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giovedì 6 novembre 2014

Parkinson, a Palermo il primo intervento di stimolazione elettrica da sveglio. - Barbara Giangravè



Dal reparto di Neurochirurgia del nosocomio del capoluogo arriva una buona notizia. È stata effettuata, infatti, su un paziente di 64 anni, da venti affetto dal morbo, un’operazione all’avanguardia. 


La norma, sebbene triste, è quella di affidarsi ai classici viaggi della speranza fuori dalla Sicilia. Stiamo parlando, ovviamente, di sanità. Eppure, dal reparto di Neurochirurgia del Policlinico di Palermo, arriva a sorpresa una buona notizia. È stato effettuato, infatti, su un paziente di 64 anni, da venti affetto da morbo di Parkinson, il primo intervento di stimolazione elettrica da sveglio, con l’ausilio del monitoraggio neurofisiologico.
A eseguire l’operazione l’equipe coordinata dal professore Domenico Gerardo Iacopino, con la neurochirurga Antonella Giugno, il neurologo Marco D’Amelio e gli anestesisti Filippo Giambartino Rino Patti.
“A essere sinceri – dichiara il professore Iacopino – si tratta di un intervento che era già stato effettuato in passato, ma che non si faceva più da anni per mancanza di tecnologia adeguata. I pazienti erano così costretti ad andare al Nord per farsi operare”. La stessa trafila che aveva dovuto subire l’uomo operato martedì al Policlinico, che era già stato sia a Milano che a Torino. Nonostante i farmaci che era costretto a prendere, infatti, non aveva una buona qualità di vita e aveva tentato di essere ricoverato sia nel capoluogo lombardo che in quello piemontese. In entrambi i casi, però, era stato rimandato a casa.
“Non so il perché di quei rifiuti – precisa Iacopino – Posso solo immaginare che l’alto costo dell’operazione sia una delle motivazioni che hanno spinto i colleghi a dire di no”.
Ma come si è volto, nello specifico, l’intervento qui a Palermo?
“Abbiamo impiantato nei nuclei subtalamici del paziente – spiega Iacopino - degli elettrodi collegati a una batteria, simile a un peacemaker che determina una stimolazione cerebrale. Per ottenere il miglior risultato possibile è stato necessario utilizzare la tecnologia complessa di cui è dotato il Policlinico, e cioè tac e risonanza magnetica di ultima generazione”.
La prima parte dell’intervento, cioè quella in cui si facevano scendere gli elettrodi nei bersagli cerebrali attraverso due piccoli fori del cranio, è stata eseguita in anestesia locale e, a ogni passaggio, i neurologi interloquivano continuamente con il paziente, monitorando le funzioni neurologiche oltre che i parametri neurofisiologici. Finita questa prima fase, il paziente è stato addormentato e si è proceduto all’impianto del neurostimolatore, che è stato poi collegato agli elettrodi precedentemente posizionati.

L’intervento non ha presentato alcuna complicanza e il, giorno seguente, un esame tac dell’encefalo ha confermato sia l’assenza di complicanze che il corretto posizionamento degli elettrodi. Il paziente sta bene e tra qualche giorno tornerà a casa, in provincia di Palermo.
http://www.loraquotidiano.it/2014/11/06/parkinson-a-palermo-il-primo-intervento-di-stimolazione-elettrica-da-sveglio_11444/


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Lo studio è stato pubblicato su Cell Stem Cell. Gli scienziati hanno, dapprima, ottenuto neuroni che producono dopamina a partire da cellule staminali embrionali umane e hanno, con sorpresa, constatato che erano in grado di connettersi alle altre cellule nervose del tessuto ospite.

Arriva da due centri di ricerca europei sulle cellule staminali coordinati dalla senatrice a vita Elena Cattaneo, dell’Università degli Studi di Milano, un’importante novità sperimentale che potrebbe aprire la strada all’applicazione clinica di queste versatili cellule nei pazienti malati di Parkinson

Lo studio, pubblicato su Cell Stem Cell, è stato condotto da Malin Parmar, dell’Università di Lund in Svezia, nell’ambito dei progetti di ricerca di medicina rigenerativa dei consorzi Europei NeuroStemcell eNeuroStemcellRepair.

“Lavoriamo in network, come se fossimo parte di un super laboratorio transnazionale capace di aumentare la competitività europea, e di vincere sfide di conoscenza e innovazione con gli altri continenti – spiega Elena Cattaneo -. L’Unione Europea ha cambiato il modo di fare ricerca nei nostri laboratori, abbattendo i confini tra le Nazioni, sollecitando sinergie e collaborazioni e promuovendo la mobilità dei giovani e lo scambio di materiali, cellule, idee, affinché siano verificabili da altri colleghi. 
Così, può capitare – aggiunge la studiosa milanese – che si preparino le cellule a Milano, poi si mettano in un incubatore portatile e si prenda, quindi, un aereo per trapiantarle in Inghilterra o in Svezia. In questo modo – sottolinea Cattaneo – si guadagna tempo e qualità. E, soprattutto, si creano nuove generazioni di scienziati, in cui ciascuno ha responsabilità verso il progetto comune”.

Diverse le tappe del nuovo studio. Gli scienziati hanno, dapprima, ottenuto neuroni che producono dopamina – gli stessi che vanno incontro a degenerazione nei malati di Parkinson - a partire da cellule staminali embrionali umane. Li hanno poi trapiantati in topolini di laboratorio. E hanno, con sorpresa, constatato che erano in grado di connettersi alle altre cellule nervose del tessuto ospite, attraverso un’estesa rete di ramificazioni che raggiungevano le aree cerebrali bersaglio. “Si tratta di un risultato che ha richiesto tanti anni di ricerca – spiega Malin Parmar, autrice dello studio -. Speriamo adesso di poterlo affinare ulteriormente, fino a riuscire a produrre le cellule nel rispetto dei parametri necessari per l’utilizzo clinico”.

Lo studio svedese potrebbe avere anche importanti ricadute nella comprensione di un’altra patologia neurodegenerativa che colpisce la coordinazione muscolare e porta a disturbi cognitivi, la malattia di Huntington, che il gruppo della Cattaneo presso l’Università di Milano studia da tempo. “I consorzi europei accelerano i percorsi di studio in tante direzioni – sottolinea la senatrice a vita -. Abbiamo potuto conoscere i risultati svedesi in anticipo, discuterli e integrarli nei nostri esperimenti. In questa prospettiva – conclude Cattaneo – la collaborazione europea emerge ancora una volta come qualcosa di enormemente prezioso”.

domenica 4 maggio 2014

Un giorno di normale follia: sanità, pro e contro.



Ieri, alle 10 circa squilla il telefono, era il reparto di Cardiologia interventistica ed emodinamica del Policlinico di Palermo che ci avvisava che si era liberato e reso disponibile un posto per una ecocardiodoppler con soluzione di contrasto, quindi, potevamo anticipare l'esame, per cui, ben consci della difficoltà di riuscire ad ottenere prenotazioni di questo tipo, ci precipitiamo sul posto con abbondante anticipo.
Arriviamo al Policlinico alle 11 - la visita era prenotata per le 13 - per ottemperare agli adempimenti del caso, renderci conto del posto - il Policlinico è in continuo riassetto-ristrutturazione e non è facile individuare i vari reparti - informarci su cosa avremmo dovuto fare per non perdere e/o far perdere tempo e per cercare di capire in cosa consistesse la soluzione di contrasto...da introdurre in vena, la cosa ci preoccupava non poco.
Chiediamo, ma ci rispondono che il medico, l'unico che può rispondere alle nostre domande, non c'è o è occupato in altro reparto....siamo alle solite.

Ci allontaniamo per allentare la tensione pre-visita; 
facciamo una lunga passeggiata in attesa che si facciano le 13, mentre cerchiamo di dare una risposta alle nostre curiosità tramite internet.
Alle 12,30 siamo nuovamente al Policlinico, ci dicono di attendere. Ancora non sanno se il medico c'è...
Alle 13,30 ci fanno sapere che il medico c'è, è al secondo piano ed effettua visite; inseriscono, pertanto, il catetere in vena per la soluzione di contrasto. 
Nel farlo, l'infermiera fa fuoriuscire un po' di sangue...inesperienza?
Dice che almeno così si è sicuri di aver centrato la vena.....
Alle 14 siamo ancora in attesa, ma ci fanno sapere che il cardiologo è già sceso e sta effettuando una visita.

Il soggetto della visita è un vecchio obeso, probabilmente raccomandato e amico del personaggio influente che lo accompagna; sento che il medico gli consiglia di non mangiare dolci e di tenere sotto controllo il colesterolo....io lo avrei semplicemente sgozzato per mancanza di educazione e di rispetto nei confronti di chi aspetta ed ha un regolare appuntamento - soffro di una forte sindrome di razzismo contro i maleducati, i disonesti, i cafoni, gli ignoranti, i presuntuosi, etc., etc......

Durante l'attesa, andando su e giù nel corridoio, mi rendo conto che le stanze del reparto sono tutte aperte e molto ben attrezzate; noto macchinari nuovi, all'avanguardia, ma inutilizzati, infatti non c'erano pazienti, e quei pochi medici che circolano, quasi tutti giovanissimi, forse specializzandi, non facevano nulla se non parlare tra loro.
L'ultima stanza a destra era anch'essa aperta, ci ho guardato dentro, era la farmacia.....tutti, passando, potevano prendere ciò che volevano.
I medici che arrivavano o andavano via, inoltre, si cambiavano nel corridoio dove erano piazzati gli armadietti. Mi è sembrato strano, poco rispettoso della privacy, specie per le donne.

Finalmente il medico si libera, si scusa con noi per il ritardo e ci invita a seguirlo al secondo piano dove, nel frattempo, hanno trasferito il macchinario da utilizzare (utilizzando gli ascensori e senza alcuna accortezza igienica, i lettini sono vecchi e malcombinati).

Ci fa entrare in una stanza e ci dice di attendere. Durante l'attesa notiamo un topolino che scorrazza tranquillo, ci guardiamo esterrefatti, ma decidiamo di non dire nulla per non provocare panico e mettere a repentaglio l'esame.

Ritorna il medico con un assistente il cui compito è quello di preparare ed iniettare in vena la soluzione di contrasto che altro non è che una soluzione fisiologica (acqua sterile) e piccole quantità di aria e di sangue del paziente in esame.
Noto che l'assistente, piuttosto maldestro, non ha i guanti, li metterà in un secondo tempo dopo un cenno piuttosto severo del medico. 
Finalmente si fa la visita. Il medico sembra preparato, ci da tutte le spiegazioni del caso, e referta l'esame. 
Nel frattempo si son fatte le 16.

Questa è la sanità in Italia, bisogna ritenersi fortunati se si incontra il bravo medico, quello coscienzioso che fa il suo lavoro con passione ed abnegazione, ma è sempre più difficile, ci sono troppi raccomandati, arrivati alla laurea con calci in culo e assunti per voti di scambio o per scambio di favori.

Qualcosa funziona, ma le falle sono ancora tante.
Valutare i pro e i contro è di facile deduzione.

Alla prossima.