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venerdì 8 ottobre 2021

Rischio stagflazione, cos’è e perché torna d’attualità? - Riccardo Sorrentino

 

(ilustrazine Giorgio De Marinis)

Come negli anni 70, uno shock sull’offerta che fa alzare tutti i prezzi si potrebbe trasformare, attraverso le aspettative, in un mix infausto di inflazione e recessione.

Torna d'attualità “la parola con la S”. Una di quelle che si fa fatica a pronunciare, come l'altra “la parola con la R”, la recessione. La stagflazione, inflazione elevata più recessione, sembrava aver abbandonato le economie negli anni 80, quando dopo la crisi petrolifera aveva tormentato i sonni, le retribuzioni e i risparmi dei cittadini di tutto il mondo avanzato.

Problemi dal lato dell'offerta.

Allora come oggi una crisi dal lato dell'offerta - 50 anni la riduzione della produzione del petrolio, oggi le difficoltà di approvvigionamento di materie prime e semilavorati - sta scuotendo le economie. Le esportazioni di Eurolandia - ha notato la presidente della Bce Christine Lagarde al Forum di Sintra - sarebbero state superiori dell'8% se non ci fossero state le strozzature nell'offerta.

Solo un rischio.

Al momento, la stagflazione è solo un rischio. L'inflazione, nelle proiezioni delle banche centrali - che, al di là della loro correttezza, segnano le politiche monetarie - appare ancora come temporanea, destinata rapidamente a rientrare. Molti invitano a guardare cosa è successo ai prezzi del legno, scivolato rapidamente dopo i forti rialzi iniziati a novembre 2020 e terminati solo a maggio scorso. Lagarde ha invitato a guardare al Giappone dopo Fukushima: allora la produzione tornò alla normalità dopo sette mesi, in Eurolandia potrebbe prendere più tempo.

Aspettative sotto controllo. 

Anche le aspettative di inflazione sono sotto controllo: puntano - come ha ricordato il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco nel suo intervento alle Giornate di economia “Marcello De Cecco” - al 2,8% in un orizzonte temporale di un anno, scendono intorno all'1,8% nel medio-lungo periodo, che è quello rilevante per la politica monetaria. «C'è ancora un po' di distanza dal nostro obiettivo simmetrico del 2%», ha commentato Lagarde a proposito degli stessi dati. Secondo Francesca Caselli e Prachi Mirsa, del Fondo monetario internazionale, le aspettative di inflazione di 14 Paesi, misurate dai break even sui bond - gli spread tra titoli non indicizzati e quelli protetti da inflazione - sono rimaste ben ancorate all'obiettivo (o più in basso) durante tutta la fase pandemica.

Retribuzioni sotto controllo.

È però sotto attenta osservazione, e in tutto il mondo, l'andamento delle retribuzioni e delle richieste salariali nelle trattative sindacali. Prezzi più alti, anche se limitati ad alcuni settori, anche se limitati nel tempo, comportano una riduzione dei salari reali, del potere d'acquisto delle famiglie e quindi dei consumi e della crescita (cambia anche il “paniere” dei consumi).

La spirale prezzi-salari-prezzi.

Le famiglie, chiedendo stipendi più alti per compensare le loro perdite, potrebbero allora scatenare il più temuto degli effetti: una spirale prezzi-salari-prezzi con una concomitante crescita bassa, per i maggiori costi, fino alla recessione. La stagflazione, appunto. La cura, soprattutto in una fase in cui la politica monetaria dovrebbe restare espansiva a lungo, sarebbe dolorosissima. Come lo è stata negli anni 70 - durò una decina d'anni - forse di più.

Usa tranquilli.

Al momento nessuno, nel mondo dei decisori, nomina la parola stagflazione. Negli Stati Uniti, i banchieri centrali appaiono relativamente tranquilli: il mercato del lavoro è lì più flessibile. «Una volta che i vincoli creati dal Covid svaniranno - ha detto Lael Brainard, del board della Fed - non vedo ragioni perché il mercato del lavoro non debba essere forte come, o più forte, prima della pandemia. La nostra forward guidance sulla massima occupazione e sull'inflazione media pone una soglia molto più alta per il rialzo dei tassi ufficiali che per il rallentamento del ritmo degli acquisti di titoli».

Eurolandia inquieta.

In Eurolandia, dove permangono in alcuni Paesi meccanismi di indicizzazione dei salari, Lagarde ha dedicato un intero discorso ai nuovi trend di domanda, offerta e di politica ecologica che potrebbero portare in altro l'inflazione, ma non ne ha tratto implicazioni di politica monetaria, che avrebbero creato malintesi, sui tempi e sulle intenzioni della Bce.

Impatto strutturale sui prezzi.

Luis de Guindos, vicepresidente della Bce europea, ha però espresso qualche contenuta preoccupazione: «Questo aumento dell'inflazione - ha detto in Spagna - non risponde soltanto a effetti di base (puramente statistici, ndr), ma è anche una componente che avrà un impatto più strutturale», come strozzature nelle forniture, distorsioni nei mercati dei prodotti e dei servizi, più alti costi dell'energia. «Tutto questo sta avendo un impatto che va al di là di quanto ci aspettavamo solo qualche mese fa».

Umiltà e vigilanza.

De Guindos ha rassicurato: «Nel mercato del lavoro non abbiamo visto aumenti rilevanti, per il momento. Dobbiamo però essere attenti e cauti perché le trattative sui salari stanno solo iniziando e la percezione dell'inflazione diventa sempre più evidente con il passare del tempo». Non diversamente aveva detto il governatore irlandese Gabriel Makhlouf, il quale - pur considerando esagerati certi timori sull'inflazione - aveva ricordato che «noi dobbiamo interpretare i dati (sull'inflazione, ndr) e i risultati dei nostri modelli con cautela. Umiltà e vigilanza sono necessarie in modo da poter reagire se le condizioni cambieranno». Se l'alta inflazione dovesse diventare permanente, ha detto, la politica monetaria dovrebbe prenderne atto.

Il nodo dei debiti.

Si aprirebbe una stagione difficile. A causa della pandemia - alcuni Paesi anche nei mesi e negli anni precedenti alla diffusione del virus - i governi stanno seguendo politiche fiscali espansive che hanno gonfiato l'indebitamento. Il sostegno della politica monetaria ha però permesso di contenere molto il carico degli interessi, a livelli inimmaginabili in precedenza.

Un bivio sgradevole.

L'idea - sostenuta per prima dall'Ocse, l'organizzazione delle economie avanzate - è di riportare alla normalità la politica fiscale e quella monetaria in modo molto graduale, in modo da evitare i problemi che si sono presentati proprio in Eurolandia dopo la crisi fiscale scoppiata nel 2010. Se le banche centrali fossero costrette invece a contrastare un aumento dei prezzi con un orientamento più restrittivo, i governi (e le imprese) si troverebbero in difficoltà; mentre se decidessero di concedere loro un po' di spazio in più, potrebbero incontrare difficoltà le famiglie “a reddito fisso” e i risparmiatori già colpiti dai tassi bassi.

Tema caldo su Google.

Il tema inizia a diventare “caldo”, su Internet. Su Google, le ricerche del termine stagflation, in tutto il mondo, avevano raggiunto il minimo dell'anno nella settimana tra il 7 e il 14 agosto (l'indice era a quota 24) mentre è ora, dopo una rapidissima crescita al massimo (fissato a 100) dal 2004 a oggi. Il precedente picco, a maggio, era stato a quota 70.

Strozzature «a ondate».

Il timore è che le strozzature nelle forniture - complici anche le varianti del Coronavirus e l'ineguale distribuzione dei vaccini nel mondo - possano susseguirsi a ondate, interessare un settore dopo l'altro. È un rischio su cui ha richiamato l'attenzione in diverse pubblicazioni di metà settembre Mohamed El-Erian, presidente del Queen College. Le difficoltà dell'offerta «possono durare uno o due anni, se non più», ha scritto; e potrebbero ora soffiare «venti stagflazionistici sull'economia globale che non sono familiari per chi non ha vissuto negli anni 70».

Spese per infrastrutture.

El-Erian propone che le spese pubbliche - il suo riferimento è al piano di Joe Biden - siano indirizzate ad aumentare crescita e produttività e quindi alle infrastrutture fisiche; mentre le banche centrali si occupano dell'inflazione e delle aspettative e le autorità finanziarie globali si coordinano per ridurre l'assunzione di rischi, soprattutto da parte degli operatori non bancari.

Le previsioni di Roubini.

A sollevare il tema, a fine agosto, è stato però - ancora una volta - Nouriel Roubini. «Si può ora argomentare che una stagflazione moderata è in corso», aveva scritto su Project Syndicate. Ricordando un fatto importante: negli anni 70-80, i debiti (pubblici e privati) in rapporto al Pil erano molto più bassi di oggi.

IlSole24Ore