Speculava sfruttando le vittime di violenza sessuale, di maltrattamento in famiglia, le giovani madri in fuga da ex mariti violenti. A quelle donne, facilmente
vulnerabili, chiedeva soldi in cambio dell’aiuto che avrebbe dovuto fornire gratuitamente per volontariato.
vulnerabili, chiedeva soldi in cambio dell’aiuto che avrebbe dovuto fornire gratuitamente per volontariato.
Clarissa Matrella, 35 anni di Foggia, presidente di una Onlus contro la violenza di genere, denominata “Butterfly” con sede a Riccione, è stata arrestata nella mattina di ieri, giovedì 12 settembre, per reati che vanno dalla truffa all’estorsione.
Nascondendosi dietro l’associazione senza scopo di lucro, guadagnava soldi e favori. Si era accreditata presso gli enti pubblici e aveva vinto un bando per gestire una casa rifugio. Con un passato da investigatrice privata, una laurea triennale a Bologna e il paravento dell’impegno sociale, prendendo parte a manifestazioni pubbliche e fiaccolate, si era fatta conoscere come attivista contro la violenza sulle donne.
Diverse decine di migliaia di euro i suoi guadagni illeciti, tanto che il gip Benedetta Vitolo, che le ha concesso i domiciliari, ha accolto un sequestro preventivo per equivalente di circa 30 mila euro. Non è stato semplice per i carabinieri, coordinati dal sostituto procuratore Davide Ercolani, conquistare la fiducia delle donne, un centinaio quelle venute in contatto con l’associazione, in venti hanno denunciato.
Grazie al tatto della marescialla dei Cc, Rita Pellegrino, le vittime hanno trovato il coraggio di parlare. La prima denuncia è del 2017, a fine di quell’anno, con una perquisizione nella sede della Butterfly, gli investigatori scoprono nominativi e rendicontazioni che porteranno ad un paio di mesi di distanza alla chiusura della
onlus da parte della stessa indagata.
onlus da parte della stessa indagata.
Gli inquirenti hanno anche appurato che Matrella, con i soldi concessi dal Comune di Cattolica e Regione Emilia-Romagna per la casa protetta, pagava l’affitto, il parrucchiere, le cene e le uscite. La 35enne che resta al momento l’unica indagata, fungeva per la Butterfly da presidente, avvocato e psicologa, investigatore privato e tecnico informatico. “Se le accuse saranno confermate, ci tuteleremo in ogni sede legale” e se vi sarà “fondamento saremo durissimi”, ha commentato l’assessore regionale alle Pari Opportunità, Emma Petitti.
Non solo fondi pubblici finivano per le spese personali ma anche quelli estorti alle donne. Da una vittima di violenza sessuale si era fatta pagare 900 euro per una perizia informatica, da un’altra tremila per un brutto divorzio. Per non essere cacciata dalla casa protetta, una straniera aveva pagato 1500 euro. Qualche tempo fa infine, era riuscita a sottrarre l’abitazione ad una vittima di maltrattamenti. In quella stessa casa, Matrella vi ha trasferito il proprio domicilio e l’ultima sede legale dell’associazione Butterfly.
Nei prossimi giorni la 35enne, assistita dall’avvocato Alessandro Sarti, sarà interrogata in merito ai capi di imputazione che sono truffa, estorsione, tentata estorsione, minacce, falso e malversazione.