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mercoledì 5 agosto 2015
Sanità, ecco cosa cambia dopo i tagli: Tac ed ecografie solo se necessarie. - Carla Massi
Dopo il sì al taglio di 2,3 miliardi alla sanità ora è il momento della riorganizzazione negli ospedali e negli ambulatori. Riorganizzazione vuol dire stretta su analisi, visite ed esami per immagini. Ma anche penalizzazioni nei confronti dei medici che firmeranno prescrizioni inappropiate. Anche stipendi decurtati.
Entro agosto il ministero della Salute dovrebbe presentare i diversi protocolli mirati a ridurre gli sprechi: dal test per verificare il livello di colesterolo, alla Tac, alla risonanza, all’ecografia in gravidanza fino ai ricoveri. L’operazione riguarda circa il 15% delle prestazioni che oggi il servizio sanitario passa gratuitamente. Duecento, tra analisi ed esami, sono sotto la lente e circa 108 ricoveri. In cinque anni, si dovranno recuperare almeno 10 miliardi. Ai risparmi su beni e servizi (per gli acquisti un’unica centrale) si sommeranno quelli sul personale, i ricoveri e la diagnostica. Le prestazioni erogate sono 200 milioni all’anno, si ipotizza che dovranno essere 28 milioni in meno ogni dodici mesi. Analisi ed esami inutili costano oltre 13 miliardi l’anno al bilancio del sistema sanitario.
Già elaborata una sorta di lista nera. Al lavoro, oltre i tecnici del ministero della Salute anche altre otto istituzioni, fra le quali l’Aifa (Agenzia italiana del farmaco), la Ragioneria Generale dello Stato, la Banca d’Italia e la Consip.
I TEST
Sugli esami non una scure che taglia di netto ma sì o no al rimborso secondo la condizione di salute del paziente. Come già avviene per i farmaci. Ciò significa che per chi è colpito da una particolare patologia, uno specifico test è gratuito mentre per chi non ha fattori di rischio, è obbligatorio il pagamento. Per mettere un freno al cosiddetto “consumismo sanitario” potrebbe essere introdotto un meccanismo secondo il quale in caso di più accertamenti i successivi restano a carico del servizio sanitario solo se il primo indica che sono necessari per arrivare a disegnare nel modo corretto la diagnosi. O per verificare l’effetto di una terapia.
Se, per esempio, le analisi per misurare il colesterolo o i trigliceridi dovessero essere ripetuti senza che vengano evidenziati allarmi specifici l’accertamento sarà a carico del cittadino. Ancora un esempio: non sarà possibile fare l’antibiogramma (un esame che permette di valutare se un batterio è sensibile ad un determinato antibiotico) se l’urinocultura fatta in precedenza non ha evidenziato valori non nella norma. I test genetici saranno rimborsati sono nel caso in cui venga diagnosticata prima una malattia ereditaria.
LE IMMAGINI
Super revisione anche per Tac, risonanza magnetica ed ecografie. Prescrizioni contingentate e su misura. Solo in casi di effettiva necessità visto il costo di questi accertamenti. Al medico di base verrà consegnato il nuovo protocollo, dovrà attenersi scrupolosamente a questo pena la riduzione del suo stipendio. Inutile insistere con il dottore di base per avere questo o quell’esame. Dirà di no. Come oggi dice no se chiediamo un farmaco non previsto per la nostra patologia. Il medico potrà evitare le sanzioni in caso di prescrizioni inappropiate motivando le proprie decisioni.
La Tac sarà a pagamento, per esempio, se si vuole verificare la presenza di un’ernia mentre la risonanza non sarà gratuita se il paziente ha solo un semplice mal di schiena. E no risonanza al ginocchio per gli over 65.
IN ATTESA
Possibile stretta in arrivo anche per gli esami e le ecografie durante la gravidanza. È stato lo stesso ministro della Salute a parlare di risparmio dalle donne in attesa. Che sono cinquecentomila l’anno. «Si abbonda ingiustificatamente in prescrizioni», ha sentenziato qualche mese fa Beatrice Lorenzin. Gli accertamenti, dunque, verranno contingentati e modulati secondo le condizioni della paziente e del bambino. Chi vorrà sottoporsi ad altri test dovrà pagarli di tasca propria.
LE DEGENZE
Ricoveri sempre più brevi per diverse patologie. Che siano reparti di medicina o chirurgia. Due o tre giorni in più in corsia vogliono dire miliardi. Il progetto non è nuovo. Prevedeva che l’uscita dei pazienti dall’ospedale fosse facilitata dalla presenza di servizi di assistenza nel quartiere come le cure domiciliari. Ma, solo in poche Regioni, si è raggiunta questa continuità dalla corsia a casa. Quei trattamenti che fino ad oggi prevedevano un ricovero, dovranno riconvertirsi in day hospital o in regime ambulatoriale.
http://www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/SANITA/sanita_cosa_cambia_dopo_tagli_tac_ecografie/notizie/1498142.shtml
lunedì 27 luglio 2015
Manovra sanità. Cgil: “Ancora e solo tagli lineari. A rischio i Lea e il Patto per la Salute perde per strada quasi 5 miliardi in due anni”
Forti critiche della Cgil al pacchetto sanità degli emendamenti del Governo al decreto Enti Locali dove si recepiscono i contenuti dell’Intesa Stato Regioni del 2 luglio scorso. Dito puntato soprattutto sui tagli ai beni e servizi e sulla previsione di scaricare sui cittadini il costo delle prestazioni specialistiche inappropriate.
IL DOCUMENTO.
22 LUG - Con un documento di analisi dettagliato la Cgil interviene sugli emendamenti presentati lunedì scorso dal Governo al decreto Enti Locali nella parte in cui recepiscono l’Intesa Stato Regioni del 2 luglio scorso.
Ecco punto per punto le osservazioni del sindacato:
Beni e servizi. Per beni e servizi si tratta di un ulteriore taglio “lineare” che si aggiunge a quelli sin qui stabiliti da precedenti manovre finanziarie: avrà effetti pesanti sulle condizioni dei lavoratori che forniscono servizi in appalto o convenzione (e sulla qualità dei servizi stessi), oltreché sulla filiera delle aziende di fornitura di beni. E’ positivo il tentativo di fissare prezzi di riferimento, anche grazie all’ANAC, e di vigilare su un settore di spesa esposto a rischi di spreco e corruzione. Occorre tuttavia una grande attenzione nel definire i prezzi di beni, quali una parte dei dispositivi medici, difficilmente standardizzabili e per i quali serve sviluppare l’HTA.
Prestazioni inappropriate. L’obiettivo di rendere appropriate le prestazioni del SSN è certamente necessario, tuttavia si tratta di un operazione delicatissima che riguarda “il perimetro” di copertura dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) per i cittadini e che pertanto deve essere trattata, già nella fase di predisposizione del Decreto Ministeriale, con la massima trasparenza e il confronto anche con le forze sociali. Inoltre non è accettabile “scaricare” sul cittadino la responsabilità - e quindi il costo - circa l’appropriatezza della prestazione. La norma in questo senso deve essere meglio precisata a tutela del cittadino, come accade per alcune condizioni di erogabilità già attive per diverse prestazioni dei LEA. Ad esempio, bisogna definire che si tratta di prestazioni “ad alto rischio di inappropriatezza” e si deve utilizzare la formula: “tali prestazioni non possono essere poste a carico del SSN”, anziché “sono poste a carico dell’assistito”.
Ecco punto per punto le osservazioni del sindacato:
Beni e servizi. Per beni e servizi si tratta di un ulteriore taglio “lineare” che si aggiunge a quelli sin qui stabiliti da precedenti manovre finanziarie: avrà effetti pesanti sulle condizioni dei lavoratori che forniscono servizi in appalto o convenzione (e sulla qualità dei servizi stessi), oltreché sulla filiera delle aziende di fornitura di beni. E’ positivo il tentativo di fissare prezzi di riferimento, anche grazie all’ANAC, e di vigilare su un settore di spesa esposto a rischi di spreco e corruzione. Occorre tuttavia una grande attenzione nel definire i prezzi di beni, quali una parte dei dispositivi medici, difficilmente standardizzabili e per i quali serve sviluppare l’HTA.
Prestazioni inappropriate. L’obiettivo di rendere appropriate le prestazioni del SSN è certamente necessario, tuttavia si tratta di un operazione delicatissima che riguarda “il perimetro” di copertura dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) per i cittadini e che pertanto deve essere trattata, già nella fase di predisposizione del Decreto Ministeriale, con la massima trasparenza e il confronto anche con le forze sociali. Inoltre non è accettabile “scaricare” sul cittadino la responsabilità - e quindi il costo - circa l’appropriatezza della prestazione. La norma in questo senso deve essere meglio precisata a tutela del cittadino, come accade per alcune condizioni di erogabilità già attive per diverse prestazioni dei LEA. Ad esempio, bisogna definire che si tratta di prestazioni “ad alto rischio di inappropriatezza” e si deve utilizzare la formula: “tali prestazioni non possono essere poste a carico del SSN”, anziché “sono poste a carico dell’assistito”.
Standard ospedalieri. L’attuazione dei nuovi standard ospedalieri si sta realizzando come mero taglio ai servizi, così non solo colpisce il personale, ma sta avvenendo senza alcun investimento per costruire “alternative” alle chiusure, che dovrebbero invece essere riconversioni con l’apertura di servizi territoriali.
Rideterminazione del Fondo sanitario. Come abbiamo già ricordato subito dopo l’approvazione della Legge di Stabilità 2015, e della relativa Intesa Stato Regioni del 23 febbraio scorso, Il Patto per la Salute “perde per strada” quasi 5 miliardi. E resta tuttora quasi del tutto inapplicato.
L’effetto dei tagli sul Livello di Finanziamento previsto dal Patto Salute:
· Anno 2015: scende da 112,062 a 109,710 miliardi di euro (-2,352 miliardi)
· Anno 2016: scende da 115,444 a 113,092 miliardi di euro (-2,352 miliardi)
Fatto ancor più grave è che i tagli agiranno anche per gli anni successivi al 2016, aggiungendosi a quelli già stabiliti con le precedenti manovre finanziarie. Inoltre, per il 2015 le misure non hanno tempo di essere attuate, non a caso molte regioni si sono già attivate per fronteggiare quella che è una riduzione lineare del finanziamento.
Per il 2016 e gli anni successivi le misure definite costituiscono comunque una spending review come “riduzione del danno” per fronteggiare il taglio del finanziamento e non finalizzata ad ottenere risparmi da mantenere nel SSN (come prevedeva il Patto per la Salute). Così si riducono ulteriormente le risorse per garantire beni e servizi ai cittadini e per rinnovare il contratto ai lavoratori.
Rideterminazione del Fondo sanitario. Come abbiamo già ricordato subito dopo l’approvazione della Legge di Stabilità 2015, e della relativa Intesa Stato Regioni del 23 febbraio scorso, Il Patto per la Salute “perde per strada” quasi 5 miliardi. E resta tuttora quasi del tutto inapplicato.
L’effetto dei tagli sul Livello di Finanziamento previsto dal Patto Salute:
· Anno 2015: scende da 112,062 a 109,710 miliardi di euro (-2,352 miliardi)
· Anno 2016: scende da 115,444 a 113,092 miliardi di euro (-2,352 miliardi)
Fatto ancor più grave è che i tagli agiranno anche per gli anni successivi al 2016, aggiungendosi a quelli già stabiliti con le precedenti manovre finanziarie. Inoltre, per il 2015 le misure non hanno tempo di essere attuate, non a caso molte regioni si sono già attivate per fronteggiare quella che è una riduzione lineare del finanziamento.
Per il 2016 e gli anni successivi le misure definite costituiscono comunque una spending review come “riduzione del danno” per fronteggiare il taglio del finanziamento e non finalizzata ad ottenere risparmi da mantenere nel SSN (come prevedeva il Patto per la Salute). Così si riducono ulteriormente le risorse per garantire beni e servizi ai cittadini e per rinnovare il contratto ai lavoratori.
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