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domenica 29 marzo 2020

Le sanzioni USA impediscono a un quarto della popolazione mondiale di liberarsi dal virus. - Alan Macleod


Coronavirus, da Esselunga alle grandi banche fino a Xiaomi, Tim ...


I governi di Cina, Cuba, Iran, Nicaragua, Corea del Nord, Russia, Siria e Venezuela – tutti sotto le sanzioni degli Stati Uniti – hanno inviato una dichiarazione congiunta al Segretario Generale delle Nazioni Unite, all’Alto Commissario dell’ONU per i diritti umani e al Direttore Generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità chiedendo la fine del blocco economico unilaterale americano, in quanto sono “illegali e violano palesemente il diritto internazionale e la carta delle Nazioni Unite”.
Gli otto paesi, che rappresentano circa un quarto dell’umanità, affermano che le azioni di Washington stanno minando la loro risposta alla pandemia COVID-19 che ha colpito il pianeta. “L’impatto distruttivo di tali misure a livello nazionale, oltre alla loro implicazione extraterritoriale, insieme al fenomeno dell’eccesso di conformità e al timore di ‘sanzioni secondarie’, ostacolano la capacità dei governi nazionali di procurarsi anche attrezzature e forniture mediche di base, compresi i kit di test per il coronavirus e farmaci. È un “atto difficile, se non impossibile, per quei Paesi che si trovano ad affrontare l’applicazione di misure coercitive unilaterali”, concludono.
La lettera è stata condivisa su Twitter da Joaquin Perez, ambasciatore permanente del Venezuela presso l’ONU.
Che le sanzioni statunitensi siano “palesi violazioni del diritto internazionale”, afferma la lettera, non è in dubbio. Come osserva il relatore speciale americano all’ONU, Alfred de Zayas, solo le sanzioni espressamente verificate e imposte collettivamente dal Consiglio di sicurezza dell’ONU possono essere considerate legali; qualsiasi punizione unilaterale è, per definizione, illegale. De Zayas, studioso di diritto, osserva che le sanzioni equivalgono a una “punizione collettiva” contro una popolazione, una violazione esplicita di molteplici articoli della Carta delle Nazioni Unite, fondamento del diritto internazionale.
De Zayas si è recato in Venezuela l’anno scorso, descrivendo le sanzioni statunitensi come un assedio medievale e accusando l’amministrazione Trump di “crimini contro l’umanità”. Il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha formalmente condannato gli Stati Uniti, ha invitato tutti gli Stati membri a rompere le sanzioni, e ha persino iniziato a discutere i risarcimenti che Washington dovrebbe pagare al Venezuela, osservando che le sanzioni di Trump sono state progettate per “colpire in modo sproporzionato i poveri e i più vulnerabili”. Nulla di tutto ciò è stato riportato dai principali media americani dell’epoca.
Le sanzioni hanno fatto sì che il Venezuela non fosse in grado di importare farmaci essenziali per malattie come il cancro e il diabete, causando decine di morti. Un rapporto del 2019 del Center for Economic Policy Research di Washington ha stimato prudentemente che le sanzioni hanno ucciso 40.000 venezuelani tra la metà del 2017 e il 2018.
Ieri, l’amministrazione Trump ha stretto la vite, mettendo un bizzarro colpo al presidente Nicolas Maduro, offrendo 15 milioni di dollari a chiunque potesse portarlo da loro in catene. Anche altre figure chiave come il ministro della Difesa Vladimir Padrino e il capo dell’Assemblea Costituente Diosdado Cabello hanno avuto una taglia sulla loro testa, presumibilmente perché facevano parte di un giro di traffico di droga.
Gli Stati Uniti stanno anche alzando la posta in gioco in Iran, colpito duramente dal COVID-19. Gli alti dirigenti di Washington come Newt Gingrich sognano che le loro sanzioni portino finalmente a un cambiamento di regime nella Repubblica Islamica. Le sanzioni hanno portato il rial iraniano a perdere l’80% del suo valore, con il raddoppio dei prezzi dei prodotti alimentari e della disoccupazione. Mentre la medicina è tecnicamente esente da sanzioni, in realtà, Washington ha spaventato qualsiasi nazione o corporazione dal fare affari con Teheran. Anche mentre il coronavirus infuriava nel Paese, nessuna nazione era disposta a donare all’Iran anche le forniture di base. Alla fine, l’Organizzazione mondiale della sanità è intervenuta e gli ha fornito direttamente le provviste. Un rapporto di ottobre di Human Rights Watch ha notato che “la natura troppo ampia e onerosa delle sanzioni statunitensi ha portato le banche e le aziende di tutto il mondo a ritirarsi dal commercio umanitario con l’Iran, lasciando gli iraniani che hanno malattie rare o complicate senza possibiltà di ottenere le medicine e le cure di cui hanno bisogno”. Di COVID-19 sono morti almeno 2.378 iraniani, molti dei quali inutilmente.
Nonostante l’embargo a cui sono sottoposti, molti Paesi della lista sanzionata hanno contribuito molto alla lotta mondiale contro COVID-19. Nonostante la carenza di forniture di base come il sapone, Cuba continua ad esportare medici e altro personale medico in tutto il mondo, spesso nelle zone più colpite. Nel frattempo, la Cina, l’epicentro originario dell’epidemia, sembra aver affrontato la pandemia e sta ora esportando il suo personale medico, indurito dalle battaglie, nonché enormi quantità di forniture cruciali. Questo è stato presentato negli Stati Uniti come un vile complotto per “accattivarsi i favori” e spostare la colpa dalla loro presunta cattiva gestione del virus in primo luogo.
Gli Stati Uniti hanno avuto per lungo tempo un rapporto conflittuale con l’Onu, utilizzando costantemente il loro potere di veto per affondare una legislazione progressista che indebolirebbe la loro egemonia militare, culturale o economica. Nel 2017 gli Stati Uniti si sono formalmente ritirati dall’organizzazione scientifica e culturale dell’Onu, l’Unesco, in risposta al gruppo che ha riconosciuto la Palestina. Le sanzioni americane non sono affatto popolari nel mondo; a novembre, ad esempio, l’Onu ha votato a novembre 187-3 (Stati Uniti, Israele, Brasile) per condannare l’embargo di Washington su Cuba. Era il ventottesimo anno consecutivo, con voti che variavano poco da un anno all’altro.
I Paesi sanzionati avvertono che le azioni di Trump stanno uccidendo non solo gli americani in patria, ma anche persone in tutto il mondo. “Non possiamo permettere che i calcoli politici ostacolino il salvataggio di vite umane”, concludono. Tuttavia, proprio perché gli Stati Uniti hanno così tanto potere sulla scena mondiale, è improbabile che le loro proteste li portino molto lontano. 
Fonte: mintpressnews.com
pubblicato il 26.03.2020
Traduzione per comedonchisciotte.org a cura di Riccardo Donat-Cattin.

venerdì 13 marzo 2020

Perché Christine Lagarde ha affossato l’Italia. - Alessandro D'Amato

christine lagarde

Christine Lagarde ha parlato e ha dimostrato che il silenzio è d’oro. L’erede di Mario Draghi sullo scranno più alto della Banca Centrale Europea, alla sua prima vera emergenza (il Coronavirus), ha subito dato una pessima dimostrazione delle sue capacità, con la sua frase sui compiti di Francoforte riguardo lo spread che ha fatto crollare le Borse e impennare il differenziale tra BTP e Bund proprio quando ci si aspettava la solidarietà europea. E il tutto accade mentre la crisi attuale del differenziale rischia già di costarci due miliardi di euro.

Perché Christine Lagarde ha affossato l’Italia.

“Non siamo qui per chiudere gli spread, ci sono altri strumenti e altri attori per questi problemi”, ha detto la Lagarde. Tradotto: non guardate alla Bce per la soluzione di questa crisi, non è compito nostro. Ovvero l’esatto contrario dell’assunzione di responsabilità di Mario Draghi con il Whatever it takes che ha reso da un giorno all’altro inutile la speculazione sullo spread. Riuscendo, spiega oggi Stefano Feltri sul Fatto, nel capolavoro di trasformare un dramma sanitario in una nuova crisi finanziaria. E cercando di correggere solo dopo qualche ora in una intervista con la tv CNBC (“sono determinata a evitare la frammentazione della zona euro”). Quando ormai è troppo tardi.
“CHIUDERE GLI SPREAD” significa ridurre le differenze tra quanto spendono due diversi Stati della zona euro per finanziarsi sul mercato, cioè per il debito che serve e servirà a finanziare le misure straordinarie di sostegno all’economia contro gli effetti del coronavirus. In teoria dentro la moneta unica tutti dovrebbero pagare lo stesso tasso di interesse, visto che ci si indebita tutti in euro. Ma negli ultimi anni, dopo la crisi della Grecia nel 2009, le differenze sono aumentate perché i mercati hanno iniziato a dare un prezzo al rischio che i Paesi più fragili possano uscire dall’euro. La Lagarde scarica la responsabilità sull’Eurogruppo, il coordinamento dei ministri delle Finanze dei Paesi della moneta unica, e la Commissione europea.
 https://www.nextquotidiano.it/perche-christine-lagarde-ha-affossato-italia-spread-coronavirus/?fbclid=IwAR2w0wm2FihS28RlJK9xh8u9Cnr-PP2OwzdJJC9TQqQRqaEGT59pSqk3uCY