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martedì 18 agosto 2020

I “furbetti”politici? Son molto peggio le imprese… - Gad Lerner

Imprese e Partite IVA: prestiti con garanzia Fondo PMI - PMI.it

Ora che va placandosi la (sacrosanta) furia nei confronti dei tre (o cinque) parlamentari e della quindicina di consiglieri regionali che hanno richiesto il bonus per le partite Iva in difficoltà, mi arrischierò a far notare che i politici furbetti sono risultati essere davvero pochi in proporzione al numero degli eletti.
Non fraintendete. Nei loro confronti non provo alcuna forma di indulgenza. Ma non vorrei che sfogandoci su costoro ci formassimo un’immagine assai deformata del tasso di abusivismo/sfacciataggine/disonestà proliferante nella società italiana.
Nei giorni scorsi “Il Fatto” ha pubblicato le testimonianze di numerosi dipendenti di aziende i cui titolari, pur avendo chiesto la cassa integrazione, li hanno fatti lavorare in nero durante il lockdown. Fonti attendibili ipotizzano che il 30% delle imprese richiedenti sostegno pubblico non avrebbero dimostrato significativi cali di fatturato.
Mi sembra evidente che si tratti di comportamenti illeciti ben più rilevanti in termini numerici e percentuali, oltre che di danno per le casse dello Stato, anche se suscitano decisamente meno scandalo. Ma proprio questo è il punto.
Certa televisione (in stile Rete 4) ci ha abituati a dare la caccia al falso invalido coprendo le responsabilità dei grandi evasori; a mettere alla gogna il singolo peones dimenticando le appropriazioni di denaro pubblico occultate dai vertici del suo partito.
Orbene. Qui non si tratta di fare di ogni erba un fascio. Ad esempio, il dipendente che accetta un’integrazione in nero commette un illecito, certo, ma non comparabile a quello del suo datore di lavoro.
Nei mesi scorsi il governo si è giustamente dato la priorità di fornire assistenza ai bisognosi, senza avere il tempo di mettere troppi filtri. Ora è il momento di verificare chi ne ha abusato. Non accontentiamoci del tiro a segno sui politici.