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martedì 11 ottobre 2022

Scoperto un nuovo gruppo sanguigno: si chiama Er - Tina Simoniello

 

La ricerca del National Health Service Blood and Transplant (Nhsbt) inglese pubblicata sulla rivista 'Blood'.

È stato scoperto un nuovo gruppo sanguigno, si chiama 'Er'. Lo rileva uno studio del National Health Service Blood and Transplant (Nhsbt) inglese pubblicato sulla rivista 'Blood'.

I quattro grandi gruppi sanguigni conosciuti sono: A, B, 0 e AB. Ma ci sono diversi modi per raggruppare i globuli rossi in base alle differenze negli zuccheri o nelle proteine che rivestono la loro superficie, gli antigeni. Scoprire un nuovo gruppo sanguigno è importane per i medici perché in questo modo posso diagnosticare correttamente un problema come nel caso di incompatibilità tra madri in gravidanza e il loro bebè. Fino ad oggi l'International Society of Blood Transfusion (Isbt) identifica 43 diverse classificazioni dei sistemi di gruppi sanguigni negli esseri umani.

Lo studio.

Secondo lo lo studio il gruppo sanguigno può indurre le cellule immunitarie ad attaccare le cellule non corrispondenti, cosa che accade quando i gruppi sanguigni sono incompatibili. Gli esperti sono convinti che questo potrebbe essere molto utile per i medici quando hanno difficoltà a diagnosticare il loro paziente.

La morte di due neonati aveva incoraggiato gli scienziati a fare ricerche su un raro gruppo sanguigno individuato per la prima volta nell'uomo 40 anni fa. La scoperta riguarda più in particolare un sottogruppo specifico di Er che apre ora nuove porte per prevenire tragedie simili in un futuro prossimo.

I medici si concentrano sui sistemi di gruppo sanguigno ABO e sul fattore Rh, un particolare antigene (sostanza che induce una risposta immunitaria specifica da parte dell'organismo) che alcuni hanno ed altri no. Nel primo caso si parla di Rh positivo, nel secondo di Rh negativo. La familiarità dei sistemi di gruppo sanguigno e fattore Rh sono cruciali nel caso di trasfusioni di sangue.

Tuttavia, l'ampia varietà di antigeni di superficie cellulare e loro varianti, rendono la situazione molto più complessa, mentre poco si sa ancora sul loro impatto clinico. Gran parte dei principali antigeni è stata identificata all'inizio del XX secolo, Er è stato identificato solo nel 1982.

Il sistema immunitario.

Nel 1988 veniva scoperta la versione denominata Erb. Il codice Er3 è stato utilizzato per descrivere l'assenza di Era ed Erb. Quando un globulo è in presenza di un antigene che il nostro corpo non ha classificato come nostro, il nostro sistema immunitario si attiva, inviando anticorpi per segnalare la distruzione delle cellule che contengono l' antigene sospetto.

In rari casi, in gravidanza può accadere che i tessuti del feto vengano riconosciuti come estranei e quindi aggrediti. Gli anticorpi generati passano attraverso la placenta, portando alla malattia emolitica nel nascituro. Oggigiorno diversi metodi vengono implementati per prevenire o trattare la malattia emolitica nei neonati.

Esaminati 13 pazienti.

La manifestazione sporadica di questi rari anticorpi ha reso elusiva la comprensione medica fino ad ora.
Il team di ricercatori guidati dalla sierologa Nicole Thornton del National Health Service Blood and Transplant (NHSBT) del Regno Unito ha analizzato il sangue di 13 pazienti con gli antigeni sospetti. Hanno identificato cinque variazioni negli antigeni Er: le varianti conosciute Era, Erb, Er3 e due nuove Er4 ed Er5. Sequenziando i codici genetici dei pazienti, gli esperti sono stati in grado di individuare il gene che codifica le proteine della superficie cellulare.

Si trattava di un gene già familiare alla scienza medica: PIEZO1. Il gene è infatti già associato a diverse malattie conosciute. L'equipaggio e il team hanno confermato i loro risultati eliminando PIEZO1 in una linea cellulare di eritroblasti, un precursore dei globuli rossi, e testando gli antigeni. PIEZO1 è necessario per aggiungere l'antigene Er alla superficie della cellula. Questo studio mette davvero in evidenza la potenziale antigenicità anche di proteine molto poco espresse e la loro rilevanza per la medicina trasfusionale.

https://www.repubblica.it/salute/2022/10/11/news/scoperto_nuovo_gruppo_sanguigno-369513886/?ref=fbpr&fbclid=IwAR0fVTb9FCyiHXOOMSu33ZktUfud91UhOo9K_64QtKu_R3ZxHD5rejHH5zc

martedì 3 novembre 2020

Coronavirus e gruppo sanguigno, ecco chi si ammala di meno. - Fabiana Pellegrino

 

Uno studio della Società Americana di Ematologia, pubblicato sul portale Blood Advances, conferma che c’è un gruppo sanguigno meno esposto al contagio da Covid-19. L’esito dello studio rivela che il numero di pazienti positivi con sangue di gruppo 0 è molto inferiore rispetto a quelli con sangue di tipo A, B o AB.

Secondo gli autori della ricerca il fatto che il gruppo 0 possa essere più resistente al Covid può essere dovuto alla presenza nel sangue di Isoagglutinina, un anticorpo che reagisce con un isoantigene presente sulla superficie di globuli rossi dei soggetti della stessa specie e che impedisce che il virus vi resti ancorato.

“Sarebbe opportuno allargare tutte queste ricerche anche allo stile di vita e alle abitudini alimentari dei pazienti infettati da Sars-Covid-19 e ai pazienti che hanno manifestato i sintomi più gravi”, spiega il dottor Piero Mozzi, laureato in Medicina presso l’Università degli studi di Parma e noto per aver portato in Italia il regime alimentare del Gruppo Sanguigno. “Ciò molto probabilmente darebbe la possibilità di aprire nuove strade per contrastare la diffusione del virus e ridurre l’insorgenza di sintomatologie acute e gravi. La direzione degli studi dovrebbe essere quella di far sì che il nostro sistema immunitario, grazie a un’alimentazione corretta, sia
sufficientemente reattivo e capace di confrontarsi con il virus in modo che questo causi i minori danni possibili. Si è perso già molto tempo, ma ora c’è la possibilità di recuperare”. 

Il Metodo del Dottor Mozzi è basato sulla stretta correlazione tra alimentazione e sistema immunitario: infatti i globuli rossi e l’apparato digerente di ogni gruppo sanguigno hanno sulla superficie tipi e quantità diverse di antigeni che interagiscono con il sistema immunitario e reagiscono in modo diverso agli alimenti. Una volta appurato il gruppo sanguigno di appartenenza, è necessario capire quali cibi siano più o meno compatibili con il nostro sistema immunitario.

Il Dottor Piero Mozzi ha quindi messo punto un sistema alimentare completo con indicazioni quotidiane, funzionali al benessere generale, che non solo prende in considerazione gli alimenti tollerati da ogni gruppo sanguigno, ma anche le combinazioni alimentari e i segnali manifestati dall’organismo in seguito all’introduzione di alimenti più o meno adatti.

“Il nostro organismo è praticamente una macchina perfetta – spiega suo figlio Martino Mozzi – e se introduciamo determinati alimenti al suo interno, esso può tollerarli più o meno bene. Ecco perché è fondamentale insegnare alle persone ad avere una propria percezione delle criticità, così da imparare a gestire la propria alimentazione e la propria salute”.

E a proposito di alimentazione quali sono le regole per rinforzare il sistema immunitario? Sicuramente fare pasti semplici e frugali, andando a combinare al massimo quattro o cinque alimenti. Nel periodo invernale limitare i dolci e i carboidrati e consumare frutta con moderazione, specie quella molto zuccherina.

La strategia del dottor Mozzi è quella di individuare i cibi dannosi per ciascuno di noi, eliminarli e prediligere quelli che ci permettono di mantenere efficiente il nostro sistema immunitario. In sintesi, siamo noi i responsabili del nostro stato di salute, perché curarsi con l'alimentazione è una scelta che si può fare ogni giorno.

Il gruppo 0 è quello più antico, ed è quello dei primi uomini che si procuravano il cibo cacciando. Le persone appartenenti al gruppo 0 hanno un sistema immunitario molto reattivo. L’apparato digerente è robusto e ha un ambiente interno acido in grado di tollerare un leggero stato di chetosi (alterazione del metabolismo dovuta a una dieta ricca di proteine e grassi e povera di carboidrati). Questa condizione permette al tipo 0 di metabolizzare meglio gli alimenti di origine animale.

Il gruppo sanguigno B comparve per la prima volta 10.000 – 15.000 anni fa, nelle zone montuose dell’Himalaya e fu conseguenza del passaggio dal clima torrido delle savane africane a quello freddo e rigido delle catene montuose himalaiane. Il nuovo gruppo presto divenne caratteristico delle tribù nomadi delle steppe. Questi popoli erano dediti soprattutto alla pastorizia, di conseguenza si nutrivano principalmente di carne e prodotti caseari. La dieta delle persone di tipo B è molto bilanciata e include una grande varietà di alimenti, poiché il loro sistema digerente si adatta bene ai cambiamenti di alimentazione.

Il gruppo A comparve più o meno dopo il gruppo 0, non solo per ragioni evoluzionistiche, ma anche grazie alla maggiore capacità di resistere alle malattie infettive. Molto probabilmente il gruppo sanguigno A fece la sua comparsa definitiva nell’area asiatica o mediorientale 25.000-15.000 anni fa quando, in risposta alle mutate condizioni ambientali, l’uomo da nomade divenne sedentario e iniziò ad allevare bestiame e a coltivare i campi. Di conseguenza, l’alimentazione e lo stile di vita differenti comportarono una forte mutazione dell’apparato digerente e del sistema immunitario, che permise loro di tollerare le sostanze nutritive contenute nei cereali e negli altri prodotti agricoli.

Il gruppo sanguigno AB è il gruppo più recente e più raro, risultato della mescolanza tra il sangue di tipo A e quello di tipo B, oggi presente in meno del 5% della popolazione. Chi appartiene a questo gruppo ha un apparato digerente sensibile; in genere tollera un’alimentazione onnivora ed equilibrata. La sua dieta subisce la doppia influenza dei gruppi A e B. Come il gruppo A, tollera bene lenticchie e arachidi (ma non il pollo, come il gruppo B). Come il gruppo B, tollera bene carne di agnello e coniglio (ma non di manzo, come il gruppo A). Le persone di gruppo AB devono prestare particolare attenzione agli alimenti che consumano e alle reazioni del proprio organismo, in quanto a causa di un sistema immunitario “pigro”, tendono a manifestare i disturbi dopo parecchio tempo dall’ingestione dei cibi.

https://www.iltempo.it/altrotempo/salute/2020/11/02/news/coronavirus-gruppo-sanguigno-ecco-chi-si-ammala-di-meno-contagio-25095652/

Leggi anche:

https://www.iltempo.it/adnkronos/2020/10/06/news/coronavirus-test-sangue-misura-gravita-grazie-a-cellule-spia-studio-italiano-24791090/

venerdì 12 giugno 2020

Covid e gruppo sanguigno, ecco chi rischia di meno.

Covid e gruppo sanguigno, ecco chi rischia di meno

Le persone con il gruppo sanguigno 0 corrono meno rischi di contrarre il coronavirus. E' quanto dimostrano i risultati preliminari di uno studio della società di test genetici 23andMe, che ha coinvolto oltre 750.000 partecipanti.

Ad aprile, i ricercatori hanno iniziato a fare dei test per aiutare gli scienziati a comprendere meglio come la genetica possa influire sullo sviluppo della pandemia. In particolare, riflettori accesi sui motivi per cui alcuni pazienti contraggano il nuovo coronavirus, SARS-CoV-2, e sviluppino gravi infezioni mentre altri presentino solo sintomi lievi o moderati o non presentino alcun sintomo. "I dati preliminari dello studio genetico in corso sembrano fornire ulteriori prove dell'importanza del gruppo sanguigno di una persona - determinata dal gene ABO - nelle differenze nella suscettibilità al virus", ha detto la società in un post sul blog le scoperte.
Più specificamente, il sangue di tipo 0 può essere protettivo contro il nuovo virus. In effetti, i primi risultati indicano che le persone con sangue di tipo 0 hanno tra il 9 e il 18% in meno di probabilità di risultare positivi al Covid-19 rispetto agli altri gruppi sanguigni. Non solo, secondo quanto emerso il gruppo sanguigno di tipo 0 previene anche forme gravi delle malattie. "Questi risultati sono validi se adeguati all'età, al sesso, all'indice di massa corporea, all'etnia e alle comorbilità", ha osservato la società, aggiungendo che "sembrano esserci piccole differenze nella suscettibilità tra gli altri gruppi sanguigni". "Sono stati inoltre segnalati collegamenti tra il Covid-19, la coagulazione del sangue e le malattie cardiovascolari", ha detto Adam Auton, capo ricercatore dello studio.

Auton ha affermato che, sebbene queste prove siano convincenti, c'è ancora molta strada da fare. Tuttavia, i primi risultati dello studio sono in linea con altri studi che hanno esaminato il modo in cui il gruppo sanguigno di una persona possa avere un ruolo nella suscettibilità ai virus. Alcuni ricercatori cinesi, nel corso di un'indagine condotta in due ospedali di Wuhan, il luogo di origine dell'epidemia, e in un ospedale a Shenzhen, avevano infatti già notato come le persone con sangue di tipo 0 erano risultate più resistenti alla SARS-CoV-2, mentre quelli con sangue di tipo A erano più a rischio.
Un altro studio ha invece esaminato i geni di oltre 1.600 pazienti in Italia e in Spagna che hanno avuto insufficienza respiratoria e ha scoperto che la presenza di sangue di tipo A era associata ad un aumento del 50% della probabilità che un paziente necessitasse di un ventilatore.
"Non siamo l'unico gruppo che sta guardando questo, e alla fine la comunità scientifica potrebbe aver bisogno di mettere insieme le proprie risorse per affrontare realmente le domande che riguardano i legami tra genetica e COVID-19", ha concluso il ricercatore.