Visualizzazione post con etichetta caverne. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta caverne. Mostra tutti i post

domenica 3 novembre 2024

Meymand, villaggio di 13mila anni patrimonio Unesco. Iran - di Davood Abbasi

 

Meymand, villaggio troglodita della regione del Kerman, nel sud-est dell’Iran, proclamato patrimonio dell’Unesco, in cui la presenza umana risale a 13mila anni fa.

Meymand culla della civiltà ariana

Qui nella provincia di Kerman, 13mila anni fa gli uomini iniziarono a vivere sulle montagne di Payè; nel 6000 a.C., alcuni dei primi gruppi di ariani che si trasferirono in Iran dall’Asia centrale, si stanziarono qui e scavarono nella roccia le loro caverne e secondo la leggenda, quando si stancavano, si facevan forza bevendo vino (Mey in persiano) e da qui il nome del villaggio, “Meymand”. Il villaggio, 3.600 anni fa, diventa un santuario zoroastriano, anche perchè le zone elevate (Meymand è a 2240 metri di altezza), erano scelte dagli zoroastriani per realizzarci i templi del fuoco. Gli zoroastriani tenevano e tengono tutt’ora nei loro templi del fuoco, un braciere acceso che viene tenuto vivo perennemente.

A Meymand scopriamo la radice antropologica di questo rito religioso. Il tempio del fuoco, dove il Mogh (il sacerdote zoroastriano, da questo nome proviene la parola mago), teneva sempre il fuoco acceso, era sinonimo di sopravvivenza per il villaggio. Nella stagione fredda, se si spegneva il fuoco in una caverna abitata, i proprietari potevano andare a prenderne un po’, persino a mani nude, dal fuoco centrale del villaggio tenuto sempre acceso. Si prendeva un po’ di cenere in mano e poi sopra si metteva un po’ di fuoco vivo e si correva nella propria caverna per non bruciarsi. Ancora oggi, il modo di dire, è rimasto nella lingua persiana; se un amico viene alla porta di casa ma non accetta di entrare, gli dici: “Perchè hai fretta? Sei venuto a portare il fuoco?”.

Il piacere di essere “cavernicoli”

Le caverne scavate nella roccia sono di due tipi; quelle fresche, utilizzate in estate, ma poi soprattutto quelle invernali, che rimangono calde. A Meymand si visita l’antico tempio del fuoco, l’edificio più antico esistente, del periodo pre-islamico. Poi vi è il fantastico hammam, dove si accendeva un fuoco sotto l’acqua del fiume, e dove si usava per l’illuminazione un lucernario con delle pietre particolari, che immagazzinano la luce di giorno e che si illuminano di notte. L’hammam veniva usato di mattina dalle donne e di notte dagli uomini. La grotta più moderna del villaggio è la moschea, scavata 200 anni fa, con un Mihrab rustico ed un tappetino particolare, messo accanto ad esso, con l’immagine di Khomeini. Nelle caverne non entrano serpenti e scorpioni poichè la cenere sparsa sulle pareti ed il tetto, allontana insetti ed animali in maniera naturale.

Nelle caverne, ancora oggi, c’è lo spazio per accendere il fuoco. Turisti, soprattutto stranieri, raggiungono il minuscolo villaggio di 12 chilometri quadrati per trascorrere una notte. Gli abitanti del posto sono tradizionalmente vegetariani, ed oggi vivono soprattutto grazie all’apicultura, la vendita di erbe medicinali e di melograni, mele, mele cotogne e fichi, che crescono divinamente ed ovunque a Meymand.

https://ilfarosulmondo.it/meymand-villaggio-13mila-anni-patrimonio-unesco/

mercoledì 28 agosto 2019

Cenotes, le "caverne" dei Maya. - Fabio Bogo

Risultati immagini per cenotes

Messico. Vicino a Tulum, un sistema di laghi, che celano grotte e caverne, unico al mondo. Scenario sublime, soprattutto per sub e snorkeler.

La porta d'ingresso nelle tenebre luminose dello Yucatan si chiama Dos Ojos. A cinquanta chilometri dalle rovine Maya di Tulum, dove il castello scruta il mar dei Caraibi in un paesaggio da cartolina, nel mezzo della giungla fitta e piatta che spezza in due il Golfo del Messico, le acque chiare e immobili di Dos Ojos ("i due occhi") squarciano il verde della foresta. Luis Martinez, uno dei primi subacquei esploratori del gigantesco sistema di laghi, caverne e canali sotterranei di acqua dolce che attraversano tutta la piana carsica della penisola che dal Chiapas sterza verso est e si tuffa nell'oceano Atlantico, aspetta con le bombole e le torce stagne. «Estas listo?», dice guardando l'imboccatura della grotta, un ovale perfetto tagliato nel calcare marrone. «Soy listo», sono pronto. «Bajamos entonces, cuidado...», scendiamo, stai attento. 

Risultati immagini per cenotes

Attento, perché scendere in immersione in uno dei cenotes messicani è un'esperienza particolare e quasi religiosa. Questi bacini erano sacri ai Maya, che usavano le acque per irrigare i campi, coltivare il mais, dissetare le città come Chichen Itza, Coba, Tulum, Palenque. E i cenotes (dzonot nella lingua Maya, storpiato in cenote dagli occupanti spagnoli) erano anche i cimiteri di giovani e donne che i Maya sacrificavano alle loro divinità per ripristinare quell'ordine cosmico turbato da siccità o inondazioni. L'acqua dava la vita, l'acqua dava la morte: enormi fondi e con le pareti lisce, erano impossibili da risalire; chi veniva lanciato laggiù non ritornava.


Risultati immagini per cenotes

Dalla fine degli anni Ottanta i subacquei messicani hanno iniziato l'esplorazione di questi bacini, scoprendo che quei piccoli laghi in superficie, chiari e freschi, erano solo la punta emersa di un mondo sotterraneo stupefacente, formatosi millenni fa, quando il mare si è ritirato e le acque dolci delle piogge e dei fiumi hanno preso il suo posto, impossessandosi delle caverne, dei cunicoli, delle forre scavate per secoli dalle onde. I cenotes hanno nomi immaginifici (Dos Ojos), mistici (Kukulkan), pratici (Bat Cave, la caverna dei pistrelli), storici (Gran Cenote, il luogo dei sacrifici di Chichen Itzà, la più fastosa città Maya). 


Risultati immagini per cenotes

Tutti hanno la stessa caratteristica: un ingresso a collo di bottiglia, superabile adesso grazie ad una scala di legno che scende lungo le pareti e ad una piattaforma di legno, e sotto un incredibile sistema di grotte, arcate e volte che corrono per decine di chilometri sotto la pianura, un sistema venoso interrotto da stalattiti e stalagmiti, un mondo di pinnacoli in continua evoluzione, che cresce, si modifica, si espande e si spezza al ritmo di tre centimetri l'anno, e che si percorre lentamente, come uno slalom al rallentatore, osservando il lavoro compiuto dalla natura secolo dopo secolo. 


Immagine correlata

Per scendere serve una torcia stagna, una muta di almeno cinque millimetri, l'attrezzatura completa per le normali immersioni subacquee e un po' di sangue freddo: si nuota a un metro dal fondo seguendo un cavo giallo ancorato a dei picchetti, facendo attenzione a non toccare pareti o fondali per non sollevare i sedimenti e intorbidire l'ambiente. «Cuidado», si raccomanda ancora Luis, facendo segno con gli occhi e con le mani, mentre la torcia illumina il cavo seguendone il percorso che sfuma nel buio al tempo stesso minaccioso e invitante. Perderlo potrebbe significare non ritrovare la via d'uscita. 


Risultati immagini per cenotes

Dos Ojos è il più famoso dei cenotes della Riviera Maya, quella che corre lungo la costa da Cancun a Tulum, paradiso di spiagge bianche e alberghi alveare costruiti per il turismo di massa americano. Si raggiunge con un percorso sterrato di quattro chilometri che si stacca dall'autostrada, a un chilometro a sud di Xel-Ha. Gli archeologi marini che hanno esplorato il suo sistema hanno calcolato al momento un'estensione di 56 chilometri: è il terzo in ordine di grandezza, dopo Ox Bel Ha (129 chilometri) e Nohoch Nah (61 chilometri), ma il più suggestivo per la presenza di ampie grotte, alte anche 60 metri sopra il livello delle acque sommerse e illuminate parzialmente dalla luce del sole.


Risultati immagini per cenotes

Certo, rispetto all'esplosione di vita animale della vicina barriera corallina dei Caraibi, le acque dolci dei cenotes non riservano grandi emozioni dal punto di vista della fauna subacquea: pochi i pesci, rare le tartarughe. Ma quando il buio è rotto dall'azzurro mozzafiato che illumina una cupola, grazie ad un raggio di sole che filtra da una stretta apertura nella roccia, o quando le stalattiti e le stalagmiti si che si protendono le une vero le altre (tra cento anni magari si fonderanno per creare una sottile colonna) si colorano improvvisamente di viola, si ha la sensazione di essere in una dimensione spazio-tempo surreale, in una tenebra luminosa e liquida, il cui silenzio è rotto solo dal rumore del respiratore e dai leggeri colpi delle pinne che spostano delicatamente l'acqua. 


Risultati immagini per cenotes

I cenotes non sono riservati solo ai sub, generalmente esperti. L'industria del turismo messicano ha gradualmente aperto anche ai semplici appassionati di snorkeling le porte del mondo sotterraneo Maya. Anche perché, specialmente nella stagione più calda, quando da luglio a settembre le temperature sfiorano i 35 gradi e l'umidità ti incolla i vestiti alla pelle, un bagno nelle acque trasparenti è un'esperienza rinfrescante da non perdere. Bastano un costume, le pinne ed una maschera per passare un'ora e galleggiare sospesi tra l'azzurro dell'acqua, il verde delle liane che quasi la sfiorano, le mangrovie che la presidiano. Se le creature marine che abitano i fondali non sono di particolare interesse, diverso è il discorso per la giungla che ti avvolge. Non è difficile avvistare falchi, tucani, pavoni, colibrì e in cielo veder volteggiare gli avvoltoi. In terra le onnipresenti iguane, i basilischi, le scimmie ragno e, più raramente, il cervo dalla coda bianca. Bello guardarli, mentre al termine dell'immersione o della nuotata si sorseggia una birra gelata, pensando a quel mondo sotterraneo che aspetta ancora laggiù.


https://www.repubblica.it/viaggi/2011/11/16/news/cenotes_le_caverne_dei_maya-117047121/?fbclid=IwAR1ug1fQbFb68wD5kjnuynhy7yQG6G17pKod-3mhuXHo5zOEI_ENNKfYiow