Possono essere stalattiti – che pendono dal soffitto – e stalagmiti – che salgono dal suolo verso il soffitto, per esempio. In molte grotte sono comuni speleotemi rotti romperli per portarli a casa come souvenir o per lasciare segni della visita era un’attività diffusa tra i turisti e gli speleografi della fine dell’Ottocento. Si credeva che i resti della grotta di Saint-Marcel provenissero da questo tipo di attività, ma tracce di uomini antichi in altre grotte hanno portato a ulteriori ricerche sul sito. Le concrezioni hanno un rapporto profondo con l’acqua: se scorre ancora nel punto in cui si sono rotte, il costante deposito di minerali fa sì che la formazione ricresca. Studiando questa ricostruzione naturale ed esaminando i tassi degli elementi uranio e torio nelle rocce, gli scienziati sono riusciti a scoprire di più sulla grotta. La datazione uranio-torio si basa sulla solubilità in acqua. Mentre l’uranio è solubile in acqua, il torio, prodotto dal suo decadimento, non lo è.
Poiché il tasso di decadimento dell’uranio è fisso e noto, la quantità di torio in un campione può indicare la formazione del minerale: analizzando gli speleotemi, quindi, si è scoperto che la maggior parte si è formata tra 125.000 e 70.000 anni fa. La più antica punta di speleotema rotta dall’uomo è stata datata a 10.000 anni fa, mentre la più recente risale a circa 3.000 anni fa. Numerosi pezzi rotti sembrano essere stati appositamente disposti per creare una struttura nella camera della grotta, la cui costruzione si dice sia iniziata circa 8.000 anni fa. Le prove dell’azione umana sono conclusive, ma non sappiamo come siano arrivati al sito o perché. Sulle pareti dei cunicoli è presente della fuliggine, e questo potrebbe essere un buon indizio, ma l’analisi di questi elementi dovrà essere lasciata a ricerche future.
Fonte:
https://link.springer.com/article/10.1007/s10816-024-09649-6