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giovedì 31 dicembre 2020

Conte: “Sintesi urgente sul Recovery, governo non può galleggiare”. Renzi? “Non sfido nessuno. Se manca fiducia andrò in Aula”. E sulla delega ai Servizi: “È prerogativa premier”. Vaccino: “Escludo obbligo”.

 

LA CONFERENZA DI FINE ANNO - Il premier replica ai malumori della maggioranza: “Abbiamo un patrimonio di fiducia e credibilità da non disperdere”. Sulle minacce di Italia Viva: "Il passaggio parlamentare è fondamentale e ognuno si assumerà le rispettive responsabilità". E sulla delega ai Servizi: "Chi chiede al premier di abbandonarla deve spiegare perché. Altrimenti dobbiamo cambiare la legge". Sulle critiche alla manovra: "E' un collage di favori? Sì, ma a sostegno della sanità, delle famiglie e del lavoro".

Sul Recovery Plan serve subito una “sintesi politica” e ci sarà un Consiglio dei ministri già “nei primi giorni di gennaio”. È “urgente” arrivare subito a un accordo, perché il governo “non può permettersi di disperdere il patrimonio di fiducia e di credibilità” che si è costruito in Italia e in Europa. Ma, “se verrà meno la fiducia di un partito, andrò in Parlamento“. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte evita preamboli ed nella conferenza stampa di fine anno entra subito nel cuore del dibattito politico di questi giorni, chiedendo alle forze di maggioranza una sterzata decisiva, perché l’Esecutivo “non può permettersi di galleggiare“. Occorre “accelerare” la cosiddetta verifica di maggioranza, spiega, così da affrontare “nei primi giorni di gennaio” il Recovery Plan, da consegnare poi alle “parti sociali e alle Camere” per definirlo in via definitiva “a febbraio“. “Dobbiamo correre”, ripete più volte il premier. Il Piano, dai progetti alla governance, è uno dei temi che divide la maggioranza. Ma Conte affronta anche il nodo Mes e soprattutto il tema della delega ai Servizi, altro argomento al centro delle critiche di Renzi: “Chi chiede al premier di abbandonare la delega deve lui spiegare perché: è una prerogativa del premier. Altrimenti dobbiamo cambiare la legge“. La conferenza è anche l’occasione per parlare agli italiani di come proseguirà la lotta alla pandemia: il vaccino non sarà obbligatorio, la scuola e i trasporti restano i punti “più critici” e a marzo la fine del blocco dei licenziamenti è “uno scenario molto preoccupante“. Infine c’è la manovraapprovata oggi dal Senato: “Concordo, è un collage di favori a sostengo della sanità, delle famiglie e del lavoro“, risponde il premier al Corriere della Sera che citava le durissime critiche contenute in un commento del giurista Sabino Cassese, che parlava di “corporativismo”.

La replica a Renzi e la verifica in Aula – La conferenza di fine anno di Conte, iniziata poco dopo le ore 11 con un minuto di silenzio in ricordo delle vittime del Covid e poi con le parole del presidente dell’Ordine dei Giornalisti Carlo Verna, è l’occasione per parlare agli italiani della lotta al Covid: dal piano vaccini alle eventuali riaperture post-Epifania. Ma è anche la sponda ideale per una replica a Matteo Renzi e ai malumori che animano la maggioranza sul Recovery Plan. “Il premier non sfida nessuno, ha la responsabilità di una sintesi politica e di un programma di governo. Per rafforzare la fiducia e la credibilità del governo e della classe politica bisogna agire con trasparenza e confrontarsi in modo franco”, risponde Conte a chi gli chiede del leader di Italia Viva. “E’ chiaro che non si può governare senza la coesione delle forze di maggioranza, si può vivacchiare“, ripete più volte il premier. Per questo “il passaggio parlamentare è fondamentale“, afferma Conte, confermando la possibilità di ‘testare’ la tenuta della maggioranza proprio con il voto dell’Aula sul Recovery Plan. “Finché ci sarò io ci saranno sempre passaggi chiari, franchi, dove tutti i cittadini potranno partecipare e i protagonisti si assumeranno le rispettive responsabilità“, ribadisce il premier parlando proprio di un eventuale voto di fiducia in Parlamento al termine della verifica di governo. “Non ho sfidato Salvini col voto di fiducia: ho evitato che una crisi di governo si consumasse nel chiuso di un appartamento di rappresentanza o di un salotto“, ricorda ancora Conte.

Rimpasto: se ne può discutere – Il premier cita Aldo Moro e spiega che gli “ultimatum non sono ammissibili”. “Io sono per il dialogo”, ripete. “Un’altra cosa non mi appartiene oltre agli ultimatum. Noi stiamo lavorando al futuro del Paese, stiamo lavorando per il Recovery Plan, abbiamo fatto una manovra espansiva di 40 miliardi, lavoriamo al Bilancio europeo, sono qui per programmare il futuro. Non potrei distogliermi da questo per impegnarmi in una campagna elettorale“, sottolinea Conte. Che aggiunge poi: “Lavoro con disciplina e onore, non certo per fare una mia lista elettorale”. La prospettiva di un rimpasto non è esclusa: “Per quanto riguarda la squadra di governo, il capitano la difende in tutti i modi“. “Se verrà posto il problema se ne discuterà per cercare risposte funzionali che aiutino l’interesse nazionale. Io sono disponibile – chiarisce Conte – nel perimetro di soluzioni che aiutino l’interesse nazionale”. Sull’ipotesi di avere dei vicepremier, risponde: “Una formula rispettata nel precedente governo con scarso successo. Ma non c’è un problema di cambiare squadra, si lavora con le forze di maggioranza, si fa quello che serve al Paese“.

Servizi: legge attribuisce delega al premier – L’altro argomento spinoso è la delega ai Servizi. Renzi da tempo preme affinché Conte ceda la delega e ancora due giorni fa è tornato ad attaccare: “C’è una legge che dice che il presidente del Consiglio affida la delega a una personalità di chiara importanza a cui affida il compito strategico di gestire l’intelligence, che non è la polizia personale di qualcuno”. Il premier in conferenza replica: “La legge del 2007 attribuisce al presidente del Consiglio la responsabilità politica e giuridica sulla sicurezza nazionale”, spiega. “Io ne rispondo comunque. Che mi avvalga o meno di nominare una persona di fiducia”, aggiunge Conte, ricordando che anche il premier Gentiloni non aveva affidato la delega a un sottosegretario. “E poi – prosegue – abbiamo il Copasir che è un organismo fondamentale, composto da tutte le forze rappresentate in parlamento, presieduto da un esponente delle forze di opposizione. Il Copasir garantisce che ci sia il rispetto dell’interesse generale e la direzione politica per il rafforzamento dei presidi”. Il punto, secondo il premier, è un altro: “Chi mi chiede di abbandonare la delega deve spiegare. Domanda: perché si chiede a un presidente del Consiglio di liberarsi dei suoi poteri? Io non posso liberarmi, è una prerogativa del premier. Altrimenti dobbiamo cambiare la legge“, conclude Conte sull’argomento.

I nodi Mes e governance – Conte affronta anche il tema del fondo salva-Stati: “A un tavolo di maggioranza si può discutere di tutto, fermo restando che parlando di Mes, l’ho già detto, sarà il Parlamento a dover decidere se attivarlo o meno. Quello che va chiarito è che non possiamo usare tutti i prestiti in modo aggiuntivi, se lo facessimo avremmo vari inconvenienti“, chiarisce ancora una volta il premier, evidenziando che “nel 2020, sul fronte dei fondi, non siamo riusciti a spendere il 60%. Quindi c’è un limite alla capacità di spesa”. Per quanto riguarda il meccanismo di governance del Recovery Plans, occorre pensare a “una clausola di salvaguardia“, spiega Conte. “Il meccanismo europeo funziona con erogazioni semestrali, se non si rispetta il cronoprogramma le erogazioni sono sospese o addirittura si devono restituire i fondi. Per questo serve un meccanismo che stabilisca una volta per tutte cosa succede se si accumulano ritardi e si rischia di perdere le somme”, sottolinea il premier. “Sulla struttura di governance penso a un decreto: è una richiesta precisa della Commissione europea“, specifica poi Conte.

Il vaccino e il contratto Ue – Oltre le tensioni politiche e i malumori della maggioranza, Conte affronta anche i temi che riguardano più direttamente la lotta alla pandemia, a partire dal vaccino anti-Covid: “Io stesso per dare il buon esempio lo farei subito ma è giusto rispettare le priorità approvate dalle Camere”. Conte ribadisce inoltre che il governo esclude la possibilità di una “vaccinazione obbligatoria“. Quanto alle dosi extra comprate dalla Germania fuori dal recinto Ue, il premier replica: “Italia, Francia, Germania e Olanda sono stati i primi paesi che in modo sintonico si sono mossi per l’alleanza per i vaccini, dopo aver già preso contatti con le ditte. E’ stata una scelta politica. L’Italia non ha tentato di assicurarsi altre commesse perché le dosi contrattualmente negoziate sono centinaia di milioni. E poi L’Italia non l’ha fatto perché all’articolo 7 del contratto della commissione europea c’è il divieto di approvvigionarsi a livello bilaterale”, chiarisce Conte. Che poi dedica un passaggio anche agli insulti ricevuti dalla prima infermiera vaccinata in Italia, Claudia Alivernini: “E’ inaccettabile. Ancor più inaccettabile adesso che stiamo realizzando un piano vaccinale che consentirà di mettere in sicurezza il Paese”.

I licenziamenti – Il premier ammette invece la sua preoccupazione per la fine del blocco dei licenziamenti: “La ministra con i sindacati e le forze sociali sta già lavorando allo scenario che dovremo affrontare dopo marzo“. “È uno scenario molto preoccupante. Abbiamo costruito una cintura di protezione sociale che più o meno sta funzionando, ha scongiurato il licenziamento per 600mila persone. Ma dobbiamo lavorare alla riforma e riordino degli ammortizzatori sociali e rendere più incisive le politiche attive del lavoro. Dovremo lavorare per non farci trovare impreparati. Il mercato del lavoro si preannuncia molto critico dopo marzo”, ammette Conte. L’Italia ha dati economici più negativi di altri Paesi? “I nostri dati economici non lo sono. Aspettiamo l’ultimo trimestre e vediamo”, risponde poi il premier.

La scuola e i trasporti – “Auspico che il 7 gennaio le scuole secondarie di secondo grado possano ripartire con una didattica integrata mista almeno al 50% in presenza, nel segno della responsabilità, senza mettere a rischio le comunità scolastiche”, annuncia invece Conte parlando delle restrizioni post-Epifania e dell’eventuale rientro in classe per gli studenti più grandi. “Se, come mi dicono, i tavoli delle prefetture, hanno lavorato in modo efficace, potremo ripartire quantomeno col 50%“, afferma il premier. “Abbiamo approfittato di dicembre per un ulteriore passo avanti, in una logica di massima flessibilità. Abbiamo compreso che il sistema è così integrato che non è possibile decongestionare i flussi attorno alla scuola, anche per il trasporto pubblico locale, se non si integrano i comparti diversi. Le prefetture hanno avuto il compito di coordinare soluzioni flessibili, da valutare paese per paese, scuola per scuola. C’è stata disponibilità a differenziare gli orari di ingresso anche negli uffici pubblici”, spiega ancora Conte. “Il trasporto si è rivelato uno dei momenti più critici nella fase pandemica, perché se dovessimo rispettare il distanziamento, dovremmo quintuplicare la flotta dei mezzi di trasporto – ammette il premier – ma abbiamo stanziato tre miliardi per sostituire la flotta dei bus e stanziato 390 milioni per favorire il noleggio dei mezzi privati. Sono iniziative che vanno messe a terra a livello regionale”.

Le critiche sulla gestione della pandemia – In Italia i dati peggiori sul Covid che altrove? “Teniamo conto che l’Italia è stato il primo Paese europeo e occidentale in cui è scoppiata la pandemia in modo così incisivo. Questo ci ha complicato la risposta e abbiamo dovuto elaborare risposte che non ci consentivano di riprodurre quelle applicate altrove”, risponde il premier Conte alle osservazioni e critiche ricevute. E chiede aspettare prima di fare bilanci: “Avremo sempre il massimo impegno per limitare le limitazioni delle libertà personali. Nella seconda ondata le misure restrittive sono dappertutto e a volte anche in modo più incisivo che da noi”. Poi sul numero di decessi aggiunge: “Lascio agli scienziati e agli esperti le valutazioni. Dagli esperti ci viene detto che fattori che hanno contribuito c’è che abbiamo la popolazione più anziana d’Europa: in Italia si muore tardi ma si invecchia male. Tutti questi fattori, associati alle abitudini di vita dei nostri anziani che facciamo vivere con noi, possono aver contribuito”.

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