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venerdì 5 febbraio 2021

Il disprezzo delle solite élite ora prende di mira Casalino. - Salvatore Cannavò

 

Come da italica tradizione, dismesso il potere ti tirano le pietre che prima trattenevano nelle tasche. Succede a Rocco Casalino, portavoce del presidente del Consiglio, da sempre criticato sottotraccia e invece, ora, preso di petto come fosse lui il responsabile del marasma. “Peracottaro”, “parvenu”, “isterico”, si divertono i leoni da tastiera “liberali e competenti” che per esserne davvero immuni il populismo se lo sono fatto iniettare in vena.

Così, Casalino non viene criticato, legittimamente, per come organizza le conferenze stampa (anche per quello), per una eccessiva pressione sui Tg (anche per quello), per presunte gaffe o scatti d’ira (anche per quello). Su di lui non si esercita la sana critica al potere, ovunque sia collocato, anche nella stanza di fianco a quella del primo ministro.

Qualche anno fa il Fatto dedicò un approfondimento al ruolo del portavoce di Matteo Renzi a palazzo Chigi, Filippo Sensi e al suo modo di gestire l’informazione, di palleggiarla, metterla a fuoco in funzione dell esigenze del leader. Allora sembrò scandaloso, per molta stampa intorno a noi, permettersi quella critica.

Ma non fu nulla a confronto del risentimento che si scarica su Casalino, dipinto come un vanesio assetato di potere, sgraziato e manipolatore. A cui si estorcono finte interviste che l’interessato deve poi smentire il giorno dopo.

Con lui si è andati oltre. Gli è stato rimproverato di essere il Rasputin di Conte, una sorta di anima nera pronto a dare buoni consigli “sentendosi come Gesù nel tempio”. Si è arrivati al punto di tirarlo in ballo nello scontro inscenato da Renzi il quale lo ha additato addirittura come una figura da rimuovere per risolvere la crisi di governo e che, ancora ieri nell’intervista a Le Monde, diceva che la politica non si fa con “i like”. E qui c’è forse la mistificazione più grande di questa storia. Perché colui che ha importato a palazzo Chigi una capacità inedita di costruire l’immagine del capo è stato proprio Sensi, Nomfup per chi frequenta Twitter, abile costruttore di storie quotidiane con il suo #cosedilavoro.

Sensi è quello che davvero ha innovato, che ha dato alla comunicazione una marcia in più, spregiudicata o semplicemente professionale che sia, aprendo una strada nuova: le foto con i leader internazionali, quelle dei momenti “riservati”, l’input “Renzi ai suoi”. Casalino quella strada l’ha imboccata senza esitazioni e provenendo dal M5S, nato nel web e con una predisposizione naturale ai social, ha adottato uno stile diverso, abilità diverse, ma ha portato Conte a una popolarità che pochi possono vantare. Invece di insultarlo sarebbe forse più utile chiedergli come ha fatto.

Però dileggiare viene meglio, specialmente se si devono regolare conti antichi, come quelli che si stanno regolando in questi giorni. Basta seguire la comunità dei giornalisti su Twitter, le tante frasi sguaiate, l’arroganza e il disprezzo diffuso a piene mani.

E qui c’è il punto della questione. L’assalto a Casalino è di una diversa qualità, non è semplicemente scontro politico tra parti avverse. Non è la tradizionale dialettica “amico-nemico” per utilizzare un canone del pensiero politico. Esprime un disprezzo culturale, intellettuale e antropologico. L’altro giorno un giornalista autorevole come Pierluigi Battista ha scritto dieci volte (10) in un messaggio su Twitter: “Casalino ha scritto un libro, Casalino ha scritto un libro, Casalino ha scritto un libro…” e così via. In un Paese in cui i libri li scrivono calciatori e soubrette, alcuni “giganti del pensiero” assurgono ad arbitri della produzione libraria nazionale, veicolando in realtà il riflesso delle élite, culturali e intellettuali (se ci si perdona il termine) verso i nuovi arrivati, verso gli avventurieri o, come sono stati chiamati a lungo i 5Stelle, sempre con disprezzo, “gli scappati di casa”. E così confermando la critica che i vari populisti (ammesso che il M5S si possa considerare tale, cosa che la più recente evoluzione smentisce) muovono proprio alle élite. Che, invece, urlano e si disperano non appena notano l’invasione di un campo che considerano sacro e intoccabile.

Chi scrive non conosce Casalino, riceve solo i suoi vari messaggi e le sue comunicazioni. Il personaggio ha certamente gestito in modo criticabile il suo ruolo. Ma criticare Casalino solo per ribadire la superiorità e segnalare una distanza con chi dovrebbe stare in basso è esattamente quello che ha permesso l’esplosione di una forza come il M5S. Storia che nessuno ancora vuole iniziare a capire. Il vero limite delle classi dirigenti in Italia.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/02/05/il-disprezzo-delle-solite-elite-ora-prende-di-mira-casalino/6091018/

Con l'avvento dei mezzi di comunicazione come twitter, facebook e altri, chiunque può scaricare le proprie frustrazioni scrivendo banalità, insultando chiunque capiti loro a tiro, come a volerne sminuire l'essenza, qualunque essa sia. E non si rendono conto del fatto che questa triste consuetudine non allevia la loro sofferenza, ma ne accresce la consistenza.