Sul caso Durigon, Giuseppe Conte sembra pronto a combattere una delle prime battaglie da leader dei Cinque Stelle. Quella per le sue dimissioni: “Trovo grave e sconcertante – dice l’ex premier al Fatto – il proponimento del sottosegretario al Tesoro di cancellare l’intitolazione del parco di Latina a Falcone e Borsellino, con l’aggravante di volerlo restituire alla memoria del fratello di Mussolini. È aberrante voler cancellare anni di lotta alla mafia e il sacrificio dei nostri uomini migliori, per giunta allo scopo di restaurare il ricordo del regime littorio”.
Conte si aspetta che il braccio destro di Matteo Salvini nel Lazio sia allontanato subito dal governo: “ Il Movimento chiede che Durigon si batta pure per questo suo progetto ma dismettendo immediatamente l’incarico di sottosegretario di Stato, che richiede ben altri proponimenti”. Per l’ex premier, le parole di Durigon “mettono a nudo l’ipocrisia di forze politiche che, come la Lega, non hanno alcuna reale intenzione di contrastare il malaffare delle organizzazioni criminali”.
A tre giorni dalla proposta “nostalgica” del leghista, nel perdurante silenzio del premier Mario Draghi e dei suoi ministri, la questione Durigon non si sgonfia. Il centrosinistra si muove nella stessa direzione. Anche il Pd considera “grave” il caso Durigon e la posizione del segretario Enrico Letta – come fanno sapere dal Nazareno – coincide integralmente con quella del deputato dem Filippo Sensi: “Le dimissioni del sottosegretario mi paiono un requisito minimo di dignità, opportunità e senso delle cose”, aveva detto venerdì, a caldo. “Non è un semplice scivolone o una caduta di stile. Si è superato un punto. Va posta la questione della sua permanenza nell’esecutivo”, ha confermato Sensi al Fatto. Parole sottoscritte dal collega di partito Emanuele Fiano: “Un uomo che ha nostalgia di Mussolini, e addirittura ne cita il nome ingiuriando la memoria di Falcone e Borsellino, non può servire la Costituzione con disciplina e onore, non dovrebbe restare al governo”.
Una linea condivisa a sinistra anche da Articolo 1, come ha dichiarato Arturo Scotto: “Durigon ha giurato sulla Costituzione che è antifascista. Mi aspetto che arrivi qualche parola da Palazzo Chigi”. Per Nicola Fratoianni di Sinistra italiana, “il braccio destro di Salvini nel Lazio non dovrebbe stare nel governo Draghi da tempo, da ben prima della genialata di intitolare il parco Falcone/Borsellino a Mussolini, non avendo chiarito alcunché dei rapporti opachi con i clan di Latina.”.
Ma pure il mondo associativo esprime “profondo sconcerto”, con Libera e Anpi che ritengono inaccettabile la presenza del leghista pontino all’esecutivo. Per Salvatore Borsellino, fratello minore di Paolo, “Durigon andrebbe radiato immediatamente, ha dimostrato un’assoluta mancanza di qualsiasi forma di sensibilità. Trovo semplicemente assurdo che una persona del genere possa far parte di un governo”. Ha parlato anche Maria Falcone, sorella di Giovanni: “Dichiarazioni che lasciano allibiti, tanto da credere impossibile che siano state realmente pronunciate. Confidiamo che il premier e i ministri prendano le distanze”.
A maggio il tema della permanenza di Durigon nell’esecutivo era stato oggetto di un’interrogazione parlamentare, in seguito all’inchiesta di Fanpage in cui diceva di aver influenzato la nomina di un generale della Guardia di Finanza che indaga sui soldi della Lega. Draghi aveva liquidato tutto con una replica di un paio di minuti. Stavolta forse sarà più complicato.
ILFQ