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martedì 24 giugno 2014

Le "Pietre Rotolanti" infiammano il Circo Massimo. - Luca Dondoni




19 canzoni per uno spettacolo memorabile nella fantastica cornice delle rovine romane.


Vi sareste mai aspettati che le pietre rotolanti di una storia antica ma sempre presente - grazie alla meraviglia delle rovine che Roma ha saputo mantenere vive - potessero un giorno trasformarsi in esseri umani senzienti, capaci di regalare emozioni? Ieri al Circo massimo i Rolling Stones, quei quattro signori che (ormai è chiaro) hanno siglato un patto col diavolo che ha ricambiato la loro simpatia, hanno dimostrato come la pietra possa regalare emozioni. Essere lì, con i piedi poggiati sulla Storia con la S maiuscola è stato come l'essere parte della sceneggiatura di un film che si stava girando proprio in quel momento. "Suono e canto in un posto che è più vecchio di me" ha detto Mick. E ancora: "Che bello stare qui al Circo Massimo"! Una sceneggiatura perfetta per i 71mila 500 paganti e anche per quei 500 che hanno comprato biglietti falsi e sono stati gentilmente accompagnati all'uscita.

L'INIZIO
Si sono appena abbassate le luci naturali di una giornata lunga, lunghissima, quando Mick (70 anni), Keith (70), Ron (67) e Charlie (73) arrivano sulle assi che si allungano per settanta metri in orizzontale e sono sovrastate da tre megaschermi (ormai la qualità degli screen da concerto permette immagini di una definizione incredibile). La giacca di Jagger la dice lunga sulla possanza e possenza (sì possenza) del leader e i suoi colori oro e nero ricordano a tutti chi è il Re. "The greatest rock'n'roll band in the world" non ha problemi quando si tratta di essere "selfish" e quella linguaccia che da cinquant'anni ne è il simbolo lo testimonia vieppiù. Con quale canzone partiranno? Ci si chiede nel recinto della tribuna stampa. Partono le scommesse e c'è chi punta su "Start me up" mentre chi ha seguito le altre date europee è certo che i Rolling conquisteranno Roma con "Jumpin' jack flash". Vince chi ha puntato sulla seconda.


CHI C'È E CHI NON C'È
Beppe Grillo in giacchetta blu e occhiali con stanghetta bianca, il premio Oscar Paolo Sorrentino, Giuseppe Tornatore ma anche l'ex giornalista musicale Roberto D'Agostino, il Principe Emanuele Filiberto, Gianni Minà, Edoardo Bennato, Zucchero, Paola Cortellesi e poi attori, attrici, attoruncoli e attricette che fanno da cornice alla Grande Bellezza anche se non hanno ancor capito come ci si trucca. Chi non si è vista, a detta di molti, era una "certa politica", quella che sta distante dai ritrovi "troppo gggiovani" per non sembrare poco seria.
Magari hanno mandato i portaborse a far le loro veci per poi farsi raccontare come è andata e vantarsi fra gli scranni di Palazzo Chigi. Due passi al Circo Massimo? Non se ne parla proprio.


TUTTO SUBITO

"Let's spend the night together", "It's only rock'n'roll (but I like it)", "Tumbling dice" bastano per sottolineare semmai ce ne fosse bisogno, quanto Mick sia prepotentemente imbullonato sullo scranno che sta dietro la scrivania della storia del rock. Lui si può permettere di scivolare da una parte all'altra del proscenio come se facesse un moonwalk appena inventato. Michael Jackson con degli abili passi di danza mimava la camminata antigravitazionale, Mick Jagger è antigravitazionale.

I RITI
Si rimane impressionati dai riti che ognuno dei quattro consuma di minuto in minuto mentre le canzoni si inseguono fra gli "oooh" e i "woooow" della folla.Ron fuma letteralmente una sigaretta dopo l'altra e dovendo suonare la chitarra, quando arriva al mozzicone posiziona la "paglia" nello spazio fra l'anulare e il mignolo così da poter strimpellare senza sosta. Keith, che ormai assomiglia sempre più al Doc di "Ritorno al Futuro" tanto il capello si è imbiancato, tira gollate di un liquido castano che sta dentro una bottiglietta alle sue spalle. «È tè», dicono gli organizzatori. «È Jack Daniel's» avrebbe detto la Polizia. Di Charlie Watts non si può dire nulla da oltre cinquant'anni e quando il Capo lo presenta alla folla esce da dietro la sua batteria, viene avanti col capino abbassato, da un'occhiata di sottecchi, saluta e torna dalle sue bacchette magiche. E Mick? Qual è il suo rito? Cosa fa? Cosa ripete ossessivamente? Nulla, il suo mantra è tutto negli sguardi, in quel parlare dell'Italia e all'Italia così come fece anni fa vaticinando la vittoria della nostra Nazionale. «Martedì vincerete 2-1» dice coraggioso, mentre tutti noi ci mettiamole mani in tasca (e non per cercare le chiavidella macchina o degli spicci). Non per essere irrispettosi eh, ma solo per quella sana scaramanzia che ci vuole, specialmente di questi tempi.

LA MUSICA CHE GIRA INTORNO
A parte lo sciupafemmine di talento che risponde al nome di John Mayer (ha stordito prima Jennifer Aniston e poi Katy Pery per poi lasciarle al loro destino) e ha fatto un disco bellissimo che gli ha aperto le porte della casa del Diavolo, non si può non citare Mick Taylor. Un chitarrista che sostituì il povero Brian Jones e che quando i Rolling lo chiamarono al dovere dal '69 al '74, pesava si e no quanto Ron Wood oggi (forse 45 chili). Ieri Taylor pesava come tutti e quattro i Rolling Stones messi insieme ma quando "tocca la chitarra" è magia pura. Su "Midnight Rambler" ci si è spellati le mani per il piacere di aver ascoltato una versione così. Ai cori c'è quella bella donna di Lisa Fisher per la quale chi scrive ha fatto, venticinque anni fa, una malattia. E lei che si esibisce sul catwalk in "Gimme shelter", insieme al Maestro di Cerimonia e lo abbraccia, lo cinge ai fianchi, urla con lui dentro al microfono note altissime impossibili da raccontare. Sul tastierista Chuck Leavell, il bassista Darryl Jones, il sassofonista Bobby Keys che dire se nonmeraviglie.

FINALE
Delle diciannove canzoni in scaletta tutti, prima o poi nella vita, ne hanno ascoltata una versione e quando Jagger dedica al pubblico "Streets of love" le lacrime sgorgano a fiotti sulle gore di molti. Il pubblico poteva decidere grazie al web una delle canzoni e ha scelto "Respectable". È John Mayer (questa volta coprotagonista) chiamato ad accompagnarla con lo strumento. Ci può essere un finalone migliore? No, se hai nella bisaccia "Simpathy for the devil", "Brown Sugar", "You can't always get what you want" e quella dannata "Satisfaction" che ti incolla le parole sulla lingua, le fa rotolare su per il palato e ti fa urlare a squarciagola. Non ci hai pensato, non l'hai preparata, forse non volevi nemmeno farlo ma d'un tratto ti ritrovi a urlare: "I can't get no.ta da daaaa, satisfaction.ta da daaaaa". Non te ne accorgi ma ti ritrovi a cantare con altre 71499 persone. E sei felice. Il sabba è compiuto e forse il diavolo sorride. Certo è bello sognare che probabilmente, a due passi da qui, un signore vestito di bianco si è messo a fischiettare "tada daaaa".


http://www.sky.it/eveningnews/2014/67/web/homepage.html?news=11