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mercoledì 19 novembre 2014

LA FARSA DELL' ASSEDIO A JULIAN ASSANGE - John Pilger

Assange


L'assedio intorno a Knightsbridge è tutta una farsa. Per due anni, una presenza esagerata e costosa della polizia intorno all'Ambasciata del Ecuador di Londra è servita al solo scopo di ostentare il potere dello stato. La preda assediata è un australiano accusato di nessun crimine, un rifugiato che fugge dall'ingiustizia, la cui unica salvezza è una stanza concessagli da un paese sudamericano coraggioso. Il suo vero crimine è aver dato il via ad una ondata di verità in un'epoca di bugie, di cinismo e di guerra.

La persecuzione di Julian Assange deve finire. Ovviamente anche il governo britannico ritiene che deve finireIl 28 ottobreil Vice Ministro degli EsteriHugoSwireha detto al Parlamento che avrebbe "accolto attivamente" il procuratore svedese a Londra e che "avrebbe fatto assolutamente di tutto per facilitare il suo lavoro". Il tono era di  impazienza.Il procuratore svedese, Marianne Nysi è rifiutata di andare a Londra per interrogare Assange per le accuse di cattiva condotta sessuale a Stoccolma nel 2010 - anche se la legge svedese lo consente e se questa procedura è di routine sia per la Svezia che per il Regno UnitoLe prove documentali di una minaccia alla vita e alla libertà di Assange da parte degli Stati Uniti - se dovesse lasciare l'ambasciata - sono schiacciantiIl 14 maggio di quest'anno, alcuni documenti della Corte degli Stati Uniti hanno rivelato che un sono in corso ulteriori "indagini-multiple" contro Assange.
La Ny non ha mai dato adeguate spiegazioni sul perché non andrà a Londracosì come le autorità svedesi non hanno mai spiegato perché si sono rifiutate di dare ad Assange una garanzia che non lo avrebbero estradato verso gli Stati Uniti, nel quadro di un accordo segreto tra Stoccolma e WashingtonNel dicembre 2010l'Independent rivelò che i due governi avevano discusso su una possibile estradizione verso gli Stati Uniti ancor prima che fosse emesso ilmandato d'arresto europeo.

Forse una spiegazione può essere che, contrariamente alla sua reputazione di bastione liberalla Svezia è, di fatto, tanto vicina a Washington da aver fatto "concessioni segrete" alla CIA - compresa la deportazione illegale dei rifugiatiLa consegna e la successiva tortura di due rifugiati politici egiziani nel 2001 è stata condannata sia dal Comitato delle Nazioni Unite contro la tortura, che da Amnesty International e da Human Rights Watchla complicità e la doppiezzadello stato svedese sono state documentate nel contenzioso civile e da WikiLeaks.
Nell'estate del 2010Assange era andato in Svezia per parlare delle rivelazioni di Wikileaks sulla guerra in Afghanistan - in cui la Svezia aveva inviato proprie truppe sotto il comando degli Stati Uniti.
 
Gli americani stanno perseguitando Assange perché WikiLeaks ha rivelato i loro epici crimini in Afghanistan e in Iraql'uccisione incontrollata di decine dimigliaia di civili - rimaste segrete - e il disprezzo dimostrato per la sovranità nazionale e per il diritto internazionalecome risulta in modo colorito nei dispacci diplomatici trapelati.Per parte sua, nel rivelare come i soldati afghani e i civili iracheni siano stati assassinati, l'eroico soldato Bradley (ora ChelseaManning si è preso una condanna di 35 anni, dopo essere stato tenuto per più di mille giorni in condizioni chesecondo il relatore speciale delle Nazioni Uniteè equiparabile alla tortura.

Ci sono pochi dubbi che, se gli Stati Uniti dovessero mettere le mani su Assange, non lo attenderebbe niente meno che un destino del genereMinacce di cattura e di morte sono diventate moneta corrente dell'estremismo politico USA messo in atto dal Vicepresidente Joe Biden, che accusa e insulta Assange indicandolo come "cyber-terrorista". Chiunque abbia un dubbio sulla spietatezza USA dovrebbe ricordare l'obbligo di atterraggio imposto lo scorso anno all'aereo del Presidente della Bolivia - sul quale si credeva, a torto, che si fosse imbarcato Edward Snowden.

Secondo i documenti pubblicati da SnowdenAssange è su una "lista di obiettivi Ricercati". I tentativi di Washington  di prenderlo - dicono dei dispacci diplomatici australiani - sono "senza precedenti per portata e natura". Ad Alessandriain Virginiaun gran giurì segreto ha passato quattro anni per cercare di escogitare un delitto con cui Assange possa essere perseguito
Cosa non facileIl primo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti protegge editori,giornalisti e informatori. Quando era candidato alla presidenza nel 2008Barack Obama espresse il suo apprezzamento per gli informatori, come "parte diuna sana democrazia [che] deve essere protetta dalle ritorsioni". Sotto la presidenza di Obamasono stati perseguiti tanti informatori che il loro numero supera il totale de i perseguitati da tutti gli altri Presidenti USA messi insieme. Ancor prima che il verdetto sia stato annunciato nel processo di Bradley ManningObama aveva già definito il whisletblower-informatore colpevole.
 
"I documenti diffusi da WikiLeaks da quando Assange si è trasferito in Inghilterra", ha scritto Al Burke - Direttore del Nordic News Network onlineun'autoritàsui tanti colpi di scena e pericoli corsi da Assange - "indicano chiaramente che la Svezia abbia sempre ceduto alle pressioni USA in materia di diritti civili. Cisono tutte le ragioni di preoccupazione per ritenere che se Assange dovesse essere preso in custodia dalle autorità svedesipotrebbe essere consegnato agli Stati Uniti senza la dovuta considerazione dei suoi diritti legali"Ci sono segnali che né gli svedesi né la comunità giuridica appoggino l'intransigenza delprocuratore Marianne Ny e anche quando la stampa svedese era implacabilmente ostile ad Assange, uscivano titoli come"Vai a Londraper l'amor di Dio".Perché non ci vuole andare? Più precisamenteperché non vuole  acconsentire che la Corte svedese abbia accesso alle centinaia di messaggi SMS che la polizia ha trovato nel telefono cellulare di una delle due donne coinvolte nelle accuse di cattiva condottaPerché non vuole che siano consegneti agli avvocatisvedesi di AssangeDice che non è tenuta a farlo per legge, fino a quando non venga fatta una richiesta formale, e lei si è appellata a questo cavillo. Allora,perché non ha fatto la richiesta?

Questa settimanala Corte d'Appello svedese deciderà se ordinare alla Ny di consegnare i messaggi SMS o la questione andrà alla Corte Suprema e alla Corte Europea di Gustizia. Come in una  farsa, agli avvocati svedesi di  Assange è stato consentito solo di "riascoltarei messaggi SMS, quelli che hanno avuto il tempo di imparare a memoria.

Uno dei messaggi della donna dimostra chiaramente che non voleva fare nessuna accusa contro Assange,  "ma la polizia era decisa di arrestarlo in qualche modo". 
Era "scioccata" quando lo hanno arrestato perché lei "voleva solo che lui facesse un [HIVtest"Lei "non voleva accusare JA di niente" e "è stata la polizia che ha formulato le accuse". 
(In una testimonianza, è scritto che ha dichiarato di essere stata "railroaded - guidata - dalla polizia e da altre persone che le erano attorno".)  
La donna non ha neanche sostenuto di essere stata violentataInfattientrambe le donne hanno negato di essere state stuprate e una di loro ha anche mandato un tweet: "Io non sono stato violentata." Che queste donne siano state manipolate dalla polizia e che le loro parole siano state ignorate è evidente - qualunque sia la cosa che dicono oggi i loro avvocatiCertosono vittime di una saga degna di Kafka.Per Assangel'unico processo a cui è stato sottoposto è il processo dei mediaIl 20 agosto 2010, la polizia svedese ha aperto una "indagine per stupro" e subito - e illegalmente - ha dichiarato ai tabloid di Stoccolma che era stato emesso un mandato d'arresto per Assange per lo "stupro di due donne".
Questa è stata la notizia che ha fatto il giro del mondo.
A Washingtonun sorridente segretario alla Difesa USA, Robert Gates, disse ai giornalisti che l'arresto "sembra una buona notizia per me" e subito gli account Twitter che diffondono le notizie per conto del Pentagono cominciarono a descrivere Assange come uno "stupratore" e un "latitante". Meno di 24 ore più tardi,il procuratore capo di StoccolmaEva Finneassunse le indagini e non perse tempo per annullare subito il mandato d'arrestodicendo: "Non credo che ci sia nessun motivo per sospettare che sia stato commesso uno stupro." Quattro giorni più tardi chiuse l'inchiestadicendo: "Non c' è nessun sospetto di un qualsiasi delitto." Il file è stato chiuso.Poi è arrivato Claes Borgstromun politico di alto profilo nel Partito socialdemocratico, futuro candidato alle imminente elezioni generali in SveziaPochi giorni dopo il caso era stato licenziato dal capo dei procuratoriBorgstrom, che era avvocato, annunciò ai media che rappresentava le due donne e che aveva cercato un altro procuratore nella città di GöteborgQuesto nuovo procuratore era Marianne Ny, che Borgstrom conosceva beneAnche lei eracoinvolta con i socialdemocratici.
Il 30 Agosto, Assange si presentò volontariamente a una Stazione di Polizia di Stoccolma e rispose a tutte le domande che gli fecero. Comprese che la storia era finita. Due giorni dopo, la Ny annunciò che stava riaprendo il caso.  A Borgstrom fu chiesto da un giornalista svedese perché si doveva riaprire il caso, quando era già stato chiusoricordando che una delle donne che aveva detto di non essere violentataBorgstrom rispose: "Ah, ma quella donna non è un avvocato." L'avvocato australiano di AssangeJames Catlin, rispose: "Ma questa è una barzelletta ... pare che i processi si possano chiudere e riaprire  ......."

Il giorno in cui Marianne Ny riaprì il casoil capo dei servizi di intelligence militare svedese ("MUST")  denunciò 
pubblicamente WikiLeaks in un articolo intitolato "WikiLeaks [è] una minaccia per i nostri soldati." Assange fu avvertito che i servizi segreti svedesiSAP, avevano detto che i loro omologhi USA avrebbero "tagliato fuori" la Svezia dai loro accordi, se avessero continuato a ospitare Assange.
 
Per cinque settimane Assange attese in Svezia che la nuova inchiesta facesse il suo corso
The Guardian, in quel tempo stava per pubblicare i "War Logs " sull'Iraqsulla base delle rivelazioni di Wikileaksche Assange doveva andare a controllare. Il suo avvocato di Stoccolma chiese alla  Ny se avesse obiezioni a che Assange lasciasse il paese e lei disse che era libero di andarsene.Inspiegabilmentenon appena ebbe lasciato la Svezia - nel bel mezzo del clamore scatenato dai media e dal pubblico per le informazioni rilasciate da WikiLeaks -  la Ny emise un mandato d'arresto europeo e un "allarme rosso" per l'Interpol, del tipo che  normalmente si una per terroristi e criminalipericolosi. Lo fece tradurre in cinque lingue e lo mandò in giro per tutto il mondoassicurando il lavoro dei media che colsero l'occasione con frenesia.
Assange si presentò a una stazione di polizia di Londra, fu arrestato e passò dieci giorni in isolamento nella prigione di WandsworthRilasciato su cauzione £ 340.000gli misero un braccialetto elettronico con l'obbligo di presentarsi tutti i giorni al posto di polizia, virtualmente agli arresti domiciliari, mentre il suo caso iniziò il lungo iter verso la Corte Suprema. Non era ancora stato accusato di nessun reatoI suoi avvocati ripetettero l'invito alla Ny di interrogare Assange a Londrasottolineando che era stata lei stessa ad avergli dato il permesso di lasciare la Svezia e chiesero di interrogarlo in una struttura specialepresso Scotland Yard, ma lei si rifiutò.
Katrin Axelsson e Lisa Longstaff di Women Against Rape scrissero: "Le accuse contro [Assange] sono una cortina di fumo dietro la quale un certo numero di governi sta cercando di reprimere WikiLeaks per aver audacemente rivelato al pubblico i piani segreti su  guerre e occupazioni  che portano a stupriomicidi e distruzione ... Le autorità hanno tanto poco rispetto per la violenza contro le donne che manipolano le accuse di stupro come vogliono. [Assange] ha messo in chiaro che è disponibile per essere interrogato dalle autorità svedesiin Gran Bretagna o via SkypePerché si stanno rifiutando a fare questo passo tanto essenziale per le indaginidi che cosa hanno paura ?"
Questa domanda è rimasta senza risposta, e la Ny ha disposto un mandato d'arresto europeo ( EAW - European Arrest Warrant)un prodotto draconiano studiato per la "guerra al terrorepresumibilmente progettato per catturare terroristi e criminali mafiosi. Questo EAW ha cancellato l'obbligo degli stati di fornire le prove di un crimine. Vengono emessi oltre mille mandati ogni mesesolo pochi però hanno qualcosa a che fare con i potenziali crimini del "terrore"La maggior parte sono emessi per reati banalicome ad esempio spese bancarie o multe pagate in ritardoMolti di quelli  che ci capitano in mezzo, vengono estradati e  passano mesi in carcere senza nessuna accusaCi sono stati una serie di errori giustiziari scioccanti, e molte critiche da parte dei giudici britannici.
Il caso Assange finalmente è arrivato alla Corte Suprema del Regno Unito a maggio 2012. In una sentenza che ha accolto il mandato d'arresto europeo -scritto in modo da non lasciare quasi nessuno spazio di manovra ai giudici - che hanno scoperto che i procuratori europei potrebbero emettere warrant di estradizione nel Regno Unito senza passare da nessun controllo giurisdizionaleanche se il Parlamento ha deliberato diversamente. Hanno messo in chiaro che il Parlamento era stato "ingannato" da parte del governo BlairLa corte si è divisa - 5  contro 2 - e di conseguenza ha votato contro Assange.
Tuttaviail Presidente della Corte Suprema, Lord Phillipsha fatto un errore applicando la Convenzione di Vienna alla interpretazione dei trattaticonsentendoalle procedure dello Stato di ignorare la lettera della leggeCome ha sottolineato l'avvocato di AssangeDinah Rose QCquesto non si applica ai mandati di arresto europei.La Corte Suprema ha riconosciuto solo questo errore cruciale quando ha dovuto esaminare un altro ricorso contro il mandato d'arresto europeo a novembre dello scorso annoLa decisione su Assange era sbagliatama era troppo tardi per tornare indietro.
La scelta che doveva fare Assange era forte: l'estradizione in un paese che si era rifiutato di dire se lo avrebbe mandato o no negli Stati Unitio cercare una via che sembrava l' ultima possibilità di rifugio e di sicurezzaSupportato dalla maggior parte dell'America Latinail coraggioso governo dell'Ecuador gli aveva concesso lo status di rifugiato sulla base di prove documentate e di una consulenza legale, che vedeva la prospettiva di una pena crudele e inusualenegli Stati Uniti; minaccia questa in violazione dei diritti umani fondamentali visto che il governo del suo paese, l'Australia, colluso con Washington, lo aveva abbandonatoIl governo laburista del Primo Ministro Julia Gillard minacciò anche di ritirargli il passaporto.
 
Gareth Peirce, un noto avvocato per la difesa dei diritti umani, che rappresenta Assange a Londrascrisse all'allora  Ministro degli Esteri australianoKevinRudd"Data la portata della discussione pubblicaalimentata spesso solo sulla base di presupposti del tutto falsi ... è molto difficile tentare di rispettare la presunzione di innocenza di Assange. Sul signor Assange ora incombono non una ma due spade di Damocle per una potenziale estradizione verso due giurisdizioni differentiper due diversi presunti crimininessuno dei quali sono crimini riconosciuti nel suo paese, quindi la sua sicurezza personale è messa a rischio per circostanze che sono imputabili  fortemente a motivi politici. "
 
Non arrivò nessuna risposta fino a quando Peirce si mise in contatto con l'Australian High Commission a Londrache rispose che nessuno dei punti sollevati era urgenteIn un incontro a cui ho partecipato anch'io, il Console generale australianoKen Pascoe, fece la sorprendente affermazione di sapere «solo quello che ho letto sui giornali» su questo casoNel frattempola prospettiva di un grottesco aborto spontaneo della giustizia stava annegando in una campagna di vituperazione contro il fondatore di WikiLeaks. Attacchi personali feroci, disumani e profondamente meschini per distruggere un uomo non accusato di nessun crimine e ma già sottoposto ad un trattamento che non verrebbe riservato nemmeno imputati con l'accusa di aver ucciso la moglie e che, per questo,  potrebbero essere estradati.
 
Il fatto che la minaccia USA contro Assange fosse una minaccia per tutti i giornalisti e per la libertà di parola, è passato con arroganza sotto silenzio.
Sono stati pubblicati librifilm su questo fatto e i media hanno lanciato delle campagne contro Wikileaks con il presupposto che attaccare Assange era una cosa giusta, sapendo che era troppo povero per resistere a lungo. La gente ci ha fatto i soldi con questa storiaspesso un sacco di soldimentre WikiLeaks lottava per sopravvivere. Il direttore del Guardian, Alan Rusbridger, ha definito le informazioni passate da Wikileaks -pubblicate sul suo giornale - "uno dei più grandi scoop giornalistici degli ultimi 30 anni". E queste notizie entrarono a far parte del piano di marketing del giornale per aumentare il prezzo di copertina.
Nemmeno un centesimo è arrivato a Assange o a WikiLeaks, del libro pubblicizzato dal Guardian che poi è diventato un redditizio film di HollywoodGli autori del libroLuke Harding e David Leigh, lo hanno descritto - senza giustificazione - come una "personalità disturbata e insensibile" e hanno anche rivelato la password segreta - che avevano avuto come prova di fiducia - che serviva per proteggere un file digitale che contiene i cables dell'ambasciata USAConAssange ora intrappolato nell'ambasciata ecuadoregna, Hardingin piedi fuori tra la polizia fuorigongola dal suo blog che "Sarà Scotland Yard a ridere per ultima".
L'ingiustizia inflitta ad Assange è uno dei motivi per cui il Parlamento alla fine votarà per una riforma del mandato d'arresto europeoIl modo in cui è stato braccato allora,  oggi non potrebbe più ripetersi; ci vorrebbero delle prove e il solo "mettere in discussione" non sarebbe più motivo sufficiente per chiederel'estradizione"Il suo caso è stato vinto in bloccoarmi e bagagli," mi ha detto Gareth Peirce "questi cambiamenti nella legge significano che il Regno Unitoormai riconosce come giusto tutto quanto è stato sostenuto in questo casoEppure Assange non ne può avere nessun beneficio. E la genuinità di offerta dell'Ecuador di offrire un riparo non è messa in discussione né dal Regno Unito, né dalla Svezia ".
Il 18 marzo 2008, la guerra contro Wikileaks e Julian Assange è stata progettata in un documento segreto del Pentagono e preparata dal "Cyber Counterintelligence Assessments Branch" con un piano dettagliato per distruggere quel "senso di fiducia", che per Wikileaks è il "centro di gravità". Questo doveva essere raggiunto con minacce di esposizione a "procedimenti penaliper tappare la bocca e criminalizzare questa rara fonte di giornalismo indipendente: era questo lo scopo e a questo è servito il metodo.
 
Nemmeno all'inferno si può trovare un accanimento come quello che può mettere in moto una grande potenza che si sente schernita.

John Pilger

traduzione Bosque Primario
 

venerdì 29 novembre 2013

Il M5S incontra Julian Assange.

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Foto: i cittadini portavoce del M5S (da sinistra a destra) Carlo Sibilia, Maria Edera Spadoni, Mirella Liuzzi, Alessandro Di Battista, Angelo Tofalo e Paolo Bernini incontrano Julian Assange presso l'ambasciata dell'Ecuador a Londra.
"Abbiamo incontrato Julian Assange, giornalista, editore, esperto di sicurezza informatica e fondatore di WikiLeaks
Da 3 anni gli USA lo hanno messo sotto accusa per le pubblicazioni di WikiLeaks. 
Su Julian incombe un mandato di arresto internazionale da parte dell’Interpol su richiesta delle autorità svedesi. 
Da 528 giorni lui vive a Londra rinchiuso nell’Ambasciata ecuadoriana che gli ha concesso asilo politico. 
La Gran Bretagna impedisce al Governo ecuadoriano di fornirgli un “passaggio sicuro” che gli permetta di lasciare il paese. Lo abbiamo trovato in buona salute e motivato, forse un po’ pallido ma d’altro canto non vede il sole da molti mesi. 
Abbiamo deciso di incontrare Assange perché con lui condividiamo le battaglie per la trasparenza dell’informazione, per la libera circolazione delle notizie e per la libertà di stampa, diritti che aumentano il livello di consapevolezza dei cittadini. 
Nascondere le informazioni è uno dei tanti modi che i potenti hanno per accrescere il proprio potere personale. 
Julian è un combattente
Qualcuno lo ha definito “comandante ribelle sotto assedio”. Lui trova informazioni, le organizza e le condivide attraverso il sito WikiLeaks sul World Wide Web. Informazioni che imbarazzano lobbies e governi. 
Quando Assange fa partire un “leak” inizia la “british dance” come la definiscono in America Latina, l’informazione rimbalza in rete e non si ferma più. 
Con lui abbiamo parlato del futuro dell’informazione, della rete e delle minacce che provengono da gruppi di potere nazionali e internazionali. 
Abbiamo discusso sul tradimento dei grandi media che hanno sacrificato sull’altare del denaro il loro meraviglioso ruolo di controllori del potere. 
Oggi ne sono controllati. 
Se tagliamo il cordone ombelicale che collega i media al regime per i potentati è la fine. Con Assange si è discusso anche dei rischi che minacciano la libertà del web come il Datagate dimostra. 
I media di regime diluiscono, annacquano, edulcorarano le informazioni scomode. 
Ad Assange abbiamo presentato le nostre idee, la nostra visione dell’informazione, il mondo che costruiremo quando il M5S sarà al governo
Abbiamo un disperato bisogno di una informazione indipendente, i media tradizionali alterano la percezione della realtà. 
E’ drammatico constatare che le dieci “media companies” più importanti del pianeta detengano quasi la totalità del mercato delle informazioni e sono capaci di omologare ed appiattire ogni notizia. 
Il M5S è al lavoro per creare norme che non permettano a soggetti privati di possedere oltre il 10% di società di comunicazione, che diffondano la rete e che impediscano il controllo dei media da parte dei partiti. Il cambiamento è dietro l’angolo, vogliono farci credere che sia irrealizzabile. 
Ma così non è, basta guardarsi più intorno. Un uomo come Assange ha messo sotto scacco le intelligence di mezzo mondo e uno stato come l’Ecuador (non è un caso che Julian si sia rifugiato nell’ambasciata ecuadoriana) ha dichiarato il debito pubblico immorale in quanto contratto da classi dirigente corrotte e non legittimate dal potere popolare. 
Siamo orgogliosi di aver incontrato Assange, lui sta cambiando il modo di vedere l’informazione e noi “cittadini nelle istituzioni” quello di vedere la politica. 
Assange continuerà la battaglia per liberare l’informazione da controlli verticistici. In molti lo detestano, lo attaccano, qualcuno vorrebbe vederlo morto ma il suo lavoro resterà nella storia del web. 
Le notizie messe in circolo da Julian, Snowden, dalla rete Wikileaks, non hanno causato danni, al contrario hanno dato acqua fresca a tutti i cittadini che hanno sete di conoscenza e che mettono in discussione il pensiero dominante. Uomini come Julian sono necessari per costruire un nuovo mondo, una nuova Europa una nuova Italia che abbia come fondamenta la libertà dell’informazione. 
Incontrare Assange significa andare OLTRE! Ci vediamo a Genova." M5S Camera

Un ringraziamento all’Ambasciata dell’Ecuador in Inghilterra e al Ministro degli Esteri Patiño per aver contribuito all’organizzazione dell’incontro con Assange.

lunedì 18 novembre 2013

Edward Snowden: “la Monsanto collusa con il governo USA per creare le Scie Chimiche”.

Edward Snowden: “la Monsanto collusa con il governo USA per creare le Scie Chimiche”
Conoscete già Snowden, colui che ha svelato i retroscena, nonchè i segreti di sorveglianza del governo attraverso la NSA e la CIA. Ma Snowden ha rilasciato un’altra bomba di informazioni che riguardano le scie chimiche ed i sospetti della ‘cospirazione’ di un programma di eugenetica.
Secondo Snowden, scie chimiche sono parte di un programma ‘benevolo’ per fermare il riscaldamento globale. Grazie alla collaborazione con i produttori di carburante per jet militari e aerei commerciali, il governo è in grado di portare avanti un programma che vede l’irrorazione di sostanze chimiche nei cieli di tutto il mondo.
Ma ecco il più grande shock! Con la collaborazione della Monsanto, è stato istituito un laboratorio segreto di geo-ingegneria, conosciuto dagli addetti ai lavori come il ‘gioiello’ o Muad’Dib. Questo laboratorio è operativo dal 1960, ed è stato nascosto al popolo per tutti questi anni.
Il cambiamento climatico è una grande minaccia per l’agricoltura mondiale, ma questo è parte di un’altra campagna diffamatoria per nascondere le verità più profonde di quello che le scie chimiche stanno facendo a tutti noi. Non vi è dubbio che la Monsanto è capace di una cosa del genere, ma questa è solo un tentativo del governo di affrontare quello che sta diventando estremamente chiaro a più persone – che i nostri cieli sono pieni di sentieri velenosi e che non sono semplici scie di condensazione.
Snowden ha inoltre dichiarato:
Sto solo rivelando a tutti che su  questo programma non vi è alcuna supervisione della comunità scientifica, nessuna discussione pubblica è stata fatta, quindi risulta di scarso interesse per gli effetti collaterali che sono ben noti solo a pochi privilegiati, interessati a continuare il programma di scie chimiche pluridecennale tenuto in segreto“.
Snowden ha anche dichiarato che il programma Maud’Dib è stato impostato per andare avanti a tutti i costi, anche se questo significava accelerare la desertificazione in Africa o diffondere sostanze cancerogene ad innumerevoli persone in zone popolate.
Gli scienziati hanno predetto anche molti degli effetti collaterali che stiamo vedendo adesso, tra siccità in Amazzonia e tempeste di vento in tutta la East Coast. Snowden ha condiviso alcuni dei documenti top secret,  attraverso il sito internet Chronicle, dove viene pubblicato anche un suo possibile (presunto) suicidio.
I nomi degli scienziati coinvolti con il programma Maud’Dib, non sono stati resi noti al fine di impedire loro di essere presi  di mira dai governi o dal controspionaggio estero. Secondo Snowden, se le scie chimiche verranno fermate, gli scienziati che lavorano dietro il programma, credono che il nostro clima andrebbe fuori controllo. Ma sappiamo bene che tutte queste sono palesi bugie.
Ora sta a tutti i lettori decidere se o no credere alla storia di Snowden. Le  scie chimiche vengono irrorate anche da aerei commerciali che girano in tutto il mondo, dato che tali sostanze venogono immesse come «additivi» nei serbatoi di cherosene, per poi essere rilasciati in paesi come l’Australia, Stati Uniti l’Europa e Asia.

martedì 29 ottobre 2013

Incastrati tra Re Midia e Sant'Oro, gli italiani vagano nella nebbia mediatica. Intanto c'è chi sta rivoluzionando l'informazione e il giornalismo investigativo. E' un iraniano. - Sergio Di Cori Modigliani



E' probabile che tra qualche anno, quando questo periodo delirante sarà passato, gli storici, i sociologi, gli antropologi, studieranno, analizzeranno, disosseranno ogni singolo aspetto della nostra vita quotidiana per ricavarne una logica consequenziale e comprenderne la tessitura. Il momento che stiamo vivendo, infatti, è davvero di interesse estremo, unico nel suo genere. A noi -che ci siamo immersi dentro- non è possibile osservare ciò che accade con la spaesata avidità del ricercatore distaccato. Chi ha un minimo di sensibilità, di decoro civico e un quantum di strumentazione adeguata, vive questa fase -giustamente- come una vera e propria tragedia.
Quantomeno, me lo auguro.
Non so proprio se, in un prossimo futuro (che mi auguro molto prossimo) l'Italia avrà attraversato la più furibonda trasformazione strutturale della propria Storia, una vera e propria rivoluzione e quindi sarà più matura, oppure, invece, sarà precipitata, uscendo dal nòvero delle nazioni evolute e civili, diventando niente di più che una grandiosa meta del turismo di massa. 
Una cosa è certa: per definizione, una situazione estrema presuppone un esito estremo.

Nel 1935, ben tredici anni dopo la sua comparsa sulla scena politica italiana, il fascismo entrò in una fase successiva, mostrando tutta la sua fisionomia autoritaria, cambiando passo e spingendo la morigerata e conservatrice Italia verso una nazione estremizzata. I più lucidi interpreti della realtà, in quel momento, si resero conto che si era andati a finire in quella zona di non ritorno che avrebbe portato, inevitabilmente (dato lo scenario dell'epoca) a una guerra. Come, infatti, si verificò.

Oggi, a mio avviso, ci troviamo in una situazione molto simile, nel senso che è un momento di trasformazione.
La prima fase si è conclusa.
Nel 2010, infatti, l'Italia era molto ma molto diversa: distratta, narcotizzata, cinica, indifferente.
Poi, nella primavera del 2011, ci furono i quattro referendum, che coincisero con la crisi finanziaria dell'euro e gli italiani a poco a poco cominciarono a informarsi, a divulgare, a scambiarsi notizie, umori, idee. All'improvviso sembrò che avessero voglia di sapere come stavano le cose. E lì cominciò la denuncia della corruttela, degli sprechi, degli abusi, dei furti, dei ladrocini, delle espoliazioni, delle appropriazioni indebite, degli inconcepibili (e insospettabili) privilegi di una piccola oligarchia ai danni della stragrande maggioranza della popolazione.
Nessun paese d'Europa sarebbe stato in grado di reggere l'urto e di alchemizzare la valanga che si era abbattuta -in termini di informazione e di comunicazione- sul potere esecutivo, sul management che gestiva la politica,  sull'intera classe dirigente, istituzionale, imprenditoriale, sindacale, amministrativa, aziendale, partitica, religiosa. Nessuno escluso. Tutti sono stati coinvolti, stravolti, chiamati in causa. Perfino la Chiesa Cattolica di Roma, la più antica istituzione politica del continente europeo, ha traballato sotto i colpi. E ha reagito come sappiamo.
Quella fase si è conclusa.

Oggi, denunciare è inutile. Non ha più alcun Senso.
Appunto.
La seconda fase -quella dentro la quale ci troviamo- ha avuto inizio con le elezioni del 23 febbraio 2013. I risultati elettorali parlavano con estrema chiarezza. Berlusconi era stato battuto e sfiduciato dagli italiani che avevano scelto di credere in lui: 6 milioni di voti in meno, -48,5% del suo elettorato. Bersani e l'intero management del PD era stato battuto avendo perso 3,5 milioni di elettori e circa il 30% del suo elettorato. Il popolo protestatario del nord aveva eliminato la Lega che dall'8,5% passava al 3,8% perdendo il 53% dei voti. Vendola che era accreditato di un 8% ne otteneva 3,9%. Fini era fuori dal parlamento, Casini anche, rientrato dalla finestra. L'esito elettorale era chiaro: il paese non li voleva più. 
Poi, è andata come tutti sanno ed è inutile fare un ovvio resoconto.

Si è aperta, dunque, una seconda fase.
La classe dirigente al potere ha "sentito" l'esito elettorale. Ha capito che cosa il paese stava dicendo loro e ha scelto e deciso di ignorare quella voce e di dare un forte impulso alla regressione del paese. Ritornare indietro.
Il primo atto è stato l'elezione di Napolitano.
Non potendo nè sapendo come far fronte a questa situazione, hanno accelerato il meccanismo di dissoluzione della realtà per tentare l'unica strada per loro percorribile: sottrarre definitivamente -e per sempre- al paese, alla cittadinanza, a tutte le persone il Valore del Senso, svuotando di contenuti i significati, lanciando in maniera massiva e massiccia un programma berlusconiano di comunicazione basato sul concetto base di marketing pubblicitario: il nominalismo mescolato alla falsificazione dell'oggettività.
E così Enrico Letta lancia il "governo del fare", figlio ingrato del "decreto salva-Italia" montiano. Il suo governo non ha fatto nulla ma nel frattempo si introduce nelle menti l'idea che "fa".
Contemporaneamente, PDL e PD danno inizio a una proliferazione di dati casuali, notizie prive di fondamento, cifre non suffragate da documentazione, alterazione totale della realtà al punto tale da sostenere eventi mai verificatisi. Basta citarne uno: 20 maggio 2013 quando il premier torna da Bruxelles e la stampa (all'unisono) sottolinea "La grande vittoria di Letta in Europa". Quale? Da quel momento in poi scatta una campagna mediatica sottile, continua, quotidiana, sciorinando grafici, numeri, calcoli, leggi, leggine, senza nessun riferimento a eventi reali, immediati, effettivi. Le falsità e le bugie si assommano creando un quadro davvero sconcertante, perchè spinge -inesorabilmente- chi si occupa di attualità (e deve riferire le notizie) a essere noioso e ripetitivo per spiegare che "non è vero niente". 
E poco a poco, rispuntano Veltroni, Casini, Fini, che ritornano a essere intervistati e ascoltati.

Qui di seguito propongo alla vostra attenzione (so che andate matti per i link) un video che consiglio di guardare e studiare con la dovuta attenzione. Personalmente, se dice il vero, lo considero un documento molto interessante che segnala la trasformazione robotica dei giovani italiani e afferma in Italia la genesi degli "schiavi totali digitali al servizio dei partiti".
Ecco il link:


http://www.youtube.com/watch?v=FbXpBPK8IHQ


Questo video (dura 4 minuti) non è una novità, non è neppure uno scoop, questo è il bello.
Racconta come vengono gestiti i troll della rete (a loro insaputa). Mostra decine di giovani che raccontano come al mattino si rechino a Via del Nazareno, nella sede centrale della direzione del PD, al secondo piano, e tutto il giorno -come in un macabro call center del sud est asiatico- se ne stiano seduti a un tavolo davanti a un computer per diffondere in rete il programma del PD. Lo stesso identico programma che non è stato mai nè diffuso nè spiegato nè proposto a nessun italiano.
Personalmente la trovo una documentazione antropologicamente interessante.
A conferma della inutilità di seguitare a denunciare, in rete, le malversazioni di questa classe dirigente. Qualunque cosa ormai si dica, è pronto un meccanismo ad orologeria il cui fine consiste nel diffondere bugie e falsità per vanificare ogni tentativo di far ragionare le persone. 
Il PDL e il PD -hanno lo stesso identico comportamento e applicano lo stesso identico format- assumono decine e decine di poveri giovani disperati, alcuni pagati una miseria, altri ancora neppure pagati perchè sono in lista nella sezione "clientele garantite" sotto la dizione bravi compagni (per il PD) e combattenti per la libertà (per il PDL). 
Oggi, ad esempio, una valanga di messaggi in rete sono stati diffusi con pignola diligenza originati da un lancio di agenzia proveniente dall'Istat "la recessione è finita, nell'ultimo trimestre il pil dell'Italia sarà di nuovo in positivo". E' esattamente l'opposto di ciò che sostiene il Fondo Monetario Internazionale, la BCE, l'OCSE, la Banca Mondiale, la Commissione Europea.
Ciò che conta è l'affermazione del "nominalismo", ovvero l'applicazione in rete del principio marketing che sostituisce il nominalismo all'evento reale, la sostituzione dell'apparenza alla sostanza, la visibilità al contenuto. Sta al concetto di notizia come le serate di Arcore stanno alla vorticosa passione erotica sentimentale. 
Denunciare, oramai, diventa quindi, a mio avviso, inutile.
Così come non ha più Senso firmare petizioni online, che servono soltanto a far pensare alla gente di essersi trasformati: si pigia un tasto e ci si sente contenti di aver cambiato la Storia del mondo.
E' necessario cambiare, quindi, modello di comunicazione e di attività.
Lo dico anche a me stesso.
Passare, pertanto, dalla denuncia del malaffare -di solito accompagnata dalla indignata protesta tanto per vedere quanti mi piace si ottengono-  alla fase in cui si comincia a discutere, elaborare, argomentare, proporre le piattaforme del mondo come uno vorrebbe che fosse, sottraendosi alle discussioni provocate dai talk show, mettendosi in gioco con la propria immaginazione, la propria fantasia, la propria libido. Certo non è una buona notizia per i complottisti, per gli amanti di vi dico io quello che nessuno vi dice, per la serieso io cose che nessuno sa, ecc.
Dobbiamo ricostruire in forme nuove l'humus necessario per generare un nuovo sistema di proliferazione dell'immaginario collettivo che si situi al di fuori del quadro virtuale dell'esistenza pilotata dalla dirigenza politica italiana. Pena la evaporazione delle nostre menti.

Anche nelle altre nazioni civili d'occidente il potere costituito vive la vita robotica che trasforma la cittadinanza da attività Sensata in gioco virtuale controllato dai partiti.
Ma nelle nazioni evolute esiste il capitalismo, esistono imprenditori, esistono soggetti che elaborano anche iniziative forti di contrasto e puntano sulle novità basandosi sull'idea che "il mercato va creato" e "nuove forme di comunicazione si realizzano quando uno le realizza", tautologia che in Italia, invece, dovrebbe essere la base per ingegnarsi verso nuove e più evolute modalità di condivisione della "comunicazione dotata di Senso".
E' un lusso che noi, nel medioevo italiano, non possiamo permetterci.
Qui sono pochi gli imprenditori coraggiosi e innovativi.
Ecco che cosa sta per nascere in quel di Usa/Gran Bretagna/Olanda/Danimarca.
Sul nome della testata, per il momento, vige un forte riserbo.
Ma sembra che si affermerà come titolo il termine "exposè" che in inglese significa "notizie frutto della attività di giornalismo investigativo e di ricerca il cui fine consiste nell'esporre al pubblico la realtà nascosta degli avvenimenti che il potere occulta, cela, e vuole mantenere clandestino".
E' nato tutto in seguito alla vicenda di Snowden.
Ecco la storia che non credo in Italia sia stata ancora raccontata.
L'idea è venuta a un certo Glenn Greenwald, un giornalista free lance statunitense che aveva lavorato per diverso tempo per un sito on-line che si chiama "salon". Poi, visto che il giovanotto era un tipo sveglio, sapeva scrivere e soprattutto sapeva come fare del buon giornalismo, nel febbraio del 2012 inizia una collaborazione per il prestigioso quotidiano britannico The Guardian e infine nella primavera di quell'anno si trasferisce a Londra e inizia a scrivere per quella testata. Qualche mese dopo, quando Edgard Snowden si trova a Hong Kong, nascosto, dopo aver reso pubblica la vicenda, oggi a tutti nota come Datagate, accade l'evento clou della sua esistenza. Grazie alla documentazione in suo possesso, Snowden (è la parte, diciamo, nera dei suoi file) ha un voluminoso elenco di tutti i giornalisti statunitensi attivi considerati "scomodi, pericolosi, bravi, non corrompibili". Tra tutti questi sceglie Greenwald, sa di avere la CIA alle costole e sa anche che la sua vita dipende dalle informazioni di cui lui è in possesso e deve metterle in un posto sicuro -e pubblico- prima che lo becchino. E così, un pomeriggio, nella sede del Guardian a Londra, mentre Greenway sta facendo la riunione quotidiana di redazione, arriva una ragazzina giapponese che chiede di lui. La giovane entra nel suo ufficio e pretende di parlare soltanto con lui, specificando che ha un messaggio da parte di Snowden. Greenway, che non l'ha mai vista e non ha la minima idea di chi possa essere le dice "se vuole parlare con me, lo fa in presenza del mio direttore e del capo-redattore". La ragazza accetta. Escono tutti dalla stanza e rimangono in tre più la ragazza.
La giovane, che non sa nulla di nulla, tira fuori dalla tasca una pennetta.
"Questa è da parte di Snowden, mi ha detto di consegnarla soltanto a lei".
Poi se ne va.
Quando, poche ore più tardi, all'aereoporto di Hong Kong lo fermano, lui dichiarerà "io non ho nulla, la pennetta ce l'ha Greenway, a Londra".
Contemporaneamente arriva l'intelligence britannica nell'ufficio londinese ma dopo tre ore di burrascosa riunione se ne vanno con la coda tra le gambe.
E così, parte la storia.
Nell'ambiente del giornalismo investigativo di lingua inglese scatta una fibrillazione eccezionale. Riunioni e riunioni che danno vita a una idea sensazionale: mettere su il più grande sito on-line sul pianeta di denuncia quotidiana delle attività truffaldine dell'intero management politico del globo, suddiviso per continenti, settori, paesi. Convincono alcune persone a dar loro una mano,. Vanno a caccia di finanziamenti. Trovano un inglese e un olandese disposti a metterci dei soldi ma "a condizione di imbarcare qualche imprenditore solido statunitense, molto noto, come curriculum e come biografia". Lo trovano. Si incontrano.
E così, quindici giorni fa (ed è il motivo per cui è stato reso pubblico il datagate) in California viene dato l'annuncio. In una nutrita conferenza stampa nel salone del Four Seasons Hotel di Newport Beach, compare un iraniano, Pierre Omidyar, divenuto cittadino statunitense, considerato da tutti il più geniale esperto di strategie in rete in occidente, l'uomo che ha inventato e-bay, che ha cacciato i primi soldi per Zuckerberg quando nessuno gli dava retta, perchè ha trovato facebook un "marchingegno che avrà successo" (ci ha guadagnato 2 miliardi di dollari) e che ha dato a Jeff Bezos la dritta (ben remunerata) di lanciare la piattaforma Amazon. Costui, notoriamente, ha un suo pallino: "promuovere la trasparenza e bastonare i marpioni coinvolgendo direttamente l'opinione pubblica". Ha spiegato quindi di aver costituito la società, con tre soci europei, per lanciare quello che lui ha definito "sarà il più grande sito al mondo che si occuperà esclusivamente di tutto il marcio che esiste e di cui non viene raccontato nulla alla cittadinanza. Ebbene lo faremo noi". Ha raccolto la crema del giornalismo investigativo di lingua inglese. Ha preso due del Washington Post, tre del New York Times, uno del Chicago Tribune, uno di Rolling Stone, e poi cinque britannici, due australiani, tre canadesi. Glenn Greenwald è il direttore editoriale. Omidyar, in persona, diventa il direttore responsabile "se qualcuno osa romperci i coglioni, me la vedo io con loro". Ha assunto i cinque più prestigiosi hacker sul mercato per costruire un inattaccabile inaccessibile firewall. "Ho deciso e scelto di crederci" ha dichiarato "è la mia grande ambizione. Il mondo sta cambiando e dobbiamo andare verso il futuro. Non costruiranno il Nuovo Ordine Mondiale senza tener conto della volontà e desideri della cittadinanza globale planetaria. E' un rischio grosso, lo so. Ma i soldi servono a questo, sennò che gusto c'è a farli?".
Ha messo a disposizione 250 milioni di dollari perchè -per principio- gli stipendi saranno molto alti. Dopo due mesi dalla nascita (prevista per marzo 2014) inizieranno le diverse piattaforme in altre lingue con redazioni locali in Francia, Spagna, Olanda, Danimarca, Portogallo, Svezia. E poi, se va bene, in seconda battuta arriverà anche l'Italia.
Sa che può non funzionare e perderà i suoi soldi.
Ma l'uomo è ambizioso.
Le sue previsioni? "Puntiamo ad avere tra i 100 e i 200 milioni di utenti al giorno entro il primo anno, ma puntiamo ad averne almeno 1 miliardo entro il biennio".

Niente male come obiettivo. Tanto per cominciare.

Questo accade nel mondo.

Secondo voi esiste in Italia un imprenditore capace di avere una visione simile e mettere a disposizione risorse per una nuova comunicazione? Per fare dell'informazione reale?

Ne vedremo delle belle.

Ci sarà davvero da divertirsi.

Mi fa sentire ottimista.