All'esame degli uffici amministrativi dell'Ateneo sono una quarantina di lauree fondate su esami mai conseguiti, venti segnalate dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci e dal sostituto Amelia Luise, altre individuate dall'Università dopo un'indagine interna.
Le carte dell'inchiesta della procura sugli esami fantasma sono arrivate all'università. E ora scattano i primi provvedimenti. Il Senato accademico ha già revocato una laurea in Economia. E altre tre stanno per essere cancellate. Perché alcune materie sarebbero state conseguite solo sulla carta, grazie al provvidenziale intervento dell'allora responsabile della segreteria della facoltà di Economia, Adriana Paola Cardella, che dopo l'indagine della squadra mobile è stata licenziata. Dice il rettore Fabrizio Micari: "Faremo pulizia, ma con molta attenzione". Ovvero, niente procedimenti sommari. La faccenda è parecchio delicata. Chi ha conseguito quelle lauree ha oggi un posto di lavoro, nel settore pubblico o nel privato.
L'annullamento, per alcuni esami superati illegalmente, ha effetti pesantissimi: la cancellazione dell'iscrizione a un ordine professionale, la perdita di un posto di lavoro. L'Università consente una via d'uscita per sanare l'illecito. Una nuova iscrizione in facoltà, per conseguire in maniera regolare le materie contestate. Una possibile via d'uscita per evitare il peggio. Ma il caso resta grave. All'esame degli uffici amministrativi dell'Ateneo sono una quarantina di lauree fondate su esami mai conseguiti, venti segnalate dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci e dal sostituto Amelia Luise, altre individuate dall'Università dopo un'indagine interna. Nel mirino non ci sono soltanto lauree in Economia, ma anche in Architettura e in Ingegneria. Perché fra il 2007 e il 2010 c'era un vero e proprio racket degli esami.
http://palermo.repubblica.it/hermes/inbox/2016/02/02/news/esami_falsi_giro_di_vite_l_ateneo_di_palermo_revoca_le_prime_lauree_rischiano_in_quaranta-132516999/
Università, Dario Tomasello copia per vincere la cattedra.
Scoperto, ma il Miur lo conferma.
Come racconta Stella sul "Corriere della Sera, il figlio del potente ex rettore peloritano aveva riportato nei suoi saggi brani identici a quelli del suo maestro per diventare ordinario. Nnostante le prove del plagio, la commissione ha deciso di non cambiare il verdetto.
Copiare per vincere un concorso? Niente scandali per il ministero dell’Istruzione. O almeno, è questo il messaggio lanciato dal Miur con la conferma di Dario Tomasello, figlio del potentissimo ex rettore dell’Università di Messina, come docente ordinario dell’Ateneo peloritano alla cattedra di Letteratura italiana contemporanea. Peccato che, come racconta Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera, si fosse “conquistato” la poltrona grazie a testi qua e là platealmente copiati di sana pianta dal proprio maestro, Giuseppe Amoroso, esperto della materia. Lo avevano scoperto. Eppure, dopo la sospensione temporanea e l’invio degli atti alla Procura e al ministero, la commissione ha deciso di far finta di nulla. Verdetto confermato, nonostante le prove del plagio.
I protagonisti della storia sono due. Di qua Dario Tomasello, dal 2006 «associato» di letteratura italiana contemporanea all’Università di Messina dove il padre Francesco era allora il potentissimo rettore, destinato a rimanere in carica tra mille polemiche fino al 2013. Di là Giuseppe Fontanelli, lui pure associato nello stesso Ateneo. Punti in comune: l’essere stati entrambi allievi di Giuseppe Amoroso, storico luminare della materia. Destini diversi: al concorsone del 2013 il giovane Tomasello passa, il più anziano Fontanelli no. «Possibile?», mastica amaro il bocciato. Non si dà pace. Finché, come racconterà alla rivista «centonove», viene «colto da una folgorazione, una chiaroveggenza del caso, uno strappo nel cielo di carta». In pratica, spiega oggi, «ho riconosciuto qua e là nei lavori del Tomasello non solo i pensieri ma le parole stesse di Amoroso e sono andato a controllare: c’erano pagine e pagine non ispirate ma riprese da questo o quel libro con il “copia incolla”. Senza virgolette e citazione dei testi originali». Un esempio? Primo testo: «La vitalità di osservatore accanito del ciclo della natura spinge Pascoli a cogliere il flusso di un divenire sempre diverso, una trama di suggestioni che si allacciano alla natura umana, facendosi, nell’istante in cui sono isolate, parafrasi della vita quotidiana ed eroica, brulicante di apparizioni, di tentazioni e allegorie…». Secondo testo: «La vitalità di osservatore accanito dell’esistenza spinge Quasimodo a cogliere il flusso di un divenire sempre diverso, una trama di suggestioni che si allacciano alla natura umana, facendosi, nell’istante in cui sono isolate, parafrasi della vita quotidiana ed eroica, brulicante di apparizioni, di tentazioni e allegorie…» Uguali. Virgola per virgola, tranne due parole (di qua «ciclo della natura», di là «esistenza») ma soprattutto il poeta di cui si parla. Nel primo caso Pascoli nel libro La realtà per il suo verso e altri studi su Pascoli prosatore di Tomasello, nel secondo Quasimodo nel lavoro di Amoroso nel libro collettivo Salvatore Quasimodo, la poesia nel mito e oltre a cura di Finzi. Cocciutamente deciso a smascherare il plagio, Fontanelli dice di avere per cinque mesi «letto tutto, confrontato tutto, scoperto tutto. O almeno quasi tutto». Messe insieme delle cartelle, mostra pagine e pagine a confronto. Saggio sul futurismo ( Bisogno furioso di liberare le parole ) di Tomasello: «Il chiuso di un laboratorio talora finisce per avere più brio della felicità plausibile e appagante dell’avventura in pieno sole». Saggio sulla narrativa italiana ( Forse un assedio ) di Amoroso: «Il chiuso di un laboratorio talora finisce per avere più brio della felicità plausibile e appagante dell’avventura in pieno sole». Ancora Tomasello: «Fra segmentazioni dialogiche, mimesi del parlato, spazi di pura narrazione, l’aggancio ai nodi del reale dispone frattanto i testi nella misura di una cronaca ricca e criticamente più centrata nel cardine dei fatti, nella mostra vitale del tempo». Amoroso: «Fra segmentazioni dialogiche, mimesi del parlato, spazi di pura narrazione, l’aggancio ai nodi del reale dispone frattanto le pagine sulla regola di una cronaca ricca e criticamente più centrata nel cardine dei fatti, nella mostra vitale del tempo». Ancora Tomasello in L’isola oscena : «L’inventario di questo universo appare un catalogo di sbigottimenti grazie alla posizione inconsueta delle tessere nel quadro, allo sbandato riflesso delle tinte, all’atmosfera di incantamento suggerita dalle angolature, dai coefficienti instabili dell’impianto, dal nervoso punto di vista». Amoroso in Raccontare l’assenza : «L’inventario di questo universo appare un catalogo di sbigottimenti grazie alla posizione inconsueta delle tessere nel quadro, allo sbandato riflesso delle tinte, all’atmosfera di incantamento suggerita dalle angolature, dai coefficienti instabili dell’impianto, dal nervoso punto di vista». E potremmo andare avanti… «Ho una produzione sterminata e, confesso, non mi ero proprio accorto del presunto “saccheggio”», disse dopo la denuncia Amoroso, «Ad aprirmi gli occhi è stato Fontanelli». Di più: «Non sono Proust, non pretendo che venissero riconosciuti la mia mano, il mio tratto. Questo mai. Non mi permetterei. Ma…». «Ho sempre agito con correttezza e professionalità», rispose Tomasello, minacciando sventagliate di querele, si legge sul quotidiano.
DARIO TOMASELLO, COPIA E VIENE CONFERMATO ORDINARIO
Era stato il nuovo rettore dell’Università di Messina, Pietro Navarra, a girare i documenti al Ministero e alla Procura di Milano dopo lo scandalo. Da pochi giorni è arrivata la risposta del Ministero, firmata del direttore generale del Miur Daniele Livon:
La frase che conta è questa: «Visionata la documentazione» la commissione (che lodava il vincitore anche per i «contributi originali») ritiene di «non dover modificare il giudizio di abilitazione già reso nei riguardi del prof. Tomasello».