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sabato 10 luglio 2021

La “nuova” prescrizione allungherà i processi. - Gian Carlo Caselli

 

L’emendamento sulla prescrizione approvato (senza votare) nel Cdm dell’8 luglio ricorda il meccanismo che porta a definire “escort” chi, accompagnando un cliente, è disponibile a rapporti sessuali (Treccani). La parola è più soft di altre, ma la sostanza è la stessa: un po’ come l’emendamento, che a prescrizione aggiunge improcedibilità, termine meno… impegnativo. Ma torniamo alla sostanza.

La prescrizione c’è dappertutto, ma nel nostro Paese con alcune differenze notevoli. Primo: da noi decorre da quando è stato commesso il reato e non – come altrove – dal giorno in cui il presunto colpevole è stato individuato o dal primo atto di accusa. Un notevole vantaggio per l’indagato. Secondo: il nostro sistema, disgraziatamente basato su un processo lunghissimo, ogni anno causa centinaia di migliaia di prescrizioni. Per cui, mentre altrove la prescrizione è circoscritta a pochi casi limite, da noi è una voragine gigantesca che inghiotte senza ritorno un’enormità di processi. Tant’è che la percentuale italiana di prescrizioni è del 10/11%, contro quella dello 0,1/0,2% degli altri Paesi europei. Terzo: negli altri ordinamenti, il decorso della prescrizione si interrompe definitivamente o nel momento del rinvio a giudizio o con la condanna in primo grado; invece in Italia, da sempre e per un lunghissimo tempo, non c’è mai stato un blocco definitivo, ma solo sospensioni temporanee, con una prescrizione di fatto “infinita”.

Si cambia registro – allineandosi agli altri Paesi – il 1° gennaio 2020: una nuova norma interrompe la prescrizione con la sentenza di primo grado. Neanche il tempo di festeggiare il Capodanno, ed ecco scatenarsi una bagarre con formule (sarà una bomba atomica!) note solo ai giuristi più raffinati. Peccato che nessuno sia in grado di stabilire con un minimo di affidabilità quali saranno davvero gli effetti della riforma del 2020 (comunemente definita “Bonafede”, il ministro che ha il merito di averla voluta). Prova ne sia che nella relazione del 24.5.21 di Giorgio Lattanzi, presidente della Commissione istituita dalla nuova ministra, Marta Cartabia, per elaborare proposte innovative sul processo penale, a pagina 51 si legge testualmente che tali effetti “si produrranno a partire dal 1° gennaio 2025 per le contravvenzioni e dal 1° giugno 2027 per i delitti”, per cui “dal punto di vista tecnico non vi sono ragioni che rendono urgente anticipare (una nuova) riforma della prescrizione”, lasciando peraltro “impregiudicata ogni valutazione politica”. Dunque, che fretta c’era di intervenire? Sul piano tecnico nessuna, se non privilegiando il piano politico con un occhio di riguardo a coloro che han sempre visto nella prescrizione (e nelle leggi ad personam) la soluzione più comoda ai loro problemi giudiziari. E basta sfogliare le cronache di questi anni per “scoprire” di chi si tratta.

Sta di fatto che nel Cdm dell’8 luglio, da un lato si conferma che la prescrizione si interrompe con la sentenza di primo grado, ma nel contempo dopo l’interruzione si introduce… una sospensione, nel senso che se non si arriva alla sentenza d’Appello entro due anni e a quella di Cassazione entro un anno dall’Appello, tutto finisce in niente, dovendosi dichiarare la non procedibilità del reato. Il che significa che i colpevoli restano impuniti e all’innocente viene negata l’assoluzione. In pratica, se non è zuppa (prescrizione) è pan bagnato (improcedibilità).

Dunque, un ritorno al passato che ricicla la convenienza ad allungare il brodo finché prescrizione+improcedibilità non intervengano inghiottendo ogni cosa. Con la conseguenza, ancor più grave, di perpetuare una anomalia del nostro sistema: la coesistenza di due codici distinti. Uno per i “galantuomini” (che in base al censo o alla collocazione politico-sociale sono considerati “perbene” a prescindere); l’altro per i cittadini “comuni”. I primi possono permettersi difensori costosi e agguerriti, in grado di utilizzare ogni spazio per eccezioni dilatorie. Per loro, il processo può ridursi all’attesa che il tempo si sostituisca al giudice con la prescrizione o improcedibilità che tutto cancella. Mentre per gli altri il processo – per quanto di durata biblica – riesce più spesso a concludersi, segnando in profondo vite e interessi. Un’intollerabile asimmetria incostituzionale, fonte di disuguaglianze, che nega elementari principi di equità. Dovuta al fatto che proprio il binomio prescrizione+improcedibilità può contribuire fortemente a far durare all’inverosimile certi processi. E ciò proprio grazie a un emendamento che vorrebbe essere garantista!

ILFQ

giovedì 13 maggio 2021

QUESTA UDIENZA NON S'HA DA FARE. - Rino Ingarozza

 

Ora si sta rasentando il ridicolo.
Anzi si è abbondantemente superato il limite.
Ma in che razza di Paese viviamo?
Il pregiudicato, il frodatore, il finanziatore della mafia, il corruttore di giudici e frequentatore di minorenne Berlusconi, pensa che il fatto di avere tanti soldi, tante proprietà, tante attività, lo autorizzi a prendersi gioco della giustizia.
Pensa che il fatto di avere tanti soldi lo renda immune. Pensa che col denaro possa sfuggire dalle sue responsabilità.
È l'ottava volta che Berlusconi fa rinviare l'udienza che lo vede imputato a Siena nel cosidetto Ruby ter.
E dai....ma non è possibile farsi prendere in giro così, da questa persona e dal suo medico.
È una cosa inaccettabile.
Se una persona normale non va al lavoro perché ammalato, gli mandano la visita fiscale a casa, perché non si fa altrettanto con lui?
Perché i giudici non mandano in ospedale dei periti di parte per verificare la veridicità delle certificazioni del suo medico curante? Così come si farebbe per qualsiasi persona?
Il motivo l'ho detto prima. La differenza la fanno i soldi. I soldi comandano. Tutto e tutti. I soldi indicano la strada, la costruiscono, la modellano. È ora di cancellare quella ridicola frase impressa in tutti i tribunali. "La legge è uguale per tutti" un paio di palle. Sono disgustato da questa persona e da chi lo sostiene.
Perdonatemi ma quando arriverà il suo momento (e avrò l'opportunità di poterlo vedere) certamente non avrò nessuna pietas cristiana. Non lo tollero più. È una persona disgustosa che pensa di comprare tutti e tutto
"Deve smaltire i postumi del covid" questa è la certificazione firmata da Zangrillo. Guarda caso deve smaltirli sempre in concomitanza con le date del processo. La cosiddetta "malattia ad orologeria" una malattia rara, anzi rarissima. Colpisce una persone su 7 miliardi. In pratica solo lui. Quando deve andare da Draghi è sempre in perfetta salute. Quando deve andare in tribunale gli viene l'allergia alla toga.
Ma non esistono le video conferenze?
Le fanno nei processi di mafia, perché non le possono fare anche con lui?
Perché ha i soldi e può pagare trentotto avvocati?
Voi rappresentate la legge. Dovete trovare una contromossa per non farvi prendere in giro. Per non fare irridere voi e tutte le istituzioni. Per evitare di diventare gli zimbelli del mondo.
E poi la sua parte politica parla sempre che si devono snellire i processi. E come si possono sveltire con gente così. Parlano, parlano, parlano ma poi fanno il contrario.
Ma come caxxo si fa a votare sta gente? Ma cosa avete al posto del cervello? Non vi accorgete che vi prendono per il culo?
Non avete esaurito la vaselina? Questo si crede il padrone di tutto e di tutti e forse ha convinto anche voi. Voi che lo continuate a votare ed a osannare. Probabilmente è riuscito a comprare anche le vostre menti.
Forse anche voi vi siete convinti che
questa udienza non s'ha da fare.
Rino Ingarozza (12/05/2021) Fb

domenica 21 febbraio 2021

È anche la prescrizione ad allungare i processi. - Piercamillo Davigo

 

Il lettore Salvatore Griffo domanda: “Per quale ragione la riforma della prescrizione del ministro Bonafede determinerebbe processi ‘infiniti’ come sostenuto dai politici che vorrebbero abolirla per tornare al sistema precedente? Ma, prima della sciagurata riforma del governo Berlusconi, la durata dei processi era così lunga?”. È necessario chiarire bene che cos’è la prescrizione penale in Italia. L’art. 157 del codice penale (come modificato dalla legge 5 dicembre 2005, n. 251, detta “ex Cirielli” perché l’on. Cirielli, che l’aveva proposta, chiese di non chiamarla più con il suo nome) stabilisce: “La prescrizione estingue il reato decorso il tempo corrispondente al massimo della pena edittale stabilita dalla legge e comunque un tempo non inferiore a sei anni se si tratta di delitto e a quattro anni se si tratta di contravvenzione, ancorché puniti con la sola pena pecuniaria”.

La prescrizione decorre dalla consumazione del reato e non da quando la notizia di questo reato perviene all’autorità giudiziaria. Per esempio, in materia di reati fiscali, poiché di frequente gli accertamenti vengono fatti dagli uffici finanziari dopo cinque anni dalla commissione, le notizie di reato pervengono quando gran parte del termine è decorso, anche se i termini sono prolungati di un terzo. Il compimento di determinati atti (sentenza di condanna, ordinanza cautelare personale, interrogatorio e altri) interrompe il decorso della prescrizione, che poi ricomincia a decorrere, ma il termine complessivo non può superare quello iniziale aumentato di un quarto. Questa, insieme ai criteri di priorità, spiega perché molte prescrizioni maturano in fase di indagini preliminari. In quasi tutti gli Stati la prescrizione è un istituto di natura processuale e non sostanziale e smette di decorrere con l’inizio del processo. Anche in Italia, nel processo civile la prescrizione cessa di decorrere con l’inizio del processo. La Corte di giustizia dell’Ue ha ritenuto che il precedente sistema di prescrizione penale italiano contrasti col diritto comunitario e consentito solo per il tempo anteriore alla direttiva 2017/ 1371 del Parlamento europeo e del Consiglio, perché impedisce l’adozione di sanzioni efficaci, dissuasive e proporzionate su gravi frodi dell’Iva. I fautori del ritorno alla prescrizione che decorre durante le impugnazioni sostengono che il suo blocco farebbe durare all’infinito i processi. È vero il contrario. Anzitutto esistono reati imprescrittibili: quelli puniti con la pena dell’ergastolo anche per effetto di circostanze aggravanti. Se fosse fondata la tesi che la prescrizione accelera i processi quelli per reati imprescrittibili non si farebbero mai. Quali sono le ragioni della durata dei processi? La causa principale deriva dal loro numero. Semplificando: se un giudice ha un processo da fare e questo richiede quattro udienze durerà quattro giorni. Se sono necessari adempimenti fra un’udienza e l’altra (disporre perizia, acquisire documenti, citare testi) che richiedono, ad esempio, un mese, il processo durerà quattro mesi. Ma se il giudice ha duemila processi sul ruolo e la prima udienza libera è dopo un anno, un processo di quattro udienze durerà quattro anni. L’idea che i giudici italiani non facciano nulla e che solo la prescrizione imminente li induca a trattare i processi è falsa. La loro produttività è una delle più alte d’Europa.

La vera anomalia italiana è la dimensione del contenzioso: le sopravvenienze civili annue contenziose di primo grado per ogni giudice in Italia sono 438,06; in Francia 224,15; in Germania 54,86. Le sopravvenienze penali annue di reati gravi per ogni giudice, in Italia sono 190,71; in Francia 80,92; in Germania 42,11 (dati Cepej 2008; per il 2010 non sono disponibili i dati della Germania). La diminuzione del numero dei procedimenti si può ottenere in sede penale riducendo drasticamente le fattispecie di reato con un’ampia depenalizzazione, riduzione della perseguibilità d’ufficio e introducendo apprezzabili margini di rischio per chi propone impugnazioni infondate e dilatorie.

Neppure è vero che il numero dei giudici di professione in Italia sia insufficiente. Tale numero, come indicano i rapporti della Commissione europea per l’efficienza della giustizia, è in linea con quello di uno Stato per certi versi simile come la Francia. La strada percorribile per fronteggiare i tempi inaccettabili della durata dei procedimenti non sembra quindi quella di aumentare il numero di giudici (e quindi in generale dei magistrati, dovendo coerentemente in tale ipotesi incrementare il numero degli addetti al pubblico ministero), anche perché gli esiti degli ultimi concorsi non consentono illusioni in proposito, salvo che si ritenga di abbassare la soglia qualitativa oggi richiesta per superare la giustamente rigorosa selezione (un recente concorso a 500 posti di magistrato ordinario in tirocinio ha prodotto 253 idonei su decine di migliaia di domande).

In Italia vengono proposte impugnazioni in un numero che non ha eguali in altri Paesi: la Cassazione italiana tratta quasi 90.000 processi ogni anno (di cui quasi 60.000 penali), quella francese 1.000. La Corte suprema degli Stati Uniti d’America ne tratta 80! Le ragioni delle impugnazioni così numerose stanno nell’assenza di deterrenze a proporre appelli e ricorsi solo dilatori (confidando nell’arrivo della prescrizione e comunque per differire l’esecuzione della pena). Nel caso di ricorso inammissibile viene inflitta una sanzione amministrativa di circa 2.000 euro, ma di queste sanzioni viene incassato solo il 4%. Il resto sono chiacchiere.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/02/20/e-anche-la-prescrizione-ad-allungare-i-processi/6107740/

lunedì 10 febbraio 2020

Prescrizione, Gratteri: “Il lodo Conte bis è mediazione al ribasso. Legislatore si preoccupi del perché fascicolo sta 4 anni in un armadio”.

Prescrizione, Gratteri: “Il lodo Conte bis è mediazione al ribasso. Legislatore si preoccupi del perché fascicolo sta 4 anni in un armadio”

Il procuratore di Catanzaro è intervenuto, intervistato da Lucia Annunziata su Rai 3, per ribadire l'importanza che il governo agisca per velocizzare i processi: "Tutte queste persone che si stanno ammazzando a gridare contro la prescrizione, perché nel mentre non presentano un’alternativa, un articolato di legge dove dimostrano concretamente che è possibile velocizzare i processi, che è possibile far funzionare la giustizia?"

Il lodo Conte bis a cui è arrivato il governo sulla riforma della prescrizione “è una mediazione al ribasso“. Il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, intervistato da Lucia Annunziata su Rai3 a “Mezz’ora in più” ha parlato del tema che divide la maggioranza da settimane e ha ribadito la sua posizione in favore del blocco della prescrizione. Anzi parlando della mediazione dell’esecutivo che prevede lo stop se uno è assolto mentre che continui a decorrere se uno è condannato, ha dichiarato: “Così c’è disparità di trattamento”. Ma, è stato il ragionamento, l’urgenza è intervenire sulla velocità dei processi: “Un legislatore serio deve preoccuparsi del perché un fascicolo resta quattro anni in un armadio del pm“, ha dichiarato. “Questa è la mamma di tutte le riforme. Serviva la prescrizione per costringere il legislatore ad interessarsi concretamente per modifiche procedurali al codice di procedura per velocizzare il processo senza diminuire le garanzie dell’imputato”. Una posizione simile a quella espressa nelle scorse ore dall’Associazione nazionale magistratiSulla base di preoccupazioni catastrofiche che noi non condividiamo, sull’esito della riforma della prescrizione si è creato uno stallo”.

Sono giorni che sul fronte politico la tensione rimane molto alta, con Italia viva tra i principali oppositori della riforma. “Tutte queste persone”, ha continuato Gratteri, “che si stanno ammazzando a gridare contro la prescrizione, perché nel mentre non presentano un’alternativa, un articolato di legge dove dimostrano concretamente che è possibile velocizzare i processi, che è possibile far funzionare la giustizia?”. Secondo il procuratore di Catanzaro è “necessario togliere tutte le condizioni perché un fascicolo non rimanga più fermo. Ogni bambino ha un tablet, ogni persona ha due telefoni però quando chiediamo la tecnologia applicata al processo viene l’orticaria a tutti e dicono che si abbassa il livello di garanzia dell’indagato. L’informatica non abbassa la garanzia, lascia traccia. Non fa altro che aumentare le garanzie. Tecnologia vuol dire efficienza, diminuire il potere discrezionale dell’uomo, quindi diminuire l’abuso. La legge Bonafede ne esce cambiata? Si certo ma la storia insegna che le cose dirompenti si fanno nei primi 6 mesi di legislatura poi qualsiasi governo man mano che va avanti ha sempre meno potere e energia”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/02/09/prescrizione-gratteri-il-lodo-conte-bis-e-mediazione-al-ribasso-legislatore-si-preoccupi-del-perche-fascicolo-sta-4-anni-in-un-armadio/5701093/?fbclid=IwAR28eH1bnEDj3rsvcUpboSmY-tjI37VBqggdO9vLsEEL0-NJ-tLfg3l0aSA

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https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/02/08/prescrizione-associazione-magistrati-stallo-dovuto-a-preoccupazioni-catastrofiche-che-non-condividiamo-emergenza-e-la-durata-processi/5700273/

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/02/10/prescrizione-i-renziani-provocano-lesecutivo-se-resta-cosi-il-governo-rischia-crimi-italia-viva-dica-chiaramente-se-vuole-la-crisi/5702060/

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/02/08/prescrizione-ipsos-per-57-degli-intervistati-fa-evitare-la-condanna-ai-colpevoli-la-riforma-bonafede-promossa-dal-59-di-chi-la-conosce/5700052/

venerdì 6 dicembre 2019

GIUSTIZIA & IMPUNITÀ Cambia il processo civile: “Si passa da tre riti a uno”. Bonafede: “Riforma attesa dal 90% dei cittadini”. Ora chi fa querele temerarie paga.

Cambia il processo civile: “Si passa da tre riti a uno”. Bonafede: “Riforma attesa dal 90% dei cittadini”. Ora chi fa querele temerarie paga

L'annuncio del titolare della Giustizia e del premier Conte è arrivato durante una conferenza stampa nella nottata di giovedì. L'obiettivo è quello di dimezzare i tempi dei processi e alleggerire il lavoro dei giudici.
Mentre la maggioranza sta cercando di trovare un accordo sulla riforma del processo penale e, in particolar modo, sulla prescrizione, il governo vara quella del processo civile, con l’intento di dimezzarne i tempi. Il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, assicura che si tratta di una riforma considerata “prioritaria dal 90% degli italiani”. E tra le novità più importanti ci sono il passaggio “da tre riti a uno”, con un solo atto introduttivo, il ricorso, e il ricorso a sanzioni per chi intraprende cause temerarie: chi querela senza solidi presupposti rischia di pagare non solo il risarcimento, ma anche un’ammenda.
La filosofia dell’esecutivo in materia di processo civile è stata chiarita dallo stesso guardasigilli: meno norme e poche regole che valgono per tutti i gradi del processo, questo nell’ottica della “semplificazione, della speditezza e della razionalizzazione delle procedure”, salvaguardando allo stesso tempo il rispetto delle garanzie del contraddittorio: “Attrarremo più investitori”, ha assicurato il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, durante la conferenza stampa congiunta con Bonafede: “Assicureremo la ragionevole durata dei processi ma” la norma sulla prescrizione “in vigore dal 1 gennaio va mantenuta”, ha dichiarato il premier.
Poi il guardasigilli è passato a esporre le novità del processo civile: oltre al passaggio da tre riti a uno, anche il perimetro della causa verrà ” definito 10 giorni prima che le parti compaiano davanti al giudice”. Inoltre verranno eliminati i tempi morti, con la riduzione del numero delle udienze e l’eliminazione di quella di precisazione delle conclusioni. Ridotti anche i casi in cui il tribunale giudicherà in composizione collegiale, modello che verrà applicato anche al rito collegiale e a quello d’appello.
La riforma elimina anche quella che il titolare della Giustizia ha definito “una pagina triste della storia politica e giudiziaria”: il rito Fornero nel diritto del lavoro. E particolare attenzione viene riservata dal testo al procedimento per lo scioglimento delle comunioni, che risulta oggi tra quelli con durata più elevata. Poi le sanzioni a chi intraprende cause temerarie, altra strategia per alleggerire il lavoro dei giudici ed evitare le intimidazioni giudiziarie: “Il fammi causa non deve essere più una minaccia possibile – ha spiegato Bonafede – Chi fa una causa temeraria o chi resiste in una causa non solo paga il risarcimento, ma deve pagare una sanzione a favore della cassa delle ammende perché ha creato un danno anche allo Stato”.
Infine ci sarà il divieto per l’ufficiale giudiziario di fare la notifica cartacea se il destinatario ha un indirizzo Pec o se ha un indirizzo digitale. Sarà tutto digitalizzato e sulla digitalizzazione, assicurano, verrà fatto un vero investimento: “Nel codice di procedura civile ci saranno meno regole valide per tutti i processi”.
Leggi anche: 

martedì 21 gennaio 2014

Giustizia, il ministro Cancellieri: “Oltre otto milioni di processi pendenti”.

Annamaria Cancellieri

Il Guardasigilli legge alla Camera la relazione annuale sull'amministrazione della Giustizia. "Siamo in presenza di un fenomeno imponente di dilatazione, in termini quantitativi, ma soprattutto qualitativi, del lavoro giudiziario provocato non solo da un aumento della litigiosità nel campo civile o della attività criminale in campo penale", ma anche dalle "trasformazioni della società".

“Il funzionamento del sistema giudiziario” continua a essere “in sofferenza” “pur a seguito dei numerosi interventi introdotti negli ultimi anni. È sotto gli occhi di tutti l’eccessivo carico di lavoro che affligge gli uffici giudiziari. Alla data del 30 giugno 2013 si contano 5.257.693 di processi pendenti in campo civile e quasi 3 milioni e mezzo in quello penale”.
Il Guardasigilli Annamaria Cancellieri legge alla Camera la relazione annuale sull’amministrazione della Giustizia. “Siamo in presenza di un fenomeno imponente di dilatazione, in termini quantitativi, ma soprattutto qualitativi, del lavoro giudiziario provocato non solo da un aumento della litigiosità nel campo civile o della attività criminale in campo penale”, ma anche dalle “trasformazioni della società“. 
Con la riforma della geografia giudiziaria “non solo sono state eliminate le strutture di modeste dimensioni, dove in alcuni casi era evidente la sproporzione tra il numero di persone addette all’ufficio ed il basso carico di lavoro, ma è stata anche alleggerita la pressione sugli uffici metropolitani di maggiori dimensioni, come Milano, Torino e Napoli” spiega il ministro della Giustizia. 
“Le inefficienze della giustizia hanno pesanti ricadute anche sul debito pubblico. I ricorsi per il riconoscimento della responsabilità dello Stato per i ritardi in materia giudiziaria, regolati dalla legge Pinto, costituiscono larga parte del contenzioso seguito dal ministero. Numero ed entità delle condannerappresentano annualmente ancora una voce importante del passivo del bilancio della Giustizia, la cui eliminazione va posta come prioritario obiettivo –  dice il ministro -. L’alto numero di condanne ed i limitati stanziamenti sul relativo capitolo di bilancio, hanno comportato un forte accumulo di arretrato del cosiddetto debito Pinto che, ad ottobre 2013, ammontava ad oltre 387 milioni di euro” aggiungendo che sono “circa1000 i ricorsi proposti alla Corte Europea dei Diritti Umani per lamentare il pagamento ritardato degli indennizzi, che comporteranno ulteriori esborsi a carico dello Stato”. 
“Al 9 gennaio 2014 i detenuti in carcere erano 62.326, in progressivo decremento rispetto alla rilevazione del 4 dicembre 2013 quando il numero era di 64.056. Si registra inoltre un sostanziale dimezzamento degli ingressi mensili” spiega la Cancellieri  facendo un bilancio degli esiti del decreto carceri varato a dicembre, parlando di “primi risultati incoraggianti”.
Egregia ministra, l'imponente dilatazione dei termini, l'aumento della litigiosità, la trasformazione della società, sono solo le cause della vostra pessima amministrazione del paese.
Se solo vi decideste e dare il buon esempio, a fare leggi intelligenti che non siano in conflitto tra loro creando caos, forse, e dico forse, qualcosa cambierebbe. Ma siamo in Italia, dove si dà l'opportunità ad un pregiudicato di partecipare alla creazione di una legge elettorale che rispetti la costituzione e la volontà dei cittadini, che si trasmettano in tv trasmissioni feccia in cui il litigio è doveroso, dove la classe dirigente dà di se un pessimo esempio, sperare che qualcosa cambi è utopistico.

mercoledì 18 settembre 2013

Cosa succederà a Silvio Berlusconi? Se perde il seggio al Senato rischia il carcere.

silvio berlusconi carcere
Berlusconi contro le procure. A poche ore dalla decisione della Giunta sulla decadenza da senatore del Cavaliere, si aprono nuovi scenari. La conseguenza immediata è andare dritto verso gli altri processi: Ruby 1, Ruby 2, Processo Mediaset e quello di Napoli sulla compravendita dei senatori.
Secondo il Giornale, Silvio Berlusconi ha più vie di fuga da senatore che da semplice cittadino: arresti domiciliari, affidamento ai servizi sociali, grazia, eccetera. Eppure il pericolo non viene tanto dalla condanna per il processo Mediaset, quanto dalle nuove indagini preliminari. Finora a proteggerlo è la Costituzione, che impedisce l'arresto dei parlamentari senza l'okay della Camera di appartenenza.
Ma il vero gancio al fegato è previsto per la fine di questa settimana: quando il tribunale di Milano che ha processato e condannato Berlusconi per concussione e prostituzione minorile depositerà - a meno che i giudici non chiedano una proroga - le motivazioni della sentenza Ruby. Sentenza che si annuncia densa di giudizi pesanti sulle abitudini pubbliche e private di Berlusconi. Ma non è il clamore mediatico a dover preoccupare l'ex premier.
Con il deposito si aprirà formalmente la strada per la incriminazione di tutti i testimoni che per il tribunale sono venuti in aula a dire il falso per salvare Berlusconi. Come la poliziotta Giorgia Iafrate, come il giornalista Carlo Rossella, e soprattutto come le Olgettine, le ragazze che hanno negato un lato porno delle feste di Arcore. Tutti testimoni falsi, secondo il tribunale. Dalla loro incriminazione scatterà l'inchiesta che ha già un nome in codice, «Ruby 3».
Se la Procura sceglierà un avvio soft, all'inizio indagherà le ragazze «solo» per falsa testimonianza. Ma l'accusa vera che i pm faranno scattare è quella, assai più pesante, di corruzione in atti giudiziari. Il prezzo della corruzione? I soldi che Berlusconi ha versato alle ragazze mese per mese, dall'esplosione dello scandalo, ufficialmente per aiutarle a tirare avanti. 
Ma c'è anche la compravendita dei senatori. A Napoli infatti il 23 ottobre è fissata l'udienza preliminare a carico di Berlusconi per la presunta compravendita di parlamentari.
LODO MONDADORI
17 settembre: La Cassazione respinge il ricorso della Fininvest contro la Cir sul Lodo Mondadori dopo un ritocco al ribasso di circa 23 milioni di euro. Il risarcimento è di 541 milioni, ma potrebbero scendere a poco meno di 500 calcolando gli interessi dello sconto.
PROCESSO RUBY 1
Entro domenica 22 settembre: previsto il deposito delle motivazioni della sentenza di primo grado del processo Ruby 1, nel quale Berlusconi è stato condannato a sette anni con interdizione perpetua dai pubblici uffici per concussione e sfruttamento della prostituzione minorile
PROCESSO RUBY 2
Entro metà ottobre: previsto il deposito delle motivazioni della sentenza di primo grado del processo Ruby 2: la procura di Milano aprirà d'obbligo un'idagine nei confronti di diversi testimoni per falsa testimonianza (cosiddetto ruby 3) che potrebbe portare a un'incriminazione del Cavaliere per "corruzione in atti giudiziari".
PROCESSO MEDIASET
Entro il 19 ottobre: La corte d'appello del tribunale di Milano è chiamata a riderterminare la durata dell'interdizione dai pubblici uffuici di Silvio Berlusconi: rischia da 1 a 3 anni.
COMPRAVENDITA SENATORI
Entro 23 ottobre: udienza preliminare di Napoli sulla presunta compravendita di Senatori. Berlusconi è tra gli indagati con Valter Lavitola e Sergio De Gregorio, che ha chiesto il patteggiamento. Il CAv - senza il paracadute dell'immunità - rischierebbe l'arresto per corruzione in atti giudiziari.

domenica 12 maggio 2013

Tutti i processi del (l’ex) Presidente.


Nell'arco della sua carriera politica (e non solo) Berlusconi è stato indagato e processato almeno 20 volte
Nell’arco della sua carriera politica (e non solo) Berlusconi è stato indagato e processato almeno 20 volte.
Sembrava che fosse invincibile, invece mister B. è crollato. Distrutto non dal logoramento fisico (come ci si sarebbe aspettato per un uomo in età avanzata) ma dai pm. Quella “magistratura politicizzata”, quella giustizia comunista che l’ha perseguitato durante tutta la sua carriera politica, infestandogli probabilmente anche i sogni, con immagini sfocate di toghe macchiate di rosso (comunista, non sangue) minacciose e incombenti sul suo impero mediatico e sulla vita privata.
Alla fine la legge l’ha incastrato nonostante tutti i legittimi impedimenti del caso, i rinvii a giudizio e i rischi di prescrizione, le indagini durate anni e gli appelli, i tempi biblici della giustizia italiana. La condanna è a 4 anni di reclusione e 5 di interdizione dai pubblici uffici per una “presunta” (come dice lui) evasione fiscale di 3 milioni di euro (e proprio “nell’anno in cui il mio gruppo ha versato all’erario 567 milioni di euro”) nell’ambito della compravendita dei diritti televisivi per Mediaset.
Non sono serviti né il lodo Schifani né il lodo Alfano a salvarlo, né la richiesta di spostamento del procedimento a Brescia, fortino pidiellino, per la presenza a Milano di 54 magistrati possessori di azioni Mediaset che, secondo la difesa, “avrebbero potuto figurare come parti offese”; non sono serviti nemmeno i rinvii e i legittimi impedimenti per malattia dell’ex premier né per gli impegni elettorali. Alla fine la giustizia ha fatto il suo (lento) corso e ha condannato mister B.
Ma il processo Mediaset non è l’unico che negli anni ha pesato sulle spalle del Cavaliere. In 20 anni di governo più o meno incontrastato, l’ex Premier ha collezionato oltre una ventina di procedimenti a carico, 2 dei quali estinti per amnistia, 6 caduti in prescrizione, 5 assoluzioni di cui 2 per sopraggiunta legge con valore retroattivo sulla depenalizzazione del falso in bilancio (insussistenza di reato), peraltro introdotta proprio durante il Berlusconi II, e ancora 9 processi archiviati, 1 condanna in primo grado (da sommare a quest’ultima dell’8 maggio) e 3 procedimenti ancora in corso.
AMNISTIE – Tutto inizia nell’anno 1989, quando nell’ambito di un processo per diffamazione avviato da una querela dello stesso Berlusconi contro i giornalisti di Epoca, mister B. afferma sì di essersi arruolato nella P2, ma di non aver corrisposto nessuna somma di denaro per l’iscrizione al famigerato Licio Gelli. A chiusura del processo per diffamazione, che vide assolti tutti i giornalisti, Berlusconi fu da loro accusato di falsa testimonianza, ma il processo non si celebrò mai per sopraggiunta amnistia.
Amnistia che lo salvò anche nel 1999, quando il Cavaliere fu accusato di appropriazione indebita, frode fiscale e falso in bilancio per l’acquisto dei terreni intorno alla sua villa di Macherio.
ASSOLUZIONI – Nel novembre 1994 Berlusconi riceve un invito a comparire davanti al pm Antonio Di Pietro (!) per un’indagine sulle presunte tangenti versate ad alcuni ufficiali della Guardia di Finanza che stavano svolgendo dei controlli su alcune aziende milanesi (tra cui ovviamente quelle di mister B. da Mondadori a Mediolanum). Il Cavaliere fu assolto in quel caso grazie alla testimonianza dell’avv. David Mills (un nome che suona familiare in anni più recenti, senza dubbio: vedi il processo Mills nella sezione PRESCRIZIONI).
Ancora, nel 1996 viene accusato di falso in bilancio nell’acquisto di Medusa, l’azienda cinematografica, ma viene assolto nel 2001 perché “per la sua ricchezza avrebbe potuto non essere al corrente dei fatti contestati“.
A fine 2005 si conclude per assoluzione (per sopraggiunta depenalizzazione del reato di falso in bilancio) anche l’annosa vicenda All Iberian, società dietro la quale pare si celasse la Fininvest. Il primo capo d’accusa, risalente al 1996, imputava alla berlusconiana Fininvest il finanziamento illecito del PSI di Bettino Craxi attraverso una serie di società off-shore, tra cui appunto la All Iberian, che avevano il compito di prelevare denaro dai fondi oscuri dell’azienda e versarli su conti esteri intestati al partito socialista. Nel 1998 il procedimento fu diviso in due tronconi: uno riguardante il finanziamento illecito ai partiti (All Iberian 1), l’altro il falso in bilancio Fininvest (All Iberian 2). Il primo cadde in prescrizione nel 2000 (vedi sezione PRESCRIZIONI), il secondo si concluse (ingloriosamente) per insussistenza del reato a seguito della famosa legge sulla depenalizzazione del falso in bilancio varata dal Berlusconi II.
Nel 2000 iniziò il processo Sme, relativo alla vendita della stessa Società Meridionale per l’Elettricità: nell’ ’85 Romano Prodi, in qualità di presidente dell’IRI, Istituto per la Ricostruzione Industriale possessore della SME, aveva “promesso” la società a Carlo De Benedetti, presidente Buitoni, firmando la stipula di un accordo preliminare per l’acquisto del pacchetto di maggioranza. L’accordo non piacque a Bettino Craxi, allora presidente del Consiglio, che spinse per la riapertura delle trattative. Comparvero allora altre 3 offerte di acquisto, una proprio di Fininvest. De Benedetti chiese il ripristino dell’accordo, ma il tribunale civile di Roma respinse la richiesta, e le azioni della Sme furono poi vendute in pacchetti più piccoli. Nel 2000 iniziò il processo a carico di Berlusconi, che lo accusava di aver corrotto il presidente del Gip del tribunale di Roma nonché un giudice, allo scopo di ritoccare la sentenza del tribunale civile di Roma. Il processo Sme subì una battuta d’arresto nel 2003 “grazie” al lodo Schifani, e infine si concluse nel 2008 con l’assoluzione di mister B.
PRESCRIZIONI – Sono 6 i reati imputati al Cavalier Berlusconi e caduti in prescrizione negli anni. Il primo processo ad essere annullato nel 2000 fu l’All Iberian 1, relativo all’accusa di finanziamento illecito ai partiti.
Il secondo procedimento ad andare in prescrizione (con non poche polemiche, e sempre per il sopraggiungere della depenalizzazione del falso in bilancio) è quello relativo al caso Lentini: l’accusa è sempre di falso in bilancio, perpetrato attraverso il versamento “in nero” di 10 mld di lire, lira più, lira meno, dalle casse del Milan a quelle del Torino per l’acquisto del giocatore Gianluigi Lentini.
Poi è il turno del Lodo Mondadori, che segna l’inizio di una nuova battaglia nell’ambito della guerra tra mister B. e Carlo De Benedetti, uno dei tre azionisti di maggioranza della casa editrice. In questa occasione Berlusconi è accusato di concorso in corruzione giudiziaria, ovvero di aver pagato i giudici di Roma,  insieme al fido Cesare Previti, avvocato della Fininvest, per far pendere in suo favore la decisione circa l’impugnazione del lodo Mondadori. Come si sa, la Mondadori andò in mano a mister B., provocando la ribellione di non pochi giornali; nel 2003 il processo per corruzione a carico del Cavaliere cadde in prescrizione per “non luogo a procedere per attenuanti generiche”.
Ancora: tra il 2003 e il 2004 Berlusconi viene prosciolto anche dall’accusa di falso nei bilanci della Fininvest: nel 2000 era stato accusato, insieme al fratello Paolo, di aver “alterato” le dichiarazioni relative alle spese per i diritti tv tra il 1988 e il 1992, intascando un bel po’ di quattrini, mentre nel 2001 il Cavaliere era stato indagato dal pm Greco con l’accusa di falso in bilancio (consolidato Fininvest) e utilizzo di società estere per creare un fondo “nero” di 1550 mld di lire, che poi sarebbero stati reinvestiti nelle operazioni più varie: per risanare le casse del Milan, per operare in borsa sui titoli Rinascente, Standa, Mondadori e Sbe, per liquidare vari pagamenti sottobanco, a Craxi, Previti etc., e per farsi un fondo pensione alle Bahamas.
Infine nel 2012, bloccato dal Lodo Alfano e dal legittimo impedimento durante il Berlusconi IV, va in prescrizione anche il processo Mills, che vedeva mister B. imputato per la corruzione dell’avvocato inglese che testimoniò (secondo i pm dietro profumato pagamento, 600mila dollari) in favore di Berlusconi nei processi All Iberian e per la corruzione della Guardia di Finanza (vedi sopra).
Tutto questo senza voler scendere nei dettagli dei procedimenti archiviati, che vanno dall’imputazione per concorso esterno in associazione mafiosa e riciclaggio di denaro sporco (caso Dell’Utri), alle tangenti fiscali sulle Pay tv, all’accusa di essere mandante delle stragi tra il ’92 e il ’93 , al traffico di sostanze stupefacenti, all’abuso dei voli d’ufficio, e ancora alla diffamazione per mezzo televisivo, alla spartizione pubblicitaria Rai – Mediaset, al caso Saccà (2007), allora presidente di Rai Fiction pressato da B. per far entrare in Rai le sue attrici, all’inchiesta di Trani sulle pressioni esercitate per la chiusura della trasmissione Anno Zero di Santoro.
Ma veniamo ora alla parte più interessante e purtroppo meno succosa: quella relativa alle condanne. Per ora, a pendere effettivamente sul capo di mister B. sono soltanto due sentenze.
La prima è relativa al caso Unipol, che in primo grado ha condannato l’ex Premier a un anno di galera per aver rivelato intercettazioni protette dal segreto di ufficio in occasione del tentativo (2005) da parte dell’Unipol di dare la scalata alla Bnl (roba che scotta, mica bazzecole!: le rivelazioni riguarderebbero infatti una telefonata tra Piero Fassino e la moglie, in cui l’allora segretario Ds lasciava intendere che la scalata fosse stata politicamente appoggiata dal suo partito; per l’occasione Fassino ha chiesto un risarcimento di 1 mln di euro).
La seconda condanna è quella dell’altro ieri, relativa alla frode fiscale Mediaset, mentre altri 3 processi sono ancora in corso. Il caso Ruby, che vede mister B. imputato per prostituzione minorile e concussione aggravata, (dopo aver intrattenuto rapporti sessuali con lei Berlusconi avrebbe fatto pressione sui funzionari della questura di Milano per ottenerne il rilascio – la ragazza era stata fermata per sospettato furto – e affidarla poi alle sapienti braccia di Nicole Minetti, secondo lui perché la ragazza era la nipote di Mubarak e il suo arresto avrebbe provocato un incidente diplomatico, secondo gli inquirenti per coprire il reato di prostituzione minorile consumatosi durante i festini a luci rosse di Arcore…) si avvia ormai al giudizio di primo grado; ma il Cavaliere dovrà rispondere ancora per la corruzione del senatore Giorgio De Gregorio (pagato 3 mln di euro per “migrare” nel Pdl) e la diffamazione di Antonio Di Pietro, che, come Berlusconi ha più volte dichiarato in pubblico, si sarebbe comprato la laurea con i punti del latte o giù di lì.
Lui invece, mister B., i suoi “punti del latte” li ha usati decisamente meglio. Sarà per questo che è ancora lì. Ma non tocca a noi dirlo. Bisognerà attendere i verdetti, quelli ufficiali, della magistratura dalla rossa chioma. Sempre che, dopo questa stoccata, mister B. ci arrivi ancora in piedi.
G.G