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mercoledì 28 agosto 2019

Lo ha preso a schiaffi. - Tommaso Merlo


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Conte ha preso Salvini a schiaffi davanti al paese intero. Una scena inedita ed esilarante. Un Premier che prende a schiaffi il Ministro degli Interni in Parlamento e a reti unificate. Col ministro seduto sui banchi del governo che ha fatto meschinamente cadere. Un Bruto accanto alla persona che ha pugnalato. Seduto lì, come nulla fosse, come se volesse fargli pressione. Ma Conte non si è fatto intimidire e lo ha sonoramente schiaffeggiato come meritava da tempo. Schiaffi non violenti e volgari, ma schiaffi di saggezza politica e decoro istituzionale. Schiaffi di moralità e conoscenza giuridica. Schiaffi di un Presidente del Consiglio che ha dato prestigio all’Italia sferrati sul volto grassoccio di un ministro che sta ricoprendo il paese di vergogna e lo vorrebbe spadroneggiare. Schiaffi di un professore ad un alunno asino e maleducato. “Non hai cultura delle regole”. “Hai carenza di cultura istituzionale”. Una clamorosa umiliazione pubblica più che meritata dopo mesi di cagnara e il giusto epilogo di questa crisi psichiatrica. Pura verità. Salvini ha spintonato e strabordato per mesi al governo, lo ha calpestato come un palco da comizio ed alla fine ha chiuso in bellezza trascinando l’Italia nel caos perché secondo i sondaggi gli conveniva. Perché i sondaggi vogliono dire voti e quindi poltrone e quindi potere. Per sé e per le camicie verdi strette attorno al loro fuhrer lanciato verso i vertiti repubblicani. Lo dicono i sondaggi. Lo dicono le piazze. Un colpo di mano azzardato al punto che potrebbe scatenare una rivolta nazionale, un sussulto d’orgoglio del popolo italiano indisposto a finire nelle mani del solito cialtrone messianico. Una mossa maldestra che potrebbe rendere i sondaggi di oggi carta igienica. Perché i cittadini sono stanchi di baggianate, perché i cittadini vogliono i fatti e persone perbene. E tra una sniffata di egoina e l’altra, lo ha intuito anche Salvini che il suo piano scricchiolava. Lui dice di non pentirsi, ma ormai gira a vuoto. Si contraddice, tentenna. Ed ecco lì, gonfio, ad incassare schiaffoni sul faccione. Quelli più secchi sono alla fine. Quando Conte parla di una politica come servizio e responsabilità, di una politica sobria e rispettosa. Già, la sua, quella del Movimento. Una politica che cozza con quella tutta urla e rutti social. Schiaffoni sacrosanti. Quando è il suo turno Salvini rotola fino al suo scranno. Panciuto, con la cravatta verde snodata e il consueto tono da gradasso. Basta qualche sillaba e il Senato della Repubblica si trasforma in una malfamata stamberga brianzola. Rozzezza, volgarità e il solito sproloquio per eccitare i tifosi, per raccattare consenso. La sua sostanza. Frasi brevi e sconnesse. Spezzoni di comizi. Un abisso. Un abisso culturale. Un abisso morale. Un abisso politico. Da una parte un Premier che ha dato lustro al paese incarnando con onore il cambiamento preteso in massa dagli italiani il 4 marzo, dall’altra un vecchio politicante traditore ed intossicato dal suo bulimico ego che ha mandato tutto a rotoli per meschini sogni di gloria. Vedremo se gli italiani ci cascheranno per l’ennesima volta oppure si rivolteranno prenderanno Salvini a schiaffi in faccia come ha fatto il grande presidente Conte.

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