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martedì 26 novembre 2013

La casa del padre.



Sgomento e fastidio per raggiungere la casa del padre per il tradizionale incontro familiare. Tutto era grigio, triste, e quasi quasi gli intoppi che si ponevano durante il cammino erano graditi: si faceva strada la speranza di non raggiungerla mai ed avere una qualsiasi scusa per non andarci. 
Quella casa era intrisa di faziosità e finzione. 
Ci arrivò, purtroppo, ma si mise in disparte, in un angolo, ad osservare come quell'ammasso informe di individui rideva ed ostentava allegria; solo in quei giorni, però, perchè per il resto del tempo, quando non erano insieme, si sparlavano e criticavano aspramente.
Mentre era intensa a guardare, quel tizio che non aveva mai calcolato un centesimo, un nessuno qualsiasi, le si avvicinò, le posò il palmo della mano sinistra sulla fronte e, con occhi indagatori, le infilò due dita sull'inguine destro all'altezza del colon, sussurrandole: "come sta il tuo fegato?" 
Impallidì, impressionata. Come faceva quel tizio che non sapeva nemmeno fosse un medico, ad indovinare il suo cruccio?
Passata la sorpresa, intravide, da dietro la parete, suo padre uscire curvo e nudo dal bagno mentre diceva "La mamma è ancora dentro". 
Il suo corpo era flaccido, tendente al giallognolo, il viso triste. Lei lo guardò con commiserazione mentre pensava alla mamma morta qualche tempo fa e non gli disse niente, restò zitta, non rispose. Pensò alla mamma che trascorreva tanto tempo in quel bagno strano, lunghissimo, azzurrognolo.
Con lei era finito tutto, tutto aveva perso valore e colore.