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mercoledì 24 novembre 2021

Ora e sempre preferenza. - Marco Travaglio

 

B.mente sempre quando parla sul serio e dice la verità solo quando scherza. Invece bin Rignan (un B. che non ce l’ha fatta), totalmente sprovvisto di umorismo, è incapace di scherzare: mente sempre quando parla sul serio e dice la verità solo quando è sovrappensiero. Gli è capitato domenica alla Leopolda, fra una balla e l’altra su Open. Stava piagnucolando perché, nel Pd, “nessuno” ha solidarizzato con lui, povero indagato, “a parte Irene Tinagli” (nessuno, appunto), “che non ci deve niente” perché non fu candidata da lui nel 2018 (era deputata uscente di Scelta Civica), ma da Zingaretti nel 2019 a Bruxelles. Invece “chi è stato eletto nelle liste fatte da noi” è reo di “silenzio vigliacco”. Il pizzino in perfetto stile Dell’Utri è per tutti i parlamentari del Pd nominati da lui grazie a quella colossale porcheria chiamata Rosatellum, uscita dai laboratori renziani e approvata nel 2017 da Pd, FI e Lega (contrari M5S, FdI e SI). Quella che scippa il diritto di scelta agli elettori e consegna i tre quarti dei parlamentari (la quota proporzionale) ai segretari di partito grazie alle liste bloccate, come con gl’incostituzionali Porcellum e Italicum. Il risultato è quello descritto, in un lampo involontario di sincerità, dall’Innominabile: l’asservimento totale dei nominati a chi li ha messi lì.

Se i pidini non solidarizzano con lui è solo perché ha traslocato altrove e non sarà lui a fare le liste delle prossime elezioni. Altrimenti si starebbero stracciando tutti le vesti per l’indagine a suo carico. La solidarietà gli è giunta, in compenso, dalla quarantina di disperati di Iv (che sperano nella ricandidatura, anzi nella ri-nomina). Ma anche da forzisti e leghisti (con Giornale, Foglio e Libero al seguito): un po’ per colleganza fra indagati, un po’ perché contano sui voti di Iv per il Colle. Il fatto che l’aspirante ago (anzi ego) della bilancia, che ormai sfugge ai radar dei sondaggi e delle urne, continui a contare qualcosa in Parlamento si deve soltanto a quel Porcellum bis chiamato Rosatellum: che lo rende proprietario di una pattuglia di nominati pronti a seguirlo ovunque, anche al macello dell’irrilevanza post-Conticidio, perché sarà lui a decidere se qualcuno di loro tornerà lì o dovrà cercarsi un lavoro. Difficile tornarci con Iv, condannata all’estinzione dalla soglia del 3%. Più probabile un trasloco di pochi fedelissimi in Forza Italia, o come diavolo si chiamerà il prossimo centrino. Ora Conte invoca riforme istituzionali a partire dalla “sfiducia costruttiva” contro le crisi al buio (specialità di bin Rignan). Buona idea, ma basterebbe una norma ordinaria che, se non riscrive la legge elettorale, ripristini almeno la preferenza. Se i parlamentari li scegliamo noi e non più lorsignori, è la volta che ci liberiamo del pelo superfluo.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/11/24/ora-e-sempre-preferenza/6403177/

mercoledì 19 agosto 2020

Draghi di Nazareth. - Marco Travaglio

Draghi, la sua ricetta su giovani e debito pubblico. Un'agenda per ...
Essendo, comunque la si pensi, un personaggio di alta qualità, Mario Draghi ha il suo bel daffare a schivare il pressing dei cortigiani che lo vorrebbero presidente del Consiglio e/o della Repubblica, ministro, supercommissario a qualsiasi cosa, ma anche presentatore del festival di Sanremo e di Temptation Island. Ieri mattina, per dire, non aveva ancora parlato al Meeting di Rimini e già i giornaloni, pur non avendo la più pallida idea di ciò che avrebbe detto, si avventuravano in tumide esegesi del suo pensiero, tanto ignoto quanto messianico e salvifico. Il Messaggero, in orgasmo, titolava: “Draghi apre il Meeting: in campo se il governo va in stallo sui fondi Ue”, “Atteso un discorso ‘programmatico’ dall’ex presidente della Bce, che aveva già avvisato: bisognerà convivere con il debito” (ammazza che volpe). E la Repubblica, in estasi mistica: “Il Meeting di Rimini nel segno di Draghi: ‘Può indicarci la via’”, “Vittadini: ‘Ha una visione’” (come i tre pastorelli di Fatima; e pare che senta pure le voci, tipo Giovanna d’Arco).
Poi Supermario ha parlato e non ha detto assolutamente nulla, anche se l’ha detto benissimo. Si capiva che lo faceva apposta, onde evitare che qualcuno gli affibbiasse discorsi programmatici, autocandidature di qua e di là, indicazioni viarie, visioni, apparizioni, divinazioni, annunciazioni, poteri paranormali, sedute spiritiche, messaggi medianici. Anzi, per dirla tutta aveva l’aria di prendere per i fondelli i seguaci non richiesti, pronunciando ostentatamente una serie di banalità come Peter Sellers nei panni del giardiniere Chance in Oltre il giardino. “Fintantoché le radici non sono recise, va tutto bene, e andrà tutto bene, nel giardino”, “Prima vengono la primavera e l’estate, e poi abbiamo l’autunno e l’inverno. Ma poi torna la primavera e l’estate”, diceva Chance: e tutti arrotavano la bocca a cul di gallina per la profondità delle metafore politico-economiche. Ieri Draghi l’ha imitato alla perfezione. “Sono tempi di incertezza, di ansia e di riflessione. Ma non siamo soli e la strada si ritrova certamente”: accipicchia. “Come diceva Keynes, quando i fatti cambiano, io cambio le mie idee”: perbacco. “I sussidi sono una prima forma di vicinanza della società a chi è più colpito, ma servono a ripartire, non resteranno per sempre”: perdincibacco. “Ai giovani bisogna dare di più”: di Ruggeri-Morandi-Tozzi. “Non dobbiamo privarli del loro futuro”: ma non mi dire. “Nel secondo trimestre 2020 l’economia si è contratta a un tasso paragonabile a quello registrato nella seconda guerra mondiale”: ma va? “Investire nel capitale umano, nelle infrastrutture cruciali per la produzione e nella ricerca”: apperò.
“Affrontare insieme le sfide che ci pone la ricostruzione”, da cui “l’Europa può uscire rafforzata”, ma solo se non dimentica che “la responsabilità si accompagna e dà legittimità alla solidarietà. Perciò questo passo avanti dovrà essere cementato dalla credibilità delle politiche economiche a livello europeo e nazionale”, anche perché – beninteso – “la situazione di oggi richiede un impegno speciale”: mecojoni. Circonfuso da cotanta studiata vaghezza, Supermario se è ripartito da Rimini supersoddisfatto, convinto di aver messo tutti nel sacco. Tiè. Ma, subito dopo, la cascata di bava e saliva tracimante dalle agenzie di stampa e dai social eccellenti (“Ascoltare Draghi”, “Agenda Draghi”, “Io sto con Draghi”, “Mai più senza Draghi”), si incaricava di dimostrare che ogni suo sforzo era stato vano: apostoli, discepoli, agiografi e prefiche continuavano a tallonarlo con aria estatica, le mani giunte e il passo a ginocchioni, adoranti e petulanti come i seguaci di Brian di Nazareth, il personaggio dei Monty Python inopinatamente scambiato suo malgrado per il Messia. “Dicci, maestro, dicci qualcosa!”. E lui: “Andatevene via!”. “E come dobbiamo andarcene?”. “E io che ne so, lasciatemi in pace”. “Dacci un segno!”. “Ma un segno ce l’ha già dato portandoci in questo posto!”. “Ma non sono io che vi ci ho portati, ci siete venuti da soli!”. “Maestro, il tuo popolo ha camminato molte miglia per stare con te, sono stanchi e non hanno mangiato!”. “E non sarà mica colpa mia!”. “Ma non c’è cibo su questa montagna desolata!”. “Bah, ci sono dei cespugli di ginepro laggiù”. “Miracolo! Ha riempito di frutti quei cespugli che hanno generato bacche di ginepro!”. “Certo che hanno generato bacche di ginepro: sono cespugli di ginepro!”. “Non ci vedevo e ora ci vedo!” (il tizio non vede una buca e ci casca dentro). “Miracolo del Messia!”. “Mi ha pestato un piede!”. “Miracolo! Pesta un piede anche a noi, Signore e Messia!”. “Non sono il Messia”. “Sì, sì, tu sei il Messia, io me ne intendo perché ne ho seguiti parecchi”. “Io non sono il Messia, come ve lo devo dire? Lo giuro su Dio!”. “Soltanto il vero Messia nega la sua divinità!”. “Cooosa? Ma così state cercando di incastrarmi! E va bene, allora sono il Messia”. “L’ha detto! È lui! È il Messia!”. Ora, per sfuggire a quest’orda di zecche bavose e appiccicose, Supermario ha una sola via d’uscita: la stessa di Brian di Nazareth che, sfinito dagli stalker, prorompe in un liberatorio “E adesso andatevene tutti affanculo!”. E quelli, dopo un ultimo disperato tentativo (“Quale via ci consigli, o Signore?”), finalmente si disperdono. Oggi però l’esito è tutt’altro che scontato: siccome non siamo nella Palestina di duemila anni fa, ma nell’Italia del 2020, c’è pure il caso che qualcuno scambi l’eventuale vaffa di Draghi per un’autocandidatura al posto di Beppe Grillo.

sabato 1 agosto 2020

Il complotto della realtà. - Marco Travaglio

Vita da startupper: 1. l'esaltazione - Impresa In Corso - Blog per ...

Ieri, oltre a lodare il Corriere della Sera col più lusinghiero degli elogi (“È peggio del Fatto Quotidiano”), il Cazzaro Verde ha proseguito nella deriva psicoalcolica che contraddistingue le sue estati al Papeete Beach. È tornato a gridare al complotto per il via libera del Senato al processo Open Arms, vaneggiando di “giustizia politica alla Palamara” (che mai s’è occupato di inchieste sulla sua persona). Se l’è presa con l’altro Matteo perché “cambia idea tre volte al giorno”: e il fatto che avesse creduto alla sua promessa di salvarlo la dice lunga sul suo acume, visto che la parola dell’Innominabile è un optional anche per i parenti stretti. Poi ha annunciato di avere già studiato (verbo insolito, per lui) il modo di trascinare alla sbarra accanto a sé il premier Conte, che “sul divieto di sbarco a Open Arms era in totale accordo con me, come tutto il Consiglio dei ministri”, dunque fu suo “complice”. Purtroppo il Consiglio dei ministri non si riunì mai per discuterne, visto che lui l’8 agosto aveva rovesciato il governo.

Il 9 agosto i legali di Open Arms chiesero al Tribunale dei minori di Palermo di far sbarcare i minorenni dalla nave carica di migranti. Il 12 il Tribunale chiese spiegazioni al governo. Il 13 Conte ordinò a Salvini di far sbarcare almeno i minori, invano. Il 14 il Tar Lazio sospese il divieto di sbarco. La nave fece rotta sull’Italia, ma senza ricevere l’indicazione del porto sicuro da Salvini. Che quello stesso giorno attaccò il premier perché era di parere opposto al suo: “Conte mi ha scritto per lo sbarco di alcune centinaia di migranti a bordo di una nave Ong. Gli risponderò garbatamente che non si capisce perché debbano sbarcare in Italia”. Il 15 Conte pubblicò una nuova, durissima lettera a Salvini (per i giudici, la prova che il ministro fece tutto da solo contro le indicazioni del premier): “Ti ho scritto ier l’altro una comunicazione formale, con la quale, dopo avere richiamato vari riferimenti normativi e la giurisprudenza in materia, ti ho invitato, ‘nel rispetto della normativa in vigore, ad adottare con urgenza i necessari provvedimenti per assicurare assistenza e tutela ai minori’… Con mia enorme sorpresa, ieri hai riassunto questa mia posizione attribuendomi, genericamente, la volontà di far sbarcare i migranti a bordo. Comprendo la tua ossessiva concentrazione nell’affrontare il tema dell’immigrazione riducendolo alla formula ‘porti chiusi’. Sei… proteso a incrementare i tuoi consensi. Ma parlare come Ministro dell’Interno e alterare una chiara posizione del tuo Presidente del Consiglio, scritta nero su bianco, è questione diversa. È un chiaro esempio di sleale collaborazione, l’ennesimo, che non posso accettare”.

Poi rivendicava la linea di “maggiore rigore rispetto al passato” contro l’immigrazione clandestina e i successi in Ue sulle redistribuzioni: “Francia, Germania, Romania, Portogallo, Spagna e Lussemburgo mi hanno appena comunicato di essere disponibili a redistribuire i migranti… Siamo agli sgoccioli di questa nostra esperienza di governo… ho sempre cercato di trasmetterti i valori della dignità del ruolo che ricopriamo e la sensibilità per le istituzioni che rappresentiamo. La tua foga politica e l’ansia di comunicare, tuttavia, ti hanno indotto spesso a operare ‘slabbrature istituzionali’, che a tratti sono diventate veri e propri ‘strappi istituzionali’”. Era l’antipasto del liscio e busso che Conte gli avrebbe riservato in Senato cinque giorni dopo. Infatti Salvini cedette e sbarcarono tutti.

Ecco: l’unico complotto in corso contro Salvini è quello della realtà dei fatti che, appena apre bocca, s’incaricano puntualmente di smentirlo. Sempre e su tutto. Partecipa a un convegno sul Covid e fa il negazionista, violando la legge sulle mascherine nei luoghi chiusi affollati: e subito i contagi risalgono, tant’è che pure Zaia gli ricorda che il virus è tutt’altro che estinto. Tuona, in ottima compagnia, contro la “svolta autoritaria” per la proroga dello stato di emergenza: e ieri, non bastando le sapienti lezioni di Zagrebelsky e di altri giuristi veri, Mattarella ricorda a chi sproloquia di libertà violate che “libertà non è fare ammalare gli altri: non dobbiamo rimuovere” il Covid-19 e i suoi danni “per rispetto dei morti, dei sacrifici affrontati dai nostri concittadini: altrove il rifiuto di quei comportamenti provoca drammatiche conseguenze”. Ancora una volta la realtà dei fatti contro le balle della propaganda. E siccome il pugile suonato è pure sfigatissimo, viene sbugiardato persino dai dati Istat sul calo del Pil: dati terribili per tutt’Europa, ma meno peggiori in Italia che in altri Paesi, come la Spagna e la Francia, portati a modello perché più bravi a riaprire prima. Il 21 aprile, con più di 400 morti al giorno, il Cazzaro Verde chiedeva di riaprire tutto, visto che “in Austria hanno aperto un sacco di negozi e attività commerciali, in Germania idem, in Spagna e in tanti altri Paesi”. Il 28 aprile gli fece eco l’altro Matteo, noto economista pure lui: Francia, Germania, Spagna “stanno ripartendo più velocemente di noi e ci strappano fette di mercato”, basta “tenere il Paese agli arresti domiciliari”. Ora i dati Istat dicono che nel secondo trimestre 2020 (dalla fine del lockdown all’inizio della fase 3), l’Italia ha perso il 12,4% del Pil, contro il 13,8 della Francia e il 18,5% della Spagna. Nulla si sa della Svizzera e delle Bahamas, ma basta chiedere a Fontana.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/08/01/il-complotto-della-realta/5886893/

mercoledì 29 luglio 2020

Vale tutto. - Marco Travaglio

Le voci dei commentatori di calcio - Dance Like Shaquille O'Neal

Ogni tanto mi diverto a scorrere i commenti sulla mia pagina Facebook e provo pena non tanto per le persone raziocinanti sopraffatte dai dementi che delirano sulle mie cause perse con l’Innominabile (mai perso una causa con lui), sui soldi che mi versa Casaleggio (che mi ha fatto causa), sui milioni che il Fatto incassa dallo Stato (mai un euro in 11 anni) e sul simpatico giochino del “Parlaci di Bibbiano” se scrivi di Salvini, “Parlaci di Salvini” se scrivi di Bibbiano, “Perché non critichi i 5Stelle?” se hai appena criticato i 5Stelle. Ma quello è un mondo a parte: il dessert della legge Basaglia e l’antipasto dell’Era del Mitomane prossima ventura. Il guaio è che ormai vale tutto anche sui media tradizionali. Su La7 si parla di Fontana e una poverina tira in ballo l’ex fidanzato di Casalino: come se un cameriere cubano (privato cittadino non indagato) che si fa fregare 18mila euro (soldi suoi) col trading online c’entrasse qualcosa col presidente di Regione (pubblico ufficiale indagato) che mente una dozzina di volte sull’appalto da 513mila euro (soldi nostri) senza gara alla ditta del cognato e della moglie, poi camuffato da donazione gratuita quando Report lo scoprì, gratuita mica tanto perché tentò di girare 250mila euro al cognato dai 5,3 milioni trasferiti dalle Bahamas su un conto svizzero. E, su Repubblica, scarica elegantemente le colpe su sua madre, ovviamente morta.

Sul Corriere il presidente di Confindustria Carlo Bonomi dà fiato alla bocca come nemmeno al bar: “Per il governo la fase 2 non è ancora iniziata” (se era per lui, manco la fase 1, visti i suoi ostruzionismi da presidente di Assolombarda contro la chiusura delle aziende mentre i lombardi morivano come le mosche); “mi aspettavo di vedere già scritto il Piano nazionale delle riforme” per il Recovery fund (tutti i Paesi Ue lo presenteranno a ottobre, ma lui deve pur dire qualcosa, visto che un mese fa chiedeva “un altro governo” perché questo non prende ordini da lui); “non potremo più confondere l’Europa con task force e stati generali” (dove parlò anche lui, tanto erano inutili); urgono le riforme di “burocrazia e fisco” (la prima appena fatta nel dl Semplificazioni, la seconda in cantiere da questa settimana); quanto al lavoro, “siamo alle solite” perché se ne occupa “un comitato” (pensa che le leggi si scrivano da sole, o che sia meglio fare come B. e l’Innominabile: Confindustria dettava e i governi scrivevano); “scostamento di bilancio da 25 miliardi per distribuire altre risorse a pioggia” (invece di regalarle tutte ai ricchi, si aiutano anche poveri e i disoccupati), anziché “eliminare” il blocco dei licenziamenti (giusto: mettiamo per strada milioni di persone come in America).

Del resto il giornale di Confindustria, il Sole 24 Ore, spara l’ennesimo allarme inesistente: “Scuola rischio caos per settembre” perché è “impossibile fornire 3 milioni di banchi” (come se oggi le scuole avessero zero banchi o il governo le obbligasse a cambiarli tutti). Intanto, non contenti di contar balle sulla condanna di B. facendo parlare un giudice morto che, da vivo, l’aveva firmata pagina per pagina, i giornali di destra se ne inventano un’altra: l’ex sindaco FI di Parma Pietro Vignali è stato “abbattuto dai giudici”, mentre era “pulito” come giglio di campo per sostituirlo col grillino Federico Pizzarotti, tant’è che “la sua posizione è stata archiviata dopo 10 anni” ed è stato “completamente riabilitato” (Giornale, Verità e Riformista, che confondono un’archiviazione-prescrizione per abuso d’ufficio col processo sulla Tangentopoli parmigiana che indusse la giunta Vignali a dimettersi nel 2011). Resta da spiegare come mai Vignali nel 2015 patteggiò 2 anni di carcere per peculato e corruzione, cioè per aver derubato il suo Comune, che infatti s’impegnò a risarcire con mezzo milione di euro: tipico caso di innocente che si crede colpevole.
Siccome vale tutto, si ascoltano squilibrati in Parlamento e a convegni No Covid che strillano alla dittatura per la proroga dello stato d’emergenza quando il virus è sotto controllo. Ma il virus è sotto controllo, almeno in Italia, proprio grazie alle misure adottate dello stato di emergenza. Eravamo già pronti ad assegnare il Cazzaro d’Oro a Salvini per il suo strepitoso “La mascherina non ce l’ho e non la indosso” (basta dire “non ce l’ho” o “non la indosso”, salvo spiegare come si potrebbe indossare una cosa che non si ha), per giunta pronunciato in Senato, cioè nel luogo dov’è stato approvato l’obbligo di mascherina nei luoghi chiusi senza distanziamento (con multe per i contravventori che però a Salvini, chissà perché, non vengono mai inflitte). Poi abbiamo scoperto che all’insigne consesso ha dato un imperdibile contributo il giudice emerito della Consulta Sabino Cassese, in arte Capannelle, con una perla di rara saggezza: “Non si può prorogare lo stato di emergenza perché l’emergenza non c’è più”. L’arzillo vegliardo dimentica che l’emergenza c’è molto più oggi di quando fu deciso lo stato d’emergenza: era il 31 gennaio e i contagiati erano appena 2 in tutt’Italia e i morti 0, mentre ora i positivi sono 12.609 (181 infetti e 10 morti solo ieri). E nel resto del mondo (anche in Paesi vicini come Spagna e Francia) oggi, non sei mesi fa, si registrano i picchi massimi di contagio, con rischi di focolai d’importazione. Quindi l’ambìto riconoscimento va all’emerito Capannelle: come nei Soliti ignoti, un bel baracchino di pasta e ceci.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/07/29/vale-tutto/5883531/

lunedì 13 luglio 2020

Una vita da Caimano/4. - Marco Travaglio

Trattativa Stato mafia, Berlusconi indagato a Firenze. La moglie ...

2014. Il 18 gennaio, meno di due mesi dopo la sua espulsione dal Senato in seguito alla condanna definitiva a 4 anni per frode fiscale che l’ha fatto decadere in base alla legge Severino e interdetto dai pubblici uffici, Silvio B. viene ricevuto con Gianni Letta nella sede del Pd dal neosegretario Matteo Renzi. Che alla fine esprime “profonda sintonia” con il pregiudicato ineleggibile. E sigla con lui il Patto del Nazareno sulle riforme elettorale (Italicum) e costituzionale e su altri scambi inconfessabili che resteranno segreti, riportandolo surrettiziamente nell’area di governo, ma soprattutto riabilitandolo e rimettendolo in gioco. Il Camiano, che pareva finito e per cui lo stesso Renzi annunciava il “game over”, è resuscitato un’altra volta per mano dei suoi presunti avversari. Il 22 febbraio, Renzi rovescia il governo di Letta e ne prende il posto. Il 10 aprile Dell’Utri, appena condannato dalla Cassazione per mafia, fugge in Libano per sottrarsi all’arresto. B. dichiara: “L’ho mandato io. Marcello è a Beirut perché Putin mi ha chiesto di sostenere la campagna elettorale di Gemayel”. Ma il suo compare non è un ambasciatore: è un latitante inseguito da un mandato di cattura internazionale con richiesta di estradizione (verrà concessa il 12 giugno, quando il creatore di FI sarà tradotto nel carcere di Parma, a qualche cella di distanza da Riina). Il 14 maggio B. inizia i servizi sociali all’ospizio Sacra Famiglia di Cesano Boscone per scontare il suo residuo pena extra-indulto (10 mesi). Il 18 luglio viene assolto in appello (come poi in Cassazione) al processo Ruby, anche perché la Severino ha modificato il reato di concussione. Nei tre anni di governo Renzi, la rinata FI voterà quasi tutti i suoi provvedimenti, copiati dal programma di B.: Jobs Act, abolizione dell’art. 18, ”Buona Scuola”, responsabilità civile dei giudici; soglie di impunità per frodi ed evasioni fiscali; tetto ai contanti a 3mila euro; riforma costituzionale per un premier più forte e un Parlamento più debole; Italicum, con deputati nominati dai capi-partito e premio di maggioranza abnorme per chi arriva primo (come nel Porcellum); abolizione dell’Imu. Completano il quadro il rilancio del Ponte sullo Stretto, l’occupazione militare della Rai, la guerra ai magistrati più impegnati. Uno sdoganamento politico e culturale del berlusconismo a opera del Pd, che si preclude ogni possibilità di combatterlo in futuro.
2015. Il 31 gennaio l’idillio è momentaneamente rotto dal tradimento di Renzi, che fa eleggere Sergio Mattarella al posto di Napolitano senza il permesso a B. Questi preferiva il più fidato Amato. E si vendica, schierandosi contro l’Italicum e la riforma costituzionale che ha contribuito a scrivere.
Ma il governo Renzi non ha nulla da temere, anche perché continua a regalare favori a B. e alle sue aziende, grazie anche ai teorico del “renzusconismo”, il plurimputato Denis Verdini, che gli ha portato una pattuglia di parlamentari berlusconiani.
2016-2017. Persi il referendum e il governo (passato a Gentiloni), Renzi si vede bocciare l’Italicum dalla Consulta. E riprende a trattare con B. per una nuova legge elettorale su misura per entrambi: il Rosatellum, votato anche dalla Lega, fatto apposta per produrre ingovernabilità, creare finte coalizioni elettorali, far nominare dai capipartito i 2/3 dei parlamentari e soprattutto favorire, dopo le elezioni, un governo Renzusconi: l’ultimo argine dell’establishment contro i 5Stelle. L’inciucio è benedetto dalla grande stampa, compresa quella di sinistra. Da Scalfari a De Benedetti, è tutta una corsa a riabilitare B. come “male minore”, addirittura “salvatore dell’Italia” dal pericolo “populista” e “antieuropeista” (proprio lui, il più grande populista e antieuropeista mai visto).
2018. Alle elezioni del 4 marzo FI scende al minimo storico (14%). Scavalcato dalla Lega di Salvini (17,4), B. perde la leadership del centrodestra e vede stravincere i suoi peggiori nemici: i 5Stelle (32,7). Per il governissimo col Pd non ci sono i numeri. Ci sarebbero per un M5S-Pd-Leu, ma Renzi lo stoppa. Salvini, col permesso di B., va al governo con Di Maio ma a patto che quest’ultimo non sia premier, perchè rifiuta di incontrarlo e pure di parlargli al telefono. Nasce il Conte 1, il primo governo da 40 anni in cui B. non conta nulla: infatti passano leggi che mai nessuno aveva osato varare (Anticorruzione, blocca-prescrizione, voto di scambio, taglio dei vitalizi e dei parlamentari, dl Dignità, reddito di cittadinanza).
2019-2020. Nell’agosto 2019 Salvini rovescia il governo per andare alle elezioni, cancellare i 5Stelle e capitalizzare il trionfo delle Europee. Ma stavolta Renzi e il nuovo Pd guidato da Zingaretti si alleano con M5S e Leu nel Conte 2. Ma Renzi impiega poco a passare da promotore a guastatore del governo giallo-rosa, con la scissione di Italia Viva e uno smaccato corteggiamento a B. in vista di un governissimo Draghi che restauri l’Ancien Regime. Però la popolarità di Conte, soprattutto dopo la buona gestione della pandemia da Coronavirus, blocca l’inciucio per qualche mese. Poi, passata l’emergenza, la voglia di ammucchiata ritorna, su pressione dei poteri finanziari e dei loro giornaloni. Non solo Renzi, ma persino parte del Pd e financo Prodi sognano un governissimo col pregiudicato. Fingendo di dimenticare chi è. E quanti danni ha già fatto all’Italia.
(4- fine)