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domenica 6 settembre 2020

Al capezzale di Berlusconi. - Tommaso Merlo



Un conto è la compassione verso un malato, un altro è il revisionismo storico. Quell’anziano signore sdraiato su un letto del San Raffaele merita pietà come del resto tutte le vittime del coronavirus. Ma per Berlusconi il circo mediatico ha acceso i riflettori. Come fossimo tutti al capezzale di un Padre della Patria. C’è già chi lo beatifica puntando il dito contro chi lo avrebbe ingiustamente criminalizzato in passato. In parte toccherà rassegnarsi. Ci sono craxiani che vanno ancora in pellegrinaggio ad Hammamet. Un domani ci saranno berlusconiani che andranno a posare fiori al mausoleo di Arcore. Una tradizione nostrana. Amen. Ma la storia di un paese è una cosa seria e nessuno può riscriverla a piacere. L’odio non c’entra nulla. Anche perché chi sia davvero quell’anziano signore disteso sul letto del San Raffaele lo sanno in pochi. Noi conosciamo il personaggio pubblico che ha recitato, conosciamo la maschera del politico tre volte premier e abbiamo il diritto e anche il dovere di maturare un’opinione su di lui e di preservare la verità storica su cosa sia stato il berlusconismo. E questo non per sfogare chissà quali cattivi sentimenti, ma per imparare e per fare in modo che certi errori non si ripetano mai più. Quello che rimarrà nei libri di storia su Berlusconi è come sia riuscito a piegare la democrazia italiana per i suoi interessi processuali ed aziendali. Uno sfregio indelebile alla nostra repubblica. Berlusconi ci è riuscito grazie ai soldi della sua lobby, grazie ad un partito personale e grazie a televisioni e giornali al suo servizio. I tre pilastri del vecchio regime partitocratico nelle mani di una sola persona. Un mastodontico conflitto d’interessi. Un vero e proprio obbrobrio democratico che ha funzionato eccome nel servire Berlusconi ma non certo il paese. Berlusconi è riuscito a salvare le sue aziende e sfuggire ad innumerevoli processi. Quanto al paese aveva promesso di modernizzarlo ma alla fine non ha prodotto nessuna riforma degna di nota, solo anni di sterili litigi scatenati ad arte dalla propaganda, solo strappi e polemiche e provocazioni continue fino alle drammatiche dimissioni col paese sull’orlo del baratro finanziario. Berlusconi si è politicamente spento quel giorno. Ma invece di farsi da parte ha imposto la sua presenza sulla scena impedendo la formazione di una nuova destra moderata e favorendo così l’ascesa dell’inquietante sovranismo. Il disastroso giudizio politico su Berlusconi dovrebbe concludersi qui, se non fosse che il personaggio Berlusconi ha oltrepassato ogni “limite istituzionale”. Non si era mai visto un premier che avesse intrallazzato con la mafia, non si era mai visto un premier sempre pronto a comprare tutto e tutti, non si era mai visto un premier grande evasore e nemmeno uno che mettesse in piedi un night-club frequentato da ragazzine nella sua cantina. Scandali, grane giudiziarie e comportamenti al limite che hanno alimentato un degrado morale generalizzato nel paese e che è sfociato in un clamoroso ribaltamento della realtà. Con le guardie diventate cattive e i ladri buoni. Coi giudici diventati persecutori e i delinquenti vittime sacrificali. Con legalità, trasparenza e onestà anche intellettuale diventate parolacce in bocca a perdenti e fantomatici comunisti. Ma Berlusconi non ha fatto certo tutto da solo. Si è avvalso di zelanti cortigiani, delle folte truppe del suo impero e di tifoserie di tele-elettori vittime dell’atavico vizio degli italiani di seguire qualche pifferaio magico. E se Berlusconi ha avuto successo così a lungo è anche perché incarnava culturalmente quell’epoca e certi vizietti incoffesabili degli italiani. Quella del berlusconismo è stata una deriva democratica e morale la cui memoria va preservata in modo da non commettere più gli stessi errori. L’odio personale e lo sfogare cattivi sentimenti non c’entra nulla. Noi conosciamo solo il personaggio pubblico Berlusconi e abbiamo il diritto e anche il dovere di maturare un’opinione sulla sua parabola. Quell’anziano signore sdraiato su un letto del San Raffaele merita pietà e compassione come del resto tutte le vittime del coronavirus. Ma la storia di un paese è una cosa seria e nessuno può riscriverla a piacere. Fuori dall’ospedale il circo mediatico s’inchina come fosse al capezzale di un Padre della Patria mentre i revisionisti già si sfregano le mani. Intanto dentro alla sua stanza quell’anziano signore vive giorni di dolore e di paura come decine di migliaia di suoi concittadini. Chi con alle spalle una vita serena e regolare. Chi con alle spalle una vita turbolenta e sempre in prima linea. Tutti costretti a posare la propria maschera sul comodino. E guardarsi indietro. E guardarsi dentro. Chissà cosa penserà Berlusconi di se stesso e della sua vita. Chissà se penserà ne sia valsa davvero la pena di viverla in quel modo. Oppure no. 

https://repubblicaeuropea.com/2020/09/06/al-capezzale-di-berlusconi/