Sul mercato i gioielli di Stato come Eni, Fincantieri e le reti gas per portare alle casse pubbliche 12 miliardi.
Parte il nuovo piano di privatizzazioni che dovrà garantire alle casse dello Stato, stando alle stime del governo Letta, risorse aggiuntive tra i 10 e i 12 miliardi di euro.
Soldi che serviranno alla riduzione immediata del debito, a ricapitalizzare la Cassa depositi e prestiti e a convincere la Commissione Ue che il nostro paese ha la possibilità di fare investimenti aggiuntivi senza che si intacchi il rapporto tra deficit e Pil.
Sono otto le società coinvolte nel primo pacchetto di cessioni: la Stm, l'Enav, Eni, Fincantieri, Cdp Reti, Cdp Tag, Grandi stazioni e Sace.
Eni: sul mercato il 3%
Il governo vorrebbe sfruttare il piano di buy-back di azioni proprie, approvato nel luglio del 2012 dall'assemblea del cane a sei zampe, che prevede il riacquisto fino ad un massimo del 10% delle azioni in circolazione.
Il governo vorrebbe sfruttare il piano di buy-back di azioni proprie, approvato nel luglio del 2012 dall'assemblea del cane a sei zampe, che prevede il riacquisto fino ad un massimo del 10% delle azioni in circolazione.
"Qualora il piano di buy-back - si legge in una nota del Ministero dell'economia - fosse integralmente realizzato da Eni e l'assemblea degli azionisti deliberasse l'annullamento delle azioni proprie in portafoglio, la partecipazione pubblica detenuta dal Ministero dell'economia e delle finanze e da Cdp, pari ad oggi al 30,1% complessivo, si incrementerebbe a poco più del 33% del capitale di Eni".
La successiva cessione sul mercato di circa il 3% da parte del Ministero, quindi, consentirebbe di mobilizzare circa 2 miliardi di euro, assicurando comunque il mantenimento del controllo del colosso energetico da parte dello Stato, grazie a una partecipazione pubblica complessiva al capitale di Eni superiore alla soglia Opa del 30%.
Le altre dismissioni
Le altre vendite, invece, vedranno calare, e di molto, l'attuale partecipazione dallo Stato: la dismissione sarà, infatti, nell'ordine del 60% per Grandi Stazioni (che gestisce le 13 principali stazioni ferroviarie italiane) e nel gruppo assicurativo - finanziario Sace.
Le altre vendite, invece, vedranno calare, e di molto, l'attuale partecipazione dallo Stato: la dismissione sarà, infatti, nell'ordine del 60% per Grandi Stazioni (che gestisce le 13 principali stazioni ferroviarie italiane) e nel gruppo assicurativo - finanziario Sace.
Sarà, infine, del 40% per Enav (servizi per il traffico aereo), Fincantieri e le reti in possesso della Cassa depositi e prestiti, Cdp Tag che porta il gas russo in Italia e Cdp Reti che controlla Snam Rete Gas e la cablazione in fibra ottica nei capoluoghi più importanti d'Italia (Metroweb) tramite il Fondo Strategico Italiano.