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mercoledì 31 gennaio 2018

Lavoro: Confcooperative, 3,3 mln di occupati in nero.

Archivio © ANSA

Dipendenti regolari -2,1%. In false cooperative 100mila sfruttati.

Tra il 2012 e il 2015 "l'occupazione regolare è scesa del 2,1%, mentre quella irregolare è salita del 6,3%, portando a oltre 3,3 milioni i lavoratori che vivono in un cono d'ombra non monitorato". Così il focus Censis-Confcooperative sul lavoro nero. Le false cooperative, spiega il presidente di Confcooperative Maurizio Gardini, "sfruttano oltre 100.000 lavoratori, qui fotografiamo un'area grigia molto più ampia che interessa tantissime false imprese di tutti settori produttivi che offrono lavoro irregolare e sommerso"
La metà dei disoccupati della crisi è stata risucchiata nell'illegalità, continua il focus Censis-Confcooperative dal titolo 'Negato, irregolare, sommerso: il lato oscuro del lavoro', spiegando che tra il 2012 e il 2015 "mentre nell'economia regolare venivano cancellati 462 mila posti di lavoro (260 mila riconducibili a quello svolto alle dipendenze e 202 mila nell'ambito di quello indipendente), la schiera di chi era occupato illegalmente cresceva di 200 mila unità, arrivando a superare quota 3,3milioni". All'espansione del lavoro sommerso "ha contribuito in maniera prevalente l'occupazione dipendente (+7,4%)", mentre sul fronte dell'occupazione regolare "è la componente indipendente che, in termini relativi, ha subito un maggiore ridimensionamento (-3,7%)", prosegue lo studio Censis-Confcooperative.
Sul piano territoriale, riguardo all'incidenza del lavoro irregolare sul valore aggiunto regionale, "Calabria e Campania registrano le percentuali più alte (rispettivamente il 9,9% e l’8,8%), seguite da Sicilia (8,1%), Puglia (7,6%), Sardegna e Molise (entrambe con il 7,0%)", conclude il focus.(ANSA).
Questi sono i disastrosi risultati delle leggi varate dai governi incompetenti ed irresponsabili che si sono succeduti da un trentennio a questa parte.
Il lavoro, sul quale è fondata l'economia della nostra nazione, ha subito un cambiamento radicale, è stato stravolto!
Già le prime avvisaglie le abbiamo avute quando si varò la famigerata legge Biagi che aveva come unico scopo quello di dare un aiuto, respiro alle aziende che attraversavano un periodo di difficoltà economica, e che è diventata, nel tempo, la legge adoperata da tutti i datori di lavoro che avevano come unico scopo quello di un arricchimento personale basato sullo schiavismo.
Naturalmente, il risultato è che, se nessuno paga contributi, nessuno versa contributi e, pertanto, nessuno prenderà pensione.
Naturalmente, chi non ha un lavoro stabile e dignitoso, non potrà mettere su famiglia, non potrà mettere al mondo figli, comprare casa, auto, elettrodomestici....diventa tutto aleatorio, fluttuante, insicuro...con tutto ciò che ne consegue per l'economia dell'intero pese.
E tutto questo grazie a chi si è proposto per governare promettendo mari e monti, effetti speciali, ma ha fallito miseramente...(non è dato sapere se volutamente o involontariamente) innescando un sistema di auto distruzione dall'interno.
Stiamo andando incontro ad una involuzione dalla quale sarà sempre più difficile uscire.
Forse siamo ancora in tempo per porre riparo al danno causato da esseri immondi privi di scrupoli, infami saccenti, irresponsabili, incompetenti....
Che hanno ancora il coraggio di riproporsi alla guida del paese promettendo fuochi d'artificio, panna nel caffè, cioccolata dimagrante, cieli sereni anche durante le tempeste, ...e chi più ne ha, più ne metta!
Mandiamoli a casa, e senza vitalizio, con multe pesanti da pagare per i danni causati....

domenica 3 luglio 2016

Bar, ristoranti e stabilimenti balneari: è boom lavoratori in nero.

Bar, ristoranti e stabilimenti balneari: è boom lavoratori in nero


Non sono in regola la metà degli addetti, quota salita del 10% in un anno.


Bar, ristoranti e stabilimenti balneari, nelle località turistiche, puntano tutto sull'incasso estivo. A luglio e agosto si giocano il 70-80% del fatturato annuale e non possono fallire. Così, con l'alta stagione, cresce la necessità di manodopera, che arriva in molti casi a triplicarsi rispetto al resto dell'anno. Il problema è che cresce anche la quantità di lavoratori in nero: si calcola che siano in media il 50% di quelli impiegati in questo periodo e che la quota di personale non in regola sia salita almeno del 10% rispetto alla scorsa estate
E' quanto emerge da un'indagine dell'Adnkronos che ha interpellato associazioni di categoria e rappresentanti sindacali nelle principali località turistiche italiane.
Il fenomeno è diffuso in tutta Italia ma registra punte di sommerso vicine all'80% in diverse realtà meridionali. Si segnalano, in particolare, aree di grande evasione contributiva in Campania e Calabria. In queste realtà sono comunque frequenti i controlli e le sanzioni da parte della Guardia di Finanza, così come è costante l'azione degli ispettori del ministero del Lavoro su tutto il territorio nazionale. Ma, segnalano i sindacati, non basta. Per fronteggiare veramente il sommerso, fanno notare, servirebbe una maggiore disponibilità a denunciare lo sfruttamento, sia da parte dei lavoratori sia da parte degli operatori onesti, che subiscono una concorrenza sleale.
D'altra parte, a incidere sul fenomeno, secondo quanto ritengono le associazioni di categoria, sono anche i margini di guadagno ridotti dalla crisi e il peso delle tasse che gli esercenti continuano a lamentare. Né le ultime novità normative sembrano essere risolutive. Nella quota del lavoro nero vanno considerati anche quei lavoratori che hanno solo una piccolissima parte della retribuzione che percepiscono coperta dai voucher, lo strumento introdotto dal Jobs Act per assicurare una corretta formalizzazione al lavoro occasionale. Lo schema che si ripete, segnalano i sindacati, è piuttosto semplice: con un voucher ogni tanto si pensa di rispettare le regole, quando invece l'80-90% di quanto viene percepito dal lavoratore resta sommerso.