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martedì 17 gennaio 2023

L'impero miliardario di Matteo Messina Denaro. -

La ricostruzione del volto di Matteo Messina Denaro da una sua foto di anni fa

 Si stima un patrimonio di 4 miliardi di euro, con ricavi provenienti da diversi settori: dalle rinnovabili ai supermercati, tutti gli affari che conosciamo di Matteo Messina Denaro.

Miliardi di euro, così tanti che sono difficili da quantificare con esattezza. Dopo 30 anni di latitanza interrotti con l'arresto del 16 gennaio 2023, il patrimonio di Matteo Messina Denaro si è fatto imponente e sfaccettato in più pezzi, difficili da ricomporre anche per gli investigatori. Una stima, per difetto, dei guadagni di una vita di traffici di droga, estorsioni, riciclaggio nei settori più disparati si può azzardare sulla base di quel che lo Stato, negli anni, è riuscito a sottrarre al padrino di Castelvetrano e ai suoi prestanome. Si parla di quasi 4 miliardi di euro. La maggior parte degli affari del padrino della mafia si sono concentrati in Sicilia, con alcune eccezioni. 

I soldi della mafia in giro per il mondo.

Gli affari di Messina Denaro sarebbero arrivati anche in Venezuela, regno dei clan Cuntrera e Caruana che da Siculiana, paese dell'agrigentino, colonizzarono Canada e Sudamerica imponendo il loro monopolio sul narcotraffico. Un pentito "minore", Franco Safina, raccontò che Messina Denaro aveva ricavato un tesoro in Venezuela investendo 5 milioni di dollari in un'azienda di pollame.

Per gli inquirenti si trattava di un evidente escamotage per riciclare i proventi del traffico di stupefacenti. E di Venezuela parlò anche il collaboratore di giustizia Salvatore Grigoli, il killer di don Pino Puglisi. Ferito in un attentato, si era nascosto ad Alcamo, nel trapanese. "Se vuoi, per un certo periodo te ne vai in Venezuela e stai tranquillo", gli avrebbe detto il padrino che, sospettano gli inquirenti, in Sudamerica come pure in Tunisia sarebbe andato anche da latitante.

Gli affari di Matteo Messina Denaro.

Matteo Messina Denaro ha guadagnato parecchio dagli investimenti nelle energie rinnovabili, in particolare nell'eolico, settore "curato" per il boss dall'imprenditore trapanese Vito Nicastri, l'ex elettricista di Alcamo e pioniere dell'industria verde in Sicilia, che per anni avrebbe tenuto le chiavi della cassaforte del capomafia.

Poi c'è l'edilizia e la grande distribuzione, attraverso la "6 Gdo" di Giuseppe Grigoli, il salumiere diventato in poco tempo il re dei Despar in Sicilia al quale furono sequestrati beni - di proprietà del boss secondo i magistrati - per 700 milioni di euro.

Tra gli affari di Matteo Messina Denaro c'è anche il turismo: secondo i pm ci sarebbero stati i soldi del capomafia nell'ex Valtur, un colosso miliardario di proprietà di Carmelo Patti, l'ex muratore di Castelvetrano divenuto capitano d'azienda che, come Al Capone, finì nei guai per un'accusa di evasione fiscale.

Braccio destro di Patti, raccontano le inchieste, era il commercialista Michele Alagna, padre di una delle amanti di Messina Denaro, Francesca, che al boss ha dato una figlia mai riconosciuta. Nel 2018 il tribunale di Trapani gli sequestrò beni per 1,5 miliardi, un delle misure patrimoniali più ingenti mai eseguite, disse la Dia. I sigilli vennero messi a resort, beni della vecchia Valtur, una barca di 21 metri, un campo da golf, terreni, 232 proprietà immobiliari e 25 società.

I capitali accumulati da Matteo Messina Denaro.

Ma se, come sono certi i magistrati, solo una parte del tesoro del padrino è stata trovata e confiscata, a quanto ammonta il suo patrimonio? Le ricchezze illecite ancora da scoprire sarebbero enormi. A partire dai soldi che gli sarebbero stati affidati da Totò Riina.

"Se recupero pure un terzo di quello che ho sono sempre ricco", diceva il capomafia corleonese, intercettato, parlando durante l'ora d'aria con un altro detenuto. "Una persona responsabile ce l'ho e sarebbe Messina Denaro. Però che cosa fa per ora questo Matteo Messina Denaro non lo so. Suo padre era uno con i coglioni" , spiegava all'amico mostrando una qualche diffidenza sulla capacità gestionale del boss trapanese. E rivelando che parte del suo patrimonio potrebbe essere stato affidato proprio agli alleati di Castelvetrano.

https://www.today.it/cronaca/patrimonio-miliardario-matteo-messina-denaro.html

martedì 17 marzo 2015

Stati Uniti, Robert Durst incastrato dal documentario: «Li ho uccisi io»

Robert Durst (Reuters)

La frase, rubata da un microfono rimasto aperto, sembrava solo un finale ad effetto del documentario trasmesso da Hbo sul miliardario americano, che è stato arrestato.

«Che diavolo ho fatto? Li ho uccisi tutti, ovviamente». 
La frase, rubata da un microfono rimasto aperto ad intervista conclusa, sembrava solo un finale ad effetto del documentario trasmesso da Hbo sulla vita e i misteri di Robert Durst, ma ora pare essere la svolta che potrebbe finalmente mettere la parola fine ad almeno uno dei casi rimasti irrisolti che coinvolgono il miliardario americano. Non a caso, meno di 24 ore prima della messa in onda, dell’episodio finale del documentario «The Jinx», il 71enne erede di un impero immobiliare a New York, è stato arrestato dall’Fbi a New Orleans per l’omicidio di Susan Berman, trovata morta nella sua casa di Beverly Hills nel 2000.

Microfono ancora aperto.
La polizia di Los Angeles, dove il miliardario dovrà essere ora trasferito, ha spiegato che «in base a nuove indagini e prove venute alla luce, abbiano identificato Robert Durst come la persona responsabile della morte di Ms Berman». Non è stato però specificato di quali prove si tratti, ma il Los Angeles Times ha rivelato che il documentario ha avuto un ruolo determinante nella decisione di procedere all’arresto. La frase incriminata, per molti una vera e propria confessione, è stata registrata mentre Durst si era alzato, evidentemente con il microfono ancora aperto, per andare al bagno. E lo stesso regista Andrew Jarecki intervistato oggi da Good Morning America ha ammesso che al momento della registrazione non si era accorto di quella battuta cruciale. «E’ stato così spaventoso quando l’abbiamo sentita, è stato inquietante», ha detto il regista raccontando come, durante il montaggio, abbia ascoltato il borbottio di Durst.

«Da anni sostiene la sua innocenza, nulla è cambiato»
Anche l’avvocato del miliardario, Chip Lewis, è convinto che l’arresto sia stato coordinato con la messa in onda del documentario. «Da anni sostiene la sua innocenza, nulla è cambiato», ha aggiunto il legale affermando che comunque il suo legale non si opporrà al trasferimento a Los Angeles per fronteggiare le accuse. Berman, una scrittrice il cui padre era legato alla mafia di Las Vegas, fu uccisa proprio pochi giorni prima di essere ascoltata dalla polizia che aveva riaperto il caso della scomparsa della moglie di Durst, il primo eclatante omicidio per il quale il miliardario è stato accusato. 
In realtà il corpo di Kathie McCormack, scomparsa nel 1982 mentre si stava recando a New York dove studiava, non è mai stato trovato, e Durst ha sempre sostenuto di averla vista l’ultima volta alla stazione ferroviaria di Westchester dove l’aveva accompagnata. I familiari della donna accusarono da subito il marito, descritto come un violento che aveva più volte aggredito la moglie, ma Durst non fu mai arrestato. Mentre il miliardario finì in manette, e in tribunale, nel 2001 per l’omicidio di Morris Black, un suo vicino di Galveston, in Texas, dove Durst viveva, travestito da donna in un anonimo appartamento da 300 dollari al mese, per sfuggire al sempre crescente interesse di media e polizia alla sua vicenda. In questo caso Durst - che tentò anche la fuga dopo essere stato rilasciato con una cauzione di un miliardo di dollari per essere poi catturato in Pennsylvania - ammise di aver ucciso Black per legittima difesa durante una lite e di averne smembrato il corpo «perché preso dal panico». Una linea difensiva che fu accolta dalla giuria texana: il miliardario patteggiò una pena di 5 anni ma già l'anno dopo era libero sulla parola. 
Ora però Durst rischia la pena di morte