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mercoledì 28 agosto 2019

Ascoltate Salvini. - Marco Travaglio sul Il Fatto Quotidiano del 26 agosto 2019



Qualcuno ha notizie di Salvini? Comunque finisca questa strana e impervia trattativa fra M5S e Pd, un risultato l’ha già ottenuto, purtroppo temiamo provvisorio: liberarci dell’onniprensenza ossessiva del Cazzaro Verde, che da un anno e più occupava prime pagine, titoli di telegiornale, dibattiti da talk, conversazioni in famiglia e tra amici prima, durante e dopo i pasti. Non si parlava che di lui, o per osannarlo o per attaccarlo, come se fosse l’ombelico del mondo, manco facesse capoluogo di provincia. Anche chi lo detestava finiva per fare il suo gioco, prendendolo terribilmente sul serio (“il nuovo Mussolini” o “il ministro della malavita”, cioè il nuovo Giolitti: figuriamoci), scambiandolo o spacciandolo per il padrone d’Italia, il vero presidente del Consiglio, l’autore di tutte le leggi e i decreti, l’uomo forte che si era “mangiato i 5Stelle” non solo sui media (grazie ai media), ma anche nel governo (dove, a parte tre inutili norme sull’illegittima difesa e sulla presunta sicurezza, non ha combinato un bel niente). Occupava tutti gli spazi, le menti, i pensieri, le energie altrui, come solo B. e per un po’ Renzi erano riusciti a fare.
Poi – pare trascorso un secolo, ma è stato solo 18 giorni fa – ha avuto la bella pensata di rovesciare il governo Conte in pieno agosto, all’indomani della fiducia sul Sicurezza-bis e della vittoria parlamentare sul Tav (grazie ai voti determinanti del Pd). Da allora si attende, anche da parte dei suoi fan superstiti, che spieghi quali sarebbero i fantomatici “no” che avrebbe ricevuto dai 5Stelle per buttar giù il governo in quel modo e in quel momento. Invano. Tant’è che oggi è ridotto alla mendicità ai piedi di Di Maio per rimettere insieme i (suoi) cocci e farfuglia di “no che sono diventati sì” senza precisare dire quali, chi, cosa, de che. La scena del premier di Conte che in Senato, davanti a milioni di italiani attoniti, lo brutalizza soavemente dall’alto verso il basso spiegandogli come vanno il mondo e la democrazia sarà difficile da dimenticare presto. Sono bastati quei 50 minuti per trasformare la sua immagine di vincente in quella di perdente. E i sondaggi ne hanno subito risentito: lo zoccolo duro leghista resta con lui, ma i saltatori sul carro del vincitore sopraggiunti alle Europee e dopo stanno tornando indietro: vedi mai che quello sia il carro del perdente e ne arrivino di più appetitosi. Potrebbe essere il caso della maggioranza giallo-rosa, casomai oggi l’incontro decisivo fra Di Maio e Zingaretti partorisse qualcosa di serio. Cioè un governo Conte 2, anzi 2.0, l’unico con qualche chance di successo e durata nella situazione data.
Ieri Roberto Fico ha bissato il beau geste di Luigi Di Maio, cioè ha sacrificato se stesso per Conte e respinto le incaute lusinghe del Pd (una pura e inutile provocazione: senza offesa per Fico, sarebbe come se Di Maio intimasse a Zinga di cedere il posto a Renzi). Dunque il quadro è chiaro: i 5Stelle hanno indicato Conte perchè lo ritengono l’unico premier possibile, e non perchè volessero “bruciarlo”, come sperava qualche pidino abituato a fare così e incredulo per l’esistenza di politici con una parola sola. La “discontinuità” si potrà ottenere sui ministri e sui programmi, ma senza fanatismi: altrimenti, a furia di reclamarla, finirà per riguardare tutte le magagne degli ultimi vent’anni (i governi con B., il Jobs Act, la Buona Scuola, la controriforma costituzionale…) e non si troverà più nessuno per fare il governo. Se nel Pd tutti credono davvero in questa nuova maggioranza, e se davvero privilegiano i programmi anzichè i personalismi e le meschine gelosie, l’impressione è che la trattativa sia andata troppo avanti per essere interrotta dall’impuntatura su un nome. Tra l’altro popolarissimo e degnissimo.
Con tempi così ristretti, idee così confuse e condizioni di partenza così sfavorevoli, l’unica bussola per orientarsi dovrebbe essere il desaparecido Salvini. Al quale bisognerebbe dare ascolto, per poi fare l’esatto contrario. Tutto ciò che vuole lui va assolutamente evitato. E cosa vuole Salvini? Lo ripete continuamente. 
1) Rifare il governo col M5S: dunque i 5Stelle diano retta a Conte e se lo levino dalla testa. 
2) Impedire in ogni modo un governo M5S-Pd e, se nascesse, sperare che sia una rissa continua: quindi M5S e Pd evitino di accontentarlo. 
3) Far dimenticare l’umiliazione di Palazzo Madama facendo sparire per sempre Conte, l’unico leader su piazza che da mesi lo supera nei sondaggi: ergo il Pd cerchi di deluderlo, accettando Conte premier. Altrimenti Zingaretti dovrà spiegare ai suoi elettori perchè ha mandato a monte una trattativa così avanzata per la sua assurda guerra al nemico pubblico numero 1 di Salvini. E sarà difficile trovare le parole.

martedì 13 agosto 2019

Vuoti poteri. - Marco Travaglio Il Fatto Quotidiano del 13 Agosto:

L'immagine può contenere: 5 persone, persone in piedi

Ieri colui che si credeva (e veniva descritto come) il padrone del vapore ha definitivamente perso il controllo della situazione. I pieni poteri, almeno per ora, se li può scordare, e anche quelli vuoti. In Parlamento -dice la Costituzione- vince la maggioranza e Salvini è minoranza, anche col concorso esterno di FdI e di B. (che lui giurava di non voler più vedere: a proposito di coerenza). Dunque il colpo di mano del redivivo centrodestra col soccorso della cosiddetta presidente del Senato per anticipare il voto su Conte alla vigilia di Ferragosto è miseramente fallito. Oggi, anzi, a Palazzo Madama nascerà una nuova maggioranza 5Stelle- Pd- sinistra che approverà la soluzione più ragionevole: discorso di Conte e fiducia-sfiducia intorno al 20 agosto e poi, a seconda dell’esito, le consultazioni e le decisioni del capo dello Stato. Il dibattito su ipotetici nuovi governi è prematuro e non promette nulla di buono: tutti badano agli interessi di bottega e ai regolamenti di conti del proprio partito, anzichè a quella visione di ampio respiro che dovrebbe ispirare chi volesse guidare l’Italia in una fase tanto drammatica.

Meglio tenere il carro dietro i buoi e pensare, intanto, al dibattito del 20, quando Conte potrebbe mettere Salvini ancor più nell’angolo. M5S, Pd e sinistra dovranno evitare che passi la sfiducia di Lega, FI e FdI, giocando su assenze, astensioni e uscite dall’aula. Semprechè il premier non si dimetta senz’aspettare il voto dell’aula. Così Conte potrà salire al Quirinale legittimato a tentare un bis senza più i ministri leghisti (spudoratamente ancora al loro posto dopo essersi sfiduciati da soli), sostituiti con personalità indipendenti. Non per durare in eterno con pasticci anti-elezioni, ma per fare poche cose molto popolari: preparare una legge di Bilancio che scongiuri l’aumento dell’Iva e nuovi fulmini da Ue e speculatori; adattare la legge elettorale al taglio di 345 parlamentari; e avviare il Paese imparzialmente alle elezioni di marzo. Nel frattempo chi terrebbe in piedi l’eventuale Conte-bis? La risposta, ancora una volta, è nella Costituzione: ciascun parlamentare è eletto “senza vincolo di mandato” e “rappresenta la Nazione”. Quindi i partiti facciano un bel passo indietro e li lascino liberi di scegliere secondo coscienza fra due opzioni: una corsa dissennata al voto in ottobre, con una campagna strozzata ed esagitata, che comporterebbe l’esercizio provvisorio e i banchetti della speculazione a spese dell’Italia; o un governo con scopi e tempi limitati che nessun Salvini potrebbe bollare di “ribaltone”. Specie se il ribaltone, tradendo il M5S per tornare da B., l’ha fatto lui.

https://www.facebook.com/TutticonMarcoTravaglioForever/photos/a.438282739515247/2697216970288468/?type=3&theater

venerdì 9 agosto 2019

E Conte sparò su Salvini: “Tu in spiaggia, io lavoro”. - Luca De Carolis e Fabrizio d’Esposito

E Conte sparò su Salvini: “Tu in spiaggia, io lavoro”

Verso il voto - Il premier, benedetto da Mattarella, rifiuta il diktat del Carroccio e non si dimette. 
Sarà alle Camere probabilmente il 20 agosto, poi le consultazioni.


Il premier lo guarderà di nuovo negli occhi, ma in aula. Lo costringerà a votargli contro in Senato, a macchiarsi della caduta del suo governo. “Oggi Matteo Salvini mi ha detto che vuole la crisi per capitalizzare il consenso, ma ora dovrà spiegare al Paese questa brusca interruzione” accusa il presidente del Consiglio Giuseppe Conte da Palazzo Chigi poco prima delle 23. In completo blu, Conte certifica che la crisi approderà in Parlamento. Lo dovranno sfiduciare lì. Ma il quando non potrà deciderlo Salvini. “Non è il ministro dell’Interno a convocare le Camera, non spetta a lui” morde il premier. Perché ormai è la guerra. Dichiarata, dopo l’incontro tra il premier e il leader leghista di ieri pomeriggio a Palazzo Chigi, un duello finale. E la premessa è la svolta del mattino al Quirinale: il colloquio tra il capo dello Stato e Conte e la mossa di questi per contrastare l’offensiva salviniana. Ossia: non cedere al diktat del vicepremier, che vorrebbe dimissioni di Conte e urne anticipate, bensì andare avanti con la parlamentarizzazione della crisi. Tradotto, riapriamo le Camere e la Lega mi voti la sfiducia. È il senso della sfida nel palazzo del governo.
Novanta minuti di faccia a faccia. Riassunti dallo scambio più significativo e drammatico tra i due. Con Salvini che insiste, pretende: “Ti devi dimettere, così non possiamo più andare avanti”. E Conte che fa muro: “No, andiamo in Parlamento e sfiduciatemi”. Evidente la strategia del premier, concordata con il presidente Sergio Mattarella: far assumere al ministro dell’Interno la responsabilità della fine. “L’ho detto a Salvini, questa crisi sarà la più trasparente della storia repubblicana, tornerò davanti ai parlamentari che rappresentano tutti i cittadini” chiarisce in serata da Palazzo Chigi Conte. La rotta che Conte aveva già indicato in aula al Senato lo scorso 24 luglio, dove andò a riferire sul Rubligate al posto proprio di Salvini: “Da questo consesso ho ricevuto la fiducia che mi ha investito dell’incarico di presidente del Consiglio, e a questo concesso tornerò ove dovessero maturare le condizioni per una cessazione anticipata dal mio incarico”. Non a caso il ministro dell’Interno s’infuriò, e replicò in diretta su Facebook contro “i giochetti di Palazzo”. Aveva fiutato la strategia e il messaggio. Ossia che gli avrebbero lasciato in mano il cerino. Non a caso, solo a sera inoltrata la Lega fa il primo atto concreto da mercoledì: una nota per confermare la parlamentarizzazione di questa crisi d’agosto. Per la prima volta il Carroccio mette nero su bianco la volontà di stroncare il contratto di governo dell’estate di un anno fa. E lo fa all’indomani del voto sul Tav, preceduto dalla fiducia al decreto sicurezza bis che non poche lacerazioni ha prodotto nel M5S.
Lo scontro tra premier e vicepremier è il sequel di quello dell’altro giorno, dopo le divisioni della maggioranza sulle mozioni del Tav. Un colloquio in cui Salvini non ha chiesto rimpasti di sorta, ma è andato dritto al punto: il voto a ottobre. Ieri, infine, il redde rationem. E adesso la partita che si apre è soprattutto sulle procedure e sui tempi. Conte sfiderà la Lega a Palazzo Madama, la prima Camera a dargli la fiducia quando è stato nominato premier e che ora dovrà sfiduciarlo. Ma è prematuro, fanno sapere dal Colle, avanzare ipotesi su quale governo gestirà la fase elettorale. Non solo: la vera questione che agita il Quirinale è la sessione autunnale di bilancio. Presumibilmente la sfiducia andrà in aula non prima del 20 agosto, di martedì, non si sa ancora se come voto su una mozione oppure connessa alle comunicazioni del premier. Conte dovrà deciderlo con i presidenti delle due Camere.
Due, massimo tre giorni di dibattito, poi le consultazioni, quindi lo scioglimento del Parlamento intorno al 25 agosto. A quel punto i 65 giorni per indire il voto, tra l’ultima settimana di ottobre, domenica 27, e la prima di novembre. E qui s’innestano le gravi preoccupazioni del capo dello Stato: il nuovo governo non entrerà in carica prima di dicembre. Chi farà la manovra, allora?
Ma questo è solo uno degli aspetti della guerra che Conte, benedetto dal Colle e sostenuto dal M5S, muoverà alla Lega. Per la serie: sarà Salvini ad assumersi la responsabilità dell’esercizio provvisorio del bilancio? Sarà Salvini a dire no al taglio dei parlamentari che i grillini proporranno in Parlamento? Il leader leghista dovrà combattere da solo contro tutti. Con un’ulteriore consapevolezza maturata al Quirinale: Mattarella farà di tutto per non avere Salvini come ministro dell’Interno che gestisce tutta la fase elettorale.