato per preservarla. Ma i desideri della gente erano stati vanificati dai … traditori.
E questo ci porta alla domanda finale: cosa indurrebbe due enormi conglomerati occidentali dell’intrattenimento di massa ad impegnare un capitale enorme in una miniserie relativamente oscura e impopolare, che è essenzialmente un film horror nucleare tagliato su misura per diffamare la Russia? Certo, il trentesimo anniversario del disastro è veramente un anniversario, ma cosa c’è d’altro? Qui, i fatti rilevanti sembrano essere i seguenti.
Tutto l’Occidente ha praticamente perso la capacità di costruire centrali nucleari. L’unica nuova centrale nucleare europea ad essere stata completata è in… Cina, e il progetto è stato portato a termine solo grazie ad uno stuolo di specialisti cinesi che hanno documentato e rettificato tutti gli errori commessi dagli Europei in Francia in un reattore simile, non ancora operativo. Un altro progetto simile, in Finlandia, non è ancora stato completato. Tutti e tre questi progetti hanno visto ritardi esecutivi assolutamente strabilianti (di un decennio o più) e superamenti dei costi veramente ridicoli. Un altro paio di progetti negli Stati Uniti stanno anch’essi languendo in uno stato di non completamento (il Dipartimento dell’Energia ha recentemente elargito un po’ più di fondi federali a quello in Georgia).
Sebbene il danno causato alla salute umana e all’ambiente dall’energia nucleare sia di parecchi ordini di grandezza inferiore a quello causato dalla combustione dei combustibili fossili, l’energia nucleare è assai impopolare in Occidente e, vista l’esperienza di Fukushima, in Giappone, la Germania ha chiuso le sue centrali nucleari. La Francia fa ancora affidamento sulle sue, a cui è legata una gran percentuale della produzione di energia elettrica, ma, a questo ritmo, il suo parco di reattori obsoleti non sarà sostituito in tempo. Gli esperimenti con le energie rinnovabili hanno, per ora, portato ad un rialzo delle bollette, danneggiando la competitività dell’industria europea. In breve, l’Europa non dispone di buone opzioni per quanto riguarda la produzione di energia elettrica.
Nel frattempo, la Rosatom russa ha perfezionato l’ultimo VVER-1200 ed è completamente impegnata a costruire, alimentare e gestire centrali nucleari in tutto il pianeta. Dal momento che i reattori nucleari ogni tanto avrebbero tendenza a fondere, quelli russi più recenti sono dotati di un serbatoio di fusione che blocca la reazione e rende più facile la bonifica, quindi, non più “sindrome cinese.” E, dal momento che il combustibile nucleare può rimanere scoperto e sviluppare idrogeno, i nuovi reattori sono dotati di depuratori catalitici per l’idrogeno installati nella parte superiore della struttura di contenimento, quindi, non più esplosioni di idrogeno. Rosatom ora possiede qualcosa come i 2/3 del mercato globale per i nuovi progetti di energia nucleare. Anche la Cina ha un programma molto ambizioso per incrementare la propria capacità di generazione nucleare. Aggiungete a questo il fatto che la Russia ha messo a punto due importanti innovazioni tecnologiche nucleari.
Il primo successo è stato quello di rendere operativo un reattore autofertilizzante: il BN-800 è utilizzato commercialmente a Beloyarskaya AES dall’ottobre del 2016. Si tratta di un tipo di reattore che produce il combustibile che utilizza (e anche di più) dall’estremamente abbondante, ma generalmente inutile, uranio 238. Tutti quelli che avevano tentato di perfezionare questa tecnologia (Stati Uniti, Francia e Giappone) avevano fallito e avevano rinunciato. È una svolta chiave, perché risolve due problemi principali: mitiga la carenza di uranio naturale 235 e risolve il problema dei rifiuti nucleari radioattivi a lunga emivita, che i reattori di tipo BN possono bruciare fino a quando diventano abbastanza innocui da poter essere interrati.
La seconda svolta è l’introduzione del ciclo nucleare chiuso. Chi acquista combustibile nucleare da Rosatom non deve preoccuparsi di che cosa farsene del combustibile esaurito: dopo un periodo di raffreddamento, Rosatom riprende le barre di combustibile e le riprocessa. Il combustibile esaurito viene polverizzato e gli elementi utili vengono estratti, arricchiti, ricombinati e utilizzati per realizzare nuove barre di combustibile. Mentre il flusso costante di centrali nucleari occidentali che vengono chiuse e smantellate sta per trasformarsi in un’alluvione, un semplice contratto con Rosatom per la rimozione del combustibile esaurito fornisce una buona soluzione dove prima non ce n’erano, abbassando i costi di decommissionamento a numeri che i bilanci nazionali possono ragionevolmente sopportare.
Quindi, cosa rimane da fare ai propagandisti occidentali che sono consapevoli di un Occidente che langue senza alternative energetiche, mentre i programmi nucleari di Russia e Cina stanno sempre più accelerando? Naturalmente, la scelta è ovvia: realizzare uno pseudo-documentario basato sulla finzione fantasiosa di un Premio Nobel con russofobia di Grado A, in modo da screditare in un colpo solo la Russia e la sua industria nucleare! La concorrenza leale è troppo antiquata. In Occidente, il nuovo modo di vincere (o tentare, ma fallire) è demolire i concorrenti globali usando tutto quello che serve: sanzioni, menzogne, campagne diffamatorie … film horror nucleari.
Mentre alcuni paesi sono abbastanza ricchi da poter produrre film horror nucleari ad alto budget, altri non sono così fortunati. Ad esempio, l’Ucraina è troppo indigente per fare qualsiasi cosa di artistico ad un simile livello, ma questo paese disgraziato, che cerca in tutti i modi di essere un Dr. Male americano in miniatura, potrebbe effettivamente provare a catturare un po’ dell’attenzione internazionale (e anche qualche aiuto, in modo che i suoi oligarchi lo possano rubare) mettendo in scena un “incidente” atomico. Ha ancora una dozzina circa di reattori nucleari che producono la maggior parte della sua energia elettrica e che sono (orrore degli orrori!) russi. Beh, no, in realtà sono sovietici: sono molto vecchi e dovrebbero essere chiusi definitivamente nel giro di un paio d’anni. Speriamo che i reattori nucleari ucraini vengano fermati e messi fuori servizio in sicurezza (un bel problema in un paese che, a quel punto, non avrà una rete di distribuzione elettrica). Ma, se dovesse succedere una Chernobyl 2.0, per favore, non andare in giro a sostenere che si è trattato di un incidente!
Dmitry Orlov
Fonte: cluborlov.blogspot.com
Link: http://cluborlov.blogspot.com/2019/06/nuclear-meltdown-at-hbo.html
11.06.2019
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org