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domenica 16 agosto 2020

Cari ministri, dove sono finite le riforme “green”? - Vittorio Emiliani

Green Deal europeo
Il commissario Paolo Gentiloni – che un bel po’ di anni fa “nacque” alla politica dirigendo Nuova Ecologia – ha lanciato l’avvertimento ai governanti italiani: mandate in Europa progetti precisi, non indicazioni vaghe. Invece, green, green! Sembra un campanello. Molto leggero, quasi lezioso. La “gamba” ambientalista di questo governo doveva essere i 5 Stelle, ma soltanto una parte (modesta) di essi lo è. Il Pd ha cambiato natura nella fusione fredda fra comunisti, socialisti e popolari. Taluni della Margherita venivano dai Verdi come Rutelli e difatti il suo Codice per il paesaggio del 2008 (con Salvatore Settis) “tiene” ancora. Se solo venisse applicato da Mibact e Regioni… Invece, appena 3 piani paesaggistici co-pianificati, da allora: Toscana dopo furibonde polemiche per porticcioli e Apuane ormai sfasciate, Puglia sia pure dopo aver inondato la Daunia di pale eoliche (lì almeno il vento c’è), il Piemonte. C’era il Piano Salvacoste della validissima squadra guidata dal compianto Eduardo Salzano per la Giunta di centrosinistra di Renato Soru: spiagge libere difese per centinaia di metri dal cemento, centri storici valorizzati nel rapporto col mare, distretti minerari trasformati in attrazioni turistico-culturali. “Normale” che la giunta di centrodestra Catenacci si accanisse a schiodarlo a martellate, anche con un referendum bocciato dai sardi. Invano. Parrà incredibile, ma ci sta riprovando la Giunta fra Sardisti e Pd e le si oppone il governo Conte!
Il Pci anni fa era diviso, ma stava più dalla parte di Fanti-Cervellati-Cederna che non da quella di Libertini-Aymonino. Non più. Come se avesse vinto su tutta la linea Matteo, spregiatore delle Soprintendenze “e de che?”. Il Pd è questo e questo si riconferma. A livello nazionale e regionale (la legge urbanistica Bonaccini è pessima). Con frange di minoranza quasi irriconoscibili. E se sollevano il capino, ci pensano Bonaccini, lo stesso Zingaretti a castigarle. Anche con piccoli atti: che senso ha, ad esempio, riaprire la caccia alle specie protette ai margini del Parco Nazionale d’Abruzzo nel Lazio quando si sa che anche qualcuno fra i 50 preziosi Orsi marsicani superstiti potrebbe sconfinare e venire abbattuto?
Per mesi è infuriata una sacrosanta polemica sulla legge Caleo (Massimo, senatore del Pd) destinata chiaramente a svuotare ulteriormente la solida legge-quadro per le aree protette firmata da Gianluigi Ceruti e da Antonio Cederna (entrambi Italia Nostra) che in pochi anni ha avuto il merito, nel nostro Paese collinare e montuoso, di farci passare da un misero 4 per cento di territorio protetto a oltre il 10 per cento, da 4 miseri Parchi Nazionali a 23. Prima che la cura Pecoraro Scanio spegnesse il partito dei Verdi col solito metodo clientelare. Non era tanto il numero bensì la qualità dei deputati e dei senatori verdi: Scalia, Turroni, Paissan, De Finetti, Corleone, Semenzato e altri alla Camera; Manconi, Pieroni, Boato, Procacci, e altri al Senato. Un primo decisivo segnale di cambiamento in segno ecologista doveva essere il consapevole ritiro dalla discussione della insabbiata legge Caleo, la sfascia parchi. Macché. In molti la sognano e lasciano i Parchi alla deriva.
Nel ’96 (mi pare), un gruppo del Pd unì i propri voti a quelli della Lega Nord per ribaltare un assunto storico e cioè “tutti i beni culturali pubblici sono inalienabili salvo eccezioni”: tutti i beni culturali pubblici diventavano “alienabili salvo eccezioni”. Ci volle la concreta minaccia dei Verdi di non votare la fiducia al Senato per convincere l’allora ministro Melandri a parlare a favore di quel principio “storico”.
Torniamo al “green, green”. Ci sono stanziamenti certi e mirati per la difesa idrogeologica italiana? Per i Distretti di Bacino fluviali? Non mi pare. Ci sono stanziamenti mirati per un realistico piano di messa in sicurezza sismica della dorsale appenninica e delle Prealpi Friulane? Per ora non ne vedo. Ci sono stanziamenti paragonabili a quelli del governo Prodi-Veltroni del 1997 per imprimere impulso alla stentata, deludente ricostruzione umbro-marchigiana 2016? Non mi pare. E sì che il Mibact sarebbe tutto da rifare. Se lo devono rifare Franceschini, Casini (Lorenzo) e Nastasi stiamo freschi.
E dov’è la legge nazionale sul consumo di suolo che – come in Germania e Gran Bretagna – rallenti una folle corsa di asfalto+cemento? Non si sa. Ci sono leggi regionali? Certo. Nel Veneto, da anni in cima al consumo di suoli, cave, cementifici, coperture di canali, alluvioni, la legge consente di consumare nell’anno 400 ettari liberi distribuiti fra i 541 Comuni. Potete però “trattarne” una fetta o fettona in più se da voi si insedia, che so, un Polo Amazon. Con tanti saluti alla buona terra coltivabile e al verde forestale!