«Quel testo l’ho scritto io e me ne assumo la piena responsabilità morale e giuridica». Con queste parole Renato Farina ha ammesso questa mattina davanti alla Camera dei Deputati di essere lui a nascondersi dietro lo pseudonimo Dreyfus. Chiede scusa per aver scritto il falso sul giudice Cocilovo e invoca la grazia del capo dello Stato per Sallusti. L’intervento arriva dopo il colpo di scena all’ultimo minuto di Porta a Porta, registrato a Roma e in onda ieri sera su Rai Uno.
Stavano già correndo i titoli di coda. Si era parlato del Lazio, dell’Ilva, finché Vespa introduce l’argomento della condanna di Sallusti.
Vespa chiede un’opinione a Vittorio Feltri che critica «tutti i politici di destra e di sinistra che, in sessant’anni, non hanno abrogato una liberticida legge fascista».
Ma subito dopo, la principale firma del Giornale rivela l’identità del giornalista che si cela dietro quello pseudonimo, Dreyfus, che con un suo articolo ha portato alla condanna del collega Sallusti: «Bene, avevo sperato che avesse lui il coraggio di farsi avanti. Adesso questo nome voglio farlo io, lo fanno molti. Ma è bene che sia conosciuto da tutti: si tratta di Renato Farina».
Non è una rivelazione da poco, visto che il giudice della corte di Cassazione, che ha spalancanto di fronte al direttore del Giornale le porte del carcere, è stato pesantemente influenzato dall’irreferibilità dell’autore del pezzo incriminato.
Si spengono le telecamere. Vespa si avvicina a Feltri chiedendogli come mai solo adesso abbia scelto di rivelare quell’identità. A questo punto Feltri si arrabbia: «L’ho difeso tutta la vita, speravo che avesse un minimo di coraggio, invece è un vigliacco. Speravo si prendesse le sua responsabilità. Non si è verificata né una cosa né un’altra. È semplicemente un pezzo di merda e Alessandro [Sallusti, ndr] sta pagando con un grandissimo coraggio per una colpa che non è sua»
Il paradosso vuole che Farina sia parlamentare eletto nelle liste del Pdl e che probabilmente avrebbe potuto godere, al contrario di Sallusti, dell’immunità parlamentare di fronte alla richiesta di arresto.
Feltri se ne va, scuotendo il capo: «Ci sono giornalisti, e poi ci sono gli uomini. Ho difeso per tanto tempo Renato. Ho parlato con lui per un’ora al telefono dicendogliene di tutti i colori. E’ una delle più grandi delusioni umane della mia vita».
Renato Farina per anni ha firmato con uno pseudonimo anche perché è stato radiato dall’Ordine in seguito all’inchiesta Abu Omar, in quanto è risultato essere uno dei giornalisti che ricevevano soldi dal dirigente dei servizi segreti Pio Pompa.