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venerdì 12 maggio 2023

L’anello di Carvilio - Anna Rita Rossi

 

L’anello di Carvilio,
ritrovato al dito di una matrona romana durante degli scavi sulla via Latina, testimonia il profondo dolore e al contempo il grande amore di una madre per suo figlio.
Nell’anno 2000, sulla via Latina, vicino Grottaferrata, alla periferia sud-est di Roma, mentre si eseguono degli scavi per togliere un traliccio da un terreno, affiorano dei gradini.
Allertata la Soprintendenza archeologica ed effettuati ulteriori scavi si scopre che quei gradini conducono a una porta sigillata. Al di là della porta, una tomba romana del I sec. d.C., ancora intatta.
La tomba di 9 metri quadrati ospita due sarcofagi di marmo. Nel primo è deposto “Carvilio Gemello”; nell’altro, “Aebutia Quarta”.
I corpi dei due defunti si sono conservati bene, soprattutto quello del giovane, probabilmente, grazie all’imbalsamazione e alle favorevoli condizioni microclimatiche della tomba.
Nel sarcofago di Aebutia, ricca matrona romana, è rinvenuto solo lo scheletro, ma sono presenti anche le ghirlande di fiori (lilium, rose e viole) che decoravano la defunta, la veste di seta che indossava e la preziosa parrucca rossa che aveva sul capo, fatta di capelli umani, fibre vegetali e crini animali.
Nessuno dei due defunti aveva in bocca la tradizionale moneta, come era nell’uso romano, questo fa supporre che Carvilio e Aebutia fossero seguaci del culto egiziano di Iside.
Parrucche simili a quella indossata dalla nobildonna romana sono state ritrovate anche in altre sepolture, mentre originale e assolutamente unico è l’anello a fascia, al dito di Aebutia, anello che ha suscitato grande stupore negli archeologi. Un oggetto di grande bellezza e di inestimabile valore per la sua unicità e per la valenza affettiva.
Al di sotto del castone (parte dell’anello, o di altro gioiello, dove è collocata la gemma) in cristallo di rocca, lavorato “a cabochon”, è posto un mini-busto di Carvilio, morto a 18 anni e tre mesi. Il giovane raffigurato è a torso nudo; sono evidenti i capelli ricci, le labbra sottili e il naso aquilino.
Grazie alla luminosità dovuta alla lente di cristallo, l’immagine di Carvilio acquista profondità quando la si osserva.
Aebutia aveva avuto due figli da mariti diversi. Carvilio era nato dal primo matrimonio della donna con Tito Carvilio, della famiglia Sergia. Dal secondo marito, invece, ebbe una figlia, Antestia Balbina, che si occupò della sua sepoltura.
Aebutia morì alcuni anni dopo Carvilio, all’età di 40-45 anni. Nel suo sarcofago erano presenti anche alcune piccole ossa infantili, fatto che indurrebbe a ipotizzare che la donna fosse incinta al momento della morte.
Il magnifico anello è conservato, oggi, presso il Museo Archeologico di Palestrina, Roma.


Di Anna Rita Rossi

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martedì 24 novembre 2015

Marte sta perdendo una luna, ma avrà un anello.



Rappresentazione artstica di Marte con l'anello formato dai detriti della sua luna più grande, Phobos (fonte: Tushar Mittal using Celestia 2001-2010, Celestia Development Team; Berkeley University)

Rappresentazione artstica di Marte con l'anello formato dai detriti della sua luna più grande, Phobos (fonte: Tushar Mittal using Celestia 2001-2010, Celestia Development Team; Berkeley University)

Phobos sta precipitando ed esploderà in una nube di detriti.


Un anello può coronare una travagliata storia d'amore, anche nello spazio. E' il caso del pianeta Marte, che sta stringendo sempre più forte a sè la maggiore delle sue lune, Phobos. Quest'ultima, che mostra già sul 'volto' i primi segni di sofferenza, è pronta a farsi annientare in questo 'abbraccio' mortale come una vera eroina romantica, per poi disperdersi in frantumi: tutto per poter regalare a Marte uno splendido anello, destinato a cingere il Pianeta Rosso per ben 100 milioni di anni.

Un finale strappalacrime, dunque, che però non faremo in tempo a vedere, dato che accadrà nell'arco dei prossimi 20-40 milioni di anni. A prevederlo sono due planetologi dell'Università della California a Berkeley, che pubblicano i risultati sulla rivista Nature Geoscience. 

La protagonista assoluta dell'articolo è proprio la luna 'suicida' Phobos, che orbita a circa 6.000 chilometri da Marte. Letteralmente 'rapita' dalla sua attrazione gravitazionale, Phobos gli si sta avvicinando di 2 metri ogni 100 anni, come hanno stabilito qualche giorno fa gli esperti della Nasa: i solchi che stanno comparendo sempre più numerosi sulla sua superficie sarebbero proprio i segni impressi dall'abbraccio del pianeta. 

Secondo i calcoli dei due ricercatori di Berkeley, la luna marziana sarebbe composta da materiali piuttosto morbidi, destinati ad andare in frantumi nel giro di 20-40 milioni di anni: i blocchi più grossi potranno ricadere sulla superficie di Marte, generando nuovi crateri, mentre i frammenti più piccoli si potranno disperdere dando vita ad un anello (denso quanto i più famosi anelli di Saturno) che è destinato a persistere per un lungo periodo, fino a 100 milioni di anni.