Le polveri che hanno dato origine ai pianeti e alle molecole della vita sono più antiche del previsto (fonte: ALMA/ESO)
Lo dimostra una galassia anomala, primitiva e polverosa.
Le polveri che danno origine ai pianeti e alle molecole della vita sono più antiche del previsto: lo dimostra la scoperta nell'universo giovanissimo di una galassia molto 'polverosa', osservata quando il cosmo aveva solo 700 milioni di anni ovvero circa il 5% della sua età attuale.
Pubblicata su Nature, la scoperta si deve al gruppo coordinato dall'astrofisico Darach Watson, del Niels Bohr Institute e dell'università di Copenhagen. Alla ricerca ha partecipato anche l'Italia, con Anna Gallazzi, dell'Osservatorio di Arcetri dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf).
''La scoperta può avere implicazioni sulla formazione dei pianeti, che nell'universo potrebbe essere cominciata prima del previsto'' osserva Gallazzi.
Chiamata A1689-ZD1, la galassia è un'anomalia per il cosmo primordiale, ritenuto, finora, povero di polveri e potrebbe far riscrivere le prime fasi della storia dell'universo. Si immaginava infatti che le prime galassie fossero composte prevalentemente da gas perché la polvere viene 'fabbricata' dai processi di combustione nel cuore delle stelle e poi sparsa nel cosmo quando gli astri muoiono ed esplodono.
Queste polveri poi si aggregano in nubi da cui nascono nuove stelle. Occorrono molti cicli di questo tipo per osservare la quantità di polveri, pari a circa 40 milioni di masse solari, individuate nella galassia primordiale. La galassia è anche ricca di elementi pesanti come carbonio, silicio, magnesio, ferro e ossigeno, che sono alla base della formazione dei pianeti e delle molecole organiche complesse.
Questi inattesi risultati implicano che il processo di formazione della polvere sia avvenuto nel tempo record di circa 100 milioni di anni e che si sia sviluppato di pari passo alla formazione delle stelle. ''La galassia - spiega Gallazzi - ha una massa di stelle pari a circa un miliardo di volte quella del Sole, un'età media delle sue stelle di circa 80 milioni di anni e un tasso di formazione stellare che ogni anno produce astri per una massa complessiva di 12 soli''.
Individuata dai telescopi spaziali Hubble e Spitzer, la galassia è stata osservata nel dettaglio dai grandi telescopi dell'Osservatorio Europep Australe (Eso) Vlt (Very Large Telescope) e Alma (Atacama Large Millimeter/submillimeter Array).
Pubblicata su Nature, la scoperta si deve al gruppo coordinato dall'astrofisico Darach Watson, del Niels Bohr Institute e dell'università di Copenhagen. Alla ricerca ha partecipato anche l'Italia, con Anna Gallazzi, dell'Osservatorio di Arcetri dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf).
''La scoperta può avere implicazioni sulla formazione dei pianeti, che nell'universo potrebbe essere cominciata prima del previsto'' osserva Gallazzi.
Chiamata A1689-ZD1, la galassia è un'anomalia per il cosmo primordiale, ritenuto, finora, povero di polveri e potrebbe far riscrivere le prime fasi della storia dell'universo. Si immaginava infatti che le prime galassie fossero composte prevalentemente da gas perché la polvere viene 'fabbricata' dai processi di combustione nel cuore delle stelle e poi sparsa nel cosmo quando gli astri muoiono ed esplodono.
Queste polveri poi si aggregano in nubi da cui nascono nuove stelle. Occorrono molti cicli di questo tipo per osservare la quantità di polveri, pari a circa 40 milioni di masse solari, individuate nella galassia primordiale. La galassia è anche ricca di elementi pesanti come carbonio, silicio, magnesio, ferro e ossigeno, che sono alla base della formazione dei pianeti e delle molecole organiche complesse.
Questi inattesi risultati implicano che il processo di formazione della polvere sia avvenuto nel tempo record di circa 100 milioni di anni e che si sia sviluppato di pari passo alla formazione delle stelle. ''La galassia - spiega Gallazzi - ha una massa di stelle pari a circa un miliardo di volte quella del Sole, un'età media delle sue stelle di circa 80 milioni di anni e un tasso di formazione stellare che ogni anno produce astri per una massa complessiva di 12 soli''.
Individuata dai telescopi spaziali Hubble e Spitzer, la galassia è stata osservata nel dettaglio dai grandi telescopi dell'Osservatorio Europep Australe (Eso) Vlt (Very Large Telescope) e Alma (Atacama Large Millimeter/submillimeter Array).