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sabato 10 febbraio 2018

Italo e Alitalia, trova le differenze. - Antonello Caporale

Italo e Alitalia, trova le differenze
Italo è una gran bella storia di successo. Un gruppo di imprenditori ha scelto di investire nel trasporto ferroviario, grazie alla legge che toglieva al soggetto pubblico il monopolio, e in quattro anni di attività hanno fatto bingo. Ogni euro speso è rientrato e altri nove euro si sono aggiunti come premio. Due miliardi e 500 milioni il prezzo pagato da un fondo di investimenti americano. Sono i soldi del successo, il premio a chi vede lontano e rischia di suo.
Un altro gruppo di imprenditori ha scelto di investire sul trasporto aereo acquistando Alitalia. L’affare si è rivelato poco petaloso. I debiti sono cresciuti, le tratte sono diminuite, i conti sono saltati per aria. Cosicché gli imprenditori hanno salutato i dipendenti, lasciati all’imbarco, e se la sono data a gambe. Il governo sta provvedendo alla vendita, non prima di aver sganciato 600 milioni di euro, detti elegantemente prestito ponte, somma che poi è salita a 900 milioni di euro.
Morale: se l’affare è buono, l’imprenditore raccoglie i frutti e non divide il bottino con nessuno. Quando l’affare si rivela cattivo, un colpo di tosse, un passo di lato, e Dio provvede. Poi chiamalo capitalismo.

domenica 26 febbraio 2017

Privatizzazioni, in 25 anni venduti 'gioielli di famiglia' per 168,5 mld.

Privatizzazioni, in 25 anni venduti 'gioielli di famiglia' per 168,5 mld

I gioielli della 'famiglia' italiana hanno fatto incassare, in 25 anni, 168,5 miliardi di euro. 

La quota maggiore arriva dalle operazioni effettuate dal ministero dell'Economia, che dal primo gennaio 2004 al 30 settembre 2016 ha realizzato 60 operazioni per un totale di 110,1 miliardi di euro. Poi ci sono le privatizzazioni realizzate dall'Iri-Fintecna, che vanno dal luglio 1992 al novembre 2012, che ammontano a 58,4 miliardi. I dati sono contenuti nella relazione del Mef al Parlamento, sulle operazioni di cessione delle partecipazioni in società controllate dallo Stato, ed elaborati dall'Adnkronos.

L'anno d'oro delle privatizzazioni è stato il 1997, quando vennero cedute quote di società per un totale di 19,2 miliardi di euro, con la cessione del 29,18% della Telecom (11,5 mld) e del 18,2% dell'Eni (6,6 mld) tra le maggiori 'donatrici'. Due anni dopo, nel 1999, lo Stato venderà un'alta quota consistente delle sue 'proprietà', per un totale di 18,3 miliardi, incassati per la maggior parte grazie alla cessione del 32,4% del capitale Enel (16,2 mld).

La quota restante è stata incassata, per la maggior parte, con la cessione del 100% di Mediocredito centrale. Altro anno importante per le dismissioni è stato il 2003, quando sono stati raccimolati 16,6 miliardi di euro, sommando diverse operazioni di dismissione tra cui le più rilevanti sono: Eni (la cessione del 10% ha fatto incassare 5,3 mld), Enel (cessione del 16,9% pari a 5,3 mld), Poste italiane (35% della quota ceduta e 2,5 mld incassati), Ente tabacchi (100% venduto per 2,3 mld), Cdp (30% della quota di capitale ceduta per 1 mld).

Al confronto le operazioni degli ultimi anni, come gli 8,8 miliardi del 2012, non possono competere. Il 100% della Sace ha fatto incassare 6 miliardi di euro, mentre il 100% di Fintecna ha portato nelle casse dello Stato 2,5 miliardi.