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mercoledì 3 giugno 2020

Il Coniglio superiore. - Marco Travaglio

Consiglio superiore della magistratura: rimossi due giudici di ...
Si pensava e sperava che leggendo le intercettazioni, penalmente irrilevanti ma moralmente rilevantissime, dell’inchiesta Palamara i nostri partiti avessero capito non solo che, ma anche come vanno riformati il Consiglio superiore della magistratura e l’Ordinamento giudiziario. Purtroppo non è così e infatti non solo il centrodestra, ma anche il Pd si oppongono a una delle proposte di maggior buonsenso avanzate dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede: quella che, per rompere il circuito perverso delle porte girevoli fra politica e magistratura, impedisce ai magistrati che entrano in politica di tornare in toga con funzioni penali (sia inquirenti sia giudicanti???), ma vieta anche a chi ricopre cariche elettive (parlamentare, ministro, amministratore locale) di diventare subito dopo membro laico del Csm. Cioè dell’organo costituzionale che è il supremo garante dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura da ogni altro potere e dunque dev’essere esso stesso autonomo e indipendente da ogni altro potere. Anzitutto quello politico. Noi siamo per abolire i membri laici, cioè eletti dal Parlamento, affinché il Csm sia davvero un organo di autogoverno e non di eterogoverno dei magistrati, ma sappiamo bene che ciò richiederebbe una riforma costituzionale e che non esiste purtroppo una maggioranza (per giunta dei due terzi) disposta ad approvarla. Ma evitare che un ministro, un sottosegretario o un parlamentare vada direttamente a giudicare disciplinarmente i magistrati e a deciderne le carriere è proprio il minimo sindacale (poi, certo, va anche restituita la titolarità dell’azione penale ai singoli pm e non più soltanto ai procuratori capi, vanno aboliti i limiti di 8 anni per gli incarichi direttivi e semidirettivi delle Procure e va istituito un sistema misto, col sorteggio preliminare, per l’elezione dei membri togati del Csm).
E invece il Pd, per bocca del suo ineffabile sottosegretario alla Giustizia Andrea Giorgis, fa sapere che è cosa buona e giusta che un parlamentare cambi cappello e vada al Csm. Addirittura come vicepresidente, cioè come capo effettivo dell’insigne consesso, visto che raramente il presidente di diritto – il capo dello Stato – partecipa alle sedute. Del resto lo dobbiamo al Pd se i vicepresidenti degli ultimi due Csm, Giovanni Legnini di quello passato e David Ermini di quello in carica, erano fino al giorno prima parlamentari (Legnini addirittura sottosegretario all’Economia del governo Renzi). Alla faccia dell’autonomia e dell’indipendenza. Purtroppo i padri costituenti non avevano previsto le degenerazioni della partitocrazia. Dunque non avevano immaginato che il Csm si sarebbe trasformato in una casa di riposo per politici trombati o un plotone di esecuzione della peggiore politica contro la migliore magistratura. Ma ciò che sognavano, quando introdussero nel Csm la quota dei laici (pur minoritaria rispetto ai togati), era chiaro e lampante: e cioè che il Parlamento designasse figure di alto prestigio, professionalità e indipendenza nel mondo del diritto. Infatti prescrissero di sceglierli “tra professori ordinari di università in materie giuridiche ed avvocati dopo quindici anni di esercizio”. Non tra parlamentari o sottosegretari in carica. Ci volle la spudoratezza prima di B., poi della Lega, poi del centrosinistra e infine dell’Innominabile per mandarci gli avvocati di stretta fiducia dei leader che, per comodità, se li erano già portati in Parlamento e al governo. Infatti, quando la politica era una cosa seria, anche i partiti più malfamati della Prima Repubblica mandarono a vicepresiedere il Csm giuristi cristallini come Vittorio Bachelet, Giovanni Conso, Vittorio Bachelet e Cesare Mirabelli, insieme a ex politici molto autorevoli e defilati come Alfredo Amatucci, Giacinto Bosco, Giancarlo De Carolis e Giovanni Galloni (con l’eccezione di Ugo Zilletti, beccato nelle liste della P2). Poi, con l’arrivo di B., lo sbraco: nel Csm entrarono i pasdaran antigiudici forzisti Viviani, Buccico, Casellati, Anedda, Di Federico, Spangher e Leone, uno degli avvocati di B. (Saponara), l’avvocato di Bossi (Brigandì, poi decaduto perché indagato e incompatibile, mentre raccoglieva dossier sulla Boccassini), l’avvocato di Etruria e di papà Boschi (Fanfani), due avvocati dalemiani (Di Cagno e Calvi), per finire in bellezza con i vicepresidenti Mancino (napolitanista), Vietti (piercasinista) ed Ermini (turborenziano e lottiano, poi convertito sulla via di Perugia).
Una galleria degli orrori che s’è aggiunta ai traffici di corrente dei membri togati, giocando di sponda con loro e col Quirinale (specie ai tempi di Re Giorgio) in conto terzi (i partiti di provenienza) per punire i magistrati migliori e promuovere i peggiori ben prima che il trojan nel cellulare di Palamara squarciasse il velo dell’ipocrisia. I casi De Magistris, Apicella, Nuzzi, Verasani, Woodcock, Iannuzzi, Robledo, Forleo, Di Matteo, Ingroia, Lo Forte, Scarpinato e tanti altri sono ancora lì, impuniti e graveolenti, a imperitura memoria (per chi ne possiede una). E ora che finalmente il re è nudo, tocca pure sentire qualcuno che non vuole cambiare le cose. O vuole fingere di cambiare tutto per non cambiare nulla. La verità è che i vecchi partiti non rimproverano a Palamara di aver fatto ciò che facevano tutti da 25 anni. Ma di essersi fatto beccare.

venerdì 12 aprile 2013

Finito il lavoro dei 'saggi'. Ecco tutte le proposte.



Dall'emergenza lavoro alla legge elettorale, ineliminabile adeguato finanziamento ai partiti.

La commissione dei dieci 'Saggi' istituita dal presidente della Repubblica  ha terminato il suo lavoro.
Ecco le loro proposte contenute nel documento conclusivo presentato oggi al Capo dello Stato. Le relazioni - come ha sottolineato lo stesso Napolitano -  faranno parte delle mie consegne al nuovo presidente.
-  LEGGE ELETTORALE MISTA CON PREMIO GOVERNABILITA': Superare la legge elettorale vigente: Il nuovo sistema "potrebbe prevedere un sistema misto (in parte proporzionale e in parte maggioritario) un alto sbarramento, un ragionevole premio di governabilita".
UNA SOLA CAMERA CON POTERE DI INDIRIZZO POLITICO - La governabilità sicura si ha solamente con una sola Camera. Lo dicono i saggi nella loro relazione finale. "Nessun sistema elettorale garantisce automaticamente la maggioranza in entrambi rami del parlamento". "Diverse sarebbero le prospettive della stabilità se si attribuisse l'indirizzo politico a una sola Camera".
- GIUDICE DECIDA SU INCOMPATIBILITA' NON CAMERE - Modificare l'art. 66 della Costituzione in modo da attribuire "ad un giudice indipendente e imparziale" la decisione su legittimità dell'elezione, ineleggibilità e incompatibilità, togliendolo al Parlamento: é quanto propongono i saggi nella loro relazione, sottolineando che ora c'é il rischio "del prevalere di logiche politiche".
ADEGUATO FINANZIAMENTO PARTITI INELIMINABILE - "Il finanziamento pubblico delle attività politiche in forma adeguata e con verificabilità delle singole spese, costituisce un fattore ineliminabile per la correttezza della competizione democratica e per evitare che le ricchezze private possano condizionare impropriamente l'attività politica".Lo scrivono i 'saggi' nel loro documento
LAVORO E' EMERGENZA CHIAVE, SERVE SVILUPPO EQUO  - "La principale emergenza che ci troviamo oggi ad affrontare" è "quella del lavoro e della conseguente crescita della povertà" e "la via maestra" per combatterlo è lo "sviluppo economico equo e sostenibile".
'VOLA' RISCHIO POVERTA', SALE 4 PUNTI IN UN ANNO - La percentuale delle persone a rischio di povertà o esclusione in Italia è salita di 4 punti in un solo anno: è rimasta stabile intorno al 25% tra il 2005 e il 2010 ed è salita, tra il 2010 e il 2011, al 28,2% "con un aumento di ben 4 anni in un solo anno".
SAGGI, ENTRO GIUGNO SERVE 1 MLD PER CIG IN DEROGA - "Non può non essere sottolineata l'urgenza di rifinanziare entro il mese di giugno il meccanismo degli ammortizzatori sociali in deroga per il secondo semestre dell'anno 2013 (circa un miliardo di euro)". Lo chiedono i saggi economici nella relazione consegnata a Napolitano.