TORINO - La Fiat metterà in mobilità nella fabbrica di Pomigliano 19 lavoratori per poter rispettare l'ordinanza della Corte d'Appello di Roma che obbliga ad assumere i 19 dipendenti di Fiat Group Automobiles iscritti alla Fiom che hanno presentato ricorso per presunta discriminazione. Lo rende noto l'azienda in un comunicato.
La Fiat "é consapevole della situazione di forte disagio che si è determinata all'interno dello stabilimento di Pomigliano, sfociata in una raccolta di firme con la quale moltissimi lavoratori hanno manifestato comprensibile preoccupazione". E' quanto si legge nella nota sull'ordinanza della Corte d'Appello di Roma. "Spero che gli altri sindacati non vogliano firmare la procedura di mobilità annunciata da Fiat": è quanto ha affermato il segretario della Fiom di Napoli, Andrea Amendola, commentando l'annuncio da parte del Lingotto della messa in mobilità di 19 lavoratori della Newco di Pomigliano d'Arco per poter assumere altrettanti lavoratori iscritti al sindacato metalmeccanici della Cgil. Amendola ha anche annunciato che il sindacato valuterà il da farsi con il proprio pool di avvocati.
"L'impegno dell'azienda - si legge nella nota - è quello di individuare la soluzione che consenta di eseguire l'ordinanza creando il minor disagio possibile a tutti quei dipendenti che hanno condiviso il progetto e, con grande entusiasmo e spirito di collaborazione, sono stati protagonisti del lancio della Nuova Panda". "L'azienda ha da tempo sottolineato - prosegue il comunicato - che la sua attuale struttura è sovradimensionata rispetto alla domanda del mercato italiano ed europeo da mesi in forte flessione e che, di conseguenza, ha già dovuto fare ricorso alla cassa integrazione per un totale di venti giorni. Altri dieci sono programmati per fine novembre".
"L'impegno dell'azienda - si legge nella nota - è quello di individuare la soluzione che consenta di eseguire l'ordinanza creando il minor disagio possibile a tutti quei dipendenti che hanno condiviso il progetto e, con grande entusiasmo e spirito di collaborazione, sono stati protagonisti del lancio della Nuova Panda". "L'azienda ha da tempo sottolineato - prosegue il comunicato - che la sua attuale struttura è sovradimensionata rispetto alla domanda del mercato italiano ed europeo da mesi in forte flessione e che, di conseguenza, ha già dovuto fare ricorso alla cassa integrazione per un totale di venti giorni. Altri dieci sono programmati per fine novembre".
Incredulo Mario Di Costanzo, iscritto Fiom che dovrebbe essere assunto entro il 28 novembre. "E' proprio una vergogna, Marchionne non perde occasione per cercare di dividere i lavoratori. Adesso dichiara anche guerra alla magistratura per far pesare sui giudici la situazione che si sta creando". "Con questo atteggiamento però - ha proseguito Di Costanzo - l'Ad non sta facendo altro che fare luce sul suo reale progetto per Pomigliano: se l'assunzione di 19 persone per lui è un problema, figuriamoci cosa sarà l'assunzione degli oltre 2000 in cassa integrazione che attendono di entrare in Fabbrica Italia Pomigliano entro luglio del prossimo anno. Mi auguro che questa cosa non passi nel silenzio delle istituzioni e degli altri sindacati, che dovrebbero avere reazioni immediate per quest'annuncio". Di Costanzo, inoltre, sostiene che con questo provvedimento Marchionne "sembra dichiari guerra anche alla magistratura". "Pare voglia far pesare loro quello che sta mettendo in atto - conclude l'operaio - dimostrando di essere lui il più forte e l'unico che debba prendere decisioni, anche a discapito delle leggi".
Per i 19 lavoratori di Pomigliano per i quali la Fiat è pronta al licenziamento per poter adempiere alla sentenza per l'assunzione di 19 lavoratori iscritti alla Fiom potrebbero non esserci in requisiti per avere la mobilità. La legge prevede infatti che per ottenere l'indennità si sia in possesso di almeno 12 mesi di anzianità aziendale di cui almeno sei di effettivo lavoro. Nella newco di Pomigliano, spiega il segretario nazionale Uilm, Giovanni Sgambati le prime assunzioni sono state effettuate a novembre 2011.
TITOLO CROLLA IN BORSA - Accelera in Piazza Affari Fiat industrial dopo la trimestrale con utile netto in crescita del 45,6% rispetto all'analogo periodo 2011: il titolo sale del 3% a 8,3 euro. Sempre male Fiat spa, il cui titolo cede il 4,33% a 3,76 euro, un secondo scivolone dopo quello di ieri che appesantisce anche la controllante Exor, in calo di un punto percentuale.
FIAT INDUSTRIAL: +45,6% UTILE NETTO TRIMESTRE A 297 MLN - Fiat Industrial ha chiuso il terzo trimestre con un utile netto di 297 milioni di euro, in crescita del 45,6% rispetto all'analogo periodo 2011. Fiat Industrial ha chiuso il terzo trimestre con un utile della gestione ordinaria di 575 milioni di euro, 91 milioni in più dello stesso periodo del 2011, pari a un incremento del 18,5%.
Confermati i target 2012: ricavi oltre 25 miliardi di euro, un risultato della gestione ordinaria superiore ai 2 miliardi di euro, un risultato netto di circa 900 milioni di euro e un indebitamento netto industriale tra 1,2 e 1,5 miliardi di euro.
L'indebitamento netto industriale di Fiat Industrial, nel trimestre, è aumentato di 200 milioni di euro a 2,2 miliardi di euro: l'autofinanziamento generato dalla gestione - spiega la società - è stato più che compensato dall'aumento stagionale del capitale di funzionamento e da significativi livelli di investimento. La liquidità disponibile è pari a 4,9 miliardi di euro (5,7 miliardi di euro alla fine del secondo trimestre).
Confermati i target 2012: ricavi oltre 25 miliardi di euro, un risultato della gestione ordinaria superiore ai 2 miliardi di euro, un risultato netto di circa 900 milioni di euro e un indebitamento netto industriale tra 1,2 e 1,5 miliardi di euro.
L'indebitamento netto industriale di Fiat Industrial, nel trimestre, è aumentato di 200 milioni di euro a 2,2 miliardi di euro: l'autofinanziamento generato dalla gestione - spiega la società - è stato più che compensato dall'aumento stagionale del capitale di funzionamento e da significativi livelli di investimento. La liquidità disponibile è pari a 4,9 miliardi di euro (5,7 miliardi di euro alla fine del secondo trimestre).
di Amalia Angotti
Il pareggio delle attività in Europa non potrà essere raggiunto dal gruppo Fiat prima del 2015, ma nessuno stabilimento sarà chiuso in Italia. Ai sindacati, che incontra in serata al Lingotto, Sergio Marchionne conferma gli investimenti che consentiranno di dare lavoro a tutti i dipendenti: non dà cifre né date, ma l'avvio è imminente a Melfi per produrre i suv. Poi toccherà a Cassino dove si faranno modelli con Chrysler e a Mirafiori dove oltre alla Alfa Mito arriveranno famiglie di vetture di alta gamma. Negli impianti italiani saranno prodotti in tutto 17 nuovi modelli tra il 2013 e il 2016. Per il rilancio il Lingotto punta non più sulle utilitarie, ma sui modelli di alta gamma Alfa Romeo e Maserati. Il marchio Lancia, invece, "ha un appeal limitato" e sarà ridimensionato. Sono queste le linee guida del nuovo piano del gruppo Fiat, illustrato da Sergio Marchionne nella conference call sui conti del terzo trimestre. In una e-mail agli impiegati della Chrysler l'ad assicura che la la produzione della Jeep non sarà trasferita dagli Stati Uniti alla Cina. Smentita anche l'ipotesi di un accordo con Psa, con cui c'é "un rapporto storicamente forte" e con Gm ("i colloqui risalgono al 2008") per dare vita a un grande gruppo. Grazie alla casa di Detroit, con cui resta l'obiettivo della fusione entro il 2014 o il 2015, i conti del gruppo Fiat vanno bene, anche se l'indebitamento netto industriale sale a 6,7 miliardi e tutti gli obiettivi del 2012, del 2013 e del 2014 vengono rivisti al ribasso.
In Borsa il titolo crolla e chiude in calo del 4,66% a 3,93 euro. Marchionne ribadisce che nessuno stabilimento italiano chiuderà e chiede ai sindacati che hanno firmato il contratto di gruppo, con un ovvio riferimento alla Fiom, "di difendere attivamente il progetto nei confronti di alcune minoranze, determinate a impedirne il successo contro gli interessi del Paese". "Il vero problema - spiega Marchionne - è che se chiudessi un impianto in Europa dovrei aprirne un altro da un'altra parte". L'obiettivo per le fabbriche italiane è utilizzare il 15% della capacità produttiva per l'export, ma gli investimenti sono condizionati al rispetto dei nuovi accordi di lavoro. "Dobbiamo uscire dalla crisi lottando", sottolinea Marchionne. Il prossimo anno il gruppo Fiat lancerà tre nuovi modelli prodotti in Italia, uno targato Alfa Romeo e due Maserati. Nel 2014 è prevista la produzione di altri 5 nuovi modelli, sempre destinati anche all'export. "Una svolta storica, un salto di qualità", commentano i leader della Cisl, Raffaele Bonanni e della Uil, Luigi Angeletti. "Era quello che volevamo sentirci dire", afferma il numero uno della Ugl, Giovanni Centrella, mentre il segretario generale della Fismic, Roberto Di Maulo si dice "assolutamente soddisfatto". "Marchionne sa bene che senza un vero piano di investimenti che parta subito, la Fiat è destinata a perdere ancora quote di mercato rispetto agli altri produttori", osserva il leader della Fiom, Maurizio Landini, che accusa "il governo con il suo silenzio e gli altri sindacati, di assumersi la responsabilità del disimpegno Fiat in Italia e in Europa". Il responsabile economia del pd Stefano Fassina, chiede al governo "di verificare il cambio di rotta", mentre il responsabile lavoro e welfare dell'IdV, Maurizio Zipponi, auspica che non sia "l'ennesima promessa al vento dopo il progetto fasullo di Fabbrica Italia".
Il pareggio delle attività in Europa non potrà essere raggiunto dal gruppo Fiat prima del 2015, ma nessuno stabilimento sarà chiuso in Italia. Ai sindacati, che incontra in serata al Lingotto, Sergio Marchionne conferma gli investimenti che consentiranno di dare lavoro a tutti i dipendenti: non dà cifre né date, ma l'avvio è imminente a Melfi per produrre i suv. Poi toccherà a Cassino dove si faranno modelli con Chrysler e a Mirafiori dove oltre alla Alfa Mito arriveranno famiglie di vetture di alta gamma. Negli impianti italiani saranno prodotti in tutto 17 nuovi modelli tra il 2013 e il 2016. Per il rilancio il Lingotto punta non più sulle utilitarie, ma sui modelli di alta gamma Alfa Romeo e Maserati. Il marchio Lancia, invece, "ha un appeal limitato" e sarà ridimensionato. Sono queste le linee guida del nuovo piano del gruppo Fiat, illustrato da Sergio Marchionne nella conference call sui conti del terzo trimestre. In una e-mail agli impiegati della Chrysler l'ad assicura che la la produzione della Jeep non sarà trasferita dagli Stati Uniti alla Cina. Smentita anche l'ipotesi di un accordo con Psa, con cui c'é "un rapporto storicamente forte" e con Gm ("i colloqui risalgono al 2008") per dare vita a un grande gruppo. Grazie alla casa di Detroit, con cui resta l'obiettivo della fusione entro il 2014 o il 2015, i conti del gruppo Fiat vanno bene, anche se l'indebitamento netto industriale sale a 6,7 miliardi e tutti gli obiettivi del 2012, del 2013 e del 2014 vengono rivisti al ribasso.
In Borsa il titolo crolla e chiude in calo del 4,66% a 3,93 euro. Marchionne ribadisce che nessuno stabilimento italiano chiuderà e chiede ai sindacati che hanno firmato il contratto di gruppo, con un ovvio riferimento alla Fiom, "di difendere attivamente il progetto nei confronti di alcune minoranze, determinate a impedirne il successo contro gli interessi del Paese". "Il vero problema - spiega Marchionne - è che se chiudessi un impianto in Europa dovrei aprirne un altro da un'altra parte". L'obiettivo per le fabbriche italiane è utilizzare il 15% della capacità produttiva per l'export, ma gli investimenti sono condizionati al rispetto dei nuovi accordi di lavoro. "Dobbiamo uscire dalla crisi lottando", sottolinea Marchionne. Il prossimo anno il gruppo Fiat lancerà tre nuovi modelli prodotti in Italia, uno targato Alfa Romeo e due Maserati. Nel 2014 è prevista la produzione di altri 5 nuovi modelli, sempre destinati anche all'export. "Una svolta storica, un salto di qualità", commentano i leader della Cisl, Raffaele Bonanni e della Uil, Luigi Angeletti. "Era quello che volevamo sentirci dire", afferma il numero uno della Ugl, Giovanni Centrella, mentre il segretario generale della Fismic, Roberto Di Maulo si dice "assolutamente soddisfatto". "Marchionne sa bene che senza un vero piano di investimenti che parta subito, la Fiat è destinata a perdere ancora quote di mercato rispetto agli altri produttori", osserva il leader della Fiom, Maurizio Landini, che accusa "il governo con il suo silenzio e gli altri sindacati, di assumersi la responsabilità del disimpegno Fiat in Italia e in Europa". Il responsabile economia del pd Stefano Fassina, chiede al governo "di verificare il cambio di rotta", mentre il responsabile lavoro e welfare dell'IdV, Maurizio Zipponi, auspica che non sia "l'ennesima promessa al vento dopo il progetto fasullo di Fabbrica Italia".